Dopo esser stato covato per anni, il bubbone degli sbarchi degli immigrati dalla Libia sembra essere finalmente esploso. Questa surreale situazione (che sarebbe letteralmente impensabile in qualsiasi altro luogo del pianeta che non fosse l’Europa occidentale ma forse visti gli ultimi sviluppi dobbiamo più correttamente dire che non fosse il Belpaese…), che vede ogni anno centinaia di migliaia di individui partire su bagnarole dalle coste africane verso l’Italia e venire traghettati a metà strada dalla Marina militare, dalla Guardia costiera o dalle Ong di tutto il mondo e poi sbarcati, alloggiati e mantenuti in strutture private per un periodo di tempo infinito e senza che poi se ne sappia più nulla, si sta finalmente imponendo all’attenzione dell’opinione pubblica e dei poteri che formalmente governano l’Italia in tutti i suoi aspetti più grotteschi. Pare che nelle menti illuminate dei governanti della Repubblica si stia accendendo qualche lampadina: sembra che abbiano (ma è tutto da prendere con le pinze, data la riottosità di certi cervelli ad accettare la verità quando essa va contro le loro convinzioni ideologiche), magari ancora nebulosamente, abbozzato l’idea che tale atteggiamento faccia AUMENTARE le traversate e quindi le morti in mare proporzionalmente anziché diminuirle, che l’Italia abbia un territorio e delle risorse non infinite e quindi tutta la popolazione africana e del Terzo Mondo fisicamente in essa non possa essere ospitata ed infine, udite udite, sembra che i nostri si siano accorti che il 95% degli allogeni che facciamo sbarcare in nome del *diritto umanitario* non abbiano alcun… diritto, appunto.
Si tratta infatti di giovani, tra i 20 e 30 anni, che non scappano da nessuna guerra o persecuzione politica ma partono in cerca di situazioni economiche migliori e verso una sistemazione ad infinitum a spese dei contribuenti italiani ed europei: la seconda nazionalità rappresentata dagli immigrati salpati dalla Libia è il… Bangladesh. Questo tanto per far capire che la chimera di un alloggio spesato di tutto punto in Europa faccia muovere individui letteralmente dall’altra parte del globo. Qualche numero per evidenziare come tale fenomeno abbia preso ormai dimensioni apocalittiche: gli sbarchi di immigrati clandestini (perchè è di questo, e solo di questo, che si tratta) sono stati negli anni che vanno dal 2005 al 2010 nell’ordine 22mila, 22mila, 20mila, 36mila, 9mila e 4mila. Numeri irrisori se paragonati a quelli che verranno negli anni successivi, in virtù degli accordi italo-libici che spaziavano anche su molti altri temi, siglati da Berlusconi e Gheddafi. Nel 2011 scoppia la guerra civile in Libia (e sul ruolo che ebbe l’Italia in tale conflitto stenderemo un velo pietoso…) che porta alla deposizione del Colonnello e fa precipitare il Paese nordafricano nel caos. Gli effetti non tardano a farsi sentire: nel 2011 gli sbarchi saranno 62mila, poi 13mila nel 2012, 42mila nel 2013, addirittura 170mila nel 2014, 153mila nel 2015 fino ad arrivare alla cifra monstre dello scorso anno ovvero 181436. Il penultimo Governo detiene con un buon margine il poco invidiabile record di miglior agevolatore dei trafficanti umani. Ma tali cifre non compaiono mai nelle celebri slides dell’ormai ex Primo Ministro. Ad oggi nel 2017, mentre scriviamo, sono arrivati ben 96438 immigrati irregolari, con una minima flessione di – 3,3% rispetto all’anno precedente che ricordiamo è stato da record.
