Molti sostengono che la distinzione tra la Destra e la Sinistra politiche non ha molto senso, anche perché tale distinzione ha avuto un’origine parlamentare, ma se è vero che destra e sinistra sono semplici etichette, queste sono sempre applicate a fattori reali: non fai certo sparire un cassetto semplicemente togliendo l’etichetta che lo contrassegna. Si tratta invece di stabilire i loro rispettivi ruoli, tanto più che Destra e Sinistra dovrebbero essere opposti complementari e come tali non reattivi né antagonisti tra di loro, se questo non succede, è perché uno o entrambi non sono normali o sono dove non dovrebbero essere. La discriminante non deve mai essere di tipo manicheista, come Destra buona e Sinistra cattiva o viceversa, ma Destra e Sinistra normali e al loro giusto posto o Destra e Sinistra in condizioni patologiche e fuori dal loro campo di competenza.
Un‘altra distinzione importante è quella tra la Destra-Destra e Sinistra-Sinistra e la Destra della Sinistra e la Sinistra della Destra. Destra-Destra e Sinistra-Sinistra sono gli originali, come devono essere per essere in armonia con la loro natura e il loro ruolo, mentre le altre combinazioni sono formule secondarie piuttosto ambigue, fonte di tutta una serie di fraintendimenti. Fascismo e nazismo, per esempio, sono in realtà la destra della sinistra, perché come organizzazione ed etica sono di destra ma come mezzi operativi e metodi d’azione sono di sinistra. Fascismo e nazismo erano già battuti in partenza, non soltanto per questo, ma perché erano attori di destra che si accapigliavano con gli attori di sinistra per contendersi il ruolo di primo attore sul palcoscenico di sinistra. In realtà quando il palcoscenico è di sinistra, è del tutto indifferente se su di esso sia protagonista l’attore di sinistra o di destra, poiché è il palcoscenico che conta, recitasse pure l’attore di destra, sarebbe comunque la sinistra a trarne vantaggio, come i fatti storici hanno dimostrato. Il vero problema è cambiare palcoscenico, non certo il voler essere l’attore protagonista sul palcoscenico di sinistra; operazione non certo facile, che non può nemmeno essere ottenuta per mezzo di rivolte o guerre, ma bisognerà aspettare quel “raddrizzamento” di cui parla il Guenon.
Ogni forma di contrapposizione dialettica cela in sé un sottile inganno, perché il suo vero scopo è di impedire che si “esca dal seminato”, da quel preciso seminato che si vuole imporre, ogni contrapposizione dialettica cela la volontà di imporre un certo modo d’essere, che sarà confermato e imposto comunque, indipendentemente dal corno del dilemma che possa prevalere. Capitalismo e comunismo, per esempio, ruotano attorno al cardine dell’economicismo, prevalesse l’uno o l’altro, questo sarebbe sempre confermato. Fascismo e antifascismo ruotano attorno a ciò che si potrebbe definire come “autorità dei fasci”, che rimane comunque confermata, anche nell’antifascismo, poiché questo è solo lo stesso fascismo capovolto e gestito a rovescio. Trattando della filosofia, si è già visto che l’antitesi è la stessa tesi invertita e gestita a rovescio, e tesi e antitesi impongono un unico fattore: l’attivo, il “fare”.Vedere nella seconda guerra mondiale la lotta del bene contro il male e questo in un senso o nel senso opposto, questo è un errore, perché si è trattato di una virulenta contrapposizione dialettica ruotante attorno a un unico perno: il materialismo dialettico, con ciò che è implicito in esso: “Ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che non è giusto, deve essere stabilito volta per volta, momento per momento, in base al tornaconto del dinamismo risultante. Dinamismo risultante da che? Dal conflitto incessante delle forze in gioco, le quali devono comunque confermare il primato dell’unico padrone.
