Come si potrebbe descrivere, in sintesi estrema, l’ideale Romano?
L’ideale Romano è luce, luminosità, come dimostrano le sue peculiarità esclusive e dalla sua storia.
Una premessa è d’obbligo: non è assolutamente mia intenzione, qui o in qualsiasi altro luogo, dire male di alcuna tradizione, né togliere validità a studi voluminosi e fondamentali sulle forme tradizionali diffuse per il mondo, il cui valore è indiscusso ed indiscutibile.
Pur tuttavia occorre tener presente che vi sono dei tratti distintivi propri di tutta la spiritualità Italica nel suo complesso, di cui Roma fu incarnazione ed espressione potentemente politica (qui politica è da intendersi nel senso etimologico e nobile del termine, senza fare confusione con la politicanza di bassa lega che domina gli ambienti del potere al nostro tempo), che ne testimoniano la luminosità solare e volta ad una evoluzione spirituale altrettanto luminosa. Questo è evidente in numerosissimi fattori e circostanze che qui vogliamo sottolineare.
Ad esempio, senza addentrarci nei significati archetipali delle raffigurazioni sacre del nostro mondo e limitandoci ai soli tratti esteriori, una cosa che salta all’occhio è che le nostre divinità sono sempre sorridenti. Persino la testa recisa della gorgone ha un sorriso! Da qui la traccia della prima sostanziale differenza. La divinità sofferente è infatti una raffigurazione successiva e caratteristica di epoche storiche durante le quali la luce di Roma era occultata…
Altra importante osservazione: sebbene il valore sacrale degli animali e delle loro connessioni al mondo divino fosse più che nota, nessun Romano si sarebbe mai sognato di creare un tempio dove far proliferare migliaia e migliaia di topi, o di lasciare intere aree sacre al dominio di un qualsivoglia animale; questo perché la coscienza del nume deve incarnarsi per le umane vie e la coscienza deve avere il dominio assoluto su tutte le forme caotiche: Roma è fondata in un quadrato che separa il caos faunico dall’Urbe.
A differenza di quanto avviene nell’estremo oriente, nella tradizione Italica in generale e nello specifico in quella Romana, non esistono forme di sottomissione al drago, e quindi a ciò che il drago simboleggia: il Romano, cittadino e Sacerdote per iniziazione civica, doveva giungere al dominio di quelle correnti che il drago rappresenta.
Per i Romani la Vergine partorisce due gemelli: Romolo, l’ordinatore del quadrato di fondazione, e Remo, che a quest’ordine attenta finché non viene ucciso… in ciò vi è tutta una concezione esoterica di ciò che la pratica evolutiva produce, e dei modi per proseguire indenni sulla via che conduce l’uomo a comprendere la sua natura divina. Il “Conosci te stesso” è da intendersi in quest’ottica: atteso che tutto ciò che è vizio e difetto rappresenta un accumulo di scorie intorno alla nostra vera entità, il conosci te stesso indica imperativamente che l’uomo deve conoscere la sua natura divina: diventarne realmente cosciente, avere un rapporto diretto col proprio Nume.
La luce di Roma non si è mai spenta, ma i secoli bui e terribili che chiamiamo medioevo hanno fatto si che questa luce si ritirasse in luoghi invisibili, ed il fuoco sacro si occultasse agli uomini. Con essa anche la civiltà stessa si ritrasse, ed i nostri popoli divennero preda di fanatismi e pestilenze. Tutto ciò per quasi mille anni. Ma la luce occultata non si era certamente spenta, e trovò modi e tempi di manifestarsi nuovamente agli uomini, così nell’evo oscuro iniziò un percorso di rinascita che, partito dal buio in cui l’umanesimo afferrò una favilla dell’antico fuoco, passando per il rinascimento, porta ai giorni nostri.
Il buio ha nascosto (ma non ha distrutto) le fonti della tradizione italica, per cui, spinti da un’insaziabile sete di conoscenza e di evoluzione, nel tempo spesso uomini illustri si appoggiarono a tradizioni estranee al nostro mondo; in particolare, grandi sapienti del passato hanno volto l’occhio ad oriente, fino al punto che si è creata una vera e propria fascinazione per queste forme di spiritualità, in special modo per quelle della grande Cina e dell’India. Non si intende con ciò affermare che queste siano tradizioni di valore inferiore: semplicemente però non sono le nostre forme tradizionali, quelle che hanno forgiato la nostra storia antica.
Dopo un lungo cammino, dopo che la voce di grandi poeti e filosofi ha permesso alla luce di trapelare nuovamente, dopo Dante, Petrarca, Foscolo, è nel ‘900 che la luce di Roma ha iniziato a ritrovare vigore nel mondo delle cose sensibili, inesorabilmente, grazie all’opera di menti illuminate il cui lavoro è testimoniato da tante opere e tante riscoperte. Citando uno per tutti, basti pensare all’incredibile opera di Giacomo Boni, l’archeologo veggente che presagiva nei sogni ciò che poi riportava alla luce.
Facendo un gran balzo fino alle notizie delle ultime settimane, le cronache ci segnalano una raffica di ritrovamenti archeologici di grande e significativa portata: In Giordania ben quattordici statue di divinità, tra cui una Venere (donatrice di venia…); presso Pompei è stato riportato alla luce uno splendido larario che conserva intatti i simboli sacri; ancora, non molti giorni fa la terra ci ha restituito, presso Paestum, il braccio armato di Atena (La forza armata della coscienza).
Per noi questi ritrovamenti hanno un senso preciso e definito, giacché nulla avviene a caso, nel solco di un percorso lungo secoli.
L’indicazione è chiara e netta: anche gli eventi archeologici indicano che è ora che l’occidente europeo riscopra in massa le proprie origini vere.
L’insensata fascinazione che la nostra antica sapienza abbia origini orientali deve essere spazzata via non dalla violenza né tantomeno da fanatismi figli dell’umana stupidità e degli intrighi di esseri di bassa lega, bensì dalla conoscenza e dalla coscienza di quale sia l’origine della luce che informò di sé ai primordi le nostre latitudini e creò popoli civili ed evoluti.
D’altra parte è facile confutare l’affermazione che l’Europa abbia radici giudaico cristiane. Europa stessa è un’idea Archetipale espressa dalla mitologia Greca, e non dimentichiamo che l’equivoco nasce da Carlo Magno, il vero materializzatore del medioevo profondo, il quale, non dimentichiamolo, era analfabeta: quindi molto difficilmente avrebbe avuto modo di apprendere in modo diretto una qualsivoglia verità storica o metastorica.
Tutta questa fascinazione deve essere confutata da dentro le coscienze perché le radici Europee sono ben altre; In particolare, guardando a noi, la tradizione Italica si unificò, acquistando il massimo splendore, in Roma e nelle sue sacre istituzioni.
Quindi, in conclusione, tutto sembra suggerirci una sola via possibile: bisogna avere sentimento, bisogna sentire che la via Romana ha un cuore e quel cuore è il nostro, bisogna avere Amore, e quest’amore farà sbocciare nuovi fiori da un terreno antico.
L’atavico senso di appartenenza alle stirpi italiche ci spinge a dire che esiste un solo Sole, e questo sole sorge a Roma.
Achille Tricoli – Ass. Tradizionale Pietas