“Febo generò agli umani Asclepio e Platone, affinché curassero l’uno il corpo, l’altro l’anima” (D.L., 3.45); questo epigramma citato da Diogene Laerzio, può dare una prima flebile impressione di ciò che il Divino Platone è nella Tradizione Classica Elleno-Romana e non solo (basti pensare a quella Araba ed anche Persiana…!). Al fine di gioire eroticamente, entrando nella spiritualità teosofica platonica del mondo tardo-antico, ultimo glorioso e luminoso Katechòn nei confronti delle minacciose orde di Gog e Magog avanzanti, è consigliabile (per non dire necessario…!) leggere un aureo libretto, intitolato Prolegomeni alla filosofia di Platone (Editore Armando Roma 2014), prima traduzione italiana a cura e con un ricco saggio storico-filosofico introduttivo di Anna Motta, giovane e valida studiosa del Platonismo; tale opera è frutto di un Anonimo appartenente alla Scuola Neoplatonica di Alessandria d’Egitto, ed ha la finalità di avviare gli aspiranti filosofi alla Conoscenza vivente della divina dottrina platonica, dopo aver percorso lo studio di altri Saperi classici come l’Aristotelico, considerato propedeutico alla Scienza platonica, come i Misteri minori lo erano stati nei confronti di quelli Maggiori.
La lettura di tale scritto, che ci giunge direttamente dal V-VI secolo dell’era volgare, e dalla parte orientale (e residua) di quello che era stato l’universale Ecumene imperiale romano, indica a noi, che attraversiamo la presente avanzata Età Oscura, ciò che è sommamente essenziale al nostro animo e al nostro percorso di vita, affinché si entri e si viva nel più-che-vita (Evola) nonostante le Tenebre avanzanti; e colui il quale indica e rivela a noi i Principi metafisici e divini della Sapienza Platonica, introducendoci alla loro Visione, è vissuto ed ha sperimentato un “momento” assiale dell’Età Oscura molto simile a quello presente; ed è per tale ragione che dalle sue pagine traspare la ferma convinzione, che ha albergato nell’animo di tutti i Platonici sia del Mondo Antico che dell’evo medio come dell’incipiente umanesimo sino alla contemporaneità, che, come rivelato dagli Oracoli, gli stessi Dei, eternamente Beati, hanno inviato ai mortali un thèios anèr (uomo divino) come Platone per insegnare loro come, curando l’anima immortale, Ricordare di essere Dei, mediante la omòiosis Theò (divenire simili al Divino) che è quindi la essenza iniziatica della Filosofia platonica; pertanto la Scienza ieratica di cui parla l’Anonimo alessandrino è autentico Mistero divino e Guida verso la Beatitudine.
E tutto ciò non è simile a quanto anche noi cerchiamo ed a cui aspiriamo, quale soffio di Vita, come appartenenti alla presente umanità o a ciò che ne resta?
Proclo definisce (Theologia Platonica, I 1, 6.16-7.8) membri del coro divino gli interpreti della divina filosofia platonica, da Plotino ad Amelio e da Porfirio a Giamblico, in una armonia, cara alle Muse, di differenti e leggiadri suoni che sono la Luce dell’Ellade e della Civiltà Indouropea e che manifestano la natura Apollinea di Platone, come attestano la presenza costante delle api e del miele nella sua vita, essendo le prime, come agenti delle Muse, care ad Apollo; così come, nella contemporaneità, sono membri del medesimo coro divino spiriti Platonici eccelsi quali Giorgio Federico Guglielmo Hegel, Pavel Florenskij, Julius Evola, Giuliano Kremmerz, Rudolf Steiner, Massimo Scaligero e Pio Filippani Ronconi, anch’essi armoniche e differenziate Luci di un unico Cielo, sia quello interno che quello esterno, che è il Medesimo ed è il Fine- la Fine del Viaggio, secondo la Tradizione Platonica!
Giandomenico Casalino