La posta in gioco del secondo conflitto mondiale era l’acquisire il diritto di stabilire ciò che è bene e ciò che è male, non certo difendere presunti ideali, valori o idee (negati per principio dal materialismo dialettico), da qui l’estrema brutalità del conflitto e le disinvolte atrocità da entrambe le parti. Avendo vinto i mercanti, i banchieri e gli usurai, questi hanno stabilito il loro modo d’essere come il massimo e supremo bene e ciò che li contrasta è il male assoluto; avesse vinto Hitler, sarebbe stato lo stesso, allora il bene dei teutoni sarebbe stato il massimo e supremo bene, di conseguenza tutti gli altri popoli (italiani compresi) e razze sarebbero stati schiavizzati. Mettersi in testa che il vero nemico da distruggere è il materialismo dialettico, finché questo è attivo l’intera umanità è in pericolo, poiché questo è in grado di giustificare e legittimare ogni atrocità e ignominia, purché, beninteso, a compierli sia la parte “giusta”, cioè il dinamismo risultante.
La conversione degli ex comunisti al mercantilismo, all’americanismo, al mondialismo, non è voltagabbana, ma è il contrario: ferrea coerenza alla logica del materialismo dialettico, che attualmente trova la sua direzione più efficace in questi movimenti. Anche la filosofia gender trova la sua giustificazione nel materialismo dialettico, perché se tu credi che il maschile e il femminile siano espressione di fattori che “sono ciò che sono”, come l’essenza e la sostanza, per esempio, questo significa asservire l’uomo a questi fattori, il materialismo dialettico non può tollerare nessuna sottomissione dell’io umano materializzato ad alcunché, ne consegue che solo il dinamismo risultante può stabilire se a uno può convenire essere maschio o femmina, il maschile e il femminile diventano così elementi indefiniti e intercambiabili, non esiste alcun valore o punto di riferimento superiore a cui si deve conformare il comportamento umano, allora tutto è potenzialmente lecito, soltanto il dinamismo risultante può imporre la sua griglia interpretativa.
Naturalmente la destra e la sinistra che siedono in parlamento non hanno nulla a che vedere con la vera Destra e la vera Sinistra, sono soltanto degli aborti e delle caricature dei rispettivi ordini di realtà, tanto più che l’intero parlamento è di sinistra perché impone una logica numerica e quindi quantitativa. È l’intero sistema e l’intero mondo moderno che sono di sinistra, questo è il palcoscenico che bisogna cambiare. La contrapposizione dialettica tra i tanti partiti ha il solo scopo di imporre quell’unica mentalità, perché i tanti partiti sono governati tutti da quell’unica mentalità, che perciò rimarrà sempre sul trono, indipendentemente dai partiti al governo, mentalità perversa e immorale, perché basata sulla demagogia, sulla dissimulazione, sulla menzogna, sull’inganno. Con tale mentalità non si può stabilire alcun compromesso o accordo, è del tutto inutile tentare di cambiare le case dall’interno di tale sistema, il semplice partecipare è già troppo, perché così farai involontariamente il loro gioco e finirai per diventare come loro.
Lo stesso gioco elettorale democratico è alquanto demoniaco, perché provvede da sé stesso a una suddivisione bifida e maligna di tipo dialettico del tutto sociale. La democrazia, per il semplice fatto che è fatta “funzionare”, provvede da sé a suddividere il tutto sociale in due classi soltanto: una piccola cerchia di “eletti” e di “differenziati” che però non è tale per propria superiore dignità e qualifica, ma è tale solo perché dall’altra parte il sistema ha reso tutti gli altri “uguali” e “indifferenziati”. Andare a votare significa accettare di essere un uguale e un indifferenziato (con tanto di firma su di un pezzo di carta), esprimendo nel contempo una timida preferenza su chi dovrebbe essere un “eletto” e un “differenziato”.
Resta da chiarire la vera natura della Destra e della Sinistra. Anche a un primo sguardo superficiale, risulta evidente che la Destra e la Sinistra politiche sono l’espressione storica della Qualità e della Quantità, che a loro volta rimandano all’Essenza e alla Sostanza della metafisica tradizionale. La Destra agisce secondo un’ottica qualitativa mentre la Sinistra privilegia la quantità. Le due rispettive concezioni estreme sono, per la Destra: “L’elemento o il livello qualitativo superiore ha diritto di precedenza e questo indipendentemente dal numero”; per la Sinistra: “Il numero vince, sempre e comunque, indipendentemente da ciò che è professato”. La Destra è basata sull’Autorità e sulla Gerarchia e così deve essere, perché il suo referente è la Qualità, la sua logica è verticale. La Sinistra, essendo caratterizzata dalla quantità, privilegia il numero, da qui l’importanza data all’individuo, al popolo, alla massa, all’uguaglianza, alla democrazia, la sua logica è orizzontale.
