“Carandini definisce Roma <<atto costitutivo dell’Occidente>>” (1)
A pochi giorni dalle Elezioni Europee non è intenzione di questa Redazione fornire alcuna indicazione di voto, essendo il nostro sito assolutamente estraneo rispetto alle dinamiche politiche ed elettoralistiche, a differenza di qualche magazine online, che, vantando una presunta neutralità sull’argomento, non si è tirato indietro in una campagna propagandistica per partiti di destra oppure di sinistra. Tra i nostri lettori ci sono elettori di sinistra, di destra, di non votanti, ma onestamente ci interessa poco il colore politico di chi ci segue, semplicemente perché siamo abituati a tematizzare sulle linee di vetta, sulla visione del mondo, sulla filosofia, sul mondo della Tradizione. E seguendo questa nostra eretica prospettiva, in un momento ove si agitano santi, madonne e rosari nelle piazze di destra, insieme ad un sospetto puritanesimo a stelle strisce, ed ove a sinistra si perdura in un modernismo progressista senza controllo, tra chi nega le radici dell’Europa e chi afferma che esse siano di esclusiva origine giudaico-cristiana, noi, da impenitenti eretici, andiamo, come sempre, controcorrente. E lo facciamo a modo nostro, non con il politichese, non col benestare interessato di qualche politico di turno, non per sbarcare il lunario – gli eretici hanno tutti degli onesti e solidi lavori e non necessitano di elemosine elettorali -, ma argomentando sulle Idee, sul diritto, sulla spiritualità ancestrale dell’Europa, come unica può essere, nonostante 2000 anni di sincope involutiva cristiana, cioè espressione dell’ecumene greco-romana, nella sua eternità metafisica.
In merito, riprenderemo “Le radici spirituali dell’Europa. Romanità ed Ellenicità”, un saggio dell’amico fraterno Giandomenico Casalino del 2007, noto avvocato leccese, filosofo tradizionalista e studioso della cultura giuridico-religiosa romana, che si inquadra in una precisa visione del mondo, che già nelle sue ben note e precedenti opere, si è andata delineando come adesione totale a quella dimensione arcaica, ermetica e quindi tradizionale, che ha avuto in Julius Evola il suo ultimo Sapiente. Già il sottotitolo fa presagire i binari entro cui si sviluppa la sua ermeneutica, che rigetta in egual misura sia la vulgata luterana e di destra, che pretende di forzare sia la storia che l’anima dell’Europa affermando che le radici spirituali della stessa possano ritrovarsi solamente nella tradizione giudaico-cristiana, che la vulgata massonica, illuminista e laico-libertaria e di sinistra, altra faccia della medesima medaglia, quale seme unico della decadenza moderna d’Occidente, quale unico disconoscimento di ciò che attrae l’umano al Divino, di ciò che conduce oltre la dimensione passionale della fede o la sfera animalesca, egualitaria dello scientismo, dell’umanitarismo politico e pseudo-iniziatico. Si tratta della relazione tenuta dall’Autore il 28 Ottobre 2006 a Forlì nel quadro di una conferenza, appunto sulle radici europee, organizzata dall’Associazione Romania Quirites e dalle correlate edizioni Victrix.
Casalino precisa preliminarmente come il suo discorso, che è discorso di stretta attinenza arcaico-tradizionale, sia primariamente erotico, di amorosa attrazione, di iniziale emozionalità verso quella dimensione del Sacro, ormai svanita nelle vite e nelle società contemporanee. Tale sfera spirituale per un europeo non può che essere afferente al mondo greco-romano, alla sua cultura, alla sua civilizzazione tanto nel diritto quanto nella sua profonda Religio. L’autore si riconnette giustamente ad una componente fondamentale della Grecità, quella dorico-spartana, quella platonica in netta contrapposizione con la decadenza ateniese o sofistica, ma in stretta relazione col Mistero di Roma, come definito da Evola o da Pio Filippani Roconi, quali rami diversificati di un’unitaria diffusione della cultura indoeuropea nel mondo pre-cristiano, il primo riprendendo la via dell’ascesi contemplativa, il secondo la via virile ed ermeticamente secca dell’Azione. Il quadro risulta organicamente completo, all’Ellade, a Roma, avendo affiancato un approfondimento su tutto quel mondo germanico, che, con gli Ottoni, col Barbarossa (che scese in campo contro il mercantilismo comunale sostenuto dalla Chiesa, perché la storia si ripete ed i compagni di strada non sono mai casuali), con Federico II, tanto ha contribuito allo sviluppo dell’ultima frontiera tradizionale, all’autentico e regale spirito del Ghibellinismo, come ben avevamo compreso Evola e Romualdi, e ancor prima un Dante.
