Pisa è sicuramente una delle più famose città d’arte e di cultura della Toscana, anche se è conosciuta in tutto il mondo, soprattutto per la particolarità della Torre pendente.
Secondo una leggenda, che accomuna tante città italiane, Pisa sarebbe stata fondata da alcuni mitici profughi greci, provenienti dall’omonima città achea di Pisa (1), situata nei pressi di Olimpia, nella valle del fiume Alfeo, nella regione del Peloponneso. Non a caso, infatti, i Pisani sono chiamati anche “alfei”. L’ origine del nome “Pisa”, come ho accennato, si ricollega ai leggendari fondatori, anche se non vi sono solidi fondamenti storici che possano confermare questa ipotesi (2). E’ stato comunque accertato che il primo insediamento nell’area pisana è databile intorno al IX sec. a.C., in età villanoviana (3), diventando in epoca romana prima “municipium”, dopo la guerra sociale, e poi “colonia” con il nome di “Colonia Opsequens Iulia Pisana”, successivamente semplificato nel toponimo difettivo di singolare, “Pisae-Pisarum” (4). Le ipotesi che, comunque, godono maggior credito, nell’ambito della comunità scientifica, sull’origine del nome, sono essenzialmente due: la prima si riallaccia a un termine che vuol dire “estuario”, riferendosi alla foce del fiume Arno, mentre la seconda a un termine prelatino, forse vicino all’idronimo “pisos” di origine greca, che vuol dire “luogo irrigato” (5).
Si può dire che la storia di Pisa è scritta nei suoi simboli: è infatti una delle città italiane che, nel corso della propria storia, ha collezionato il maggior numero di simboli. Di certo l’immagine, a cui la città è maggiormente legata, è rappresentata dalla Madonna, la cui effigie è riportata su numerose monete antiche e alla quale è anche dedicata la splendida cattedrale. Un altro emblema importante della città di Pisa è l’aquila, ritrovata in tanti carteggi e monete medioevali, che aveva la funzione di testimoniare la fedeltà all’imperatore. Proprio per la fedeltà al Sacro Romano Impero, nel 1162 e nel 1166, l’imperatore Federico Barbarossa concesse al Comune il vessillo imperiale. In alcuni atti è stata individuata la scritta “dedite etiam imperator eius usum vexillum” (6). Non è certo quali caratteristiche avesse questo vessillo, ma la maggior parte degli storici ritiene che si trattasse della “Blutfahne” (7), anche perchè è accertato che la città, nei secoli successivi, adottò proprio una bandiera rossa come insegna. Ed il colore rosso è tuttora presente nell’insegna del Comune, con la tipica “croce patente” (8), cioè con le braccia allargate nella parte terminale e rintrinciata, con l’estremità delle braccia a forma di rombo, e pomata con dodici globi. Altrr icone in uso presso la città di Pisa, sono la lepre, simbolo di velocità e di destrezza, nonchè la gramigna, che, invece, sta ad indicare la tenacia e la forza dei pisani.
