7 Ottobre 2024
Simbolismo

Ottonario, simbolo divino – Costanza Bondi

In accordo con Adriano Forgione, per cui la Geometria Sacra implica modelli universali presenti nel Tutto, la simbologia si può tradurre nel concetto di visualizzazione grafica che permette a differenti culture di condividere tramite gli stessi valori estetici, metafisici e matematici (come per esempio è avvenuto per la costruzione dei templi, su disegni architettonici afferenti a numeri magici) la manifestazione visibile di fenomeni energetico-spirituali invisibili. Valori come fossero chiavi simboliche componenti un filo rosso, per alcuni impercettibile e per altri evidente, che unisce il passato arcaico a noi contemporanei utilizzando sempre lo stesso linguaggio, in un percorso costante di restituzione culturale che ci parla direttamente o tramite l’interpretazione simbolica.

Ottonario al Nobile Collegio della Mercanzia di Perugia

I simboli, in tal senso, rappresentano il Mithos in contrapposizione al Logos. Cioè il racconto sacro che apre dei canali di comprensione a livello cosmico e, in quanto simbolo, ci ricollega alle nostre dimensioni superiori di coscienza: la dimensione emozionale (il mito vero e proprio) e la dimensione intellettiva (il simbolo), quali requisiti di base comuni che poi saranno tramandati a seconda delle tradizioni dei popoli e del relativo patrimonio culturale. Ma, volutamente, il simbolo parla solo a chi lo sa riconoscere.

In più, ogni credenza, fede, ordine iniziatico possiede una parte esoterica che permette di avvicinarsi alla dottrina tramite strumenti che riguardano due sfere: la simbolica e quella del percorso. Ecco perché i simboli non sono nell’immediato rivelabili a tutti nel proprio portato ancestrale. Diversi sono infatti i livelli di comprensione del simbolo, perché essi dipendono dall’altrettanto livello di comprensione individuale raggiunto, nell’iter di conoscenza, coscienza e consapevolezza. Se quindi nella realtà l’uomo codifica solo ciò che può percepire tramite i sensi, il simbolo allora si presenta come quel varco dimensionale che, nella sua funzione di dalet-porta, permette l’accesso al mondo extradimensionale: è la porta di interconnessione tra i due mondi. Dato che le forme primordiali sono assolute, ecco che entra in primo piano la funzione fondamentale della Tradizione con la sua etimologia dal verbo tradere = il consegnare, il trasmettere.

Il doppio quadrato, o quadrato sovrapposto o ottonario, tramite il numero 8 rappresenta in primis i 2 quadrati dello Spirito e della Materia, narrandoci visivamente quel processo tramite il quale il primo discende nella seconda, per poi quest’ultima a sua volta risalire verso il primo (e viceversa a seguire) con un percorso ciclico che può dirsi eterno. Una doppia tetrade i cui quadrati possono essere orientati con le basi in orizzontale o ruotate di 45°.

Quest’ultima raffigurazione è l’ottonario, in cui l’Unità del Creatore dà la molteplicità creata, nel suo significato primario di mondo invisibile che si ricongiunge al mondo visibile, dell’unione quindi perfetta degli opposti, la cui completezza è espressa dalla inscindibile polarità di maschile+femminile riconducibile alla fonte primordiale = Padre-Madre. Concetto che, a dimostrazione di come tutto ciò che attenga agli archetipi sia universale, nel taoismo viene espresso con Shèngrén shèng rén o Zhenren zhēn rén, il trascendente, l’immortale che trasforma la parte materiale di se stesso e sale in cielo, avendo unito cielo e terra

 

Resta il fatto che l’ottogramma, o ottonario, sia stato declinato nella storia dei tempi più che variamente, proponendosi con una molteplicità grafica davvero ampia all’interno di culture differenti, ma scaturendo sempre e comunque dalla stessa matrice.

Con la sua presenza in tutto il globo terrestre, l’ottonario conferma infatti l’origine comune di una Tradizione Primordiale che lega Oriente e Occidente, Vecchio e Nuovo Mondo, esplicandosi nei suoi significati geometrico (numero 8), archetipico (la giustizia), alchemico (solve et coagula) e iniziatico (la Sophia). Così, campeggia sin dai primordi nelle sue varianti di doppio quadrato classico, doppio quadrato con 4 punte e 4 lati arrotondati, doppio svastica, quadrato + cerchio, stella a 8 punte.

Che tutto sia in relazione energetica, è comprovato sin dai primordi dalla costruzione scientifica dei templi eretti in tempi antidiluviani sulla marcatura di determinati punti geomagnetici a seconda della funzione che dovevano espletare. Per antidiluviano qui si intende una datazione antecedente il grande diluvio avvenuto tra l’11.000 e il 10.800 a. C. dovuto, con probabilità, all’esplosione di una supernova della Costellazione di Vele; non è quindi un riferimento temporale al diluvio di biblica memoria, databile al 4000 circa a. C.

