17 Luglio 2024
Politica Società

Politica dello stato – Aulo Gallo

Stato di fatto dell’essere.

La politica dello Stato Italiano, o meglio dello “stato di fatto” che vige in Italia, si può esplicitare in poche righe oppure in un tomo enciclopedico. Dipende dal punto d’osservazione.

Personalmente prediligo le “poche righe”. Eccole.

Dopo tre quarti di secolo noi si subisce ancora il “trattato di resa incondizionata”, gabellato per “trattato di pace”, firmato a Parigi fra Italia e “Alleati” il 10 febbraio 1947.

In Italia i così detti “partiti” non decidono se non le feste da fissare sul calendario.

Certamente si era entrati in guerra quando già a seguito dell’attacco della Polonia a Danzica e quindi alla Germania, dell’agosto del 1939, si era evitato di entrare (come da trattato) in armi nel conflitto accanto agli alleati tedeschi. Pertanto in qualche modo, persa la guerra, la si doveva scontare. Come ogni “vinto”.

Per inciso, trovo scritto non già in un testo universitario (vergogna!), ma in una “semplice” rivista: «Nonostante i riconoscimenti ufficiali contenuti nel preambolo, il trattato in pratica non riconobbe l’aiuto dato dall’Italia agli Alleati» (G. Ba., Il trattato di pace fra l’Italia e gli Alleati, in Storia Illustrata, n. 210, maggio, Segrate 1975, p. 13).

Oggi si dipende ancora dal diktat USA-UK, per i profani, ma in realtà dalla massoneria internazionale, come purtroppo pochi sanno o vogliono sapere.

 

 

Stato come dovrebbe essere.

Butto dalla finestra ogni dettame comunista: semplice emanazione della massoneria sovietica.

Butto dalla medesima finestra ogni dettame fascista: semplice emanazione della massoneria milanese che temeva i “parvenu” dell’est.

Dalla finestra fanno il volo anche il resto delle ideologie, in primis quella della Chiesa di Roma.

Cosa mi resta?

Non so a voi, ma a me personalmente resta tra le mani un simpatico romanzo di fantascienza: Starship Troopers (Fanteria dello Spazio).

Senza alcun preambolo vado al dunque e scateno le ire d’ogni lettore.

 

 

Essere nel centro del proprio essere.

Innanzitutto (e sopra tutto) «l’armatura potenziata rappresenta metà della ragione per cui siamo definiti FANTERIA SPAZIALE MOBILE» (Robert Heinlein, Starship Troopers (Fanteria dello Spazio), Mondadori, Milano 1998, p. 111).

Come antipasto posso scodellare: «L’antico adagio: capire significa perdonare è una balla bella e buona» (Ibidem, p. 125).

Mi ha poi colpito la possanza dell’enunciato «Tutti combattono, tutti lavorano» (Ibidem, p. 159).

E per quanto riguarda il “fondamento dello stato democratico”? Ovvero il voto? Che cosa trovo scritto?

«Il diritto di voto è stato soggetto a ogni tipo di regole: luogo di nascita, stato sociale, colore della pelle, sesso, censo, istruzione, età, religione eccetera eccetera. Tutti questi sistemi funzionavano, ma nessuno come si deve» (Ibidem, p. 197).

In pratica il diritto di voto si acquisisce solo dopo avere prestato il servizio militare. Perché? «Noi, al contrario, non facciamo questione di età, colore, credo, nascita, ricchezza, sesso o convinzione. Chiunque può guadagnarsi l’autorità sovrana grazie a un periodo di servizio militare normalmente breve e non eccessivamente arduo. Ma poiché il diritto di voto rappresenta un massimo di fatto di autorità umana, facciamo in modo di assicurarci che colui che lo esercita sia disposto ad accettare il massimo di responsabilità sociale. Chiediamo a chiunque desideri esercitare un controllo sopra lo Stato di mettere in palio la propria vita, e di perderla, se necessario, per salvare la vita dello Stato. Il massimo della responsabilità che un essere umano può accettare è così equiparato al massimo di autorità che lo stesso essere può esercitare» (Ibidem, p. 199).

 

 

La definizione dell’essere.

Tratto dal sopra citato libro, il film Starship Troopers di Paul Verhoeven batte in sottofondo, ma sulla grancassa, il motto “diventa un Cittadino!”.

Che vorrà dire?

Parla il prof. Rasczak, il quale domanda a uno studente: «Tu, perché solo ai Cittadini è concesso il voto?». Ricevuta una risposta insoddisfacente il professore esordisce con: «Una cosa regalata non ha alcun valore. Vedete, quando votate, esercitate un’autorità politica, usate una forza, e la forza -miei cari- è violenza: l’autorità suprema da cui deriva ogni altra autorità…».

Non pago, domanda ancora: «Qual è la differenza in senso morale -se c’è- tra un civile e un Cittadino?».

Gli risponde Johnny Rico: «Un Cittadino si assume personalmente la responsabilità della sicurezza dello Stato e la difende con la propria vita; un civile no».

 

 

L’essere conclusivo.

Ereticamente parlando, se devo rifarmi ad un libro di fantascienza, quando tra XX e XXI secolo sono state stampate tonnellate di libri di filosofia, etica, morale e politica, vuole proprio dire che tali “tomi” erano e sono solo cartaccia che fa perdere tempo e bussola.

Buttate alle ortiche quanto v’hanno detto in ogni ambito di questa cadente (e mai stata in piedi) societas e pensate solo ed esclusivamente con la vostra testa: allora sarete veramente voi stessi e sicuramente vincenti!

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