Le recenti ricerche sul DNA degli uomini preistorici hanno dimostrato che gli Europei moderni presentano nel loro genoma una traccia dell’uomo di Neanderthal che equivale all’incirca al 2% del loro patrimonio genetico. E’ probabile che quel che resterà degli Europei odierni nelle genti che abiteranno fra un secolo il continente che finora è stato nostro, non sarà una traccia maggiore di questa. In altre parole, quello a cui oggi stiamo assistendo è un genocidio “soft” e silenzioso della nostra gente ottenuto imponendo da un lato ai popoli europei una denatalità e senilità forzate, dall’altro facendoci subire un’immigrazione dal Terzo Mondo che appare selvaggia e incontrollata, ma che in realtà è accortamente manovrata dal potere dietro le quinte degli stati cosiddetti democratici.
Ciò risponde alle finalità di un potere apolide e anonimo, globalizzato e globalizzatore i cui strumenti sono l’alta finanza, il sistema bancario internazionale e per mezzo di essi il controllo che è possibile esercitare sugli stati cosiddetti democratici (poiché soprattutto in democrazia la politica si fa col denaro, coi costosi mezzi che servono a plagiare le opinioni pubbliche), finalità che sono presto dette: l’homo europeus ha un forte senso della propria individualità, è troppo intelligente per essere manovrato come un burattino, per essere uno schiavo facilmente manipolabile, meglio allora toglierlo di mezzo e sostituirlo con una massa di meticci negroidi che si possono tenere sottomessi con maggiore facilità.
Chi ha strappato il velo su questa realtà spaventosa, è stato nel 2010 lo scrittore austriaco residente in Spagna Gerd Honsik con un libro Il piano Kalergi in 28 punti, la cui pubblicazione gli è valsa lo spalancarsi delle porte della galera.
Soffermiamoci un attimo su questo aspetto della vicenda. In teoria, sulla carta, la democrazia dovrebbe essere quel regime in cui ciascuno è libero di esprimere e diffondere le proprie idee. Nella pratica le cose vanno in maniera ben diversa, e il potere non esita a colpire con durezza i dissidenti e coloro che hanno il coraggio di rivelare verità “scomode” e “pericolose”.
Per quanto riguarda Gerd Honsik in particolare, il suo arresto e la sua condanna sono avvenuti grazie al personale interessamento del presidente austriaco, a un’interpretazione estensiva della legge austriaca che punisce il revisionismo dell’olocausto (sebbene il libro di Honsik con l’olocausto non c’entri per nulla) e al mandato di cattura europeo.
Ora, tutta questa faccenda non è alquanto strana? Non è alquanto bizzarra l’idea che settant’anni fa si sia commesso un delitto talmente orribile che solo voler indagare al riguardo sia un atto moralmente illecito da sanzionare penalmente? Non sarà piuttosto che i vincitori di allora e i loro eredi hanno una gigantesca coda di paglia, abbiano ingigantito o inventato le atrocità attribuite agli sconfitti per nascondere quelle compiute da loro e per dare una parvenza di legittimità alla dominazione che esercitano da allora?
Ma soprattutto si vede bene che la libertà e la sua negazione non sono suddivisibili in compartimenti stagni. Una volta introdotto “il principio” che in un certo ambito non è consentito indagare o esprimere opinioni che non siano quelle “ortodosse” stabilite dal potere, ecco che questo inevitabilmente si estende come limitazione della libertà di opinione e di informazione anche ad altri ambiti, questo “principio” liberticida diventa una sorta di gomma-pane che si può stiracchiare praticamente all’infinito, e la democrazia svela il suo volto tirannico.
Se non esistesse un mezzo come internet che sembra (per ora!) sfuggire a qualsiasi tentativo censorio, probabilmente di Gerd Honsik non avremmo mai sentito parlare. In Italia de Il piano Kalergi in 28 punti sono arrivate, sempre attraverso il mezzo informatico, la presentazione del libro nell’edizione della Libreria Europa di Barcellona, e una sorta di introduzione-sintesi che ha girato su diversi siti di “area” (ho controllato, è sempre la stessa).
