“Le mosse incontro. dolcemente ei strinse
con l’una mano la mano della Dea”
(Omero, Odissea I, 138)
Sono svariate le misure prese per contrastare il diffondersi dell’epidemia da coronavirus e lascia basiti non tanto la quanto doverosa cautela e prudenza di tali misure, quanto la scala delle priorità e la gerarchia di importanza che si è imposta su ciò che è rilevante e ciò che non lo è, ciò che è da sacrificare e ciò che è da conservare. Servizi assicurativi aperti, Chiese chiuse, banche e poste aperte al pubblico, giardini pubblici sbarrati, fabbriche aperte, mentre il bambino e l’anziano sono segregati in casa. Lampante quanto chiaro: ciò che produce si conserva, ciò che non produce si sacrifica. Ma le conseguenze di tali provvedimenti, presi dall’unica prospettiva materialista, sono amari anche per ciò che concerne un linguaggio non verbale che da millenni ci caratterizza come esseri umani.
Prendiamo ad esempio la stretta di mano. Ai più appare un gesto semplice, perfino non ci facciamo caso, un gesto all’apparenza ininfluente. Eppure ha una importanza immane, molto più grande di quanto si possa pensare. La dexiosis (δεξίωσις) ovvero dare la mano destra, ha origine antichissima e si conoscono bassorilievi di quasi mille anni prima di Cristo a Nimrud in cui gli uomini stringono la mano alla divinità. Ma l’uso della stretta di mano è ancora più antica, i geroglifici egizi la attestano a più di 5000 anni fa.
Il corpo è sempre e comunque veritiero, è un Tempio perfetto, una cellula umana contiene l’informazione di tutto l’universo, solo un mitocondrio o un batterio ciliato sono un esempio di una complessità che ha del miracoloso, eppure non posseggono “coscienza” nel senso ordinario cui siamo abituati a pensarla. Per cui è la mancanza di ascolto dei corpi, semmai, l’origine della catastrofe. La Natura intera, se vediamo bene, non si è affatto fermata di fronte a questa pandemia, essa conosce ciò che è istintivo, formiche, api, pollini, insetti e cervi, ripopolano le vallate ed anzi beneficiano di questa crisi del tutto umana, ma perché appunto essi non conoscono “coscienza”, l’uomo ha il torto di aver tradito il corpo. Le esigenze liberali, lo scambio di merci e persone, l’iper-produzione, le forme consumo odierne, hanno immensamente indebolito il corpo, e di conseguenza il sistema immunitario. Non mi rimane che lanciare un ultimo appello ai pochi uomini liberi rimasti: abbracciatevi.
Emanuele Franz