di Enrico Marino
Pensavamo di dover ricordare Elsa Fornero per le riforme che hanno stravolto l’art. 18 e originato il drammatico fenomeno degli esodati e invece c’è qualcosa di terribilmente più indegno che resterà legato al suo breve ma devastante mandato ministeriale. L’allora ministro del Lavoro (con deleghe per le Pari opportunità) ha aderito sei mesi fa a un progetto sperimentale del Consiglio d’Europa per la lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere e ora l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità, ha pubblicato le linee guida di una Strategia Nazionale LGBT per l’applicazione dei princìpi contenuti nella Raccomandazione CM/Rec (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.
La Raccomandazione invita, tra l’altro, gli Stati membri ad abrogare “qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali” (art. 18). Per fare un esempio, questo significa che, se si desse seguito a questa Raccomandazione, in Italia dove l’età del consenso per i rapporti (etero)sessuali è di 14 anni, potrebbe accadere che un cinquantenne avesse tranquillamente rapporti omosessuali con un 14enne senza incorrere in alcun reato.
Per adeguarsi a questi deliranti programmi, il documento dell’UNAR. percorre le direttrici del più radicale estremismo gay imponendo l’obbligo di considerare l’omosessualità equivalente all’eterosessualità in tutto e per tutto, senza ammettere su questo alcun dubbio o riserva. Anzi, tutto ciò che non rimanda a una piena approvazione di ogni diritto richiesto dalla comunità di lesbiche, gay, bisessuali e trans (LGBT) è automaticamente considerato omofobia, rientra cioè in quei “pensieri dell’odio” che la legge punisce severamente. In pratica è obbligatorio pensare che le relazioni omosessuali siano una pratica assolutamente naturale e, perciò, sia anche sacrosanto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché come radice dell’omofobia viene indicato l’eterosessismo, vale a dire il pensare che solo il rapporto eterosessuale sia naturale. Siamo in sostanza all’inversione per legge di ogni diritto naturale e di tutto ciò che per secoli s’è conformato alla prevalente e riconosciuta normalità nelle relazioni sessuali della specie umana. Siamo arrivati al punto che gli eterosessuali, coloro che giudicano innata e regolare la sessualità praticata tra individui di genere diverso, sono diventati soggetti malati o da rieducare. “Gli omofobi sono cittadini meno uguali degli altri“. Lo ha detto Piero Grasso, presidente del Senato, partecipando ad una iniziativa in Senato in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. “Una corretta educazione su questi temi – ha sostenuto – la dobbiamo fare soprattutto per chi soffre di questa “malattia”, per chi vive male, sopraffatto da un’irrazionale paura, dal terrore di uscire di casa, dall’ansia di avere tra i suoi compagni di scuola, di lavoro, tra i suoi amici, i suoi familiari, una persona omosessuale. Diciamocelo, sono cittadini meno uguali degli altri, sono chiusi nel loro guscio, si frequentano solo tra loro, non allargano i loro orizzonti nè il loro cerchio di amicizie. Temono i viaggi all’estero, le feste, gli studentati all’università, gli spogliatoi delle palestre. E’ un problema sociale che dobbiamo affrontare davvero, da subito, a partire dai più giovani. Dobbiamo farlo insieme, le istituzioni con le associazioni“
Sono affermazioni gravissime e farneticanti, specie in bocca al presidente del Senato, ma sono l’inquietante segnale di quanto sia degenerata la situazione e di quanto sia diffusa ormai l’irragionevolezza su tale questione a tutti i livelli, istituzionali, politici e massmediatici. Non a caso si fa riferimento a “incitamenti all’odio e alla discriminazione che permangono nelle dichiarazioni provenienti dalle autorità pubbliche e da alcuni rappresentanti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche veicolate costantemente dai media italiani” che violerebbero spesso e volentieri questo punto, solo in quanto costoro rimangono fermi nella preferenza verso una sessualità non deviata e non uniformante a quella gay. In questa ottica si comprende meglio anche il “caso Biancofiore“, l’esponente del PdL dapprima nominata sottosegretario alle Pari opportunità e poi spostata ad altro incarico, all’indomani di alcune sue esternazioni, perché le organizzazioni gay l’hanno bollata come omofoba. Per tutti costoro si preannunciano restrizioni alla libertà di esprimere opinioni non conformi, ovvero persino alla libertà di “avere opinioni” simili.
