12 Ottobre 2024
Poesia Punte di Freccia Rivolta

Rivolta!

di Mario M. Merlino

Dopo che ‘i giusti’ hanno cercato di fare scempio del cadavere del Capitano, memori di discendere da un dio della vendetta e non d’amore – del resto, quest’ultimo ‘s’è ritirato’ (per usare l’espressione oppositiva del filosofo Gabriel Marcel a quel ‘Dio è morto!’, di cui fa annuncio ‘l’uomo folle’ ne La gaia scienza), tramite l’autorevole voce del Vicariato romano – e memori di aver fondato questa repubblica sul ludibrio di piazzale Loreto (‘Così Ben e Clara a Milano – per i calcagni a Milano’, Ezra Pound canto LXXIV), ci si potrebbe chiedere – ed io mi pongo la domanda (eco, chissà, dell’affermazione di T. Adorno sull’impraticabilità ormai di produrre arte) – se ancora si può attraversare strade piazze marciapiedi prendere autobus e scendere in metropolitana entrare al bar sorseggiare il caffè comunicare con le parole e il gesto e gli odori i sudori e tutta la complessità del linguaggio della mente e del corpo – il Tempus loquendi da sostituire al Tempus tacendi, cappella di Ixotta, Tempio Malatestiano della (mia) Rimini – di guardare volti stringere mani ammirare giovani donne culi e tette sorridere ai bambini sfogliare un libro – i giornali no, dopo Regina Coeli, mi sono divenuti sempre più distanti – comporre versi e completare il libro a quattro mani (o a quattro zampe?) lasciare il passo all’ascensore aiutando la vecchietta del terzo piano a caricare il carrello della spesa, tendere al ritmo della ‘petite musique’ di Cèline ‘le Maudit’ misurarsi con la fierezza e la speranza di Brasillach, il mio fratello più caro, anticonformista antiborghese irriverente, Drieu la Rochelle ‘la torre della nostra disperazione e del nostro orgoglio’, aver fame dell’Essere ed essere tentato dal Nulla, amare sì amare nel ricordo nel presente…
Il poeta Paul Celan, suo merito averci riportato ad udire la voce di Martin Heidegger, sciamano del filosofare e costretto all’esilio del suo esprimersi, conferitogli il premio letterario città di Brema (1958): ‘Raggiungibile, vicina e non perduta in mezzo a tante perdite, una cosa sola: la lingua – la lingua, essa sì, nonostante tutto, rimane acquisita’. E’ vero che poi i suoi versi inaugureranno ‘il linguaggio spezzato’, quell’andar contro e non più tramite la parola, suicida all’età di cinquant’anni (Parigi, 1970). E prima di lui, più grande, disperatamente grande, quell’Osip Mandel’stam – sempre in ombra perché non nei lager ma, morto, nel gulag di Vladivostok, nel mese di dicembre 1938,  il braccio irrigidito verso l’alto e i suoi compagni ne trassero beneficio per due giorni riuscendo a farsi dare la sua razione di pane –: ‘O cielo, cielo, ti vedrò nei sogni! – Non sarà mai che tu divenga tenebra/ e il giorno avvampi come un bianco foglio:/ soltanto un po’ di fumo e un po’ di cenere’.
Non più contrapporre un sì ad un no, ma per legge stoltezza pigrizia e quant’altro imporre l’arroganza del sì supino e restringere lo spazio del no frutto del sospetto inquietudine essere in cammino essere contro. Disperazione e speranza offesa della carne e spirito invitto miseria di un tozzo di pane e lucenti preziose gemme del verso occhi che vedono il tempo delle jene e degli sciacalli e sanno che pure esistono solitarie tigri e leopardi… Cercare nella cantina rovistare in solaio, fosti tu, Sandro, e certo lo ricordi, a donarmi la parola…
‘Cercare mille strade – per superare o risolvere – sapendo – che si gira in cerchio – fuori da ogni spirale – che porta in alto – fuori da ogni chiocciola – che discenda – per sentire un se stesso – che si disprezza sinceramente – e che si ama perché si disprezza – e che si disprezza perché s’ama – non ha senso o tutti i sensi – o solo mezzo senso – come musica suonata – col fischio di biro vuote – scoppio di lampadine – fine dell’universo – morte di noi-me – egoismo filantropo – cultura aristocratica e di classe – non è che vile cultura – cerca di essere il libro – non cercare altri libri – impara – non allontanare i desideri – che vivono – non come scacci i capricci – inganno senza scampo – sfuggi-problemi – cerchi il tranquillo – posizione-comodo – rifiuto del lusso = giustificazione oppure= rigurgito della propria persona viva – soddisfa-capricci – scaccia-desideri-impulsi= non vivere – fallimento – integrazione forzata – masochismo – perversione – frustrazione – nevrosi – torna il cerchio – non attingi alla spirale – non Sali non scendi – torna la parola – che scacciavi – il benessere raggiunto – non potrà tenerti – pronuncia la parola – RIVOLTA!

2 Comments

  • Anonymous 23 Ottobre 2013

    L’orda di cannibali che hanno tentato di fare a pezzi per divorarli i miseri resti di un centenario,meritano solo il nostro sovrano disprezzo. Disprezzo che sono certo dal Walhala ove finalmente riposa in pace anche hauptmann Erich Priebke, non mancherà di raggiungerli. Ma i miserabili che hanno aizzato l’orda di cannibali, sono loro i veri responsabili di questo scempio, sono loro i veri registi occulti, dell’osceno spettacolo.Ad essi vada la nostra maledizione, il nostro totale disprezzo, giurando sulle spoglie del hauptmann Priebke, che noi sappiamo operare i necessari distinguo che rendono nobile l’animo umano, da coloro che intrisi di odio, saturi di spirito di vendetta, non sanno cosa sia la dignità umana.RIP Erich Priebke.

  • Anonymous 23 Ottobre 2013

    L’orda di cannibali che hanno tentato di fare a pezzi per divorarli i miseri resti di un centenario,meritano solo il nostro sovrano disprezzo. Disprezzo che sono certo dal Walhala ove finalmente riposa in pace anche hauptmann Erich Priebke, non mancherà di raggiungerli. Ma i miserabili che hanno aizzato l’orda di cannibali, sono loro i veri responsabili di questo scempio, sono loro i veri registi occulti, dell’osceno spettacolo.Ad essi vada la nostra maledizione, il nostro totale disprezzo, giurando sulle spoglie del hauptmann Priebke, che noi sappiamo operare i necessari distinguo che rendono nobile l’animo umano, da coloro che intrisi di odio, saturi di spirito di vendetta, non sanno cosa sia la dignità umana.RIP Erich Priebke.

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