Vi riporto per prima cosa un ampio stralcio di quest’ultima.
L’immigrazione di massa è un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema e che la propaganda multietnica si sforza falsamente di rappresentare come inevitabile. Ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio continente.
Pochi sanno che uno dei principali ideatori del processo d’integrazione europea fu anche colui che pianificò il genocidio programmato dei popoli europei. Si tratta di un oscuro personaggio di cui la massa ignora l’esistenza, ma che i potenti considerano come il padre fondatore dell’Unione Europea. Il suo nome è Richard Coudenhove Kalergi. Egli muovendosi dietro le quinte, lontano dai riflettori, riuscì ad attrarre nelle sue trame i più importanti capi di stato, che si fecero sostenitori e promotori del suo progetto di unificazione europea.
Nel 1922 fonda a Vienna il movimento “Paneuropa” che mira all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale basato su una Federazione di Nazioni guidata dagli Stati Uniti. L’unificazione europea avrebbe costituito il primo passo verso un unico Governo Mondiale.Con l’ascesa dei fascismi in Europa, il Piano subisce una battuta d’arresto, e l’unione Paneuropea è costretta a sciogliersi, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale Kalergi, grazie ad una frenetica e instancabile attività, nonché all’appoggio di Winston Churchill, della loggia massonica B’nai B’rith e di importanti quotidiani come il New York Times, riesce a far accettare il suo progetto al Governo degli Stati Uniti.
Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere.
“Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa. Affinché l’Europa sia dominabile dall’élite, pretende di trasformare i popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la superiorità dell’élite”.
I politici del suo tempo diedero ascolto a Kalergi, le potenze occidentali si basarono sul suo piano e le banche, la stampa e i servizi segreti americani finanziarono i suoi progetti. I capi della politica europea sanno bene che è lui l’autore di questa Europa che si dirige a Bruxelles e a Maastricht. Kalergi, sconosciuto all’opinione pubblica, nelle classi di storia e tra i deputati è considerato come il padre di Maastricht e del multiculturalismo.
La novità del suo piano non è che accetta il genocidio come mezzo per raggiungere il potere, ma che pretende creare dei subumani, i quali grazie alle loro caratteristiche negative come l’incapacità e l’instabilità, garantiscano la tolleranza e l’accettazione di quella “razza nobile”.
Benché nessun libro di scuola parli di Kalergi, le sue idee sono rimaste i principi ispiratori dell’odierna Unione Europea. La convinzione che i popoli d’Europa debbano essere mescolati con negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica razza meticcia, sta alla base di tutte le politiche comunitarie volte all’integrazione e alla tutela delle minoranze. Non si tratta di principi umanitari, ma di direttive emanate con spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio della storia.
In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.
L’incitamento al genocidio è anche alla base dei costanti inviti dell’ONU ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea. Secondo un rapporto diffuso all’inizio del nuovo millennio, gennaio 2000, nel rapporto della “Population division” (Divisione per la popolazione) delle Nazioni Unite a New York, intitolato: “Migrazioni di ricambio: una soluzione per le popolazioni in declino e invecchiamento, l’Europa avrebbe bisogno entro il 2025 di 159 milioni di immigrati. Ci si chiede come sarebbe possibile fare stime così precise se l’immigrazione non fosse un piano studiato a tavolino. È certo infatti che la bassa natalità di per sé potrebbe essere facilmente invertita con idonei provvedimenti di sostegno alle famiglie. È altrettanto evidente che non è attraverso l’apporto di un patrimonio genetico diverso che si protegge il patrimonio genetico europeo, ma che così facendo se ne accelera la scomparsa. L’unico scopo di queste misure è dunque quello di snaturare completamente un popolo, trasformarlo in un insieme di individui senza più alcuna coesione etnica, storica e culturale. In breve, le tesi del Piano Kalergi hanno costituito e costituiscono tutt’oggi il fondamento delle politiche ufficiali dei governi volte al genocidio dei popoli europei attraverso l‘immigrazione di massa.
