I media ci sguazzano. Le solite facce di gluteo si affannano a berciare in televisione, sui giornali, alla radio, negli incontri pubblici che “…non è una guerra di religione. Non è una guerra di civiltà”. Fanno il compitino con diligenza, le amebe che di professione prostituita fanno i politici castali, i giornalisti linguetta, i tuttologi di guano, gli opinionisti del vuoto pneumatico. E, nella furia leccaculo in parte ci azzeccano, senza capirlo, senza volerlo, nell’orgasmo di servilismo siderale.
Infatti non è una guerra di religione.
E’ una guerra razziale.
So che è politicamente scorrettissimo, ma non riesco a mentire.
Le tre religioni monolatre (le persone per bene le definiscono monoteiste; grazie a dio non sono una persona per bene) in effetti si odiano. Per forza: sono la stessa religione, che cambia vestito e belletto. Giudaismo, cristianesimo, islamismo sono la stressa cosa, hanno un dio in comune, sono fratelli di un padre solo e di varie madri di dubbia moralità. Ciascuna con colline, montagne, Everest di mattanze codificate, più o meno dichiarate, mascherate, rinnegate a parola, inculcate fin da piccoli da pedofili della mente e dello spirito. Chissà perché non si studiano religioni alternative quali animismo, scintoismo, buddismo, paganesimo soprattutto… Ma sarebbe un discorso lungo, che ci allontanerebbe dalla analisi della mattanza francese.
Tanto per incominciare, religione deriva dal latino religare, legare le mani (di solito dietro la schiena). La dice lunga sulla natura delle religioni monolatre.
Ciascuna ha la coscienza sporca. Ciascuna è stata usata per mascherare conquiste, distruzioni, macelli. Poi fanno pure le scandalizzate se un europeo vero, Adolf Hitler, con la scarsezza di fantasia e l’assenza di capacità mistificatoria propria dei tedeschi, razionalizza e attua sistematicamente l’allontanamento prima, la distruzione poi, di individui estranei alla costruzione europea. Non più e non peggio di altri (se volete ve ne faccio l’elenco, lungo un km almeno), ma col difetto di averlo detto pubblicamente e di averlo attuato a viso aperto. Ipocrisia allo stato liquido.
Ma quello che è successo in Francia è altro.
E’ stato un atto di terrorismo maomettano, di provenienza araba. I maomettani sono per lo più arabi, negri, indonesiani, malesi. Tutte razze (non ipocrita “civiltà”, come biascicano le persone per bene) che hanno dovuto subire, in vari tempi, la conquista della razza bianca, del colonialismo tutt’ora in atto (con altri metodi, ma vivo e vegeto). E’ stata ed è la logica del più forte, come è, − piaccia o scandalizzi −, stato da seimila anni in qua, come recita la Storia, che non è una persona politicamente corretta, grazie a dio. E che sarà sempre così. Ri-grazie a dio.
I maomettani non hanno tecnologia che non sia comprata dall’odiata razza bianca. Hanno solo la tecnologia del loro corpo. Possono usare solo armi “bianche” (nel senso di provenienza”), e la logica chiamata del kamikaze. Cosa che mi fa imbufalire come un dente cariato. I kamikaze erano altro, ben altro, lo ho detto mille volte. Erano “shin pu”, vento divino. Seguivano la morale ferrea del bushido, come i samurai. Lottavano da militari contro militari. In giapponese non esiste neppure una parola che identifichi quello che fanno i terroristi maomettani: devono usare una frase sul tipo “farsi esplodere per atto di terrorismo”, o simile.
I maomettani e le altre razze sottomesse dall’islam sanno che in uno scontro frontale sarebbero cancellate. Anche senza l’intervento yankee. Se l’Europa lo decidesse, faremmo neri i loro cieli. Cancellazione, fine, kaputt. Aria pulita.
Purtroppo i poteri forti, intrisi del verbo semita, hanno sparso a quattro mani il loro veleno sull’Europa. Hanno sparso la democrazia. Imbelle. Debosciata. Timorosa. Peggio di uno struzzo che infila la testa nella sabbia per non vedere le realtà scomode che infrangono decenni di falsa propaganda, di stravolgimenti della storia, di falsificazioni scientificamente volute ed imposte. La realtà, sorella della storia vera, pone gli attorucoli da avanspettacolo di quart’ordine che oggi si atteggiano a politici di fronte ad una realtà semplice e non eludibile: se vuole sopravvivere come Europa, i Popoli europei devono ricominciare a fare quello che hanno fatto per tremila anni, secolo più, secolo meno. Devono riarmarsi. Riarmarsi pesantemente e cominciare a dire: fermi tutti, così non va.
I piccoli vermi democratici biascicano di integrazione come panacea. Curiosa posizione verso chi dichiaratamente non vuole farsi integrare. Biascicano di dialogo, dimenticandosi che il dialogo presuppone due soggetti. Oggi ci sono solo bavosi monologhi, neppure più ridicoli, ma solo, in uno slancio di pietà, patetici e miserandi.
Grazie a dio non tutti i Popoli europei sono così. I Russi sono armati: il nuovo carro realizzato è finalmente una vera novità dai tempi dei Tiger e dei Koenigs Tiger di Adolfo. I Tedeschi stanno, in modo assolutamente riservato, riarmando pesantemente. La Francia si riarma, con un po’ più di lentezza della Germania.
L’Italia… meglio non parlarne, per carità di patria. Siamo uno sfacelo. Forse se combattessimo la prima guerra mondiale una certa figura la faremmo, ma oggi… Unico punto di forza sono gli obici, all’avanguardia mondiale. Ma per il resto siamo da fiera di paese, da bancarella delle occasioni. Con tutto ciò, nel furore servile di compiacere al padrone, dopo gli USA siamo la nazione con il maggior numero di militari all’estero, in quelle che l’ipocrisia imperante definisce “missioni di pace”.
Oggi si ha notizia di un altro attacco maomettano, in Mali. Liberi solo chi sapeva recitare il corano. Come volevasi dimostrare.
Europa islamizzata? No. Il risveglio, con terrore e angoscia dei leccaculo progressisti, si sta avverando. Una serie sempre crescente di Nazioni riacquisisce il senso di sé.
Sarà uno sconvolgimento epocale, dapprima lento, ma con accelerazione crescente.
Fortezza Europa: sarà la prossima generazione a vederla attuata.
Europa, erwache!
Tornate, bravi ragazzi!
La canzone tornerà ad essere “…Abbiamo affilato i nostri coltelli sui marciapiedi di Berlino…”.
Scommettiamo?
Fabrizio Belloni
Cell 348 31 61 598
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