25 Giugno 2024
Strade d'Europa

Praga magica – Luigi Angelino

Praga è considerata una delle città più magiche ed esoteriche d’Europa, costituendo uno dei vertici della “magia bianca”, insieme a Torino e a Lyon. Come è noto, Praga è la capitale delle Repubblica Ceca, separatasi dalla Slovacchia in maniera pacifica nel 1993. Già famosa nei secoli scorsi, negli ultimi anni Praga è diventata un centro culturale e turistico conosciuto in tutto il mondo, con il suo suggestivo centro storico incluso nel 1992 nella lista dei patrimoni dell’umanità UNESCO. Per quanto riguarda le origini, le ricostruzioni storiche hanno evidenziato che nell’area dove sorge Praga, vi furono insediamenti umani fin dall’epoca del Paleolitico ed, a partire dal 200 a.C. circa, alcune tribù celtiche si stabilirono a sud della futura città. Successivamente si aggiunsero popolazioni germaniche, anche se gli Slavi conquistarono la zona nel IV secolo. A parte la difficile composizione delle fonti storiche, per la verità molto frammentarie e contraddittorie, vi è una bella leggenda sulla fondazione della città di Praga. Secondo questo racconto, essa fu fondata dalla principessa Libuse e da suo marito Premysl, che avrebbe poi dato il nome ad una dinastia di regnanti. Nonostante tale narrazione sia considerata fantasiosa, è stato riscontrato che il primo nucleo di Praga sorse nel IX secolo, come una sorta di “castello” sulla riva destra del fiume Moldava, ancora oggi denominato “Vysehrad” (castello alto) per distinguerlo da quello che sarebbe stato edificato sulla riva opposta, destinato a diventare la residenza dei regnanti di Boemia (Prazsky Hrad). Si narra che il re Vladislao II avesse costruito il primo ponte nel 1170, il Ponte Giuditta, crollato nel 1342 e sulle cui fondamenta fu, poi, costruito il celebre Karluv most (Ponte Carlo). E la città diventò fiorente nel corso del XIV secolo, con il re Carlo IV della dinastia di Lussemburgo. In quel periodo si stima che Praga sia diventata la terza città d’Europa, capitale “effettiva” del Sacro Romano Impero, con la presenza di una “zecca” che coniava monete e con un vivace scambio commerciale e finanziario, grazie alle attività di mercanti e banchieri tedeschi, italiani e soprattutto ebrei, la cui comunità era costituita da circa 15.000 persone (1). Sotto il regno di Venceslao IV, tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, Praga diventò protagonista di un importante fermento culturale e spirituale. Si può dire che il movimento anticattolico e protestante che poi sarebbe esploso nel XVI secolo con Lutero, iniziò proprio nella città di Praga. Jan Hus(2), teologo universitario, iniziò a diffondere le proprie idee contro l’arroganza, il lusso ed i cattivi costumi della Chiesa. Per le sue idee e per la strenua difesa degli interessi dei poveri, fu bruciato sul rogo a Costanza nel 1415. Nel 1526 Praga entrò a far parte dei domini degli Asburgo che cercarono di opporsi alle idee “protestanti” che dilagavano nella città. Questi contrasti ebbero fine con Rodolfo II, eletto Re di Boemia nel 1576 che, presso il “Castello di Praga” creò una vera e propria corte di studiosi, astrologi, alchimisti ed artisti. Con il suo accentuato mecenatismo, che attirò personaggi del calibro di Keplero, Rodolfo II rese Praga la capitale della cultura europea dell’ultimo scorcio del sedicesimo secolo (3).

