Di Fabio Calabrese
Il 24 febbraio è la giornata scelta nel 2006 dalla Federazione Pagana come Giorno Pagano Europeo della Memoria. In questo giorno ricorre l’anniversario dello spegnimento del fuoco di Vesta a Roma nel 391 e. v. ordinato dall’imperatore cristiano Teodosio, che diede il via a un millennio e mezzo di persecuzioni contro il paganesimo, la spiritualità nativa europea, all’imposizione con la forza di una religione estranea venuta dal Medio Oriente.
E’ probabilmente futile cercare di dare una definizione teologica del paganesimo, anche perché il paganesimo rispecchia una sensibilità personale che può essere diversa per ciascuno e si riflette in una molteplicità di gruppi. Ancor meno utile, forse, prescrivere rituali. Anche l’accensione di una semplice candela può bastare se lo si fa nello spirito giusto.
In questo articolo cercherò di cogliere, appunto, lo spirito del paganesimo, e lo farò in maniera un po’ insolita con una piccola antologia di brani di autori pagani moderni, mettendoci il meno possibile di mio, tranne che per una piccola precisazione. Poco tempo fa, un signore argentino che è l’attuale leader della Chiesa cattolica e attuale usurpatore/profanatore del titolo di pontefice massimo, ha dichiarato che la vanità è cosa da pagani, dimostrando con ciò di non capire nulla del paganesimo e di conoscere poco lo stesso cristianesimo-cattolicesimo.
Siamo forse noi, o non sono piuttosto i prelati cattolici a ostentare porpore, mitre, vesti ricamate, pastorali ingioiellati? L’insegnamento romano comporta un ben altro stile. “Et facere et pati fortiter romanum est”. E’ da romani agire e sopportare con fermezza. La sobrietà, l’equilibrio, il senso della misura, il controllo delle passioni, la forza che deriva dall’essere pienamente padroni di se stessi, sono ciò che caratterizza lo stile, il modo di essere romano.
Cominciamo la nostra silloge con le parole di quella che è oggi una delle voci più autorevoli del paganesimo europeo, un estratto di una conferenza di Christoper Gerard, direttore della rivista “Antaios” fondata da Mircea Eliade e E. M. Cioran. La rivista prende il nome dal mitico gigante Anteo che riprendeva le forze ogni volta che veniva a contatto con la Madre Terra. Il gruppo di “Antaios” è stato scelto per rappresentare l’Europa nell’Unione Mondiale delle Religioni Etniche.
“Se dovessi definire rapidamente il Paganesimo in quanto coerente visione del mondo, direi che esso è fedeltà alla stirpe – considerata nel quadro di una memoria millenaria (quella che ci “re-ligat” [ religio, religione, è appunto l’atto del religare, collegare ], che ci unisce ai nostri antenati lontani) – radicamento in un territorio (termine da prendere lato sensu) e apertura all’infinito. Potrei ugualmente parlare di partecipazione attiva al mondo, d’equilibrio ricercato fra microcosmo e macro cosmo.
È religione naturale, la religione della natura e dei suoi cicli, la più antica del mondo perché “nata” – ammesso e non concesso che il mondo sia mai nato – con lui.
È religione naturale, la religione della natura e dei suoi cicli, la più antica del mondo perché “nata” – ammesso e non concesso che il mondo sia mai nato – con lui.
Quello che più spesso si rimprovera ai Pagani, antichi e moderni, è il passatismo. E lo stesso rimprovero che veniva mosso dai marxisti a quei poveri pazzi che non consideravano Marx e Lenin come gli orizzonti insuperabili del pensiero. Questo rimprovero – di non essere nel senso della storia – è del tutto insensato, dal momento che il Paganesimo non ha una visione lineare del tempo, un tempo visto come avanzata costante verso il Progresso (la Parusìa) a partire da un momento ben definito (la nascita del Cristo etc.). Questa concezione segmentata e lineare del tempo c’è estranea.
Noi Pagani concepiamo il tempo come ciclico, proprio come i cicli cosmici (quello solare, per esempio, con equinozi e solstizi). In realtà il Paganesimo è una religione dell’anno, e dunque della verità. Il tempo dei Pagani è quello dell’Eterno Ritorno, simile alla grande Ruota che gira e gira senza posa.
