di Leonardo Incorvaia
Torino – Nella tragicommedia dell’ “affaire” Telecom-Telefonica (chè ormai le italiche vicende attengono più al teatro dell’assurdo che alla vita di un normale Paese civile) vi è una cosa che mi assilla.
No, non è la strategicità delle telecomunicazioni ne, non me ne vogliate, il rischio esuberi nell’ organico Telecom; non è neppure il patema per un altro “pezzo” d’Italia svenduto allo straniero.
No, la domanda che turba i miei sonni è: ma quanto prende di stipendio il dottor Bernabè?Quanto viene pagato un Presidente che non sa neppure che la Società da lui presieduta è stata venduta?
Non credo che i diretti interessati si rendano pienamente conto dell’assurdità (per non dire della comicità!) della vicenda e credo che i grandi burocrati/funzionari/dirigenti del Bel Paese, così come gli uomini politici, non abbiano più il minimo aggancio con la realtà: nel Paese “normale” a cui mi riferivo dianzi, prima ancora di render conto della vicenda al Governo, al responsabile di tale farsa sarebbero state come minimo chieste le irrevocabili dimissioni, se già non avesse provveduto di suo.
Nulla di tutto questo: evidentemente, il dottor Bernabè sa benissimo in quale contesto si muove e sa altrettanto bene che le probabilità che in Italia si chiedano o si accettino le dimissioni di qualcuno sono pari a quelle che si realizzi la ripresa economica, cioè quasi uguali a zero!
Forse, nella peggiore delle ipotesi e come è già avvenuto in passato al “Presidente” verrà assegnata altra prestigiosa (e lucrosa!) sinecura a cui si dedicherà con altrettanta attenzione… dopo aver incassato, ovviamente, un bel pacco di milioni quale buonuscita dal precedente incarico!
Non disperi, quindi, dottor Bernabè e non si angustii: brindi, alla faccia nostra, alle magnifiche sorti e progressive che l’attendono!
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