La guerra dei Trent’anni scoppiata nel 1618, che provocò gravissimi danni nell’intera Europa, segnò il declino della città di Praga, con la conseguenza che gli Asburgo spostarono la corte a Vienna. Alla fine del diciottesimo secolo, Giuseppe II creò la “grande Praga”, riunendo le quattro municipalità di Mala Strano, Nove Mesto, Stare Mesto e Hradcany che si accrebbe ulteriormente nel secolo successivo, grazie alla rivoluzione industriale e all’inclusione del quartiere ebraico Josefov. La presenza di numerose miniere di metallo e di carbone, nell’area circostante, diedero un forte impulso economico, al punto che la zona di Praga diventò tra le più produttive dell’impero asburgico. Per questi motivi, il partito nazionalista iniziò, verso la fine del diciannovesimo secolo, a farsi sentire per conquistare l’indipendenza. Dopo la prima guerra mondiale, fu creata la “Cecoslovacchia”, con capitale Praga, che ritornava ad essere una delle città più importanti d’Europa. La città subì, come è noto, l’occupazione nazista nel 1939, quando Hitler dal Castello proclamò protettorato tedesco sia la Boemia che la Moravia. Dopo l’occupazione nazista, i numerosi Ebrei che vivevano in città o fuggirono oppure furono trucidati nell’olocausto. Al termine della seconda guerra mondiale, Praga si trovò dall’altra parte della Cortina di Ferro, subendo un serratissimo controllo da parte del regime comunista dell’Unione Sovietica. La vivace vita intellettuale della città fu soffocata in ogni modo, nonostante alcuni brevi periodi di speranza, come quello della “Primavera di Praga” nel 1968, alla quale l’Unione Sovietica reagì con l’occupazione impiegando circa 7000 carri armati (4). La “rivoluzione di velluto” del 1989, così chiamata perchè caratterizzata da manifestazioni assolutamente pacifiche, inaugurò la nuova stagione storica di Praga che, nel 1993, come già accennato in precedenza, si trovò capitale della sola Repubblica Ceca, dopo un indolore divorzio con la Slovacchia. La grave inondazione causata dal fiume Moldava nell’agosto del 2002 è stata superata rapidamente, creando un’idonea pavimentazione prossima agli argini del fiume nella suggestiva “città vecchia”, in grado di innalzare, nei casi di emergenza, lastre molto alte e fra loro unite, per contenere un altro ipotetico straripamento del corso d’acqua.

Ciò che salta all’occhio immediatamente, quando si visita Praga, è la ricchezza e la varietà della sua architettura. I suoi palazzi, dei quali alcuni presentano splendidi “murales”, spaziano dall’art nouveau, al barocco, al gotico ed al neoclassico. Negli ultimi anni non sono mancate estensioni figurative che comprendono influenze cubiste e perfino ultramoderne. Pur essendo una grande città, si respira un’atmosfera retrò e, soprattutto il suo centro storico, è adatto per chi ama le lunghe passeggiate a piedi. Non si può fare a meno di partire dal già citato Ponte Carlo, uno dei più importanti simboli della città, considerato uno dei luoghi più fotografati d’Europa (5). Il suggestivo ponte attraversa ovviamente il fiume Moldava, unendo la Città Vecchia al quartiere di Mala Strana. Come ho già detto prima, fu costruito sulle fondamenta di un più antico ponte crollato e fino al 1841 ha rappresentato l’unico punto di collegamento tra le due sponde della città. Il ponte ha un aspetto sfarzoso ed imponente, in quanto presidiato da tre torri, due dalla parte di Mala Strana ed una dalla parte della Città Vecchia ed è decorato con ben 30 statue in stile barocco. Tra le statue, la più celebrata è quella in onore di San Giovanni Nepomuceno (6), ucciso e poi gettato nel fiume proprio da questo ponte. Si narra che nello stesso giorno uno degli archi crollò e nessuno fu più in grado di ricostruirlo, a causa di una sorta di eterna maledizione, ma i cittadini di Praga affermano che toccare la lapide, collocata alla base della statua, possa portare fortuna e prosperità. Si raccontano molte altre leggende sulla costruzione del ponte Carlo, in particolar modo sulla sua proverbiale “resistenza”, dovuta anche all’interesse per l’astrologia del sovrano che avrebbe ordinato di iniziare la costruzione del ponte il 9 luglio 1357 alle ore 5.31, poiché la sequenza numerica 135797531 l’avrebbe preservato da ogni cataclisma. Uno dei racconti più famosi è riferito sempre al re Carlo IV che avrebbe chiesto al popolo di portare quante più uova riuscissero a trovare, per mischiarle alla malta che doveva servire per la costruzione del ponte. Un’altra leggenda racconta che il diavolo fece visita all’architetto del ponte, pretendendone l’anima in cambio dell’aiuto nel compiere l’opera. Ma la narrazione più seducente ed inquietante, è quella secondo cui, ogni venerdì, sul ponte passerebbe una carrozza guidata da uno scheletro alla ricerca di un tesoro.

