7 Ottobre 2024
Intervista

Riflessioni sul Femminismo 2.0: Roberto Siconolfi intervista Laura Tecce

Laura Tecce, sociologa e giornalista professionista, scrive per Libero, Il Giornale, Il Giornale OFF. Ha lavorato come inviata, autrice e conduttrice in Rai, SkyTG24, in diversi uffici stampa e come docente di giornalismo. Collabora come commentatrice di società, costume e politica in diverse trasmissioni Rai, La7 e Mediaset. Si occupa, tra le altre, dei presunti casi di razzismo in Italia, la cui capacità nello smentire molte di queste “fake news”, le è costata il“blocco” del suo profilo Facebook.  Altra sua battaglia è uno dei massimi capisaldi del “politicamente corretto”: il femminismo, nella versione cosiddetta “2.0”. Una battaglia che l’ha “eletta” a vera e propria “bestia nera” delle femministe. E’sul “femminismo 2.0”, al quale ha dedicato un pamphlet per “Il Giornale”, e più in generale sul ruolo della donna nella società contemporanea che le rivolgiamo alcune domande:

1. Potresti darci una definizione di “femminismo 2.0”? Hai parlato di varie ondate del “movimento femminista” nella sua storia, potresti chiarirci i punti qualificanti di ogni ondata?

La denominazione viene dalla piega molto mediatica che ha preso il movimento(social network e mondo del web). Il femminismo è un movimento complesso ed eterogeneo, fatto di diverse organizzazioni e associazioni diffuse e generalizzate. Le fasi,“ondate”, sulle quali esso è suddiviso sono quattro. La prima, fine ‘800, basata sulle lotte per diritti “sacrosanti”e “veri”, su tutte la battaglia delle suffragette. La seconda è del periodo degli anni ‘60/’70 e se da un lato sostiene cause anch’esse vere e giuste in ambito familiare e politico-sociale, dall’altro presenta già le prime deformazioni e caratterizzazioni di certe ideologie “di sinistra”. Inoltre, si hanno le prime istanze legate all’immagine della donna (es. nel vestire e sul piano simbolico). Un punto che verrà ripreso nella terza ondata, anni ‘90/’2000, dove però inizia a passare il concetto che“bella equivale a stupida”. Un’ultima ondata, la quarta, è degli anni ‘2000 e riguarda il “femminismo intersezionale”, un calderone “ideologico” dove il femminismo è un “pretesto” per mettere insieme le battaglie di tutte le minoranze (gay, LGBTQI, questione razziale, ecc.). Uno dei movimenti principali di questa ondata è “Non una di meno”, il cui manifesto recita «perché essere donna è difficile, ma essere donna ed essere nera, lesbica o transessuale lo è ancora di più».

2. Leggevo di alcune diatribe davvero ridicole (es. il fatto di utilizzare l’aggettivo curvy per affermare la possibilità di essere modelle “non magre” ma senza usare il termine“grasse” o Rula Jebreal che definisce una semplice interruzione di Nicola Porro in una trasmissione TV come un atto di “sessismo” da parte di «un uomo bianco che urla addosso a una donna come me»),sembra quasi che, per il femminismo 2.0, la realtà deve per forza di cose rientrare nella loro precisa idea di essa, esattamente come nelle ideologie “totalitarie”. Non trovi che a fare così si viva “male”, e si viva male anche il proprio esser donna?

Assolutamente sì, e chi nutre diffidenza verso il politically correct prova diffidenza anche verso il femminismo. La questione andrebbe spostata sul “contenuto” e non rimanere alla “forma”. Perché una donna “cicciottella” si deve sentire non all’altezza? Così facendo invece, cambiando il termine, come accade anche in ambito giornalistico, si dà un ulteriore giudizio di valore e ancor più irritante, quando magari definire una donna “secca” non suscita alcuna perplessità. Inoltre, si crea la dinamica del reverse racism, per cui le donne grasse se la prendono con quelle magre. Per il resto sì, è una concezione “talebana” e come dicevi “totalitaria” completamente scollegata dalla realtà. Infine, c’è una banalizzazione delle importanti lotte precedenti, come quella sull’aborto che non è una scelta da incoraggiare, ma sicuramente una necessità che va tutelata. L’ultima strumentalizzazione riguarda le due ragazze che si sono baciate davanti a Salvini, avendo fatto finta di volersi fare un selfie con lui. Questa cosa rappresenta ancora una volta il fatto che i diritti delle cosiddette “minoranze” devono prevalere.

