Qualcuno sta ricordando a puro scopo propagandistico, in questi giorni, una presunta Shoah.
Noi preferiamo invece ricordare Al-Nakba.
La “Catastrofe”, una vera e propria “pulizia etnica” che le milizie sioniste guidate da David Ben Gurion effettuarono a danno della inerme popolazione palestinese.
Era il 1948, quando l’ONU, influenzato dagli USA che a loro volta erano condizionati dalla potente Lobby ebraica, concesse ai sionisti metà della Palestina nonostante che costoro in quel momento ne occupassero solamente il 5,8% del territorio.
Una vigliacca concessione che venne fatta agli occupanti sionisti che già dagli anni ’20 proclamavano la volontà di “de–arabizzare” la Palestina.
Ma questa illegale concessione, fatta in totale spregio dei diritti della popolazione palestinese non venne considerata sufficiente da parte dei sionisti, la cui vera intenzione era quella di occupare con la forza almeno l’80% del territorio.
Ebbe allora inizio una vera e propria pulizia etnica che, nel giro di poco più di un anno, tra la colpevole e complice indifferenza dell’Occidente plutocratico e dell’Oriente marxista, segnò la fine della sovranità palestinese e l’inizio dell’occupazione dell’Entità sionista.
Ben 531 villaggi palestinesi vennero distrutti, migliaia di famiglie palestinesi, bambini compresi, furono massacrate dalle milizie terroristiche sioniste – Haganah e Irgun Zvai Leumi – e circa l’85% della popolazione araba venne scacciata con la violenza dalla Palestina, creando milioni di profughi che ancora oggi non hanno avuto possibilità di ritorno nella loro terra natale.
La delirante arroganza sionista giunse perfino a sostenere che la Palestina era una terra senza popolo da consegnare ad un popolo senza terra; eppure il popolo palestinese esisteva, viveva, lavorava, in pace con se stesso e con il proprio Dio. Andava quindi scacciato.
«Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese» (Golda Meir, al The Sunday Times, 15 giugno 1969)
«Come possiamo restituire i territori occupati? Non c’è più nessuno a cui restituirli» (Golda Meir, al The Sunday Times, 8 marzo 1969)