di Fabrizio Belloni
Non amo la democrazia. Anzi mi fa proprio schifo. La considero inutile, sanguinaria (non accetta altro da sé, ed usa la forza delle baionette per imporsi dove non è né capita, né voluta), corrotta, inefficace, ladra, ignorante, usuraia.
Ma, dato che sono “laico”, e cerco di guardare le realtà per quello che sono, senza pregiudizi, riconosco che in alcuni casi la democrazia ha funzionato Rari e sparuti, in verità. Pericle, cinquecento anni prima dell’era nostra (V° secolo a.c.), la instaurò in Atene. I maschi bianchi e liberi si radunavano nell’Agorà e decidevano su politica, tasse (!!!!), vita sociale, e guerra. Però raccogliere il Popolo per ogni cosa era una faccenda un po’ complicata. Quindi l’Ateniese (durò in carica trenta anni e già questo la dice lunga) s’inventò la “bulé”, una specie di parlamento che riuniva cinquecento ateniesi, estratti a sorte ogni anno, La “bulé” decideva e poi, sulle cose importanti, sottoponeva al Popolo il giudizio definitivo e finale.
Possiamo ritrovare ai nostri giorni, qualcosa di simile in Svizzera, nelle assemblee comunali, e nel New England statunitense, ove i cittadini si riuniscono nei piccoli centri per decidere sui fatti della comunità.
Poi, nel tempo, il numero sconfisse l’immediatezza. Fine delle trasmissioni democratiche. La rappresentatività seppellì la democrazia ed introdusse le attuali piacevolezze “democratiche” che ho elencato in apertura: corruzione, latrocinio, ignoranza…. Ecc. ecc. ecc.
Vi prego di notare come la “democrazia” funziona solo se il numero dei partecipanti è di proporzioni accettabili, dove la riunione è fisicamente possibile, e dove la stessa riunione, pur regolata da sicure disposizioni e ordinamenti per evitare il logorroico caos, espleta la sua funzione in modo produttivo ed efficace.
E’ pensabile oggi qualcosa di simile? Assolutamente no. Ve lo vedete un’assemblea a Roma, Milano, Napoli, Torino….?
Forse nei piccoli centri si potrebbe tentare. Cominciando dalla base della piramide, e salire poi, una volta consolidato il sistema, più su, per approssimazione continua.
Però.
Però in Atene c’era anche un’altra istituzione che i radical chic, ululanti il “valore eterno della democrazia” si dimenticano sempre regolarmente di mettere in evidenza.
In Atene c’era e funzionava l’ostracismo. Ostracon si traduce con coccio. Ed era un pezzetto di anfora, di vaso sul quale il Popolo scriveva il nome di chi si voleva allontanare dalla Comunità. Via, in esilio per dieci anni. Almeno. Poi si vedrà.
Ecco, della democrazia vorrei fosse possibile reintrodurre l’ostracismo. Ciascuno al proprio livello. Comune per comune. Provincia per provincia, su su fino al presidente della Repubblica. Chi non ha fatto del male, chi non ha rubato, lucrato, corrotto, concusso, o peggio….via! Pussa via, sporcaccione!
Sai che bello cacciare Monti, Berlusconi, Bersani, Di Pietro, Vendola, Fiorito, Lusi Casini, Fini, Belsito, Penati, Bagnasco, Bertoni, De Benedetti, tutti gli Agnelli-Elkan, Maroni, Alemanno, Befera, Mastropasqua Profumo, Passera, …… (dovrei fare un elenco lunghissimo, non dimenticando centri sociali, professori universitari-baroni, funzionari ministeriali, parassiti e lenoni, parlamentari e giornalisti-linguetta…. Andate avanti voi, sbizzarritevi!).
Cacciarli via, fuori dell’Italia, andate a far danni altrove. Dove? Cavoli vostri! Basta non vedere più da queste parti: si spara a vista.
Non ho nominato la malavita organizzata, volutamente. Quella ce la teniamo. In galera, però, 41 bis a manetta. Il made in Italy che ci piace esportare è quello frutto d’ingegno, fantasia, qualità, eleganza, gusto eccellenza. Il brutto dobbiamo sconfiggerlo da soli, qua da noi.
Sì, sì: l’ostracismo dovrebbe essere reintrodotto. Pulizie primaverili. Che ne dite?
Fabrizio Belloni
Cell. 348 31 61 598
Martedì 8 gennaio 2012.