Una delle attrazioni più magiche di Praga è l’orologio astronomico, situato sul municipio, al centro della piazza del quartiere di Stare Mesto. In realtà, dell’edificio originario attualmente è rimasta soltano la torre, dalla cui sommità è possibile ammirare un magnifico panorama della capitale ceca. L’orologio è legato a molteplici leggende, ma la narrazione forse più famosa è quella a proposito del re Venceslao IV. Si racconta, infatti, che il sovrano abbia fatto accecare Mikulas di Kadan (7), a cui si attribuisce la paternità, per evitare che in futuro potesse costruire un’opera simile. Se osserviamo la conformazione strutturale dell’orologio, notiamo subito qualcosa di interessante: il quadrante superiore è suddiviso in quattro zone principali, dedicate rispettivamente al giorno, alla notte, all’alba e al tramonto, mentre il cerchio esterno si compone di “ventiquattro ore”. Accanto alla parte strettamente “cronologica”, sono raffigurati i dodici segni zodiacali, nonché figure di valenza simbolica (8). La scenografia del carillon è di grande pregio: allo scoccare di ogni ora, le statue dei dodici apostoli compiono un movimento tra le due porte dell’orologio. In maniera sincronica la statuetta che rappresenta la Morte fa risuonare i rintocchi, il Turco è l’emblema dell’infedele, mentre l’Avaro mette in evidenza il bastone ed un sacchetto colmo di monete d’oro, ed il Vanitoso si guarda allo specchio. Che significato dare alle predette figure? La Morte potrebbe essere il segno del tempo che passa inesorabilmente, senza che nessuno abbia la possibilità di fermarlo, in contrapposizione al Turco che, essendo “infedele”, non crede a nulla e quindi neanche alla Morte. L’Avaro ed il Vanitoso si fanno padroneggiare dal Tempo, perchè spendono le loro energie nell’affannosa ricerca di beni materiali ed apparenti che non servono a nulla. E’ stato evidenziato che le due porte, attraverso cui transitano le varie statuette, simboleggiano la Vita e la Morte.

A mio parere, l’angolo più affascinante di Praga è la cosiddetta “Via degli Alchimisti”, centro esoterico della città, conosciuta anche come “Vicolo d’Oro”. La strada si trova nel comprensorio del “Castello” ed è caratterizzata da case basse e colorate, come uscita da una fiaba dei fratelli Grim. I riferimenti storici del luogo sono indissolubilmente legati alla figura di Rodolfo II, cui si è fatto già riferimento in precedenza. Qui Rodolfo avrebbe stabilito gli alloggi e le botteghe degli alchimisti che erano costretti alla trasformazione in oro, controllati perfino dalle guardie del sovrano. Un racconto vuole che, quando gli alchimisti decisero di ribellarsi, lanciando gli strumenti al limitare del Castello, l’imperatore li avrebbe fatti rinchiudere in gabbia, provocando la loro morte per inedia. Nella medesima zona si trova la casa dove, per un certo periodo di tempo, dimorò il famoso scrittore Franz Kafka (9).