Se ci guardiamo attorno il piano Kalergi sembra essersi pienamente realizzato. Siamo di fronte ad una vera terzomondializzazione dell’Europa. L’assioma portante della “Nuova civiltà” sostenuta dagli evangelizzatori del Verbo multiculturale, è l’adesione all’incrocio etnico forzato. Gli europei sono naufragati nel meticciato, sommersi da orde di immigrati afro-asiatici. La piaga dei matrimoni misti produce ogni anno migliaia di nuovi individui di razza mista: i “figli di Kalergi”. Sotto la duplice spinta della disinformazione e del rimbecillimento umanitario operato dai mezzi di comunicazione di massa si è insegnato agli europei a rinnegare le proprie origini, a disconoscere la propria identità etnica.
I sostenitori della Globalizzazione si sforzano di convincerci che rinunciare alla nostra identità è un atto progressista e umanitario, che il “razzismo” è sbagliato, ma solo perché vorrebbero farci diventare tutti come ciechi consumatori. È più che mai necessario in questi tempi reagire alle menzogne del Sistema, ridestare lo spirito di ribellione negli europei. Occorre mettere sotto gli occhi di tutti il fatto che l’integrazione equivale a un genocidio. Non abbiamo altra scelta, l’alternativa è il suicidio etnico”.
La presentazione della Libreria Europa ci illustra i mezzi con cui si vuole portare a termine quella che è giustamente definita “Una manovra criminale tremendamente razzista in mano ai cosiddetti “antirazzisti”: “Denatalità forzata, supposto vantaggio dell’immigrazione, la menzogna dell’umanitarismo e dell’asilo, la menzogna del patriottismo costituzionale finalizzato all’immigrazione: disintegrazione della società locale, attacco globale contro le nazioni, la pretesa autorealizzazione ed emancipazione della donna, dissoluzione del matrimonio, la bassa natalità bianca e l’immigrazione”.
Un commento s’impone subito. Cos’è “la menzogna del patriottismo costituzionale”? Noi qui in Italia tre anni fa in occasione del centocinquantenario dell’unità nazionale, ne abbiamo avuto un esempio davvero massiccio. Nella politica, il fatto primario sono le comunità nazionali intese come comunità e continuità etnica e biologica. Lo stato e tutta la sua architettura istituzionale e giuridica dovrebbe essere solo un mezzo che la nazione si da per garantirsi la sussistenza e un futuro, il contenitore, la forma rispetto alla sostanza. Nel momento in cui si sposta l’accento su quest’ultimo, sulla forma a scapito della sostanza, se ne stravolge il significato, si mente in maniera spudorata. La cittadinanza non significa nulla, è solo qualcosa scritto su di un pezzo di carta se non corrisponde alla nazionalità.
Questo patriottismo costituzionale fasullo serve a dare l’illusione che stranieri arrivati da ogni parte del mondo, che non hanno nessuna affinità con noi, a cui consentiamo di insediarsi da padroni in casa nostra, appena ricevono nuovi documenti, diventino “ipso facto” “nuovi italiani” o “nuovi europei”. E’ l’inganno peggiore. Un’Italia (o una Germania, una Francia e via dicendo) multietnica è una non-Italia, è il cadavere del nostro suicidio, perché multietnicità significa per definizione non-nazione, ci prepara a diventare stranieri e schiavi a casa nostra, come è già successo agli Americani nativi (pellirosse) e agli hawaiani di ceppo polinesiano.
Notiamo come, tutta presa dal miraggio cosmopolita, la cosiddetta sinistra post-sessantottesca sia oggi diventata il più comodo sgabello delle sporche manovre del grande capitale internazionale.
