Dopo le faccende di scuola,
Quei compiti di matematica,
Le altalene tra equazioni
E le emancipanti frazioni,
Le analisi logiche
E grammaticali,
Le dissi,
A quel germoglio di mia figlia:
“Facciamo finta che il divano,
Nel salotto,
Sia una barchetta nel mare in tempesta.
Il cane è il mozzo, io il capitano e tu
La ciurma.
Dobbiamo pescare qualcosa, getta le reti!”
E la vedevi, operativa guerriera,
fingersi pescatrice,
tanto che a momenti
tirava su i tonni dal salotto.
Quanto diventai padre in quei minuscoli attimi,
Più che padre
mi sentivo
un ricamatore di sogni
con i quali lei giocava.
Col nulla.
Un divano,
un vecchio cane simpatico
e un papà che voleva
un sorriso eterno nel viso della sua figliola.
Alessandro Caredda ©® Copyright 2017