La scuola sarà il principale teatro di operazioni per la creazione del nuovo cittadino con una nuova coscienza antidiscriminatoria mediante il cambiamento dei programmi scolastici e l’indottrinamento forzato per promuovere lo stile di vita LGBT. I cardini di questa iniziativa sono, ad esempio, l’ampliamento delle conoscenze e delle competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; il favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; il contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, per superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori e per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali; la realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT e sui temi del bullismo omofobico e transfobico; l’integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici; il riconoscimento presso il Ministero dell’Istruzione delle associazioni LGBT; corsi di approfondimento che daranno crediti formativi. Inutile dire che è previsto che siano direttamente le associazioni LGBT a gestire i corsi di istruzione sul tema. Le scuole divengono in tal modo campi di rieducazione in chiave omosessuale e di sdoganamento della pedofilia, le palestre dell’umanità del terzo millennio decadente e promiscua.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro il discorso è analogo, con l’aggiunta di corsie preferenziali per l’assunzione e la formazione di personale LGBT (dopo le quote rosa anche quelle arcobaleno) e di formazione per tutti i lavoratori sul tema per cancellare ogni residua resistenza. Corsi di formazione e iniziative varie che saranno finanziate con i fondi strutturali europei, vale a dire con i soldi, in massima parte, della Commissione Europea, cioè le nostre tasse. Questo indottrinamento è previsto poi per categorie specifiche che svolgono nel sociale particolari attività, dai giornalisti, ai tutori dell’ordine pubblico, al personale carcerario. E’ inoltre prevista un’inquietante “cabina di regia”, il “Sistema integrato di governance“, composto da UNAR, organizzazioni di gay e lesbiche, diversi ministeri, Ordine dei Giornalisti, sindacati e così via e il 20 novembre 2012 s’è costituito il Gruppo Nazionale di Lavoro LGBT.
E’ questo lo scenario abietto che ci si prospetta per il prossimo futuro. Il ministro Fornero, oltre all’aver sbagliato i conti sugli esodati, ha portato avanti con determinazione – e senza fare pubblicità – l’agenda della lobby gay, che se non verrà fermata ci imporrà l’ammaestramento al nichilismo e all’anomia e ci precipiterà rapidamente in uno quadro da incubo.
Ma per bloccare questa deriva occorrerà un esecutivo diverso e differenti istituzioni, bonificate dai vari Vendola, Boldrini, Cécile Kyenge e simili. La Raccomandazione del Consiglio d’Europa che è alla base della Strategia Nazionale è infatti un protocollo cui si aderisce su base volontaria; non c’è alcun obbligo politico di recepirlo, tanto è vero che l’Italia è fra i pochissimi paesi che lo hanno fatto spontaneamente. E quindi è possibile per un nuovo governo ritirarsi dal progetto in qualsiasi momento. Anche se la cosa non sarà facile, perché ritirare un’adesione già irresponsabilmente accordata è sempre più problematico del non aderire fin dall’inizio, perché il Dipartimento delle Pari Opportunità è egemonizzato da militanti pro-LGBT e perché anche il nuovo ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem ha già sposato la visione più radicale degli omosessuali, dichiarando di voler procedere nella direzione del matrimonio gay e di volerlo fare anche rapidamente. Nessuna meraviglia perciò se nelle prossime settimane tra i problemi reali che affliggono il Paese, tra la disperazione dei cittadini e degli imprenditori che arrivano al suicidio, tra i drammi delle famiglie e dei lavoratori travolti dalla crisi, tra le difficoltà dell’economia e le incertezze sul futuro degli italiani, la sinistra cercherà di inserire con manovre ricattatorie e ipocrite le problematiche (dell’immigrazione e quelle) dei gay. Saremo aggrediti dalla propaganda anti-omofoba, contro gli argini tradizionali della eterosessualità additata come colpa e malattia e martellati dalle richieste per i presunti diritti degli omosessuali a sposarsi, a ottenere riconoscimenti genitoriali per adozioni o “uteri in affitto” e a porsi in concorrenza sul terreno delle tutele e delle agevolazioni con le famiglie tradizionali, senza “discriminazioni” sessiste collegate ai concetti di normalità e naturalità.
Ci sarà un governo capace di opporsi a questa deriva, nella convinzione che questa opera di eversione e sovvertimento della famiglia finirà col distruggere la nostra società?
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