Qualche anno fa, rimasi stupito dalla domanda di un conoscente, peraltro anche di una certa cultura (almeno certificata), quando mi chiese, con un certo innocente candore: “perchè a Pisa c’è il mare?”. Probabilmente associava la città di Pisa, soltanto al centro storico ed al nucleo cittadino propriamente detto, trascurando il litorale (Marina di Pisa e Tirrenia) che fa parte integrante con lo stesso Comune di Pisa. E che non ci fosse il mare in una “Repubblica Marinara”, storicamente accertata, sarebbe stato alquanto singolare. La città di Pisa, come del resto tutta la penisola, dovette affrontare, nel V secolo, il travaglio della caduta dell’impero romano, subendo attacchi, saccheggi e carestie. Dopo le minacce dei barbari e l’effimera durata dell’impero carolingio, Pisa si distinse contro i Saraceni, come intorno al 1000 con l’operazione marinaresca condotta dall’Ammiraglio Orlandi (9), che corse in aiuto del papa messo in fuga dai musulmani. Pisani e Genovesi, poi, non riuscirono a trovarsi d’accordo sulla spartizione della Sardegna, consentendo al re saraceno Musetto (10) di riconquistarla abbastanza agevolmente. I contrasti con Genova culminarono nella battaglia della Meloria (11) e nella relativa grande sconfitta pisana, che ne segnò la fine dell’indipendenza. Infatti, approfittando della sua debolezza, le città guelfe della Toscana si unirono per dare il colpo di grazia alla ghibellina Pisa. Il Conte Ugolino (12), nominato dittatore della Repubblica pisana, trattò con Firenze, cedendo molti territori, con alcune condizioni così svantaggiose che i suoi concittadini lo condannarono alla morte per fame, rinchiudendolo nella torre dei Gualandi, insieme ai figli e ai nipoti. Ciò avrebbe originato il racconto di Dante nella Divina Commedia (13). Alcuni anni dopo, la città cadde sotto il dominio di Firenze, pur conservando, durante tutto il Rinascimento, il ruolo di secondo polo culturale e commerciale della Toscana.
E questa straordinaria vivacità culturale Pisa l’ha conservata fino alla nostra epoca, ospitando tre, tra le più prestigiose istituzioni universitarie d’Europa, come la stessa Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore S. Anna, nonché la più importante sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e di altri istituti di ricerca. La città di Pisa è, quindi, memore di un passato glorioso e coinvolta dalle esigenze di una città moderna, come la presenza di un’elevata popolazione studentesca. Per questa convergenza di interessi, numerose sono le manifestazioni e gli eventi culturali organizzati nella città, come le feste tradizionali dedicate a San Ranieri (14), il patrono della città, o feste medioevali come il Gioco del Ponte (15). La maggior parte degli eventi si svolge durante il cosiddetto “Giugno Pisano”, che rappresenta un mese di rievocazioni storiche, dedicate alle antiche tradizioni della città di Pisa. In particolare, la sera del 16 giugno, nella vigilia del giorno in cui si festeggia San Ranieri, i lungarni sono adornati di luci e candele, che qualcuno ha individuato in più di 70.000, in vernacolo denominati “lamparini”. L’effetto è davvero molto suggestivo, quando centinaia di persone attraversano i ponti in uno scenario prettamente da fiaba. Un aspetto alquanto curioso è che l’unico monumento illuminato, come gli edifici situati sui lungarni, al di fuori delle rive dell’Arno, è la Torre Pendente. Il 17 giugno, in occasione della festa di San Ranieri, patrono della città, si svolge una storica regata sull’Arno. Il Palio, che affonda radici nel Medioevo, è conteso dalle barche dei quattro quartieri del centro storico pisano: Santa Maria, San Francesco, San Martino e Sant’Antonio. Ma l’evento forse più sentito dai Pisani è il cosiddetto “Gioco del ponte”, che si tiene ogni estate sul Ponte di Mezzo. Il gioco consiste nella battaglia tra i quartieri pisani riuniti nelle parti di Mezzogiorno e Tramontana. Per conquistare la vittoria, ogni parte deve spingere il carrello verso la parte contrapposta: il gioco termina quando si riesce a far cadere la bandiera avversaria. In ultimo, non per importanza, è da ricordare la Regata storica delle repubbliche Marinare, che si tiene, a turno in una delle 4 città partecipanti, cioè Venezia, Genova, Amalfi e naturalmente la stessa Pisa. La Regata è preceduta da un corteo di maschere che rappresentano personaggi storici e mitici appartenenti alla tradizione di ogni città. Per quanto riguarda Pisa, uno dei personaggi più famosi del corteo della città, è Kinzica de’ Sismondi (16), che, secondo la leggenda, eroicamente salvò la sua città dall’attacco dei Saraceni.