3. La questione della violenza della quale sono vittime molte donne è un fatto e“cosa seria”, ma a tuo avviso è possibile ricevere assistenza al di fuori di tutto quel gigantesco sistema di “lobby”, fatto di associazioni, cooperative e centri vari – su tutte la “Casa delle donne”che riceve sostegno e contributi da ARCI, Coop, CGIL, PD, ecc. – che, oltre all’“assistenza sociale”, diffondono una “radicale” propaganda femminista? E quale può essere la “qualità” del loro“servizio”, così “ideologicamente distorto”? Pensiamo a queste utenti malcapitate che per certi versi sono “due volte vittima”, del reato e pure dello “speculatore ideologico-lobbystico” di turno.

Ho appena moderato un convegno con un’associazione che opera nel settore ma non è legata a una certa ideologia e non prende soldi pubblici ma solo donazioni. Per quanto riguarda le altre, ricordiamo che guadagnano su ogni chiamata, al di là se fosse un fatto vero o meno. E’ importante intervenire con la legislazione e in proposito è stata appena approvata la legge sul codice rosso, che dà un canale prioritario alle indagini in caso di maltrattamenti, violenza sessuale, stalking e lesioni commesse in ambiti familiari o di relazioni di convivenza. E poi è una questione culturale, ma che ha poco a che fare col movimento femminista. A riguardo il “Me Too” ha fatto molti danni, banalizzando la violenza equiparandola alle“avance” e rappresentando un carrozzone mediatico per persone “vendute” che usano il femminismo come paravento.

4. Hai ricevuto un “blocco” sul tuo profilo Facebook per aver smentito delle “fake news” su cosiddetti casi di“razzismo in Italia”, casi fomentati “faziosamente” da quando si è insediato il “governo Conte” e più in generale da quando “avanza” il movimento “populista/sovranista”. Puoi chiarirci brevemente questi episodi e il perché del “blocco” da vero e proprio “regime orwelliano” Stai attuando delle strategie difensive a riguardo (culturali, denunce pubbliche, denunce legali, ecc.)

Ho fatto una denuncia pubblica sul mio profilo con un video che ha raccolto più di 50.000 visualizzazioni. Ho ricevuto messaggi di persone che hanno avuto lo stesso trattamento. Il problema è che una cosa è pubblicare turpiloqui e minacce, cosa sottoponibile a procedimenti penali – anche su Facebook bisogna stare attenti perché si è passibili di diffida a mezzo stampa –, altra cosa è pubblicare contenuti e con la dovuta ricerca di fonti – il lavoro giornalistico prevede sempre una prioritaria ricerca incrociata di dati. I post incriminati sono quelli sul caso di una ragazza nera, in Veneto ,che senza alcuna prova aveva denunciato un atto di discriminazione sul lavoro per via del colore della pelle. E ancora sugli elettori della Lega e i sostenitori del governo definiti “populisti” e “razzisti”, anche quello tacciato di “razzismo”. E infine, un post contro “gender” e femminismo. Per questo ho ricevuto un blocco di 30 giorni e senza neanche un avviso. Ricordiamo, poi, che tutti questi contenuti danno fastidio alla linea generale di Facebook che è di proprietà di Mark Zuckerberg, un liberal vicino ai Clinton e a Obama.

5. La rivista “Ereticamente” si occupa di vari temi tra i quali la “spiritualità”, anche intesa come “crescita personale”, “interiore”e “consapevolezza di sé”. Non trovi che queste esperienze, che ti espongono molto (femminismo, fake news ecc.), siano “formative” per il carattere di una donna, e proprio in barba alla cappa “politicamente corretta” che la vorrebbe “eterna vittima di soprusi”o che, comunque,le concede realizzazione solo nell’alveo del “femminismo” e delle sue organizzazioni?

Non credo che sia una questione di genere ma di merito, ed è un discorso generale in Italia. Le donne svolgono da tempo diversi ruoli importanti, tra l’altro io sono contraria anche alle quote rosa ed aperta a qualsiasi critica senza sentirmi in diritto di difendermi “in quanto donna”. Vedo con molto interesse che la gente abbia aperto gli occhi su diverse questioni (presunto fascismo, Greta e un certo ambientalismo, ecc.) e si tenga conto del “bavaglio” dei mezzi di informazione nei confronti di idee precise. Sempre più persone mi seguono e mi apprezzano e noto un aumento di “consapevolezza collettiva”, non solo mia quindi, e di “spirito critico”. Inoltre, vedo con interesse che il mio pamphlet sia piaciuto molto, proprio alle donne.