Tutti sanno che cosa sia la quantità, ma ben pochi sanno che cosa sia effettivamente la qualità, e altrettanto pochi comprendono le conseguenze che la qualità implica in sé. La Qualità è responsabile dell’aspetto formale della realtà, senza Qualità nessuna forma potrebbe esistere. La forma è espressione di un significato e quindi la Qualità è sempre sede di un senso e di un significato. L’Essenza, da cui deriva la qualità, concepisce e crea, mentre la Sostanza, da cui deriva la quantità, manifesta, può manifestare soltanto. L’Angelo annuncia alla Vergine che partorirà. L’Angelo è la potenza creativa (qualità) che annuncia alla potenza manifestativa che dovrà concepire, cioè mettersi all’opera. Noi vediamo che la qualità agisce sulla quantità, facendole così esprimere una forma. Giammai un ammasso informe di mattoni (quantità), lasciato a sé stesso, avrebbe potuto elevarsi in edificio, per fare questo, ha avuto bisogno dell’intervento di un qualcosa che mattone non è, architetto e muratore, che rispetto all’ammasso informe di mattoni, sono qualità, l’uno ha concepito quel significato e l’altro lo ha posto in opera. L’edificio in muratura esiste in funzione del “ciò che significa”, è la manifestazione di un senso e di un significato, la quantità serve appunto a questo, a manifestare.
La presunta contraddizione che secondo certi filosofi idealisti esisterebbe tra l’idea astratta e la sua realizzazione concreta, è solo la conseguenza di un’impostazione sbagliata, l’essere in potenza e l’essere in atto sono due fasi consecutive e sincrone di un medesimo processo creativo, perciò non possono contraddirsi, né possono contraddire il principio iniziale da cui derivano. L’equivoco è insorto perché si parla di pensiero o idea astratta, mentre si doveva mirare al suo contenuto: il senso e il significato, che è sempre lo stesso, sia quando è in potenza che quando è in atto. Non si può essere “in atto” se prima non si è stati “in potenza”, “in potenza” significa: concepire o creare, “in atto” significa: manifestare; l’essere “in potenza” è in realtà la potenza dell’essere. L’impostazione tradizionale secondo la quale la qualità agisce sulla quantità dandole forma, è certamente più consona e giusta di quella filosofica, perché questa è soggettiva, è un affare interno di un essere determinato, mentre quella esprime un principio universale sempre e comunque valido.
La marginalizzazione della Destra a livello politico, deriva appunto dal fatto che essa è caratterizzata dalla Qualità, perciò è legata indissolubilmente al rapporto verticale di Autorità e Gerarchia, mentre noi ci troviamo nel “regno della quantità” (per dirla come il Guenon), caratterizzato dall’invasamento quantitativo. Prevalendo la quantità, per giunta caricata in modo maligno, questa imporrà la sua natura, con la conseguente spinta forsennata verso l’uniformità e l’uguaglianza, e tenderà nel contempo a eliminare ogni differenziazione qualitativa e gerarchica. Si tratta di una spinta dissolutiva verso il basso, poiché la quantità può superare il qualitativo formale solo “dal di sotto”, solo dissolvendolo. È ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi, lo smantellamento sistematico e “scientifico” di ogni edificio formale, sia esso politico, culturale, nazionale, etnico, razziale, religioso, in modo che con le macerie così ottenute si possa erigere un unico gigantesco edificio, chiamato di volta in volta: genere umano, umanità, corpo unico, governo unico mondiale, unica religione mondiale, società multirazziale ecc. Questa operazione dei maniaci dell’unificazione si denuncia e si condanna da sé, costruire un gigantesco edificio nuovo usando le macerie dei tanti edifici precedenti, questo non è certo molto igenico, né funzionale, è solo un palliativo, si tratta in realtà di una semplice mascheratura, di una ignobile e vile giustificazione usata per nascondere la spinta verso l’uniformità e la massificazione quantitativa. I veri costruttori amano costruire con la Vergine Maria (la sostanza originale mai usata) e servendosi dell’Immacolata Concezione (senza secondi fini); di sicuro c’è che non saranno certo i distruttori di oggi i costruttori di domani, altri domani costruiranno.
