Gli stolti, i diffidenti, gli impauriti cronici, i custodi della sacra verità e della giustizia storica ci metteranno poco a liquidare “Non ci sono innocenti” di Anna K. Valerio e Silvia Valerio (Edizioni di Ar) come un romanzo da bruciare, da gettare nel cesso della paccottiglia fascista, revascista, reazionaria, nazista. Un romanzo furi tempo massimo, l’inutile elogio a un uomo che bisognerebbe assolutamente dimenticare o magari uccidere come Franco Freda. La stessa reazione che ricevo sulla mia pelle quando cerco inutilmente di parlare e scrivere di Céline, di un autore rinchiuso nella prigione del “Viaggio al termine della notte”. Improbabili attori lo portano pure in scena, cancellando dalla faccia della terra l’autore, le sue idee, il suo vissuto, le sue battaglie. Stesso discorso potrebbe valere per Drieu, Brasillach, Junger e molti altri.
Libri, uomini, idee, libertà individuale che fanno paura in un tempo accomodante come questo composto da una pletora di intellettuali e scrittori servi del contratto, del numero di copie da vendere, della marchetta da regalare o ricevere, della parte giusta nella quale sdraiarsi in perenne balia dei cambiamenti politici/economici, della comparsata in televisione o in radio, del pensiero giusto da esprimere in attesa di benedizione divina, della ribellione patinata, del fingersi fuori dal coro ma stando ben seduti in ogni salatto. “Non ci sono innocenti” invece brucia come bruciano le sue autrici.
Potrei stare qui a raccontarvi di come quest’opera racconti di quella fine anni ’60 che portarono alla nascita della libreria Ezzelino a Padova, del gruppo di Freda e Ventura, dei fascisti stanchi di essere confinati, degli scontri in piazza, delle bombe, dell’occupazione delle università, del terrorisimo. Potrei raccontarvi di quanta Storia c’è in questo romanzo. Di come il romanzo si interrompa poco prima proprio dell’attentato di Piazza Fontana. Quante verità o quante falsità. Ma della Storia che raccontano i vincitori è qualcosa di cui me ne frega assai poco.
Questo è un libro scosso da una furia vitale così rara in questo mondo che si appassiona di reality show e master chef, di schiene voltate o ingobbite sotto il peso delle fatiche, delle compromissioni, della mancanza di libertà. Scuote anche uno come il sottoscritto che arriva da una storia diversa da quelle dei protagonisti e delle autrici. “Non ci sono innocenti” gronda di voglia di riscossa sensibile e umano, del tentativo di ribaltare un mondo, di vendicarsi guardando al cielo e respirando la terra. È un romanzo di riflessioni e scontri, di filosofia, di opere e letterarie di cui i protagonisti non possono farne a meno, di libri da stampare, di libri proibiti, di libri da amare e da leggere si muovono ad un livello carnale, che scivolano/precipitano/graffiano dentro al cuore, nella mente, nello stomaco.
“Non ci sono innocenti” è notte di incontri notturni e passioni viscerali. Dal sapore quasi picaresco per le avventure e i colpi di scena che ne contraddistinguono la narrazione. Sostenuto da uno stile preciso, puntuale, con dialoghi memorabili e su cui talvolta ho sentito respirare l’alito di Don DeLillo. Ogni parola finita sulla pagina pesa come un macigno di bellezza nella nebbia. Nebbia di coscienze. Perchè non ci sono innocenti a questo Non siamo innocenti.
Un libro che ti resta addosso pagina dopo pagina. Arriva il momento che quando lo chiudi il tempo sembra ridestarsi e la stanza illuminarsi di una luce nuova, sentendosi meno soli nel proprio cammino di solitudine.
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