11 Ottobre 2024
Massoneria

PERCORSI INIZIATICI ALTERNATIVI. Parte prima: le due colonne – Gianluca Padovan

«Due certezze esistono. La prima è l’esistenza di un segreto massonico (e del Giuramento, suo corollario) che la Libera Muratorìa ha sempre affermato. La seconda è che il motivo primordiale della condanna inflitta dalla Chiesa deriva proprio da ciò. Dal 1738 questo motivo è stato affermato solennemente da Clemente III»

Alec Mellor, I nostri fratelli separati, i liberi muratori

 

 

Utilizzando la Lingua Italiana come mezzo di comunicazione è sempre bene intendersi sul significato delle parole, pertanto il dedicato Vocabolario della Lingua Italiana è un buon punto di partenza. Certamente lo scioglimento di ogni termine potrà non essere esaustivo, oppure presenterà delle imperfezioni, ma soprattutto delle differenze tra testo e testo. Ciò non toglie che ogni Vocabolario sia e rimanga un punto fermo da cui principiare. Magari si potrà scoprire che è curato da Massoni.

 

 

Frammassoneria.

Vediamo che cosa viene proposto per la parola “massoneria”, abbreviazione di “frammassoneria”. Derivata dal francese franc-maçonnerie e da cui franc-maçon (frammassone), si tratterebbe della: «associazione segreta dei cosiddetti liberi muratori, costituitasi a Londra nel 1717 col fine di realizzare la mutua assistenza e l’elevazione morale e intellettuale dei suoi aderenti, diffusasi rapidamente nel resto d’Europa e altrove (soprattutto negli Stati Uniti d’America) con aspetti particolari a seconda dei vari paesi e dei diversi riti nei quali presto si suddivise, ma sempre caratterizzata dall’organizzazione in logge riservate ai soli uomini e ordinate secondo una rigida gerarchia, nonché dall’uso di simbolismi complessi e di procedure iniziatiche ed esoteriche; espressione delle classi dominanti (nobiltà e borghesia), ha inizialmente fatto proprie le ideologie illuministiche della fratellanza universale, della libertà di pensiero, della democrazia, assumendo allo stesso tempo connotazioni religiose di tipo deistico (anticlericale nei paesi latini e cattolici, raccoglie invece numerosi aderenti tra i protestanti nei paesi anglosassoni e nordeuropei), ed è stata in grado di influire variamente sugli eventi politici in vari stati, spesso in senso progressista, radicale, laicistico (in Francia appoggiò la Rivoluzione, in Italia il Risorgimento), talvolta invece in senso conservatore e legalista (per esempio in Germania), giungendo comunque ad avere nelle proprie file numerosi rappresentanti del potere politico, economico e militare fino a costituire talora un gruppo occulto di pressione».1

 

Quando “nascono” Frammassoneria e/o Massoneria? Difficile dirlo con esattezza. Più che di “nascita” si potrebbe parlare di uno “sviluppo” derivabile dalle corporazioni dei muratori-costruttori. Oppure, meglio ancora, si può scorgere un “trarre spunto” da organizzazioni già esistenti per crearne una propria e comunque anch’essa indubbiamente trasformatasi e architettatasi in vari e differenti modi nel corso degli ultimi quattro secoli.

La Massoneria, secondo la propria tradizione, è fatta risalire a tremila anni fa con la costruzione del Tempio di Gerusalemme. Il Tempio è richiesto dal denominato “dio” al re d’Israele David. Alla costruzione del Tempio partecipa l’architetto Hiram, anche e soprattutto con la progettazione e costruzione di due particolari colonne.

 

 

“Dio” e l’Arca dell’Alleanza.

Sul significato della parola “dio”, utilizzata per indicare il personaggio che dagli Israeliti è conosciuto come “dio degli eserciti” e con definizioni similari, ci sarebbe assai da dire e di cui discutere. Ma non è questo il tema del presente scritto.