Come si è detto in apertura, il monumento più famoso di Pisa è sicuramente la Torre pendente, uno dei simboli della civiltà italiana ed europea, che per pochi voti non è stato annoverato tra le sette meraviglie del mondo moderno, battuto di misura dal Colosseo (17). In realtà, quella che noi chiamiamo, comunemente, “Torre di Pisa” è il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta (Duomo), nella famosissima Piazza dei Miracoli. Si tratta di un campanile alto 58 metri circa, costruito nell’arco di due secoli, tra il dodicesimo ed il quattordicesimo secolo. La sua struttura ha una massa di più 14.000 tonnellate, presentandosi con un aspetto peculiare, in cui predomina la linea curva, con giri di arcate cieche e sei piani di loggette. La celebre pendenza è causata da un cedimento del terreno sottostante, già nei primi mesi della sua fondazione (18). Dal 1990 al 2011 sono stati condotti poderosi lavori di restauro delle superfici lapidee, sia negli esterni che negli interni, soprattutto però con lo scopo di raggiungere l’assetto definitivo di consolidamento sotto il profilo dell’inclinazione.
Giorgio Vasari, (19) nella sua opera “Dè più eccellenti pittori, scultori e architettori”, definisce dilettanti allo sbaraglio i costruttori della Torre di Pisa. Ma forse, proprio grazie alla loro inesperienza, la Torre è diventata quel simbolo iconico di così grande importanza. Contrariamente a quanto riporta il Vasari, l’identità del primo architetto della Torre è ancora avvolta dal mistero. Per lungo tempo, la fase iniziale del progetto è stata attribuita a Bonanno Pisano, mentre poi altri studiosi ne hanno affidata la paternità all’archietto Diotisalvi. Una leggenda, che mi hanno raccontato gli stessi abitanti di Pisa, sostiene che salire per i circa 290 scalini della Torre, porterebbe sfortuna soltanto ai Pisani doc, non a quelli provenienti da altre parti del mondo (20). L’asimmetrico campanile presenta un’evidente simbologia astronomica ed astrologica. Nel bassorilievo posto sopra la porta di ingresso si può ammirare il simbolo di uno dei segni zodiacali, l’Ariete, che, come diremo in seguito, contraddistingue l’intera piazza dei Miracoli. Nel calendario pisano, in uso fino all’arrivo di quello gregoriano nel 1582, l’anno cominciava il 25 marzo. Ancora oggi, per tradizione, il Capodanno pisano, sotto il segno dell’Ariete, è celebrato con una cerimonia solenne nel Duomo. A mezzogiorno in punto di quel giorno, fino ai lavori di ristrutturazione del XVIII secolo, un raggio di sole andava ad illuminare una zona particolare, situata presso l’altare principale del Duomo (21).
La Torre di Pisa ha avuto anche un ruolo di tutto rispetto per lo sviluppo della scienza moderna, in quanto il famoso professore di matematica Galileo Galilei la utilizzò per condurre gli esperimenti sulla caduta dei gravi (22), che aprirono la strada alla fisica moderna. Gli stessi numeri della Torre presentano alcuni enigmi: secondo gli usi del tempo, le misure orizzontali, come la circonferenza di base, erano considerati mediante “piedi”, mentre quelle verticali, come l’altezza, mediante “braccia”. L’aspetto più particolare è rappresentato dal fatto che le colonne del loggiato misurano una “pertica”, cioè cinque braccia, che, a loro volta, costituiscono l’unità di misura dell’intera costruzione. Tutte le altre misure sono state calcolate, come esatti multipli aritmetici della stessa, contribuendo a delineare una struttura modulare della Torre ispirata al pentagono.