Le ultime iniziative politiche del Governo siano esse il memorandum imposto alle Ong (che già svolgono sempre e comunque un ruolo che la Magistratura oggettivamente ha iniziato a vagliare, contravvengono da anni indisturbate ad ogni diritto nazionale ed internazionale, senza il bisogno di nuove leggi da varare per disciplinarne l’attività) che l’invio di navi militari su richiesta di Tripoli, appaiono tardive, insufficienti e dagli effetti assai incerti. L’impressione è che siano la classica aspirina per curare un tumore, messe in piedi sull’onda del malcontento popolare e dalla posizione giustamente intransigente degli altri Stati membri dell’Ue che non vedono proprio perchè debbano farsi carico dei ‘migranti economici’ che l’Italia direttamente o indirettamente va a pescare a poche miglia marine dalla Libia. Di fronte a quella che è una vera e propria invasione senza precedenti, di un’attacco all’Europa che vede la penisola italica come altre volte nella storia nella funzione di ‘ventre di coccodrillo’, come può la volontà popolare (che è nettamente contraria al fenomeno dell’immigrazione di massa) farsi rispettare nonostante abbia schierate contro di essa tutte le istituzioni nazionali, i media mainstream, le organizzazioni religiose e sindacali e gli intellettuali che contano?
Il punto è che se un intervento legislativo ma finanche politico risolutorio date queste premesse non è semplicemente possibile esso non è probabilmente neanche decisivo. Intendiamoci, alcuni provvedimenti formali possono accelerare o meno la gravità della situazione (ed in tal senso il dietrofront sulla nefasta proposta di legge sullo ius soli è da vedere come un segno positivo) ma la battaglia primaria, perchè combattuta nel campo che poi determina nel tempo gli altri, è quella culturale. Qui il termine cultura non va chiaramente inteso come la somma delle cognizioni intellettuale di un individuo bensì come l’insieme dei valori ritenuti validi da un società in un dato periodo (nello specifico la nostra oggi), dal sentimento maggioritario che la anima insomma. Si deve affermare quotidianemente, in pubblico ed in privato, che il voler restare sè stessi come popoli e come comunità non è un delitto aberrante e che l’immigrazione incontrollata di masse afroasiatiche irriducidilmente estranee sotto qualsiasi punto di vista al sostrato europeo non è un evento ineluttabile dovuto allo ‘spirito del tempo’, come ripetono in modo sempre più insopportabile i cantori della globalizzazione ma un fenomeno che può e deve essere ordinato, controllato ed arrestato.
La realtà da tenere sempre a mente è che l’unico numero di sbarchi accettabile è 0. Ogni altra posizione politica di questa è solo l’anticamera della capitolazione totale. In tal senso sono da benedire le inchieste delle Procure coraggiose (che sospettiamo abbian ricevuto il disco verde per procedere da qualche potere più intelligente di altri che magari si sta attrezzando per un cambio di paradigma) sui rapporti tra Ong (che non agiscono solo per soldi ma soprattutto per convinzioni ideologiche perverse ed antindentitarie e antieuropee), scafisti e organizzazioni mafiose ed iniziative come ad esempio Defend Europe, volta a contrastare il traffico di carne umana nel Mediterraneo; il punto non è riuscire a fermare i flussi con una sola barca per opera giovani volontari ma accendere i riflettori su tale vergognosa tratta che paradossalmente va avanti da anni e che viene dipinta come ‘opera umanitaria’… Così come sono da appoggiare e sostenere apertamente tutte le manifestazioni di rivolta popolare a livello locale, spesso capitanate dai Sindaci che a volte sono persino espressione del Pd, contro l’arrivo e la sistemazione di immigrati clandestini spacciati per ‘profughi’. Le televisioni nazionali e gli altri media, seppur a denti stretti e cercando di sminuire i fatti, di fronte a tali episodi non possono far finta di niente. Ed è quindi vitale che ogni persona sia che abbia prestigio sociale ed influenze di ogni tipo oppure no e che non voglia essere complice dei neoschiavisti e della morte del proprio popolo per come lo abbiamo conosciuto finora denunci in ogni occasione disponibile tale incancrenitosi scandalo, senza timore di essere tacciato come ‘minus habens’, ‘razzista’ ed eccetera dai, sempre più sguscianti e a corto di coperture, buonisti arcobaleno. Se persino alte cariche dello Stato hanno enunciato frasi non più in linea con l’accoglienza totale ed indiscriminata significa davvero che l’inversione di tendenza è possibile. Un sentimento popolare che se è quindi sottorappresentato nei posti decisionali e in quelli che dettano l’agenda politica deve trovare la forza e la costanza di imporsi dal basso. Perchè se è vero come è vero che il mondo è degli uomini, gli uomini possono cambiarlo.
Giovanni Pucci
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