Il prevalere della quantità e il suo caricamento maligno ha come conseguenza logica una feroce avversione verso ogni forma di autorità e di gerarchia, questo si constata non soltanto in politica, ma anche nel neospiritualismo contemporaneo, quasi tutto di marca teosofica o pseudo acquariana. La pretesa di eliminare ogni forma di autorità e di gerarchia è grottesca e anche stupida, sia perché non è possibile tenere in piedi la realtà con la sola quantità, sia perché anche autorità e gerarchia fanno parte della realtà, sono dati di fatto pratici, tant’è vero che la loro negazione porta solo alla loro realizzazione a rovescio, come di fatto è accaduto. Tagli l’erba in giardino? Agisci secondo autorità. Ogni tuo intento o volere è un’espressione di autorità, non importa se verso di te o verso gli altri. Ogni processo creativo si realizza mediante una sequenza gerarchica, senza questa, nessuna possibilità creativa. Naturalmente negando l’autorità e la gerarchia esterna, si negherà pure quella interna a sé, diventando così esseri bidimensionali e quantitativi, per questo più facilmente gestibili e manipolabili.
Abbiamo visto che il rapporto gerarchico è causato dall’Essenza-Qualità che si differenzia in verticale, da questo ne deriva che il rapporto gerarchico implica sempre una precedenza e un “diritto di precedenza” e un conseguente “senso unico”. È stato il muratore a costruire l’edificio, non si potrà mai vedere un ammasso informe di mattoni che mi costruisce il muratore (senso unico non invertibile). Affinché l’edificio in muratura possa esistere, devono prima esistere il muratore e l’architetto (diritto di precedenza), tutte cose negate dalla concezione olista e immanentista. Questo “in creazione”, perché “in manifestazione” le cose sembrano rovesciarsi (analogia inversa), il muratore non può costruire l’edificio se prima non esiste il mattone, e l’uomo non può manifestarsi se prima non si sono manifestati i regni inferiori. Però è un fatto che “creare” è gerarchicamente superiore al “manifestare”, concepire un pensiero è cosa evidentemente superiore dello scriverlo su di un pezzo di carta. Si può manifestare solo ciò che prima è stato concepito, prima di essere partoriti, si è stati concepiti; il concepimento, cioè la creazione di un essere, è cosa evidentemente superiore del “venire al mondo”, dell’essere partoriti o manifestati.
Abbiamo visto che il referente della destra politica è la Qualità e che questa rimanda sempre alla Gerarchia che a sua volta giustifica l’Autorità, perciò la Destra sarà basata sull’Autorità e sulla Gerarchia. Si tratta adesso di spiegare bene donde deriva il rapporto qualità-gerarchia. Quando la qualità si estrinseca in orizzontale, dà luogo alla differenziazione formale, manifesta una molteplicità di forme diverse; quando invece si esplica in verticale, dà luogo a ordini molteplici di realtà in rapporto gerarchico e governati dal senso unico e dal diritto di precedenza. La spiegazione del perché questo avviene è molto semplice, perfino banale, dipende dal fatto che la qualità, essendo l’opposto della quantità, non è sensibile alle leggi aritmetiche, così accadrà che le quattro famose operazioni aritmetiche (addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione) si possono applicare solo alla quantità ma non alla qualità. Esempio: nell’avere mille mele marce invece che una, la differenza riguarda solo la quantità, perché per la qualità la cosa è del tutto indifferente, il marciume è sempre marciume, indipendentemente dalla quantità, mentre la sinistra sostiene che una mela marcia è marcia, invece mille mele marce sono buone! Dire che il marciume è buono solo perché ha dalla sua la moltitudine, questo è un abominio ed è con tale abominio che noi abbiamo a che fare col mondo moderno, che è espressione della logica quantitativa. Il fatto che la qualità non obbedisce alle leggi aritmetiche, questo non deve portare a credere che essa sia una cosa illogica e irrazionale, in realtà essa possiede leggi proprie e una propria logica che, per ovvi motivi, non possono essere come quelle della quantità.