Piazza dei Miracoli è il cuore pulsante della città di Pisa, definita appunto “dei Miracoli” da Gabriele D’Annunzio nel suo romanzo “Forse si, forse no” del 1910 e da allora conosciuta, in tutto il mondo, con questo nome. Forse miracoloso può sembrare un aggettivo esagerato, ma sicuramente la disposizione degli edifici ha un significato simbolico e armonioso. Se osserviamo la piazza dall’alto, si nota subito che, mentre il Duomo ed il Battistero, sono perfettamente allineati fra loro, lungo l’asse ovest-est, la Torre è decentrata di circa 10° in direzione sud. Questa posizione determina il fenomeno che l’ombra della Torre, all’alba del 25 dicembre, giorno di Natale, o meglio del “Sol invictus”, cada esattamente al centro della cupola del Duomo, e di conseguenza, per un’associazione ideale, sull’altare centrale. E’ noto che il giorno di Natale, scelto dalla Chiesa, come ricorrenza della nascita di Gesù, in realtà era celebrato come il solstizio d’inverno, dedicato al “Sol invictus”. La posizione decentrata della Torre ha, comunque, un’altra importanza simbolica, in quanto, secondo alcune teorie, rievocherebbe, in relazione agli altri due edifici, la posizione della costellazione dell’Ariete (23). Le stelle principali di tale costellazione sono tre: Hamal (Alpha Arietis), Sheratan (Beta Arietis) e Mesarthim (Gamma Arietis) (24), allineate, più o meno, allo stesso modo del Battistero, del Duomo e della Torre pendente. Non è sicuramente un caso, che, osservando tutte le facciate dei monumenti presenti in Piazza dei Miracoli, è possibile scorgere gli archetti ciechi, di forma semicircolare, con colonnine dritte interposte fra essi, che richiamano il conosciuto simbolo formato da uno stelo verticale sormontato da due corni arcuati, appunto l’emblema astrologico dell’Ariete. Piazza dei Miracoli, pertanto, si presenta come un vero e proprio calendario cosmico, un modo per rendere speculare ciò che accade in cielo e ciò che accade in terra, per sottolineare la complementarietà della materia e dello spirito.
Una leggenda molto particolare avvolge di mistero il Duomo di Pisa: si tratta delle cosiddette “unghiate” che Satana avrebbe lasciato sulla fiancata nord del Duomo. In realtà sono tanti buchini su un pezzo di marmo, posto ad altezza uomo, sul lato che si affaccia sul Camposanto monumentale. Secondo la leggenda, Satana, geloso della bellezza della Cattedrale di Pisa e, desiderandola distruggere, si arrampicò lungo la fiancata nord per fermarne la costruzione. Ma la scellerata impresa fu impedita da un angelo, che riuscì a scacciarlo, ed il diavolo si limitò a lasciare le unghiate sul pezzo di marmo. Una curiosità interessante è che se si prova a contare le “unghie del diavolo”, il loro numero non risulta mai lo stesso, come per un dispetto demoniaco. A parte l’ironia della cosa, io personalmente ho provato varie volte ed il numero è sempre apparso diverso: andate a Pisa per provare. Tutti i ragazzi pisani, 100 giorni prima dell’esame di maturità, si recano in Piazza dei Miracoli e, tra i vari scongiuri scaramantici, contano le tracce del diavolo.
Uno dei luoghi più misteriosi ed affascinanti di Piazza dei Miracoli è sicuramente il Camposanto monumentale, che chiude la piazza a settentrione, con la sua lunga parete di marmi bianchi su cui si possono notare varie immagini, come faccine, croci, rettangoli ecc..In ordine cronologico fu l’ultimo degli edifici della piazza ad essere costruito, nel 1277, per conservare i sarcofagi risalenti ad epoca romana e che fino ad allora erano sparsi intorno alla cattedrale ed adoperati per seppellire personaggi illustri (25). Secondo una tradizione, l’appellativo “campo santo”, deriverebbe dal fatto che parte del terreno sarebbe stato portato dal Golgota fino a Pisa dal vescovo Ubaldo de Lanfranchi, di ritorno dalla terza crociata. La terra, addirittura, avrebbe contenuto alcune gocce di sangue cadute dal corpo di Gesù Cristo crocifisso. Agli occhi del visitatore, appare impressionante la prima Galleria porticata del Camposanto, simile ad un enorme chiostro con stupende traforature gotiche. Molto numerose sono le sepolture pavimentali, i monumenti funerari e i frammenti scultorei, tra cui alcuni provenienti da un mitreo pisano, in quanto ritrae Mitra, nella sua iconografia classica. Da segnalare anche i misteri della galleria opposta a quella di ingresso, dove è raffigurata una “triplice cinta”(26), dietro ad un monumento funerario. La triplice cinta è un simbolo sacro, che rappresenta l’orientamento dell’uomo nello spazio e nell’ambito vitale, la complementarietà della terra e del cielo, e anche l’intero universo creato (terra-cielo) in opposizione al non-creato e al creatore.