Noi non crediamo né alla creazione né alla fine del mondo. Per noi, non ci sarà apocalisse, bensì innumerevoli fini di cicli, eternamente ricominciati. Una successione senza inizio né fine di nascite, crescite e declini, di crepuscoli seguiti da rinnovamenti, di cataclismi seguiti da rinascite, in seno a un Ordine (in greco: kosmos) intemporale, in cui uomini e Dei, mortali e Immortali, hanno il loro posto e la loro funzione.
Il mito del Progresso non ci appartiene.
Il mito del Progresso non ci appartiene.
I nostri Dei, le nostre Dee non sono morti, per la semplice ragione che non sono mai nati. Apollo e Dioniso, Cernunno ed Epona, Mithra e Perkunas sono eternamente presenti al nostro fianco. Le linee di fondo del pensiero pagano: eternità del mondo, ciclicità del tempo, comunità dei mortali e degli Immortali…
Il Paganesimo è soprattutto una conversione dello sguardo, quello che si rivolge su di un universo del quale noi siamo, insieme alle Dee e agli Dei, una parte integrante. Per meglio assimilare questa visione pagana, questo sguardo pagano, dobbiamo liberarci dal modello del “credente” delle religioni abramiche. Questo termine è realmente privo di senso per un Pagano: egli non crede, aderisce. Allo stesso mod
o, egli non si converte ad un’altra religione, che sarebbe l’unica vera (e che negherebbe ipso facto tutte le altre perché false, barbare o rozze). Semplicemente, il Pagano ridiviene quello che è sempre stato, perché l’anima è naturalmente pagana. Anima naturaliter pagana.
o, egli non si converte ad un’altra religione, che sarebbe l’unica vera (e che negherebbe ipso facto tutte le altre perché false, barbare o rozze). Semplicemente, il Pagano ridiviene quello che è sempre stato, perché l’anima è naturalmente pagana. Anima naturaliter pagana.
Liberarsi, dicevo, dal modello del credente. Uno che crede di potersi assicurare la salvezza individuale ed eterna quaggiù e nell’aldilà, in seno ad una Chiesa che, di fronte agli “infedeli” e ad altri eretici, deterrebbe essa sola il monopolio del Vero e del Bene, e che sarebbe l’unica abilitata a conferire al credente i sacramenti che fanno di lui un “fedele” in opposizione agli infedeli”, gli altri.
La nostra visione non è dualista, e noi respingiamo come prive di senso le opposizioni artificiali fra Dio creatore e creature, cielo e terra, anima e corpo, credenti e non credenti, ortodossi ed eretici etc. Il Paganesimo è olistico, non dualista, e il nostro cammino è soprattutto ricerca di legami più che di rotture.
A mano a mano che l’universo, ciclo dopo ciclo, si organizzava a partire da entità primordiali (Urano e Gaia, per esempio), essi sono scaturiti per generazioni successive. I nostri Dei non sono persone, con le quali stabilire relazioni personali, ma Potenze. Essi incarnano la pienezza dei valori positivi: bellezza, splendore, forza, giovinezza…
Nel Paganesimo, esiste una comunità d’uomini e Dei, di mortali e Immortali. Nel Simposio Platone parla appunto di “comunanza reciproca d’uomini e Dei“.
Gli Dei non sono dunque creatori del mondo ex nihilo: come creare qualcosa a partire dal nulla? Essi sono emanazioni del mondo, nel quale si manifestano. Questo concetto di manifestazione è fondamentale nella nostra religione naturale, e si oppone a quello di rivelazione, che per definizione è soprannaturale. Allo stesso modo, noi ignoriamo dogmi e profeti, papi e curati, ortodossi ed eretici, sette e guru.
Il Pagano è nel mondo, che si sforza, in tutta umiltà, di decifrare per meglio cogliere le innumerevoli manifestazioni del divino.
E la nostra etica dell’onore che ci comanda di trasmettere un nome senza macchia, di essere fedeli alla parola data e di rispettare i contratti.
Il Paganesimo non postula alcun riscatto. Si tratta, è vero, di una religiosità di questo mondo, una religiosità dell’immanenza: il mondo è sacralizzato. La cosa sembrerà strana per quanti continuano a credere che la sola vera religione sia quella dell’aldilà. Ma essere Pagano oggi vuol dire anche liberarsi da questo genere di cascami. Il Paganesimo non è una religione del terrore, del disprezzo di sé, bensì della piena salute, fisica e psichica”.
