Dalle brume di un’italianitá annebbiata da un’ignavia annichilente e dall’indifferenza, giunge nitidamente fulgida un’anima patriottica e pura; come dalla caligginosa isola delle sirene, uscì la divina nave argea, carica d’eroi. In questa atarassica piattezza propria d’una società aggiogata, come bestia all’aratro, alla cancellazione delle identità dei popoli nella quale, come addentro al toro di Falaride la vittima soffoca fra le roventi fiamme, la società annienta se stessa nell’asfittica gabbia del pensiero unico omologante. Questo pensiero scevro da qualunque parola ed atto che esprima coraggio, virtù, valore e patria; si, la tanto vituperata parola patria , che oggigiorno va pronunziata con cautela, sottovoce e con vergogna, per compiacere questo mondo anti-eroico ed anti-idealista.
In questo deprimente scenario ha senso un gesto eroico che pare un grido che squarcia la silente assenza di valori? Si, già a sua volta, nel 1919, Gabriele D’Annunzio, il Vate, con impeto coraggiosamente ardente, volle riconquistare ciò che ci fu negato : l’innegabile italianità di Fiume. Egli, poeta e soldato, volle ricondurre quella che anticamente dai Romani era chiamata TARSATICA nel sacro grembo della madre Italia.
Egli, incarnando il suo audace motto, osare l’inosabile, spinto da un sincero ed immenso amore per l’italianità, volle riconquistare l’onore perduto nella prima guerra. Ed è proprio questo devoto sentimento verso la sacra ed inviolabile patria che ha spinto il giovane Kevin a far risplendere il Tricolore su Fiume; non l’affetto verso quella patria sminuita e depredata dalle élites mondialiste, ma l’amore verso quella patria divina “che fu culla del mondo e madre di tutte le genti”, descrivendo l’impresa con queste parole:
“C’è sempre stata una cosa che ho disperatamente amato più di qualsiasi altra, più di qualsiasi fanciulla che sia riuscita a rapirmi il cuore, più della mia dolce e cara mamma a cui tutto devo e che carne della mia carne mi generò mettendomi al mondo, più della mia stessa vita, che è tutto ciò che realmente posseggo. Questa cosa è l’Italia. Forse perché l’Italia è in qualche modo tutto ciò che amo al contempo stesso, ed anche tutto ciò che sono…Per questo ho deciso di vivere la mia esistenza elevandomi e nobilitandomi cercando di essere degno del nome suo. Per questo, il 12 agosto del 2019 ho deciso di partire, seppur solo, alla volta di Fiume, per porre sul municipio storico dell’urbe la sacra bandiera della madre patria italiana, con l’intento di rivendicare la città e contro l’ordire mondialista che soggioga la terra dei miei padri, dopo aver infoibato i suoi figli e la verità storica.
Il 12 agosto 2019 è data ad un mese esatto dal centenario della famosa impresa fiumana, portata avanti dal Vate Gabriele D’Annunzio alla testa dei legionari d’Italia; che supplicati dai cittadini italiani abitanti tale luogo (circa l’80% all’epoca – oggi lo 0,3% dopo il genocidio sugli stessi) liberarono la città istituendo la reggenza italiana del Carnaro.
Perché ho scelto proprio la città di Fiume?
Perché il 12 settembre 1919, dopo 2.000 anni di soprusi e divisioni voluti dallo stato della chiesa, dagli imperi centrali, dalla corona inglese e dai poteri economici; l’Italia rinasce a Fiume! Libera, bella e imperante! Per questo Fiume è simbolo della libertà d’Italia! La mia esperienza si è poi conclusa l’alba seguente a Buccari, luogo della leggendaria beffa, in cui ho voluto porre una firma al mio atto, collocando un’altro tricolore accompagnato da uno striscione recante una citazione del Vate; tratta dal messaggio ch’egli stesso lasciò in mare dopo la riuscita dell’impresa a bordo dei MAS, citante: “pronti sempre a osare l’inosabile”. Ho deciso di filmare il mio gesto, che in fine ho dovuto compiere al porto, dopo aver avuto attriti con la polizia croata ai piedi del municipio, e di metterlo su you tube con il titolo “Fiume o morte – per l’onore d’Italia”, con l’intento di risvegliare in qualche modo, poco o tanto, le coscienze sopite di tutti i figli d’Italia che in qualche modo custodiscono un fuoco che non si vuole spegnere.
Ancora una volta, VIVA L’ITALIA!!!”
Celeste Stortini