Le sinopie (27), affreschi elaborati da vari artisti, che un tempo adornavano il Cimitero monumentale, in parte furono distrutte ed in parte si salvarono dopo un bombardamento alleato nel 1944. Dopo il restauro, le sinopie furono collocate nel museo omonimo, collocato nella parte sud di Piazza dei Miracoli.
Un luogo di Pisa, particolarmente suggestivo, è la Chiesa della Spina che si staglia in maniera fiabesca sul lungarno. Essa fu costruita nel 1230, su commissione della famiglia Gualandi, e fu consacrata a Santa Maria di Pontenovo, in quanto sorgeva vicino all’omonimo ponte crollato nel XV secolo. Il nome di Santa Maria della Spina le fu assegnato nel 1333, quando, secondo la tradizione, fu ivi trasportata la preziosa reliquia, cioè una spina che sarebbe stata parte integrante della corona di spine con cui Gesù fu incoronato prima della crocifissione (28). Nel XIX secolo la reliquia fu trasferita nella chiesa di Santa Chiara, dove attualmente è conservata. In origine la chiesa si trovava al livello dell’Arno, ma, a causa dei continui lavori e dei restauri, che richiedevano il cedimento del terreno e l’eccessiva prossimità al fiume, la chiesa fu smantellata e ricostruita nel luogo attuale.
Ma Pisa è conosciuta anche per i suoi numerosi ordini monastico-cavallereschi. Nel periodo delle Crociate, fiorirono i Cavalieri Gerosolimitani (29), a memoria dei quali rimane, nella città, la rotonda del santo Sepolcro. Ed è attestata la presenza dei cavalieri Templari, che possedevano vari palazzi e terreni nell’ambito dell’area pisana. Molti di questi andarono distrutti, tra cui la chiesa di santa Sofia dei Templari di Barbaricina, nella periferia occidentale della città. Le croci patenti dei Templari sono sparse in tutti i luoghi di Pisa, importanti e meno importanti, tanto da divenire simbolo araldico della città stessa. Ed in una delle più belle piazze di Pisa, e forse d’Italia, Piazza dei Cavalieri, sede attuale delle prestigiosa Scuola Normale, sorgeva il palazzo dei cavalieri di Santo Stefano papa e martire (30), un ordine fondato nel 1562 da Cosimo I de’ Medici, allo scopo di difendere la fede e proteggere i porti dalle incursioni dei pirati e dei Saraceni. L’ordine si sviluppò con un certo successo, riportando interessanti vittorie e arrivando, con poche modifiche allo statuto originario, fino ai nostri giorni. Quest’ ordine si occupò di diverse discipline esoteriche, approfondendo anche pratiche alchemiche.