Si tratta, come si vede, di una citazione molto lunga, ma io penso che l’argomento lo meriti, e consiglio di reperire – non dovrebbe essere difficile – in internet il testo integrale di questa splendida illustrazione dei nostri punti di vista spirituali.
In italiano, lo splendido testo di Gerard è stato postato in internet con il titolo “Anima naturaliter pagana” con una prefazione di Alfonso Piscitelli, “Perché non possiamo non dirci pagani” anch’essa più che meritevole del riporto di una citazione.
“Noi europei non abbiamo alcun bisogno di tornare al paganesimo: non lo abbiamo mai abbandonato nel profondo dell’anima. La struttura psichica dei “gentili” è naturalmente pagana, sarebbe una grave perversione se cessasse di essere tale.
Sbagliano pertanto coloro che vogliono incatenare l’anima dell’Europa ad un destino abramitico. La nostra anima nel profondo non ha mai smesso di dirsi pagana; basta solo ascoltarla con attenzione per capirlo. Il “nuovo paganesimo” non è affatto un concetto stravagante o qualcosa di intellettuale costruito a tavolino; è semplicemente un atto di auto-consapevolezza: una presa di coscienza della nostra natura e di ciò che è estraneo (e dannoso) ad essa.
E’ vero che il cristianesimo è stato grecizzato nella sua teologia, romanizzato nella sua struttura gerarchica, celtizzato nelle sue sfumature esoteriche (il Graal), germanizzato nelle sue attitudini crociate e cavalleresche; ma è anche vero che sotto tutti questi vestimenti europei il cristianesimo rimane una forma messianica di giudaismo. Tutti i cristiani venerano come divinità il rabbì Jeshua, della tribù di Giuda.
Il rabbi Jeshua si scelse dei collaboratori: tutti ebrei. Shimon conosciuto sotto il nome di Pietro, Saul conosciuto sotto il nome di Paolo. E’ grazie a questi infaticabili collaboratori che cinquanta generazioni di giovani europei hanno imparato a riconoscere in Israele il “popolo eletto”, a sentirsi figli di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; a venerare il “leone di Giuda” (il rabbino Jeshua). Non v’è cosa più illogica di un “antisemita cattolico”.
Perché il cattolicesimo, più in generale il cristianesimo, è il giudaismo messianico divulgato ai popoli. Cosa leggono i cristiani come libro sacro? La Bibbia, ovvero la Torah più altri scritti giudaici. Nella Bibbia la collettività dei cristiani è orgogliosamente definita come “l’Israele di Dio“.
Perché il cattolicesimo, più in generale il cristianesimo, è il giudaismo messianico divulgato ai popoli. Cosa leggono i cristiani come libro sacro? La Bibbia, ovvero la Torah più altri scritti giudaici. Nella Bibbia la collettività dei cristiani è orgogliosamente definita come “l’Israele di Dio“.
Guardate sulla testa dei vescovi ai quali i cristiani baciano le mani: cosa portano? Che cos’è quel curioso dischetto? Ovvio, è la kippah ebraica: con ciò i successori degli apostoli si qualificano come rabbini. La lacerazione dell’anima europea [è una conseguenza del fatto che] che da una part
e accetta il cristianesimo e lo stravolge secondo le proprie tendenze, dall’altra parte avverte che in fondo al cristianesimo vi è qualcosa di irriducibile e di inassimilabile: la radice semita.
e accetta il cristianesimo e lo stravolge secondo le proprie tendenze, dall’altra parte avverte che in fondo al cristianesimo vi è qualcosa di irriducibile e di inassimilabile: la radice semita.
Vi sono cose che non si possono imporre. Tu non puoi imporre al rabbino capo di venerare la Dea Afrodite … Allo stesso modo non si può pretendere che un Europeo d.o.c. si semitizzi. vale a dire il riconoscimento del fatto che allo spirito europeo non si addice una religione di origine giudaico-messianica esattamente come non si addice al rabbino capo di Gerusalemme ricercare le radici della propria fede in Omero, nel concetto romano del Pantheon, nel Libro Egizio dei Morti.
La verità è che il cristianesimo dei nostri tempi da un lato sta riscoprendo la sua autentica radice ebraica e si sta liberando di ogni sovrastruttura greco-romana, dall’altro sta spostando il suo baricentro fuori dall’Europa.