NORD = TERRA = il magnetismo entra nella Terra attraverso il Polo Nord

SUD = FUOCO = l’energia e la forza che conducono

verso l’Equatore

EST = LUCE = la nascita e il risveglio, l’illuminazione

OVEST = ACQUA = il mondo dell’anima,

l’introspezione verso il luogo dello spirito

SUD EST = solstizio d’inverno = rinascita, fertilità,

il momento in cui la luce vince sulle tenebre

SUD OVEST = luna piena dell’equinozio d’autunno,

la Grande Madre

NORD OVEST = regressus ad uterum, il sole inizia a ritirarsi,

fase di contemplazione per addentrarsi verso lo spirito

NORD EST = il Sole è al suo Zenith

nell’emisfero settentrionale,

la luce è in ascensione sulla strada verso la gnosi.

Avendo comprovato la sapienza tramite l’osservazione delle stelle e della natura, gli antichi ben avevano la consapevolezza di come il mondo fosse dominato da dinamiche cicliche, anche se l’uomo per sua natura è ingannato dal concetto artificioso, nonché necessariamente convenzionale, di spazio-tempo che poi lo induce a ragionare in termini “lineari”. Concetto che Eraclito riprenderà in uno dei propri pensieri Nessuna cosa è, invero, mai. Bensì sempre diviene. Il cosmo è un organismo sacro vivente, per cui il piano materiale non è che un riflesso della sfera celeste. Da qui, il “come in cielo così in terra” di Ermete Trimegisto… o “il sia fatta la tua volontà, come in cielo così in Terra” del Padre nostro… “il sole e la terra non sono che unico corpo” di Confucio… Tramite infatti denominazioni diverse, una stessa percezione è presente in culture altrettanto diverse – l’ottonario non fa eccezione – restando l’assunto che comunque il simbolo di cui ci stiamo occupando deriva sotto tutti i propri aspetti dalla simbologia connessa al numero 8. Conviene precisare che, pur differenziandosi nella forma a seconda delle esperienze sapienziali di utilizzo, l’essenza stessa archetipica dell’ottonario permane invariata, dal Sigillo di Melchisedek all’eurasiatismo duginiano. Forniamo a seguire solo alcuni esempi:

CLAVICOLA DI PHU-HI o RUOTA DI PA-KWA

Simbolo ancestrale orientale che evoca il concetto fondamentale su cui si basa il taoismo, è il dualismo che fu rivelato all’imperatore Pa-Kwa tramite il Phu-Hi, gli 8 trigrammi con all’interno il Tao. Il Tao è la potenza creatrice che emana due principi opposti e inseparabili: lo Yin principio femminile passivo e lo Yang principio maschile attivo. Il disequilibrio tra queste due componenti provoca lo sbilanciamento verso l’una o l’altra parte.

COSMATI e COSMATESCHI

“Cosmati” è la denominazione generalizzata semantica riferita a ben due artisti omonimi per battesimo, ma differenti di lignaggio: Cosma di Jacopo di Lorenzo (primi decenni del Duecento) e Cosma di Pietro Mellini (1264-1279). Il termine “cosmatesco” si rifà a tale stile dei marmorari di origine bizantina, poi detti “romani” in quanto operarono abbondantemente nella città eterna tra il XII e il XIII secolo. Tra i simboli realizzati, l’ottonario campeggia nell’unione di cerchio = il divino, sovrapposto al quadrato = la manifestazione.

CROCE DELLE 8 BEATITUDINI o CROCE DI MALTA

Emblema ufficiale dei Cavalieri di Malta, presenta 8 punte direttamente derivate dall’ottagono e dalla sua eredità ottonaria, nonché dalla simbologia del numero 8. Assume la forma di “croce patente” quando al suo interno viene inserita una croce più piccola.

DHARMA

Dalla radice sanscrita dhr, nasce la parola Dharma a significare per le religioni e filosofie dell’Asia meridionale “fondamento della realtà” o “legge cosmica”. Per brahmanesimo e induismo, il rispetto del Dharma proietta l’individuo verso le giuste azioni che consentono al Cosmo di mantenere il proprio ordine corretto e il prestabilito ordine. Nel buddismo, gli insegnamenti del Buddha sono racchiusi nel Dharma, in un percorso che dalla duhkha = sofferenza porta sino alla illuminazione, ed è rappresentato dalla ruota a 8 raggi, o in versione a mandala.

DOPPIO SVASTICA

Il doppio svastica rappresenta la comunione archetipica tra uomo, natura e cosmo. Quando graficamente conchiuso e nella sovrapposizione dei 2 svastica si configura a ottonario: il 666 la materia = il numero dell’uomo, contrapposto – quando inverso – al 999 la perfezione assoluta = il numero di Dio. E l’uomo lo riproduce, così come fa con tutto ciò che lo circonda, in quanto la funzione simbolica esplica la propria essenza nel far da ponte tra il mondo sensibile e quello extrasensoriale (il sovrasensibile).