E non si può fare a meno di accennare alla bellissima basilica di San Piero Grado, posta nella zona periferica sud-occidentale della città, sulla strada per Tirrenia e Marina di Pisa, fondata su un antico porto fluviale romano. Secondo la tradizione, diffusasi fin dal periodo carolingio, San Pietro sbarcò alla foce dell’Arno, tornando dalla Siria, prima di cominciare la discesa verso Roma. La leggenda racconta che lo stesso apostolo eresse il primo altare di pietra in Italia; la denominazione “a Grado” del relativo toponimo, deriva dal latino “ad gradus arnenses”, traducibile con “accesso all’Arno”, confermando l’esistenza di un porto fluviale già in epoca romana (31). Gli scavi iniziati nel 1925 hanno rivelato l’esistenza di una chiesa precedente e, ancora prima, di una villa romana. E la particolarità più notevole di questa basilica, a parte i soliti simboli religiosi, è la diffusione di rappresentazioni di navi maiorchine in ramina e manganese, nonché la presenza di animali e di altri oggetti tipici della civiltà romana, come se gli artisti avessero cercato di ricongiungere i propri ideali mistici al prestigio e alla grandezza della Roma antica.
Ora la foce dell’Arno è situata più a nord, rispetto al periodo della fondazione della basilica di San Piero, ma l’effetto suggestivo del tramonto non cambia. Concludo questo articolo, appoggiato al faro del porto turistico di Marina di Pisa, inaugurato pochi anni fa, mentre verso nord, oltre gli indistruttibili retoni della via fluviale che collega Pisa a Firenze, scorgo nitidamente la parte meridionale del golfo della Spezia, mentre, volgendo lo sguardo verso sud, posso intravedere il porto di Livorno. E’ un languido pomeriggio di inizio autunno, ma ugualmente mi vengono in mente i versi di Gabriele D’Annunzio:
“ O Marina di Pisa, quando folgora il solleone! Le lodolette cantan su le pratora di San Rossore e le cicale cantano sui platani d’Arno a tenzone…” (32).
NOTE
(1) Pisa è un’antica località dell’Ellade, nel Peloponneso, presso il fiume Alfeo nei pressi di Olimpia. Fu probabilmente distrutta nel VI sec. a.C.. La località che oggi sorge sulle rovine dell’antica Pisa è chiamata “Archaia Pisa”, cioè Pisa antica.
(2)Cfr., Dizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, pp. 588-589.
(3)Cfr., Enrico Parabeni, La necropoli villanoviana di Pisa, Edizioni Aspasia, Bologna 2010, pp. 258-263.
(4)Le più antiche attestazioni del toponimo “Pisae-Pisarum” risalgono a Livio e a Plinio il vecchio.
(5)Cfr. nota nr. 3
(6)Cfr., Francesco Stea Pagliai, La “croce pisana”: un falso storico, su Pagina Q (la pagina quotidiana di Pisa), 23 febbraio 2015-13 dicembre 2016.
(7)La denominazione “Blutfahne” (bandiera di sangue) è famosa per essere stata attribuita al vessillo con la svastica nazista. In realtà era un vessillo del Sacro Romano Impero, inizialmente riservato al solo sovrano, poi estesa ai fedeli dell’imperatore, a cui concedeva il diritto di tenere una corte di giustizia autorizzata ad infliggere pene corporali o la morte.
(8) La croce patente, con diverse modalità, era in uso presso i Cavalieri Templari, L’Ordine di Cristo, I Cavalieri Teutonici e La Croce di Ferro Tedesca.
(9)Nel 1063 la flotta pisana, guidata dall’Ammiraglio Giovanni Orlandi, ottenne un memorabile successo contro i Saraceni
(10)Musetto (960- 1044), militare e politico arabo, noto in Italia con il nome di Museto, Musetto o Mugeto.
(11)La battaglia della Meloria, avvenuta nell’agosto del 1284, al largo delle coste pisane, indebolì molto la Repubblica marinara di Pisa che si avviò verso il declino
(12)Ugolino della Gherardesca (1210-1289), ricopri molte cariche di vertice nell’ambito della Repubblica pisana, fino a diventare “Capitano del popolo”. Fu accusato dai suoi concittadini di tradimento e rinchiuso con i suoi figli ed i suoi nipoti nella Torre Guarlanda.
(13)Dante Alighieri colloca il conte Ugolino nel XXXIII canto dell’Inferno.