Contemporaneamente altri popoli dalla brulicante demografia si spostano verso Nord e per esplicita ammissione dei loro imam si propongono di sottomettere l’Europa ad Allah grazie al ventre delle loro donne. Di fronte a questo movimento di popoli è naturale, per un ovvio principio di azione e reazione, che si ingeneri un movimento di ripaganizzazione dei popoli europei.
Nelle buone famiglie europee per duemila anni si sono educati i bambini con una saggia miscela di stoicismo e di epicureismo. Lo stoicismo: la convinzione che bisogna affrontare con virilità, con dignità i momenti difficili che ogni vita inevitabilmente comporta. L’epicureismo: la convinzione che anche la vita più seria debba essere condita e addolcita da una giusta dose di piacere. I riti pagani si sono interrotti in Europa, ma lo spirito pagano sotto molti aspetti è continuato. Ininterrottamente”.
Il principale, e direi L’UNICO argomento dei sostenitori di quell’ossimoro che si chiama “tradizionalismo cattolico” è che ci toccherebbe accettare forzatamente la loro tradizione in quanto sarebbe la sola giunta a noi attraverso un’ininterrotta continuità nel tempo, perché tutte le altre sono estinte, perché LORO hanno estinto con la violenza tutte le altre, un’argomentazione che ha la stessa forma logica di: “devi per forza mangiare sterco, perché abbiamo fatto sparire qualsiasi cibo più appetibile”. Parlare di tradizione relativamente al cristianesimo è ridicolo. Ci può essere una catena di trasmissione ininterrotta, ma se “il carisma” che si trasmette attraverso le generazioni e i secoli, è solo un’eresia ebraica, allora è come pensare di possedere un tesoro perché si fa una guardia diuturna a una scatola vuota o piena di immondizie.
Infinitamente meglio una “tradizione ricostruita” che si riallaccia idealmente allo spirito dei nostri antenati, all’autentico spirito europeo, e per noi italici, romano.
Tuttavia che non esista una continuità con il paganesimo antico, non è vero: persino nel mondo islamico vi è quell’isola di resistenza alla peste abramitica rappresentata dai biondi e pagani Kalash, montanari che resistono ai bruni islamici delle pianure. In Europa la cristianizzazione non è mai stata completa, e comunità pagane hanno resistito fino alla nostra epoca in Islanda e Lituania.
Che i pagani islandesi siano diretti discendenti dei Vichinghi che mai hanno subito la cristianizzazione, questo non può essere messo in dubbio, ma si sono sollevati dubbi su un’effettiva continuità del paganesimo lituano, cercando di ridurlo a uno dei tanti movimenti neopagani improvvisati.
Bene, a questo riguardo abbiamo una testimonianza autorevolissima, quella di Marija Gimbutas, forse la più importante antropologa del XX secolo, che ha dato un contributo fondamentale alla riscoperta delle origini indoeropee.
Ecco cosa ha raccontato in un’intervista apparsa su “Anarcopedia”, rilasciata a due intervistatori che si firmano David e Rebecca:
“La Lituania è stata cristianizzata soltanto dal quattordicesimo secolo ed anche allora ciò non ha significato granché, perché è stata attuata da missionari che non comprendevano la lingua, e la campagna è restata pagana per almeno due o tre secoli. Poi nel XVI secolo sono venuti i Gesuiti che hanno iniziato a convertire le persone. In alcuni posti, sino al diciannovesimo e ventesimo secolo, c’era una fede antica nelle dee e in ogni specie di esseri. Quindi, nella mia infanzia, sono stata esposta a molte cose che erano, direi, quasi preistoriche. E quando ho studiato l’ archeologia, è stato più facile che afferrassi quello che significavano quelle sculture più di un archeologo nato a New York che non sa nulla sulla vita di campagna in Europa”.
Un’altra voce interessante del rinato paganesimo europeo, è lo scrittore Gilbert Sincyr che nel 2012 ha pubblicato in Francia il libro Le Paganisme. Recours spirituel et identitaire de l’Europe, che pare sia stato un inatteso successo editoriale. Il libro non è stato pubblicato in Italia (ti pareva!).