 

 

 

 

NODI DI SAN GIOVANNI, LACY e STAFFARDA

Il Nodo (o croce) di san Giovanni è il risultato di uno dei molteplici sincretismi avvenuti a ridosso dell’avvento della religione cristiana in regioni precedentemente dedite al paganesimo. Simbolo propiziatorio della fertilità in funzione prettamente apotropaica, dalle popolazioni del Nord Europa era denominato Shieldknot, col significato di nodo dello scudo.

RUB’ EL HIZB e STELLA TARTESSICA

Il “4 parti” così tradotto dall’arabo ربع الحزب‎ – con evoluzione grafica dalla stella a 8 punte al rub’ el hizb o rub’ al hizb e stella tartessica, concludendo con l’ottonario – è un simbolo islamico la cui grafia è ricalcata sulla stella tartessica, formato dagli ormai a noi noti 2 quadrati sovrapposti a ottonario e ruotati di 45° fra di loro. Il suo utilizzo nel Corano lo vede come simbolo marcatore della calligrafia araba alla fine di ogni capitolo, con la funzione di poter facilitare la recitazione dei versetti sacri.

RUOTA DELL’ANNO o WICCA

Wicca o Wiccan è il percorso spirituale del neopaganesimo, dal quale è definito “antica religione” al cui centro vi è l’immanenza del Divino che si propone sotto le forme di Natura. Ma è un concetto che si rifà alla ancestrale Ruota dell’anno, atta a celebrare la sacralità di ogni momento della vita umana in coincidenza con i momenti della Natura. In pratica, un calendario in cui si interconnettono vita umana (nascita, crescita, morte, rinascita) e vita del Sole (2 equinozi e 2 solstizi), alternati ai cicli stagionali (semina, fioritura, maturazione, raccolta). Da qui, la suddivisione a ottonario ripartita in 8 periodi della durata ciascuno di 45 giorni, al culmine di ognuno dei quali vi è una celebrazione degli eventi di natura: i sabbat.

SIGILLO DI MELCHISEDEK

Melchisedek sacerdote dell’Altissimo, archetipo di Cristo Gesù, offrendo pane e vino insieme, si manifesta come l’unione del principio femminile lunare al principio maschile solare: il pane filosofale e il vino spirituale, che già per il sufismo significa conoscenza esoterica. In effetti, mentre il pane è alimento di cui si può abbondare, lo stesso non può avvenire per il vino: ecco perché la conoscenza-vino è riservata non a tutti, ma solo a chi già può berne. La stessa polarità di femminile-maschile / pane-vino in binomio – il sentimento e l’intelletto, la fertilità e il potere fecondante, la carne e il sangue, la parola e lo spirito, il corpo e l’anima – è racchiusa in questo unico simbolo al fine di equilibrare con giustizia le due nature, insite in ogni individuo, contrarie benché complementari.

NOBILE COLLEGIO DELLA MERCANZIA DI PERUGIA

Nel 1390, l’Arte della Mercanzia ottenne dal Comune i locali che a tutt’oggi ne portano il nome, facendoli adornare con il costosissimo arredo ligneo, la cui boiserie consiste di una riproduzione ad infinitum di ottonari. L’osservatore si trova, pertanto, di fronte a un’unica texture composta dalla ripetizione di tale simbolo, in cui il Tutto travalica la somma di ogni singola parte: ciò porta al permanere dell’immagine al di là del significato, perciò in tale modalità il simbolo diventa icona comunicativa che esprime sia il concetto percettivo sia il proprio portato archetipico. Quale la pertinenza di un simbolo ancestrale a Perugia, come il sigillo di Melchisedek, presente prevalentemente nella cultura araba come Rub’ el Hizb, nonché simbolo esoterico di trasmutazione che descrive l’inversione del percorso animico per il risveglio della coscienza? Nell’ipotesi che la città del tempo si presentasse come crocevia delle due grandi vie di comunicazione, quali Roma-Ravenna e Pisa-Ancona, Perugia rappresentando il centro della penisola veniva a configurarsi in quanto “sintesi” tra Nord-Ovest e Sud-Est. E Ancona, evidentemente, portava all’Oriente (via Costantinopoli, Terrasanta, Alessandria…), nei luoghi in cui i mercanti andavano spesso a seguito dei crociati. Lo studio è al vaglio, quindi all’attuale non possiamo ancora esprimerci con valutazioni definitive.

 

Costanza Bondi,

autrice di “Archetipi Alfabetici, segni e simboli svelati dalle lettere” e di “Svastica, simbolo sacro universale” – Xpublishing, “Alfabestoria, nascita della scrittura e dell’alfabeto italiano” – Bertoni editore, reperibili sui sbookstore online.

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