La fatale conseguenza sarà che i numeri avranno un senso diverso secondo che siano riferiti alla quantità o alla qualità. Il numero riferito alla quantità esprime appunto la quantità; il numero mille quantitativo significa mille quantità numeriche, cioè mille numeri uno. Il numero mille qualitativo non può esprimere quantità, allora contrassegnerà un determinato ordine di realtà e il mille sarà un’unità indivisibile legato a una valenza realizzativa o a un determinato senso o significato. La serie numerica nella qualità è verticale e così esprime molteplici ordini di realtà in rapporto gerarchico, mentre nella quantità è orizzontale. Il rapporto gerarchico è la fatale conseguenza logica del fatto che la qualità non è sensibile alle leggi aritmetiche, allora accadrà che il livello qualitativo mille, per fare un esempio, non è raggiungibile per semplice addizione, cioè non si può raggiungere sommando fra di loro dieci livelli di cento, appunto perché le operazioni aritmetiche sono impossibili se applicate alla qualità, questo determina uno stacco e ogni livello qualitativo è a suo modo un mondo a sé con una propria autonomia. La famosa affermazione tradizionale secondo la quale: “il più non può derivare dal meno”, si riferisce soprattutto alla qualità, un ordine di realtà inferiore non può creare un ordine di realtà superiore, mentre questo, volendo, può proiettare semplici immagini di sé che abbiano un valore analogo su di un livello inferiore; solo analogo, non uguale o identico, perché dieci quantità di cento qualitativo sono sempre di livello cento, mentre il mille permane sé stesso, la sua unità non è mai venuta meno. Ma allora come si può raggiungere un livello qualitativo superiore se la crescita “per addizione” è impossibile? Devono essere date due possibilità. La prima è che questo livello superiore devi già possederlo potenzialmente, o meglio, devi possedere la possibilità di elevarti a questo livello, che da parte sua è un dato di fatto reale, anche se per te attualmente è inesistente. La seconda è che per accendere questo livello che in te è spento, devi entrare nel raggio d’influenza di un essere che lo ha già acceso; naturalmente questo è possibile solo se si è già orientarti verso questo livello superiore.
La spinta forsennata verso la quantità pura, che significa anche ridurre tutto al minimo qualitativo, può al massimo sfociare nella quantità continua, che però cade al di fuori e al di sotto della realtà manifesta, quindi si tratta di una spinta verso la dissoluzione, ma in nessun caso può tramutare direttamente il mille quantitativo nel mille qualitativo. Certe trasmutazioni sono possibili soltanto nel principio iniziale padrone delle due possibilità, ma anche così la cosa non ha molto senso, perché è più esatto dire che tale principio assorbe o rende passivo un elemento per attivare e proiettare l’elemento opposto. L’“annegamento” della quantità discontinua nella quantità continua è una sorta di riduzione “ad unum” della quantità, ma corrisponde al salto nel “pralaya” dei teosofi, alla dissoluzione dell’attuale mondo formale, la cosiddetta “fine del mondo”. La quantità esasperandosi sempre di più in sé, alla fine si neutralizzerà, cedendo così il testimone al suo opposto, una qualità di tipo superiore che darà inizio a un nuovo ciclo.