(14)Ranieri Scacceri (1115-1160) fu un eremita, dopo aver trascorso la gioventù in frivolezze. Soggiornò in Terra santa e, rientrato a Pisa si ritirò presso il Monastero di San Vito, dove si diffuse la diceria di alcuni suoi miracoli.
(15)Il gioco del ponte si svolge l’ultimo sabato di giugno presso il ponte di Mezzo, che collega i due lati dei lungarni nella zona centrale della città.
(16)Kinzica dè Sismondi, figlia di una nobile famiglia, per alcuni addirittura una principessa, per altri una prostituta, secondo la leggenda salvò la città di Pisa, intorno al 1004-1005 dalll’invasione saracena. Alcuni storici ritengono più plausibile che l’episodio sia avvenuto verso il 1016 o il 1024.
(17)Cfr., Luigi Angelino, I miti – luci e ombre, Brescia 2018, Ed. Cavinato International.
(18)Cfr., Nicholas Shrady, La Torre di Pisa- Storia di un errore architettonico, Milano 2007, Ed. Mondadori.
(19)Giorgio Vasari (1511-1574), pittore, architetto e storico dell’arte. La sua opera principale fu appunto “Le vite dè più eccellenti pittori, scultori ed architettori”, che comprende una serie di biografie di artisti tra il Trecento ed il Cinquecento.
(20)Cfr., Piero Pierotti, Breve storia della Torre di Pisa, Pisa 2011, Ed. Pacini
(21)Il Capodanno pisano era in uso a Pisa e in altre zone della Toscana, come conseguenza di un particolare calendario, che fissava l’inizio dell’anno nel giorno dell’incarnazione di Gesù (nove mesi prima del Natale).
(22)Galileo Galilei dimostrò che i corpi materiali cadono nel vuoto tutti con la stessa accelerazione, indipendentemente dalla loro massa.
(23)Cfr., Paolo Fontanelli e Gianfranco Micali, Pisa dei miracoli, recupero, conservazione ed innovazione urbana, Roma 2008, Ed. Donzelli.
(24)La costellazione dell’ Ariete si trova tra i Pesci ad ovest e il Toro ad est. E’ tipica dei cieli autunnali boreali.
(25)Cfr., Mario Bucci e Licia Bertolini, Camposanto Monumentale di Pisa. Affreschi e Sinopie, Pisa 1969, Edizione Opera della Primaziale pisana.
(26)La “triplice cinta è solitamente rappresentata da un quadrato profondamente inciso, con un foro centrale abbastanza profondo ed una linea intermedia verticale che interseca esattamente a metà il quadrilatero.
(27)Per tradizione, si intende per “sinopia”un disegno preparatorio usato per la pittura a fresco. Il termine si riferisce alla località di Sinope, sul Mar Nero, da cui proveniva originariamente la terra rossa da utilizzare per queste opere.
(28)Cfr., M. Bruneri, Trine di marmo. Alla scoperta della Chiesa della Spina, Pisa 2014, Ed. ETS.
(29)Sono definiti “Cavalieri gerosolimitani”, ovvero del Regno di Gerusalemme, gli appartenenti ai seguenti ordini: Cavalieri ospitalieri, templari, teutonico, del Santo Sepolcro, di San Lazzaro di Gerusalemme
(30)L’ordine di Santo Stefano ha una doppia personalità giuridica, cioè canonica e civile. Attualmente, l’Ordine conta circa 70 cavalieri, suddivisi nei diversi ranghi, e ne è Gran Maestro Sigismondo d’Asburgo Lorena, pronipote di Ferdinando IV, l’ultimo Granduca di Toscana.
(31)Cfr., Francesco Crisanti, Un capolavoro senza tempo. La Basilica di San Piero a Grado e la sua storia, Pisa 2007, Ed. Felici.
(32)Si tratta di versi tratti dalla lirica di Gabriele d’Annunzio “La tenzone”, composta il 5 luglio 1899 e pubblicata su “Il giorno”, il 1 luglio 1900.
Fonte immagini: web
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