Ad ogni buon conto si può ricordare brevemente che il “dio degli eserciti” dona al “popolo d’Israele” l’Arca per sigillare il patto di sudditanza (Libro I dei Re [Samuele]). Occorre ricordare che l’arca di cui si parla è uno strumento bellico e non un simbolo di pace. Nel Libro I dei Re possiamo leggere che l’arma letale costituita dall’Arca dell’Alleanza non renda invulnerabili e gli Ebrei perdono la battaglia. Si tratta del tangibile e lampante segno che questo “dio degli eserciti” non sia invincibile e quindi non sia Dio:

 

«4. Il popolo adunque spedì gente a Silo, e di là portaron l’arca del testamento del Signore degli eserciti, il quale siede sopra i Cherubini; e i due figlioli di Heli, Ophni e Phinees, seguivano l’arca del testamento di Dio.

  1. E allorché arrivò l’arca del testamento del Signore negli alloggiamenti, esclamò tutto Israele con alte grida e ne rimbombò la terra.
  2. E i Filistei udirono le alte grida, e dissero: Qual rumore e schiamazzo grande è quel che si sente nel campo degli Ebrei? E intesero come era arrivata l’arca del Signore negli alloggiamenti.
  3. E i Filistei s’impaurirono, e dicevano: È venuto Dio ne’ loro alloggiamenti. E sospiravano dicendo:
  4. Guai a noi; perocché coloro non erano tanto allegri ieri, nè ieri l’altro; guai a noi. Chi ci salverà dalle mani di questi dei eccelsi? questi sono gli dei che fiaccaron l’Egitto con ogni sorta di sciagura presso al deserto.
  5. Fatevi cuore, o Filistei, e siate uomini per non essere servi degli Ebrei, come questi sono stati servi vostri; fatevi cuore e pugnate.
  6. Combatterono pertanto i Filistei; e Israele fu sconfitto e se ne fuggì ciascuno alla sua tenda, e la rotta fu grande e formisura; e perirono degl’Israeliti trenta mila pedoni.
  7. E fu presa l’arca di Dio; e anche i due figlioli di Heli, Ophni e Phinees furono uccisi».2

 

In buona sostanza i Filistei battono gli Ebrei e s’impossessano dell’Arca dell’Alleanza.

 

 

“Dio” e la dimora per eccellenza.

Nel Vecchio Testamento si può leggere che il «Signore» (“dio degli eserciti”) parlò al profeta Nathan: «Va, e dì al mio servo David: Queste cose dice il Signore: Sarai tu forse che mi edificherai una casa per mia abitazione? Perocchè io non ho abitato in una casa da quel dì, in cui trassi i figlioli d’Israele dalla terra d’Egitto, insino a questo giorno; ma sono stato sotto un padiglione e sotto una tenda».3

David intraprende invece una serie di guerre, distogliendosi da tale costruzione, ulteriormente procrastinata da una pestilenza mandata dal “Signore” stesso per punirlo della sua negligenza, fino a quando David «eresse in quel luogo un altare al Signore e offerse olocausti e ostie pacifiche: e il Signore si placò verso il paese, e fu posto fine alla mortalità, che straziava Israele».4

A David succede il figlio avuto da Bethsabea: Shelomoh, ovvero il «Pacifico», a noi noto come Salomone. Egli si rammarica del fatto che il padre non abbia potuto realizzare il tempio e così decide di chiedere aiuto per la sua costruzione al re di Tiro Hiram I: «io ho in animo di fabbricare un tempio al nome del Signore Dio mio; conforme il Signore ordinò a David mio padre, dicendo: Il tuo figliuolo, cui io surrogherò a te nel mio trono, egli fabbricherà la casa al nome mio. Ordina adunque che i tuoi servi taglino per me dei cedri del Libano, e i miei servi saranno insieme co’ tuoi servi, e ti pagherò per salario de’ tuoi servi tutto quello che domanderai».5

Tiro è l’antica Tyros, città fenicia situata originariamente su due isole, ad un’ottantina di chilometri a sud di Beirut. Hiram I fornisce a Salomone il legno di cedro e quello d’abete per la costruzione del tempio, il quale viene fabbricato anche utilizzando pietre squadrate. Sempre nel Vecchio Testamento sono indicate le dimensioni del tempio, la sua architettura e l’esistenza di una stanza particolare destinata all’oracolo definito «Santo de’ Santi», in cui è collocata «l’arca del testamento del Signore», meglio conosciuta come “Arca dell’Alleanza”.6

Successivamente re Salomone si avvale di un artigiano di Tiro per la costruzione di due colonne in bronzo, poi divenute care alla tradizione della Massoneria speculativa. L’artigiano si chiamava Hiram, come il re di Tiro, ed «era un lavoratore di bronzi pieno di sapienza, di capacità e di industria per fare qualunque opera in bronzo».7