Gli individui umani hanno un peso qualitativo diverso secondo le epoche, attualmente siamo nelle condizioni del “deserto”, siamo inchiodati a una condizione individuale legata al minimo qualitativo, quindi oggi l’individuo vale uno, mentre nel medioevo poteva valere dieci e nell’antichità cento, naturalmente sempre riferiti alla qualità. Fondamentale è ciò che il “testimone” illumina: l’elemento, la casta, l’ordine o livello di realtà che possiede il “testimone” gioca un ruolo dinamicamente attivo, possiede il bastone del comando e perciò conduce il gioco. Attualmente il “testimone” lo possiede il minimo qualitativo, l’uno qualitativo e quindi, per inverso, la molteplicità quantitativa, com’è ben dimostrato dagli attuali sistemi sociali, che sono una tipica espressione dell’“era della demonia del collettivo”, dominata appunto dalla quantità, e così noi vediamo che il dieci, il cento e il mille qualitativi non contano nulla, perché non venendo illuminati e pur esistendo, è come se non esistessero. La fatale conseguenza sarà che le persone caratterizzate da questi fattori qualitativi superiori non avranno alcun peso decisionale nell’ordine sociale, perché è il minimo qualitativo che conduce il gioco, impossibile quindi cambiare le cose all’interno di questo ordine di realtà. Per cambiare effettivamente le cose occorre prima togliere il testimone all’uno qualitativo (che equivale a uscire dall’era della demonia del collettivo), per assegnarlo al mille qualitativo, che per riflesso illuminerà pure il cento e il dieci, operazione non certo facile e non alla portata di tutti, che non può nemmeno essere realizzata tramite maneggi di tipo politico o ideologico, ma bisognerà aspettare l’inversione dinamica dell’intero sistema.
L’esplosione pandemica della popolazione segnala sempre il trionfo della molteplicità quantitativa con la conseguente riduzione al minimo qualitativo, non dipende certo dal fatto che molti altri esseri dell’universo si sono incarnati qua da noi e ora per assistere all’elevazione del pianeta e dell’umanità a un livello superiore: stupida, grottesca e deviante giustificazione teosofica. Il mille diviso per mille dà uno, ma diviso per uno dà mille; la riduzione al minimo qualitativo ha come conseguenza il massimo quantitativo, con il conseguente aumento della popolazione e il raccorciarsi del tempo. Gli è che costoro credono davvero che il mille quantitativo possa trasfondersi direttamente nel mille qualitativo e diventare tale, ma questo è realmente possibile? O sono invece le solite suggestioni teosofiche ingannatrici? Abbiamo già visto che certe trasmutazioni sono possibili solo nel principio iniziale che trascende le due possibilità, ma per tale principio tale trasmutazione non ha alcun senso, troverà sempre più sensato togliere il “testimone” alla quantità per assegnarlo alla qualità, in questo modo interverrà solo un trapassamento di livelli e non una trasmutazione.
Il fatto che lo Spirito sia incondizionato, ci può far comprendere quell’altro errore che si chiama: “anarchismo”. Questo “incondizionato” non significa che lo Spirito non sia capace di produrre una qualsiasi forma o le avversi tutte, ma è l’esatto contrario, è padrone di tutte le forme possibili perché si trova di là da esse e quindi non ha alcun motivo di avversarle o di distruggerle. Un qualsiasi principio o potere creativo permane sempre trascendente e incondizionato rispetto alle cose che crea, pena cessare di essere “principio” o di essere “creativo”. Mentre là lo Spirito è il “senza forma” in senso superiore, poiché si trova di là da esse, l’anarchico è il “senza forma” in senso inferiore perché è collocato al di qua e al di sotto di esse, perciò le odia tutte e mira a distruggerle, specialmente le forme gerarchicamente superiori. Il distruggere invece di trascendere segnala sempre l’inversione gerarchica, come là l’odio verso ogni forma di autorità e di gerarchia segnala l’invasamento quantitativo; in entrambi i casi la causa è l’identificazione completa con un elemento, o un fattore, o un ordine di realtà inferiore che perciò non tollererà più niente che sia superiore a sé o semplicemente differente.
L’anarchismo è un tipico caso di trasferimento illecito di libertà; quella libertà che può competere solo allo Spirito Incondizionato, l’anarchico la pretende per l’io individuale materializzato, che è un elemento formale e definito, perciò tale libertà si volge al negativo e in realtà si chiama: dissoluzione. Un individuo anarchico contraddice sé stesso, perché come individuo è formale e definito, ma pretende la stessa libertà dell’Incondizionato e dell’Infinito, da qui il suo essere asociale e estremamente distruttivo, e siccome è presente pure l’inversione gerarchica, allora l’odio è diretto contro tutta la catena gerarchica superiore e l’intera realtà manifesta.
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