Come si sia potuto devastare l’economia di Paesi già poveri di loro come quelli ex coloniali del Terzo Mondo per spingere le popolazioni sulla strada dell’emigrazione, non è certo difficile da comprendere, più complesso e più importante è capire come si siano prodotte la denatalità e la senescenza dei popoli europei. Un ruolo determinante l’ha certamente avuto l’introduzione su larga scala di metodi contraccettivi, e non tanto l’emancipazione femminile, quanto piuttosto il fatto che oggi una famiglia ha serie difficoltà di sopravvivenza se entrambi i coniugi non lavorano, quindi, contrariamente a tanta retorica femminista, quella delle donne più o meno in carriera, è una scelta assolutamente forzata, non è una scelta.
Uno strumento subdolo e sottovalutato, è il ritardare al massimo l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, e con esso la possibilità di formarsi una famiglia, dilatando al massimo i tempi della formazione scolastica e complicando all’estremo l’inserimento del mercato del lavoro. Le statistiche demografiche ci rivelano la verità con una chiarezza implacabile, per ogni anno a cui s’innalza l’età media in cui una donna concepisce il primo figlio, la fecondità media della popolazione si riduce del 10%.
Un fattore il cui ruolo, mi pare, non è ben capito, è la tolleranza, la propaganda, l’esaltazione verrebbe da dire, oggi diventata così di moda, dei comportamenti omosessuali. Poiché l’orientamento sessuale è qualcosa di profondamente congenito alla persona, verrebbe da pensare che questa propaganda può avere effetti trascurabili, di contribuire a spingere “sull’altra sponda” di coloro che non danno un contributo riproduttivo, al massimo una fascia marginale di soggetti dall’identità incerta.
Questo è vero, ma bisogna considerare gli effetti collaterali della propaganda di un simile “stile” che ha i suoi effetti anche su coloro che rimangono eterosessuali: la diffusione di una “cultura” da un lato svirilizzata e svirilizzante, dall’altro tutta incentrata sulle pulsioni individuali a tutto scapito delle esigenze della collettività, che scompaiono letteralmente dalla percezione delle persone, una società indebolita nella sua capacità di resistenza sia alle manipolazioni che vengono “dall’alto” sia all’invasione allogena.
In più, abbiamo LA CREAZIONE DI UN FALSO SCOPO. Il buon cristiano-cattolico che s’indigna per le nozze gay e non trova niente da ridire sui matrimoni misti multietnici, può credere di difendere la famiglia tradizionale, e intanto non si accorge che sotto il suo naso sono manomesse le basi etnico-biologiche della società europea così come è esistita finora.
Facendo un’escursione in internet, sul piano Kalergi non si trova molto. Eccetto quello che è reperibile sui siti “nostri”, pare che la tecnica preferita dei democratici sia di passare sotto silenzio quel che non possono smentire, fidando sempre sul fatto che la gente è immemore e distratta. Fa eccezione un articolo di tale “Mazzetta” (così si firma, e la mazzetta l’avrà certamente incassata) apparso su “Giornalettismo” del 18 ottobre 2013, dove si cerca di ridicolizzare il libro di Gerd Honsik definendolo “l’ultima fantasia neonazista”. Anche qui, non c’è nulla di nuovo, quando la censura non funziona più, si ricorre al discredito.
Che noi oggi ci stiamo avvicinando alla sparizione dei popoli europei nativi in conseguenza della denatalità imposta e della sommersione da parte di un’immigrazione-invasione da parte di genti allogene, questo è sotto gli occhi di tutti. Che questo risponda a un piano architettato da lungo tempo e messo in atto con scrupolosa mancanza di scrupoli, ce lo confermano le dichiarazioni-ammissioni che vi ho riportato nell’undicesima parte, proprio per offrire un inquadramento più generale alle affermazioni di Gerd Honsik, quelle di Carrol Quigley, di Mario Monti, di Emmanuel Rabinovic, di Sergio Viera de Mello, a meno che tutti costoro non siano stati in tempi e circostanze diverse, tutti presi da una “fantasia neonazista”, compresi Mario Monti e il rabbino Rabinovic.
Quello che resta ancora veramente da sapere, è se vogliamo essere consapevoli del destino che incombe su di noi e fare quanto è possibile per tentare di evitarlo, oppure se preferiamo nascondere la testa nella sabbia.
Fabio Calabrese
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