Le due colonne bronzee con ornamenti e capitelli, una chiamata Jachin e l’altra Booz, vengono collocate nel porticato del Tempio. Ecco la descrizione delle colonne e dei capitelli: «15. Ed egli fece due colonne di bronzo, ogni colonna alta diciotto cubiti; e una corda di dodici cubiti abbracciava ciascuna colonna. 16. Fece ancora i due capitelli di getto in bronzo sulla cima delle colonne: un capitello avea cinque cubiti di altezza e l’altro capitello cinque cubiti di altezza. 17. Ed eravi come una rete e una catena conteste insieme tra di loro con mirabile artifizio. L’uno e l’altro capitello delle colonne era di getto; sette filari di maglie erano nell’uno, e sette filari di maglie nell’altro capitello. 18. E per compimento delle colonne fece due ordini di maglie, che circondavano e coprivano i capitelli, le quali posavano in cima de’ meligranati; fece la stessa cosa al secondo e al primo capitello. 19. I capitelli, che erano in cima delle colonne del portico, erano fatti a maniera di giglio, ed eran di quattro cubiti. 20. E di più eranvi altri capitelli in cima alle colonne al di sopra della rete, proporzionati alla misura della colonna; e intorno al secondo (e al primo) capitello vi erano dugento meligranati posti per ordine. 21. E le due colonne le collocò nel portico del tempio; e quando ebbe alata la colonna destra, le diede il nome di Jachin; ed eretta parimente la seconda, le pose nome Booz. 22. E sulle cime delle colonne pose quel lavoro fatto a maniera di giglio; e fu compiuta l’opera delle colonne».8

Oltre a questi fuse in bronzo numerosi altri oggetti, come riportato nell’Antico Testamento. Successivamente Salomone eresse anche altre costruzioni, ma per differenti divinità: «Ma Salomone rendea culto ad Astarte, dea de’ Sidonii, e a Moloch, idolo degli Ammoniti. 6. E fece Salomone quello che non piaceva al Signore, e non perseverò in seguire il Signore, come fece David suo padre. 7. Allora fu che Salomone eresse un adoratorio a Chamos idolo di Moab, sul monte che sta dirimpetto a Gerusalemme, e a Moloch idolo dei figliuoli di Ammon».9

 

 

Fenici & sacrifici umani.

Parlando della fenicia Tiro il pensiero non può che correre all’antica contrapposizione tra Fenici (tra cui Cartaginesi o Puni) e Romani. Anche su tale argomento si sono spesi fiumi di parole, ma il tutto non si esaurisce nella semplice motivazione del controllo del Mediterraneo, dove abbiamo uno stato posizionato a sud, l’altro posizionato a nord e come primo teatro di battaglia il mare.

Si tratta invece e soprattutto delle differenti concezioni della funzione dell’essere umano sulla Terra: tra mondo fenicio e mondo romano sono l’impostazione della vita di ognuno e dell’intera societas che discordano.

Ecco alcune brevi note su Cartagine, città un tempo situata sulle coste dell’odierna Tunisia. Secondo la tradizione i Fenici la fondano nell’814 a. ed è chiamata Charthago dai Romani. Nei secoli successivi Cartagine predomina sugli altri empori fenici e impone la propria presenza nell’intero Mare Mediterraneo, entrando in conflitto con i Greci, gli Etruschi e successivamente con Roma. Per quanto concerne il suo ordinamento: «Poco incline alla speculazione e mediocre nel campo della creazione artistica, la società cartaginese dedicò le sue forze soprattutto alle attività pratiche e commerciali. La politica dello Stato cartaginese era interamente subordinata alla conquista del monopolio dei commerci, che poggiavano soprattutto sul traffico delle merci rare di paesi lontani (oro dal Marocco, argento dalla Spagna, stagno dalla Cornovaglia, ambra dal Baltico, avorio e schiavi dall’Africa). Nel V sec. due spedizioni (peripli) fecero conoscere mercati lontani, al di là dello stretto di Gibilterra».10

Un aspetto della religione fenicia era in netto contrasto con quella greca e romana. Si tratta del sacrifico, pare abbastanza usuale, di vite umane e soprattutto di bambini e bambine, alla divinità principale: Baal o Baal Hammon. Non che Greci e Romani non abbiano praticato l’omicidio rituale, ma si è trattato di casi assolutamente rari.

