Siamo lieti in questa occasione di presentare, per i lettori di EreticaMente, il secondo volume del progetto Polemos, che non snatura fortunatamente i propri intendimenti iniziali, ma ne segue fedelmente la linea ideale, già tracciata nel primo volume, anch’esso da noi recensito. Combinando felicemente alcuni studi inediti con articoli già pubblicati su alcune note riviste come Occidentale oppure su alcuni quotidiani come Linea o Il Secolo d’Italia, l’espressione di un sacro connubio tra cultura identitaria, ricercata virtù mentale, interiore quanto corporale lascia un segno indelebile di una sfida che gli autori vogliono lanciare alle nuove generazioni, sempre più prede inconsapevoli della decadenza occidentale che ne condiziona inesorabilmente le esistenze.
Il senso del Radicamento che si indica come necessaria salvezza dell’ancestrale Tradizione d’Europa non è intesa in termini vagamente retorici (a volte quasi patetici), di mera e superficiale riferimento naturalistico ed etnico, ma coglie la dimensione altamente spirituale di un’appartenenza che immanentemente collega l’Uomo alla sua Patria manifesta e terrena e trascendentalmente ricollega lo stesso alla sua vera ed autentica Patria sacrale, quella occultata dentro di sé. In ciò i riferimenti a Spengler, Junger e Giorgio Locchi risultano essere quanto mai illuminanti, in quanto determinano una qualità di consapevolezza, che asciuga le emozionalità di un conflitto non più irrazionale, ma precisamente e coscientemente inteso:
“Si può scegliere dunque di accettare il destino d’Europa, cioè il suo tramonto, che coincide però con l’Inizio, cioè col nuovo advenire storico dell’autenticità dell’Essere” (p. 47)
Chiarite le “Radici del Terrore Sacro”, le “Genealogie del conflitto” sono facilmente intuibili e rintracciano nel Cristianesimo, nel razionalismo e negli ideali dell’89 i vettori patogeni di una catabasi che sembra quasi inarrestabili e verso cui gli Autori non propongono alcune fuga fantastica o immaginifica, ma l’assunzione di un modus essendi, che gli stessi ritrovano sapientemente nelle saghe nordiche, nella Tradizione Classica, fino a quel filo di Arianna che riconnette la sapienzialità arcaica occidentale al sapere iniziatico orientale nel Taoismo.
Il significato profondo di tale radicamento consapevole viene espresso particolarmente in due articoli presenti nel testo, “Gorin No Sho- Lo Stato dell’Arte della Marzialità” di A. Sathsiva (p. 171ss) e “Marte ed Efesto: il ritorno della Storia” di G. Faye (p.211ss). Abbiamo ritrovato in queste due testi la medesima tensione ideale della cosiddetta “Via della Spada”, come nel Bushido, come ne Il Domenicano Bianco di Meyrink, una virtuosa disciplina eroica che rivolge la lama primariamente verso la sponda titanica che alberga nella sfera animica del guerriero, per ridestarne il furor, il ricordo di altezza e di una Sapienza Aurorale ancora possibile, ancora raggiungibile, nella ferra disciplina, nel combattimento, nella pragmatica comprensione del reale:
“Quando si difende il proprio popolo, i propri figli, allora si difende l’essenziale. Allora si segue la legge di Agamennone e Leonida, ma anche di Carlo Martello: ciò che prevale è la legge della spada, il cui bronzo o acciaio riflette la luce del sole. L’albero, il razzo, la spada: tre simboli verticali si ergono dal terreno verso la luce, dalla Terra al Sole, animati da linfa, fuoco e sangue” (p. 220)
Tale tensione ideale, tale tensione del sano conflitto sono rintracciabili anche nelle a Davide Morini ed Apolokia, nelle recensioni musicali ed cinematografiche, in una giusta ed organica comprensione artistica dell’appartenenza.
I lettori di EreticaMente in questo testo potranno liberamente ritrovare quanto da anni approfondiscono su questo sito, la medesima linea di condotta, la medesima identità culturale, la medesima passione per l’Eresia, la purificazione guerriera che gli autori evocatoriamente riferiscono alla celebrazione romana dei Lupercalia:
“…le Eresie virili per così dire, si ritrovano a dover riconquistare la loro specificità, minacciata dall’egualitarismo spinto e dalle logiche di mercato che sulla massificazione fondano il loro dominio” (p. 7)
Luca Valentini