Nel testo ritroviamo tutto quel furor che l’Autore ha evocato nella citata conferenza, a cui noi eravamo presenti, e possiamo dire di aver rivissuto quell’esperienza emozionale rileggendo il testo, il quale permette di capire come i riferimenti alle civiltà arcaiche siano prettamente interiori, spirituali, al quanto lontani dalle confuse e diffuse concezioni museali ed archeologiche, che oggi spesso circolano ed avanzano circa l’antichità. Ciò permette al Casalino di avanzare progressivamente nel tempo e tracciare, con le armi della sapienza antica, le tappe dell’involuzione moderna, non risparmiando giudizi in qualche caso estremi ma al quanto necessari, nei confronti del dualismo cattolico, dell’orizzontalità umanistica, della nebulosità femminea della massoneria. La stella polare è sempre una visione del mondo strettamente spirituale e verticalmente orientata, che non fa sconti alla modernità e che di essa ne ritrova tutti i sintomi come di una vera e propria patologia, di un’autentica inversione del Sacro, che era, è e sarà sempre l’elemento armonico tra umano e Natura, elemento organico tra nazionalismo ed Impero, elemento trasfigurante tra l’Io ed il Divino. Le risposte finali alle osservazioni degli astanti (2) furono, inoltre, la propizia opportunità per affondare con decisione “la lama” contro la vera radice della modernità, che non è di natura economicistica o socio-politica, come possono illudersi di pensare gli esponenti del politichese, che conoscono la categoria della globalizzazione, ma filosoficamente ignorano quella del Mondialismo:
”…a livelli alti il discorso è dogmaticamente imperialista, ateicamente imperialista e nella profondità del suo nocciolo è propriamente satanico, satanico poiché divide l’uomo dalla comprensione del cosmo e il dominio di questo potere è finalizzato alla cattura delle anime e a null’altro, la guerra è sempre quella, il resto è contorno”.
Il testo di non troppe pagine, infine, dallo stesso autore considerato come un’utile introduzione ai suoi studi più impegnativi, risulta snello, appassionante e personalmente riteniamo possa essere considerato, per le nuove generazioni, un punto importante di riferimento, con dei contenuti essenziali per la comprensione di una visione del mondo tanto arcaica quanto necessaria ed urgente per i destini futuri del nostro continente:
” …in un futuro non remoto dovremmo incontrarci con altri comites, che intendono la vita come la intendiamo noi, sentono quello che sentiamo noi, con sensibilità anche differenti e direi anche contrastanti a volte, però quello che ci ha insegnato Roma è che quello che ci unisce dev’essere superiore a quello che forse ci può dividere: questo è il massimo insegnamento! “.
Ritroveremo lo spirito della comunità dei popoli, non nelle piazze, come negli anni ’70 ad arte allestite da qualche ambasciata straniera o da qualche lobby interessata, ma nella cultura da ritrovare, nell’arte, nelle mille biblioteche, nella raffinatezza dell’anima che si eleva e sa impegnarsi per il bene altrui, per i poveri, per i sofferenti, allora autenticamente, nelle vie più nascoste o celebri, in via Giulia a Roma o a Campo dei Fiori, a Paestum, nel quartiere ebraico di Praga, nella via degli alchimisti, a Forcella a Napoli, nella via di Cagliostro a Ballarò a Palermo, come a Chatres, al castello dei RosaCroce di Heidelberg in Germina, come nel cimitero di Taranto, ove riposano i martiri sacrificati sull’altare del denaro, dell’industria e dell’inquinamento, ove le strade “brillano” di una polverina magica e letale, lì ritroveremo la Magnagrecia, Epidauro, l’antica Kroton, come le lande della Dacia, della Britannia e della Sassonia, lì ritroveremo Roma Eterna, la catabasi, ma soprattutto l’anabasi della Nostra Europa!
Note:
1 – Giandomenico Casalino, Le radici spirituali dell’Europa, I Libri di Icaro, Lecce 2007, p. 23;
2 – Ibidem, p. 43.
Luca Valentini