Torniamo a Baal: tale divinità «il cui nome ricorre sovente sulle stele votive associato a quello di Tanit, era onorato con sacrifici di fanciulli».11

Baal è assimilabile a Moloch, o Molok: «in ebraico Molek (da melek, re), presunta divinità cananea, il cui nome è nella Bibbia associato al sacrificio dei bambini che venivano bruciati nel Tophet, il bruciatoio, nella valle di Hinnon (Geenna), presso Gerusalemme».12

Baal o Ba’al ovvero “il Signore”, era «presso i semiti occidentali, appellativo di Hadad, dio dell’atmosfera che porta la pioggia feconda e la folgore distruttrice, il “signore” per eccellenza, la figura principale del pantheon cananeo, al quale corrisponde un ciclo di divinità».13

A Megitto, in Palestina, è stata rinvenuta una statuetta in bronzo dorato raffigurante il dio Baal, inquadrabile al XII secolo a.

 

 

Da Vecchio e Nuovo Testamento.

Scrive Enzo Fassitelli: «Cartagine, il Tophet. Qui non è questione di acqua, ma di sangue. Di ideologie, di civiltà. Qui, i Puni, per seicento anni, hanno sgozzato i loro bambini e ne hanno bruciato i corpi per offrirli alla divinità».14

A spiegazione dell’immagine che presenta e che si ripropone a corredo del presente articolo, Fassitelli scrive: «A noi sembra che questo sacerdote, bello, diritto, imponente autorevole e sereno, lui, il sacerdote, porti amorevolmente il bimbo a chissà quale festa, a chissà quale incontro, a chissà quale rito di umanità e di bellezza. E invece lo porta “amorevolmente” a sgozzarlo per il “suo dio” (suo, del prete, s’intende)».15

Prendendo in mano il Vecchio Testamento possiamo vedere che nella Genesi è scritto: «8. E Abramo disse: Iddio ci provvederà la vittima per l’olocausto, figliol mio. Andavano dunque innanzi di conserva: 9. E giunsero al luogo mostrato a lui da Dio, in cui egli edificò un altare, e sopra vi accomodò le legna; e avendo legato Isacco suo figlio, lo collocò sull’altare sopra il mucchio della legna. 10. E stese la mano, e diè piglio al coltello per immolare il suo figliolo».16

Nel Levitico vi è invece un chiaro ammonimento contro i sacrifici umani utilizzando i bambini: «Non darai de’ tuoi figlioli ad essere consacrati all’idolo Moloch», segno che comunque questi erano pratica usuale.17

Nel Nuovo Testamento, in Geremia, leggiamo: «E alzarono a Baal gli altari, che son nella valle del figliuolo di Ennom, per consacrarvi a Moloch i suoi figli e le sue figlie, cosa che io non comandai loro giammai, nè mi cadde in pensiero ch’ei facessero simile abbominazione, e Giuda precipitassero nel peccato».18

Anche questo passo non necessita di alcun commento.

Negli Atti degli Apostoli (Nuovo Testamento) possiamo leggere inoltre: «Ma voi avete portato il padiglione di Moloch, e l’astro del vostro dio Rempham, figure fatte da voi per adorarle. E io vi trasporterò di là da Babilonia».19

Sempre negli Atti degli Apostoli, ma in una differente versione della Bibbia, leggiamo invece: «Mi avete forse offerto vittime e sacrifici per quarant’anni nel deserto, o casa d’Israele? Avete preso con voi la tenda di Mòloch, e la stella del dio Refàn, simulacri che vi siete fabbricati per adorarli! Perciò vi deporterò al di là di Babilonia».20

Le menzioni a Baal e a Moloch sono diverse, non solamente quelle qui citate. Attenzione: non tutte le versioni della Bibbia riportano le stesse identiche parole, come letto nel testo. A questo proposito ben cinque versioni della Bibbia possono essere consultate e raffrontate al seguente sito Internet: laparola.net.

 

 

Le due colonne.

Tornando alla rappresentazione delle due colonne, tanto per concludere, taluni vogliono assimilarle a quelle di Gibilterra. Come curiosità si può ricordare che il nome deriva da Jabal al-Tariq (Monte di Tariq), poi Gibraltar in lingua spagnola.