Come lo descriveva proprio Franz Kafka, da lontano il Castello appare inaccessibile e misterioso. Il Castello di Praga rapprsenta il cuore della città e sorge su una delle nove alture che formano la capitale ceca (il nove non sembra casuale agli esperti di esoterismo, ma rimanderebbe alle nove porte della conoscenza). Con una superficie di circa 70.000 metri quadrati, rappresenta il più grande castello del mondo. In origine si trattava di una fortificazione in legno, trasformata in pietra alla fine del IX secolo dal primo principe di Boemia, Borivoj I. Successivamente, nel comprensorio del castello, furono costruiti il convento, la basilica di San Giorgio, il palazzo reale e le torri in muratura. Verso la metà del quattordicesimo secolo, fu intrapresa la costruzione di una nuova grandiosa cattedrale gotica in sostituzione della precedente basilica romanica, con l’apporto di prestigiosi architetti, ma i lavori si interruppero già all’inizio del quindicesimo secolo per le guerre hussite e terminarono, dopo fasi alterne, soltanto nel 1929. Nel periodo del fiorente Rinascimento praghese fu aggiunto il suggestivo Palazzo del Belvedere con gli annessi giardini all’italiana, rendendo Praga uno dei centri di cultura più rinomati d’Europa. Nel XVIII secolo, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria rese più unitario il volto del castello, facendo unificare gli edifici che si affacciavano sulle tre corti. All’interno del comprensorio si possono ammirare opere enigmatiche, come la Cappella della Croce, l’immensa Sala Spagnola, la Galleria Rodolfina e notevoli dipinti di importanti artisti. Procedendo nella visita, si arriva alla Cancelleria di Boemia, dove avvenne una delle più famose “defenestrazioni” (10) di Praga, quando i nobili, infuriati per la perdita dei privilegi, scaraventarono dalle finestre i governatori cattolici. Simbolico, ermetico ed affascinante è il complesso dedicato a San Giorgio, dove è collocata una delle statue più significative di Praga: Vanitas, che raffigura Santa Brigida con il ventre colmo di serpenti (11). E di guardia al “vicolo d’oro” c’è la Torre di Dalibor che, secondo una leggenda, prenderebbe il nome da un cavaliere che ivi era stato imprigionato con il suo violino, in attesa della condanna a morte. Ogni sera il cavaliere commuoveva gli abitanti del Castello con il suono del suo violino: i castellani si accorsero della sua morte, solo quando non arrivarono più le struggenti note. Praga è anche una città ricca di torri, sia di originaria appartenenza ecclesiastica che “comunale”. Alcune di esse erano utilizzate come strumento di avvistamento, o per comunicare eventi improvvisi, come un incendio od un’inondazione. Soltanto dall’alto sarebbe possibile contare il numero delle torri che arricchiscono la panoramica della città di Praga: chi si è cimentato ne ha contate circa 1000, senza annoverare quelle più basse, utilizzate come completamento di alcune abitazioni. La Torre più suggestiva è quella “del ponte della città Vecchia”, chiamata anche “Torre gotica”, considerata la più bella porta d’Europa, costruita in questo stile tardo medioevale.

L’opera fu ultimata intorno al 1380 come completamento della fortificazione comprendente anche il ponte Carlo. Nel 1621 la Porta fu teatro di una macabra esposizione: qui furono collocate le teste di alcuni nobili cechi che si erano ribellati al governo asburgico. Questo evento, unitamente alla presenza di raffigurazioni gotiche misteriose e simboliche, ha da sempre alimentato la fantasia popolare, rendendo il luogo popolato dagli spiriti dei “giustiziati” che, soprattutto nelle notti d’inverno, si aggirerebbero nei dintorni, emettendo cupi lamenti, confusi con i soffi del vento. La facciata dal lato della “Città Vecchia” si presenta monumentale, con il primo piano decorato da una statua di San Vito, il patrono del ponte, mentre ai suoi lati sono poste le statue di due importanti sovrani, Carlo IV e Venceslao IV. In alto si ammirano, invece, le statue di S. Adalberto e di S. Sigismondo. Sopra la porta di accesso dalla Città Vecchia vi è un chiaro segnale della centralità di Praga, in ambito europeo sul finire del Medioevo, ovvero la presenza di tutte le insegne dei Paesi governati da Carlo IV. Tra le numerose torri di Praga, una di quelle che mi ha impressionato maggiormente è la “torre Astronomica”, nel comprensorio del Clementinum, sede della Biblioteca Nazionale. E’ possibile raggiungere la sommità della torre, alta 52 metri, percorrendo 172 ripidi scalini a chiocciola. Arrivati sulla cupola, si scorge una gigantesca statua di Atlante che regge il globo terrestre, costruita in piombo. Il luogo testimonia la vivacità culturale della città Praga, dove l’esoterismo e l’alchimia servivano per favorire gli studi scientifici, con particolare riferimento alla matematica ed all’astronomia. Nel 1750 sulla Torre iniziarono le osservazioni astronomiche e climatiche, tra le più all’avanguardia in Europa, e nel 1775 si cominciò ad elaborare vere e proprie registrazioni meteorologiche e climatologiche. Segnalo, inoltre, anche la torre di Petrin che, con i suoi 60 metri, è la più moderna e la più alta della città di Praga. La torre si innalza sul colle omonimo a 327 metri sul livello del mare, con il risultato che offre una splendida veduta complessiva della metropoli.

