L’Età ultima è epoca di dissoluzione e di confusione. L’equivoco regna in ogni ambito della vita e, la natura stessa, è sovvertita nei suoi ritmi ancestrali e costitutivi. La sfera delle relazioni umane è orientata in senso catagogico e/o reificante, pertanto, anche la sessualità subisce un evidente degrado in senso meramente pulsionale ed istintuale. Momento terminale e saliente della confusione in tale ambito è, senza ombra di dubbio, la dottrina del gender, che giunge a negare ciò che è dato per natura: l’identità di genere, l’identità sessuale. In un contesto valoriale siffatto emergono, a volte, voci dissonanti o e
Nell’età ellenistica, Plotino, in una azione di anamnesi teorica e pratico-rituale, aveva detto dell’esistenza di una doppia Afrodite. Un’Afrodite Uranica ed una terrestre. La prima non aveva avuto alcun contatto con la dimensione generativa, mentre la seconda, figlia di Zeus e Dione, indicava la componente animica, posta in relazione con la realtà corporea e solida della manifestazione. Platone aveva, al riguardo, parlato di Afrodite Pandemia. Si tratta di due volti della medesima divinità, in costante simbiosi tra loro. La prima, Celeste, altro non indicava se non la purificazione spirituale (calorica, in termini ermetici) della seconda. Questa, a sua volta, era la manifestazione cosmica della prima. Del resto, il mito ha simbolizzato tale contrapposizione, argomenta Valentini, nelle figure di Poros e Penia: Pienezza e Ragione divina, il primo, povertà, limitazione, la seconda. L’azione umana, sorta dall’input erotico, è continua aspirazione, mania platonica.
Proprio al grande filosofo ateniese si deve, infatti, l’individuazione del tratto saliente della condizione umana: essa è posta, e la cosa sarà ribadita da Marsilio Ficino, di cui l’autore si occupa nell’ultima parte del libro, nel metaxù, nell’«in-tra», una condizione intermedia dalla quale all’uomo è dato svincolarsi a condizione che, nella pratica erotica e conoscitiva: «l’elemento maschile, paterno, solfureo impon(ga) [..] l’ [..] integrazione (dell’elemento femmineo), la sua equilibrata fissazione alchemica» (p. 78). In tal caso, il «daimon» pandemio consegue la dignità uranica. Quando ciò non accada, quando non si realizzi nello sposalizio ermetico la coincidentia oppositorum, si manifesta la sola emersione del potenziale dissolutivo, erinnico, meramente naturalistico delle «acque corrosive». Questa, rileva Valentini, è la condizione in cui i più oggi vivono la potenza erotica.
Quanto detto non implica un rifiuto generalizzato di Afrodite Pandemia. Nei Misteri antichi, l’incipit dell’iter iniziatico, era dato dall’immersione: «del neofita nella dimensione larvale ed umida della Terra […] nello scatenamento orgiastico […] come prima estrazione del Mercurio dei Saggi» (pp. 79-80). Tali pratiche portavano alla tacitazione della volontà profana, atta ad aprire verso la dimensione non fenomenica, come testimonia, fra gli altri, il mito matrimoniale di Venere e Vulcano e del successivo adulterio della dea con Marte. Solo nell’incontro con quest’ultimo, Amore incontra il fuoco solare, di diversa natura rispetto a quello proveniente dal grembo di Madre Terra, proprio di Vulcano. La vera rinascita nell’Amore, nel senza-morte, è conquista gnosica, lo ricorda l’autore con Dante ed i Fedeli d’Amore. Beatrice è Sapienza: «a cui bisogna unire la propria anima, grazie alla quale l’uomo può rinnovarsi e rinascere» (p. 83). Insomma, all’emozionalità psichica deve far seguito il mathema, l’identificazione attiva e solare. Ciò non accade nell’uomo contemporaneo, incapace di reintegrazione, per il quale la sessualità (da sexus, separato) è via atomistica, di ribadita individuazione.
Al contrario, Valentini si fa latore della necessità di un ritorno all’Eros tradizionale, reintegrativo, secondo le indicazioni che, al riguardo, sono state formulate da studiosi del secolo XX. Ecco, allora, la comparsa in queste pagine, dei nomi di Evola, di Scaligero, di Kremmerz. E’ la «metafisica del sesso» il tema trainate le argomentazioni dell’autore. Egli si serve delle indicazioni dei pensatori su ricordati, cercando di valorizzare, al di là di ciò che, in certi casi, profondamente li divideva, gli aspetti che in tema, li avvicinavano. L’elemento centrale delle tesi dell’autore, a nostro giudizio, è da cogliersi nella lettura non dualista di Platone, più in particolare del Fedro e del mito dell’auriga. In genere, gli interpreti hanno sottolineato la distanza tra il cavallo nero e quello bianco, tra la dimensione concupiscibile e quella irascibile dell’anima, non rilevando, con sufficiente forza, che l’elemento risolutivo, riconducente i due all’Unità, è l’Auriga, il Nous: l’inscalfibile egemonikon che, quale cristallo di rocca, tiene a freno ed indirizza le altre componenti dell’anima, verso l’alto. Sappia, inoltre, il lettore, che la prima parte del volume raccoglie componimenti poetici dell’autore. In essi egli trascrive momenti e aspetti del proprio viaggio nella conoscenza «erotica». Questi pochi versi ci paiono sintetizzare le intenzioni di Valentini. Innanzitutto, si: «ama per conoscere ciò che appartiene al Divino ed/ al Mondo» (p. 41), in quanto il Sacro: «è il vento dell’Anima Una che siamo da sempre» (p. 49).
Giovanni Sessa
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