9 Ottobre 2024
Tradizione

Samhain, il giorno che non esiste – Carlo Giuliano Manfredi

In Irlanda il mondo dei morti non è tanto distante da quello dei vivi.

Essi sono a volte così prossimi che le cose del mondo paiono soltanto ombre dell’aldilà“.

(William Butler Yeats)

Come è noto la celebratissima ed attuale festa di Halloween risulta essere nient’altro che un’antica ed importante ricorrenza della popolazione dei Celti, reimportata da oltre oceano dopo una non indifferente rivisitazione sia nella sua forma di espressione che nell’essenza del suo contenuto. La festa quindi si è degradata in un gioco profano, fenomeno ormai esteso (‘idoneamente globalizzato’) all’intero emisfero occidentale senza che se ne possa sostanzialmente recepire il vero significato e simbolismo.

Il 1° novembre in realtà rappresentava un periodo di passaggio e, in qualità anche di spartiacque tra un anno agricolo e un altro, era considerato un Capodanno. Identificato, in Irlanda, col nome di Samhain (sam + fuin =”fine dell’estate” ma usato nell’accezione di “riunione”), era preceduto dalla notte delle calende d’inverno (Nos Galan – gaeaf), durante il quale i morti entravano in comunicazione con i vivi in un generale rimescolamento cosmico (il velo fra i mondi si assottiglia ed il contatto fra gli uomini e le anime erranti dei spiriti si fa più facile).

Samhain quindi era una festa fondamentale per i Celti quanto, volendo fare una comparazione, quelle Solstiziali e di fine anno per i Romani (se i Celti solennizzavano gli antenati i primi di novembre, gli antichi Romani li onoravano in nove giorni a febbraio -Parentalia-, durante il passaggio dall’inverno alla primavera). In quel periodo dal clima rigido, i Celti (gli officianti) portavano nei cimiteri fiori a profusione ed usavano anche accatastare teschi perchè si pensava che il morto appartenesse a entrambi i regni, il che gli consentiva di avere le visioni per trarre gli auspici e le divinazioni.

Durante la veglia funebre si dipingevano i teschi custoditi nell’ossario e si trascorreva la notte bevendo (idromele e birra), suonando e cantando in compagnia dei morti, inoltre si confezionavano dolci di pane in forma di teschi e scheletri a significare che dai morti, dai ‘semi sotterrati’, rinasce la vita (gli alimenti sono lasciati sui gradini della porta ed i portelli degli altari sono lasciati aperti). Con Beltain, Samhain era la festa più importante (in questi due sacri giorni si pensava che le porte del mondo di Tír na nÓg – regno degli spiriti- fossero aperte) durante la quale ogni fuoco veniva spento e riacceso solo il giorno successivo. I focolari domestici venivano infatti puliti e riaccesi da un falò comune sacro acceso per sfregamento (nello specifico il rito consisteva appunto nello spegnere il Fuoco Sacro sull’altare e riaccendere il Nuovo Fuoco il mattino seguente. Questo simbolizzava l’arrivo del Nuovo Anno. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Tutte le tribù celtiche dovevano riaccendere il fuoco da una sorgente comune, il Sacro Fuoco Druidico che era lasciato bruciare nel Mezzo dell’Irlanda a Usinach, inoltre i Druidi scrivevano messaggi per i defunti e li affidavano a questo fuoco).

Le bestie venivano radunate e rinchiuse in recinti per svernare e ciascun gruppo di famiglie (clan) si recava in un villaggio più piccolo e riparato. Il villaggio vero e proprio si separava, e si sarebbe riunito solo a Beltain. Il clima era sfavorevole a qualsiasi festa pubblica, e per di più nella notte di Samhain i morti e gli spiriti tornavano sulla terra. Nessuno osava avventurarsi fuori dalla propria abitazione. Non c’erano dunque rituali comunitari o feste gaudenti pubbliche (notturne) come invece spesso si è portati a credere. Solo i druidi si riunivano nelle antiche radure delle Selve Sacre o fra i megaliti sparsi lungo i ‘ley’, le linee in cui scorreva l’energia della Terra, e lì celebravano solennemente l’Inizio del Nuovo Anno e ringraziavano le divinità preposte (il dio e la dea patroni di questa festa: Dagda , Morrigan).

Successivamente, come accadde ad altri elementi ‘pagani’ nel cristianesimo, anche le ricorrenze celtiche furono cristianizzate, dopo che i romani sottomisero i Celti, e quando, più tardi, la Roma cattolica cercò di convertire i celti pagani. Divenne però chiaro alla Chiesa che i Celti, nonostante la loro apparente sottomissione alla cultura cristiana, continuavano ad aderire testardamente ad alcuni elementi del loro vecchio credo.

Così la Chiesa spostò il giorno di Ognissanti, una festa che onorava il martirio dei primi cristiani, da maggio al primo novembre, in modo da unirla agli antichi rituali druidici del 31 ottobre. Non solo, la Chiesa assegnò anche dei nuovi significati cristiani a molti dei simboli residui associati al Samhain. Si consolidò così la tradizione di celebrare il giorno di Ognissanti durante i riti di inizio dell’autunno. Il giorno successivo (2 novembre) , invece, fu istituita la commemorazione di tutti i morti, (non solo quindi i primi santi cristiani), rinforzando così l’associazione con le celebrazioni celtiche di una stagione dell’anno infestata dagli spiriti. Con il passare del tempo questi spiriti, che una volta venivano ritenuti selvaggi e potenti, assunsero un connotato nettamente diabolico e malvagio. La chiesa affermava infatti che gli dei e le dee e tutti gli altri esseri soprannaturali delle religioni antiche fossero di impronta diabolica, che le forze spirituali con cui le persone venivano in contatto erano vere, ma che costituivano delle manifestazioni del diavolo, principe della beffa, che conduceva l’uomo verso l’adorazione di falsi idoli. Così, durante le celebrazioni per Halloween, apparvero rappresentazioni di fantasmi, scheletri, simboli della morte, del diavolo e di altre creature maligne, come le streghe.

Samhain è il tempo in cui il semestre scuro comincia,

È giunto il tempo di prepararsi per l’oscurità che verrà.

Ognuno divenga consapevole della “Scintilla Divina” in sé,

Ed operi affinchè sia purificato dai vari condizionamenti.

 

Carlo Giuliano Manfredi

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