Ecco comunque uno stralcio di un’intervista rilasciata da quest’autore:
“Se le chiese sono vuote non è perché l’uomo ha perso il senso del sacro, è perché gli europei si sentono a disagio nei confronti di un religione che non risponde alla loro sensibilità. L’europeo è un essere che aspira alla libertà ed alla responsabilità. Tuttavia, dicendo che il suo destino dipende dalla buona volontà di un Dio straniero, dalla nascita è segnato dal peccato, e trascorrerà la sua vita alla ricerca di perdono per la sua presunta cattiva condotta, non è ciò che si potrebbe definire una persona adulta padrona del proprio destino. Più i popoli evolvono, più vediamo il loro rifiuto ad un approccio con un Dio monoteistico responsabile di tutto ciò che è buono, ma mai dei danni o delle sofferenze
(…):
Paganesimo è principalmente un termine scelto dalla Chiesa per indicare in una parola tutte le religioni europee, dato che si basavano su valori comuni. Questo è il termine che racchiude l’eredità spirituale e culturale indoeuropea. Paganesimo è una visione del mondo basata su un senso del sacro che rifiuta il fatalismo. Essa si basa sul senso dell’onore e della responsabilità dell’uomo di fronte agli eventi di vita”.
Non sarebbe giusto naturalmente, concludere questa silloge senza dare la parola a coloro che hanno organizzato le passate edizioni del Giorno Pagano Europeo della Memoria.
Riporto qui il comunicato emesso dalla Federazione Pagana per la manifestazione dell’anno scorso:
“Il giorno Pagano della Memoria viene istituito al fine di ricordare tutti coloro che furono massacrati dalle esigenze cristiane di imporre il loro dio. Viene istituito per ricordare la distruzione delle società civili operata dai cristiani. Viene istituito per ricordare la necessità degli uomini e delle società di uscire dall’orrore dell’ideologia cristiana.
Questo giorno vuole rendere onore a chiunque fu travolto dall’onda nera del cristianesimo.
Questo giorno vuole rendere onore a tutti coloro che agirono per riportare l’umanità fuori dall’orrore dell’assolutismo cristiano….Vogliamo ricordare tutti coloro che aiutarono le società civili ad uscire dall’assolutismo cristiano; coloro che vennero chiamati “eretici”; coloro che vennero chiamate “streghe”; coloro che vennero chiamati “ribelli” e ringraziarli per aver messo la moneta della loro vita nel calderone della ricchezza umana.
Li ricordiamo attraverso il fuoco. Il fuoco della conoscenza che ardeva in loro; il fuoco della volontà che ardeva in loro; il fuoco della libertà che ardeva in loro. E ricordiamo questo fuoco antico per farlo ardere ancora attraverso noi”.
A queste parole davvero molto belle, si possono affiancare quelle pronunciate durante la cerimonia nel Bosco Sacro di Jesolo Lido (Venezia):
“Ricordo a tutti che questo evento è un Rito Religioso i cui intenti sono quelli di ricordare coloro che fu
rono martiri dell’odio religioso cristiano ed ebreo prima di loro. E’ un rito che ricorda gli sforzi eroici di chi ci portò fuori dall’assolutismo cristiano….Tutti gli eretici che sono morti per un sussurro di libertà di cui Giordano Bruno è spesso elevato a simbolo. A tutte le donne chiamate Streghe e tutti gli uomini chiamati Stregoni che sono stati macellati in nome del dio padrone cristiano. A tutti loro rendiamo omaggio: ai milioni di eroi, sia che abbiano combattuto per la libertà sia che abbiano subito l’orrore dell’odio cristiano. Noi ricordiamo il loro dolore per costruire questo presente Ognuno di loro ha contribuito a spostare in avanti il nostro orizzonte!”.
rono martiri dell’odio religioso cristiano ed ebreo prima di loro. E’ un rito che ricorda gli sforzi eroici di chi ci portò fuori dall’assolutismo cristiano….Tutti gli eretici che sono morti per un sussurro di libertà di cui Giordano Bruno è spesso elevato a simbolo. A tutte le donne chiamate Streghe e tutti gli uomini chiamati Stregoni che sono stati macellati in nome del dio padrone cristiano. A tutti loro rendiamo omaggio: ai milioni di eroi, sia che abbiano combattuto per la libertà sia che abbiano subito l’orrore dell’odio cristiano. Noi ricordiamo il loro dolore per costruire questo presente Ognuno di loro ha contribuito a spostare in avanti il nostro orizzonte!”.
Il resto lo lascio alla vostra riflessione. Spero che tutti voi vorrete partecipare almeno nello spirito, sentirvi e riconoscervi parte della rinascita spirituale del nostro continente.
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