6. Tra i tratti della femminilità “afroditica”,uno dei modelli di donna “pienamente realizzata” secondo Julius Evola, vi è la “sensualità” e l’“affascinante bellezza”. Non trovi che sia questo uno dei modelli femminili prettamente sotto attacco proprio dal femminismo 2.0? Ho visto che nel pamphlet facevi una similitudine tra il femminismo 2.0 e una certa teologia cattolica che nutre “disprezzo per il corpo”. Infatti, uno dei mondi sotto accusa è quello delle ragazze che lavorano “solo” con esso, e con la “bellezza” (modelle, attrici, ecc.). Puoi chiarirci bene la tua idea in merito e sela cosa possa avere implicazioni riguardo a tutto l’universo femminile?

Manifesto maggiore preoccupazione per l’Islam che vuole opprimere il corpo attraverso il velo, il burqa e la sua morale. Per quanto riguarda una certa teologia cattolica, nel pamphlet affermo che il discorso dell’“anima più importante del corpo”, Le confessioni di Sant’Agostino d’Ippona, e in generale della dualità anima/corpo va lasciato alla filosofia e alla teologia. Invece, il femminismo ha una visione particolarmente “oppressiva” su questo punto, sostenendo che il cervello è superiore all’estetica, che la donna non deve scoprirsi, non deve tenere un’estetica attraente, e che comunque,in questo caso, deve pagare un “pegno” dimostrando di essere anche “colta”. Al concorso di Miss Italia 2017, la vincitrice disse che la bellezza estetica è un“dono” ma che non ha significato in assenza di qualità morali e che lei voleva diventare avvocato o giudice per difendere i “diritti delle minoranze”. Un discorso che sapeva molto di giustifica dinnanzi al nostro ragionamento, e al “politicamente corretto” più in generale. Ben più drastico è stato poi il lavoro dell’attivista femminista Lorella Zanardo, Il corpo delle donne (2009), pubblicato sul suo blog e trasmesso in una puntata de L’Infedele di Gad Lerner. Un lavoro che rappresenta un mix di pedanteria e moralismo raramente eguagliabili, dove si mette sotto accusa il mondo delle donne che lavorano nello spettacolo, su tutte “le veline”. Incredibile anche nel maggio 2017, la campagna delle femministe di “Non una di meno”, che hanno coperto con adesivi con la scritta «Anche questa è violenza» i cartelloni pubblicitari della modella Irina Shayk in reggiseno. Per me una donna che fa carriera con la bellezza sta al pari di un’astrofisica.

7. Viviamo un’era di cambiamenti, di cambio di paradigma direbbe Thomas Kuhn, non trovi possibile – alla luce di tutto il movimento “populista/sovranista”, inteso nel senso più generale ed ampio (culturale, politico, di pensiero, economico, ecc.) – trovare nuovi percorsi di coniugazione dell’“identità” e dell’“immaginario” davvero “femminile”, e non “femminista”, e la bravura e le necessità di molte donne di affermarsi nel mondo del lavoro, delle professioni, della cultura, della politica ecc.?

Sovranismo e populismo sono due movimenti che stanno acquisendo sempre maggiore distinzione. Il sovranismo si batte anche per le identità, ed è declinato sia in chiave territoriale, l’“autodeterminazione dei popoli”, sia in un discorso legato all’Io, quindi di “sé stessi”. Dal punto di vista politico si ha un passaggio dalle sovrastrutture della globalizzazione alle identità locali. Dal punto di vista dell’Io, questo processo di “autodeterminazione di sé stessi ”prescinde dal genere, e anche dai risvolti del“gender” che eguagliano uomo e donna. In generale, ognuno ha sue caratteristiche specifiche, e non è vero che “uno vale uno”, come in base a una certa piega livellatrice populista (differenza tra populismo e sovranismo). Questo non prevede che uno sia meglio dell’altro, ma che abbia appunto una sua specificità, bravura e “merito”. Un discorso valido soprattutto in politica dove le differenze specifiche sono importanti e la democrazia rappresentativa dovrebbe essere concepita in senso elitario (io voglio essere rappresentata da chi è meglio di me dal punto di vista della preparazione, della cultura, dell’etica, ecc.).

A cura di Roberto Siconolfi

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