Tra i luogi più misteriosi di Praga, non si può dimenticare il vecchio cimitero ebraico, situato nel quartiere di Josefov. Si tratta del cimitero ebraico più antico d’Europa e si stima che raccolga i resti di oltre 100.000 Ebrei, anche se le lapidi presenti sono soltanto circa 12.000. La discrepanza numerica è dovuta al fatto che, a causa degli spazi ristretti, le sepolture erano effettuate stratificando i corpi. Tra le tante, vi è una tomba che attira maggiormente i visitatori, quella del Rabbino Loew, sul quale si racconta una straordinaria leggenda. Il Rabbino, per proteggere la sua gente dalle violenze e dagli abusi, sarebbe riuscito a plasmare il mitico Golem(12), una figura antropomorfa, tipica della tradizione ebraica del periodo medioevale. Secondo il racconto, poiché il Golem non aveva capacità intellettiva, ma era solo azionato con un congegno “divino” inventato dal Rabbino, per una dimenticanza dello stesso, la creatura meccanica avrebbe quasi distrutto completamente il quartiere ebraico. Loew, allora, decise di distruggerlo e di non crearne altri. Secondo una diffusa credenza popolare, lanciando sassi o biglietti sulla tomba del Rabbino, è possibile esaudire i propri desideri. Un altro posto veramente inquietante della città boema è il vecchio cimitero psichiatrico di Bohnice (13), dove è possibile aggirarsi tra oltre 4.000 tombe che testimoniano i disumani trattamenti terapeutici che dovevano subire i detenuti.

E gli appassionati di storie dark si troveranno a loro agio anche ammirando il canale del diavolo, una striscia d’acqua del fiume Moldava che forma l’isola di Kampa. Questa zona nel passato era utilizzata per far girare i mulini della città. Una vecchia storia narra di una donna indemoniata che solitamente andava a lavare i panni nel torrente, unitamente ad una figura tipica del floklore boemo, il folletto Vodnik. Questa creatura, raffiguata bagnata e con i capelli verdi, sarebbe un po’ l’emblema dello spirito delle acque, aggirandosi, secondo alcune storie popoli, attraverso i canali di Praga per raccogliere le anime delle persone annegate nella Moldava e custodirle in piccole ampolle. Per quanto riguarda, nello specifico, l’isola di Kampa, oltre ad essere un luogo fiabesco e romantico, rivendica un legame con l’antico Ordine dei Templari, in quanto vi sorge una nobile residenza attribuita al Gran Maestro del predetto Ordine, un edificio dalla forma molto singolare che assomiglia ad una mezzaluna, alla lettera C, o ad un ferro di cavallo, a seconda delle diverse interpretazioni.

Tra gli edifici religiosi, uno dei più importanti simboli di Praga, è la cattedrale di San Vito, soprattutto per la presenza di un’importante reliquia della cristianità, la presunta testa dell’evangelista Luca. L’imperatore Carlo IV, durante il suo viaggio in Italia nel 1354, avrebbe prelevato tale preziosa reliquia nella città di Padova, per rendere più prestigiosa la cattedrale della sua capitale, nonché Pavia gli avrebbe consegnato i resti di San Vito e Feltre la testa di San Vittore. Di particolare pregio artistico è la cappella di San Venceslao, affrescata dal Maestro dell’Altare di Litomerice. La cattedrale è stata teatro di circa trenta incoronazioni di principi e sovrani di Boemia, conservando anche numerose tombe degli stessi regnanti, con splendidi e suggestivi ornamenti, arricchita anche da magnifiche e slanciate vetrate neogotiche, curate da Alphons Mucha (14), principale esponente dell’Art Nouveau. Nell’immaginario collettivo religioso ha assunto grande importanza anche il santo bambino, una statua lignea ricoperta di cera, la cui storia cominciò nel sud della Spagna, come opera di un artista sconosciuto. Si narra, infatti, che provenga da un convento situato tra Cordoba e Siviglia, dove tuttora si venera una copia in legno della statua. Attualmente il santo bambino è conservato all’interno della chiesa di Santa Maria della Vittoria.

