Per chi possegga una conoscenza anche non esaustivamente approfondita del pensiero e della cultura della Tradizione, nei termini in cui pensatori ed ermeneuti, come Julius Evola e Renè Guènon, ne hanno tematizzato ed esposto le dottrine e le conoscenze, sia prosaiche che mitico-simboliche, appartenenti alle culture sapienziali e religiose di altrettante civiltà; non può non aver individuato un pensiero costante, un giudizio equivalente ed analogo che quelle culture manifestano sul tema della natura dell’elemento religioso nei confronti di quello metafisico e quindi sapienziale nonché dei rapporti gerarchici sussistenti, sotto il profilo dello Spirito, tra queste due dimensioni della Conoscenza. In buona sostanza tale problematica investe ed ha per oggetto la dialettica del confronto tra dimensione essoterica ed esoterica, tra esterno ed interno in ordine ad ogni complesso reale tradizionale. Senza che mai si possa e si debba pensare ad una qualsivoglia conflittualità tra la buccia (l’essoterico) ed il nocciolo (l’esoterico), tutte le dottrine tradizionali hanno sempre considerato e saputo che il rapporto, che c’è, è di propedeutica complementarietà, nonchè di gerarchico perfezionamento iniziatico di un Sapere che ha (ed è) sempre il medesimo oggetto: il Divino in ogni sua manifestazione tanto nel micro che nel macrocosmo. Cosa sig
Ecco che la dicotomia è palese!
Da una parte c’è la Fede e l’Animo, dall’altra il Sapere e l’Intelletto!
La dimensione ortodossa (la Via della Mano Destra…) della fede è la Religione come essoterismo che, agli occhi del Sapere, è la nube della non-conoscenza, mentre la successiva (se la si cerca…) è quella della eterodossia (che è anche la Via della Mano Sinistra con estraneità dell’elemento orgiastico-sessuale…) del Sapere, della Conoscenza, della Gnosi che, agli occhi della fede, è la perdizione satanica o la mistificazione pericolosamente superba ed arrogante dell’intera vita religiosa. Dalla dialettica di tali due tipologie di stati della coscienza (anche se solo quello fideistico è coscienziale, mentre lo gnosico, che è l’iniziatico, è negazione della coscienza stessa in quanto residuale soggettività…) sorgono la sistematizzazione e la distinzione tra la Religione e la Tradizione che, mentre in Evola appaiono l’una con prevalenza del dato sacerdotale e quindi passivamente femminile e l’altra dotata della natura certamente del Sapere ma non come metafisica puramente contemplativa (Ascesi della Contemplazione) bensì come Azione Eroica (Ascesi dell’Azione), che conosce agendo e agisce conoscendo, sempre tesa, comunque, alla restaurazione dell’Uno; in Guènon, invece, il Religioso è qualificato dal livello del Sapere Sacerdotale che, seppur dualistico, è sempre conoscenza del Divino attraverso la Legge e il Rito ed il Tradizionale viene definito il Metafisico per eccellenza che è quanto dire la Conoscenza Suprema del Principio. Resta il fatto, comunque, che in ambedue le prospettive la differenza radicale tra tali realtà dello Spirito con¬siste in ciò che, come nella prima (la Religiosa) il “due” (Io e il Divino) resta tale e deve restare tale, nella seconda (la Tradizione), il “due” diviene, anzi si riconosce essere da sempre Uno e quindi di essere tristemente vissuto nell’ignoranza (avidyā) e nell’Oblio. Tale fine del Discorso che è il Fine (ecco perchè i Greci chiamavano i Misteri teletài da telèin che significa finire, completare, concludere ed i Romani li chiamavano initia da initiare, concetto che presuppone anch’esso il perfezionamento e il concludersi medesimo…) si fonda solo e soltanto sulla Identificazione assoluta, libera, evidente e gioiosa che è il Sapere che Io sono Te!… e null’altro!
Le Culture e le differenti Civiltà, quelle che sono definite premoderne o Tradizionali, si fondano, pertanto, su di una Verità incontestabile che, secondo i livelli di conoscenza e di accesso alla stessa, appare ed è Religiosa e dommatica nella dimensione aperta ed è la dimensione dell’Animo che è nel tempo e nello spazio, essotericamente vicina a tutti gli ordini sociali e ad ogni tipo di uomo; mentre è intrinsecamente Sapere, Conoscenza evidente da sé, nella dimensione superiore o “successiva”, che è quella esoterica, ed è la dimensione dello Spirito che è fuori dal tempo e dallo spazio, Realtà che compare come esistente solo a coloro i quali la cercano e la realizzano! E quando si parla, nei testi sia di Evola che di Guénon, della Tradizione, è a quest’ultima che si fa riferimento, come Realtà spirituale per eccellenza, data la sua natura metafisicamente universale, non avendo alcuna relazione con il dato storico che passa e si estingue, che sono le forme del Divino, le istituzioni Templari e le Ritualità cerimoniali; essendo la Tradizione ciò che è trasmesso e passa nei millenni, ed è il puro Spirito che è fuori dal tempo situandosi esclusivamente sia nell’interiorità dell’uomo che del mondo, essendo degli stessi (che sono l’Uno) la Essenza metafisica, tale è la dimensione esoterica e pertanto sapienziale quale Scienza dell’Io. Plotino, infatti, insegna, alla fine dell’Enneadi, che dopo aver lasciato i simulacri degli Dei disposti alla sua destra e alla sua sinistra lungo il Cammino nel Tempio, ci si trova mònos pros mònon (da solo a solo!…) ed è l’Identificazione iniziatica!
Giandomenico Casalino