Tariq ibn Ziyad al-Laythi (ibn vuol dire ‘figlio di’) è il condottiero berbero di religione islamica che nel 711 avvia la conquista del Regno Visigoto di Spagna.

Un nota di Hermann Schreiber riporta le parole di Lévy-Provençal sul fatto che i cronisti arabi sono concordi nel riconoscere l’aiuto fornito dagli ebrei ai mussulmani nella conquista della Spagna: «“Pare che in numerosi casi gli ebrei abbiano avuto l’incarico di controllare le città conquistate, in modo da consentire alle armate arabe di dedicare tutte le forze alla guerra senza disperderle in presidi. Comunità ebraiche esistevano infatti in tutte le città più importanti”».21

In ricordo del capace artefice di Tiro una rivista del Grande Oriente d’Italia è stata chiama Hiram. Si potrebbe affermare che i massoni siano, in un certo senso, seguaci delle tradizioni ebraiche poi trasfuse anche nel cristianesimo, ma detta così la formula è decisamente riduttiva.

Puntualizza Alec Mellor: «Se si vuol vedere nella celebre leggenda d’Hiram un segreto massonico, è dalla fine del XVII, noi pensiamo, e non dal primo quarto del secolo XVIII, come generalmente si ammette, che questa leggenda progressivamente si costituisce in tema iniziatico».22

Questo Autore parla in primo luogo della “Libera Muratoria operativa” inquadrandola nella seconda metà del Medioevo, di un successivo periodo di “transizione” e della “Libera Muratoria speculativa” sviluppatasi ai primi del XVIII secolo: «L’era della Libera Muratoria speculativa si apre nel 1717, data della fondazione della Gran Loggia di Londra, “madre” di tutte le logge del mondo».23

Tratta inoltre dell’esoterismo, di alchimia, magia, simbolismo, Templari e Compagnonaggio.

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Note

 

1 Istituto della Enciclopedia Italiana, Vocabolario della Lingua Italiana, Vol. III*, Roma 1989, pp. 106-107.

 

2 Antonio Martini -traduzione secondo vulgata di-, La Sacra Bibbia, Vol. I, Garzanti Editore, Milano 1954, p. 354, Libro i dei Re, Iv, 4-11.

 

3 Ibidem, p. 406, Libro ii dei Re, vii, 5-6.

 

4 Ibidem, p. 436, Libro ii dei Re, xxiv, 25.

 

5 Ibidem, p. 445, Libro iIi dei Re, v, 5-6.

 

6 Ibidem, p. 445, Libro iIi dei Re, vI, 16-19.

 

7 Ibidem, p. 448, Libro iIi dei Re, vII, 14.

 

8 Ibidem, pp. 448-450, Libro iIi dei Re, vII, 15-22.

 

9 Ibidem, p. 458, Libro iIi dei Re, IX, 5-7.

 

10 Rizzoli Larousse, Enciclopedia, Vol. 4, Bologna 2003, p. 442.

 

11 Ivi.

 

12 Rizzoli Larousse, Enciclopedia, Vol. 14, Bologna 2003, p. 157.

 

13 Rizzoli Larousse, Enciclopedia, Vol. 2, Bologna 2003, p. 628.

 

14 Enzo Fassitelli, Pipelines degli acquedotti di Roma antica, 18a Edizione, Petrolieri d’Italia, Milano 2002, p. 98.

 

15 Ivi.

 

16 Antonio Martini -traduzione secondo vulgata di-, La Sacra Bibbia, Vol. I, op. cit., p. 29, XXII,8-10.

 

17 Ibidem, p. 149, XVIII,21.

 

18 Antonio Martini -traduzione secondo vulgata di-, La Sacra Bibbia, Vol. II, p. 256, XXII,35.

 

19 Ibidem, p. 629, VII,43.

 

20 Tratto dal Sito Internet: laparola.net, versione C.E.I.

 

21 Hermann Schreiber, I Goti, Garzanti, Milano 1981, p. 269.

 

22 Alec Mellor, I nostri fratelli separati, i liberi muratori, Edizioni Dott. Giovanni Bolla, Milano 1963, p. 47.

 

23 Ibidem, p. 11.

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