Lo stesso nome della città di Praga ha origini misteriose. L’interpretazione più diffusa sostiene che risalga alla principessa Libuse che, predicendo la grande gloria futura della città, avrebbe ordinato al popolo di costruirla sulla soglia della foresta (prah in ceco ha questo significato) (15). Per gli esoteristi, poi, Praga si troverebbe sulla soglia tra il mondo sensibile e quello occulto. Per alcuni, si tratterebbe addirittura della soglia dell’inferno (Prah do pleka), a causa della notevole tradizione alchimista della città, l’inferno non nella concezione cristiana, ma inteso come “regno degli inferi” nell’accezione classica. Secondo altre teorie, il nome di Praga è legato alla radice prazit (bruciare) ed i prahy erano i legni posizionati di traverso su un fiume per creare un passaggio, in grado di unire le due sponde opposte. Qualche tesi minoritaria chiama in causa un mercante arabo che, in alcuni suoi scritti, avrebbe parlato di Faraga o Paraga, come una cittadella in pietra costruita prima dell’anno mille.

Tra i tanti interessanti musei presenti nella capitale ceca, merita sicuramente una menzione particolare il Museo dell’Alchimia e della Magia. Si tratta, ovviamente, di un luogo pensato per i turisti e, pertanto, non tutti gli oggetti devono essere ritenuti originali, anche se la maggior parte deriva dai personaggi accolti presso la corte di Rodolfo II, ossessionato dalla comprensione dei segreti della natura e dalla ricerca dei metodi per superare le apparenti leggi della fisica. Il Museo, collocato nei pressi del Castello, contiene strumenti attribuiti a personaggi famosi come Edward Kelley ed il leggendario Dottor Faust. Nel laboratorio del sottotetto è stata allestita una sorta di mostra interattiva, dove sono esposti alcuni “calderoni” ad imitazione di quelli usati dai presunti alchimisti. Possiamo immaginare che i veri segreti non siano stati ancora svelati e, con un po’ di fantasia, si può sperare che essi siano ancora celati dietro gli innumerevoli segni e simboli disseminati nella città. Alla magica Praga è legato anche il personaggio del Dottor Faust, come ho poc’anzi ricordato. Come è noto, si tratta del protagonista letterario reso famoso dal grande scrittore tedesco Goethe che, annoiato dalla finitezza della realtà, avrebbe stretto un patto con il diavolo, indicato con uno dei suoi tanti nomi, Mefistofele, che gli avrebbe assicurato potere, ricchezze e dominio sulle leggi naturali, in cambio della propria anima. E’ un’opera così complessa, dal punto di vista strutturale e simbolico, che richiederebbe una trattazione ad hoc. Secondo la leggenda, il Dottor Faust avrebbe abitato a Praga al numero 40-41 di Karlovo Namesti. In realtà, la storia si basa sul fatto che in quella casa abitò il mago Edward Kelley nel periodo di Rodolfo II e su una presunta maledizione: uno studente sparì misteriosamente e nella casa fu trovato un foro sul tetto, allo stesso modo in cui Faust fu rapito dal diavolo, dopo il patto che gli avrebbe attribuito “eterna giovinezza”.

Praga è una città sospesa tra la leggenda e la realtà, meta di scrittori, artisti e studiosi eccentrici nei suoi tanti secoli di storia che ne hanno accresciuto la fama di città enigmatica ed esoterica. Sulle antiche tradizioni, sono stati costruite, ovviamente, anche tante attrazioni ad uso e consumo turistico, ma il fascino noir della città boema non cambia, evocando apparizioni di fantasmi, alchimisti e demoni, grazie anche all’atmosfera solenne ed elegante di vie e palazzi che raccontano un passato glorioso. Prima di lasciare Praga, in un gelido giorno d’inverno di alcuni anni fa, feci un’ultima visita alla serra tropicale Fata Morgana, collocata nel giardino botanico della capitale ceca. In questa serra, lunga ben 130 metri circa, si può ammirare la natura selvaggia in ogni periodo dell’anno. Percorrendo la riva destra della Moldava, fiume che nasce nella selva boema, reso famoso dal poema sinfonico di Bedrich Smetana, il lento scorrere dell’acqua mi ricordò l’inesorabile fluire del tempo ed, attraversando il Ponte Carlo, le voci del presente si unirono a quelle del passato, come in un’acronica melodia.

