ttime faranno il nome di Amerigo Dumini.
rogarsi su questi numeri: dei 19 anni intercorrenti tra l’omicidio Matteotti e la caduta del fascismo, il toscano ne passa quasi 9 tra carcere e confino e altri 9 in terra di colonia.
li ndr), con il compito di controllare e seguire la diffusione del quotidiano. Il loro stipendio fu fissato in 2.500 lire mensili, ma a Natale Filippelli lo ridusse a 1.500 perchè i due non si facevano quasi mai vedere in redazione”. (5)
- assenza di qualunque precauzione nelle fasi che precedono il rapimento: l’auto viene regolarmente noleggiata da Filipelli; la mattina del rapimento Dumini si reca tranquillamente al garage per farsi fare il pieno di 100 litri; uno degli incaricati della sorveglianza dell’abitazione di Matteotti si fa fermare ed identificare, perché “sospetto” dai fascisti del quartiere; il numero di targa, non mascherato in alcun modo, viene notato e appuntato da alcuni abitanti della zona;
- dinamica del rapimento che ricorda molto da vicino una comica di Charlot piuttosto che l’operato di “professionisti della violenza”: in tre non riescono a bloccare e tenere fermo Matteotti; vengono a diverbio con due ragazzini che si stanno gustando la scena e che, però, si beccano un ceffone (forse) proprio da Dumini; richiamano, per la loro goffaggine, l’attenzione di diversi passanti, con uno dei rapitori che resta appeso allo sportello per alcune centinaia di metri, e due che fuggono a piedi, perché non riescono a rientrare in auto;
- sgomento dei rapitori al momento in cui si accorgono della morte del rapito: per due ore vagano, con il cadavere a bordo, nella campagna romana, per decidere come disfarsene; fanno 250 chilometri con quel pericoloso carico, finché procedono ad una sepoltura di fortuna, utilizzando gli attrezzi in dotazione alla vettura: un cavacopertoni, la leva del crick, una lima ed un martello;
- serie di comportamenti irrazionali dopo il rientro a Roma: tornato in città, Dumini va a parcheggiare l’auto – che tutta impolverata ed infangata non può non dare nell’occhio – nel cortile del Viminale; poi la trasferisce, con una scusa, nel garage di un giornalista all’oscuro di tutto; infine prova ad asportare, con mezzi di fortuna, le parti della tappezzeria insanguinate… insomma, una serie di errori, uno dopo l’altro;
- mancata organizzazione di un piano di fuga: nel giro di 15 giorni i responsabili sono tutti arrestati, e due solo riescono ad espatriare prima che le manette scattino anche ai loro polsi.
temaggio, poco tempo dopo sarà allontanato dal movimento fascista; Pasella scriverà da Milano a Luigi Zamboni, responsabile del fascio fiorentino: “Avrà letto oggi stesso (11 novembre ndr) su “Il Popolo d’Italia” la nostra diffida circa questo figuro. Allontanatelo da voi e fatelo allontanare da tutti gli amici. È uno scroccone che si è recato da tutte le parti a battere cassa desiderando vivere senza far nulla” (in: Roberto Cantagalli, “Storia del fascismo fiorentino 1919-25”, Firenze 1972 pag 127)
4 Comments