Note:

(1) Cfr. Andrew Beattie, traduzione Silvia Agogeri, Praga. Ritratto di una città, Ed. Odoya, Bologna 2013;
(2) Jan Hus (1369-1415). E’ ricordato come uno dei più importanti teologi e
riformatori religiosi della Boemia, diventato anche rettore dell’Università carolina di Praga. Il suo movimento religioso si basò sulle idee di Wycliffe ed i suoi seguaci furono chimati “Hussiti”;
(3) Cfr. Neil Wilson, Mark Baker, Praga, Ed. Lonely Planet, Torino 2018;
(4) Cfr. Angelo Maria Ripellino, Praga Magica, Ed. Einaudi, Torino 2002;
(5) Cfr. Enzo Bettizza, La rivoluzione di Praga: 1968, la rivoluzione dimenticata, Ed. Mondadori, Milano 2008;
(6) Giovanni Nepomuceno (1345-1393), cioè di Nepomuk, fu daaprima canonico nella Cattedrale di Praga e poi predicatore alla corte del re Venceslao, che lo fece uccidere per annegamento;
(7) L’attribuzione dell’orologio astronomico a Mikulas di Kadan (1350-1420) non è da ritenersi certa, anche se la sua attività era molto richiesta dal terribile imperatore Venceslao IV;
(8) L’arte orologiaia fu molto fiorente nell’Europa centrale tra la fine del medioevo e l’inizio dell’epoca moderna, come testimoniano numerose città austriache, tedesche, dei Paesi Bassi, ungheresi e di altri stati della stessa area geografica;
(9) Franz Kafka (1883-1924) era di origine boema, ma di lingua tedesca. Parte della sua vita si svolse sotto il dominio dell’impero austro-ungarico, mentre visse gli ultimi anni durante il periodo del nuovo stato della Cecoslovacchia. Grande e controverso scrittore, fu considerato uno dei massimi esponenti letterari del primo scorcio del XX secolo nell’ambito dei movimenti del “Modernismo” e del “Realismo magico”;
(10) Si ricordano quattro eventi importanti nella storia della città di Praga, noti come “defenestrazioni”: a) nel 1419 il fatto che scatenò il conflitto hussita;
b) nel 1483 l’omicidio del borgomastro e di altri membri del consiglio; c) nel 1618 il fatto scatenante la guerra dei Trent’anni; d) appunto la misteriosa morte di Jan Masaryk;
(11) In realtà dovrebbe trattarsi di una vera e propria allegoria alla “Vanità”, ma la tradizione lega la statua ad un’ipotetica fanciulla di nome Brigida, santificata in ambiente cristiano;
(12) Il termine “golem” deriva, con ogni probabilità, dalla parola ebraica gelem che vuol dire “materia grezza” (massa ancora priva di forma), accomunata ad Adamo, prima che gli fosse infusa l’anima da Dio. Nel linguaggio moderno golem è utilizzato anche come sinonimo di “robot”;
(13) Bohnice è un quartiere della zona settentrionale di Praga, dove si trova anche un esteso parco che ospita concerti ed altri eventi mondani;
(14) Alfons Maria Mucha (1860-1939), pittore e scultore è stato uno dei più importanti artisti dell’Art Nouveau tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo;
(15) Cfr. Harald Salfellner, Praga. Città d’Oro, Ed. Vitalis, Torino 2104;
(16) Edward Kelley (1555-1597) è ricordato come un alchimista e medium inglese che per alcuni anni dimorò a Praga;
(17) L’opera di Goethe è un dramma in versi scritto nel 1808 che si basa su una già consolidata tradizione europea sulla figura del Dottor Faust;
(18) Bedrich Smetana (1824-1884) è stato un compositore mitteleuropeo. La
sua opera più famosa è appunto il poema sinfonico Vitava (Moldava in italiano).

Luigi Angelino

1 Comment

  • Valeria Magatelli 3 Ottobre 2020

    Per me, PRAGA PIÙ CHE MAGICA!

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