Momento saliente e caratterizzante del neo-illuminismo nichilista che domina il nostro tempo è, senza ombra di dubbio, la realizzazione di una omologazione senza precedenti del mondo e della vita. Siamo così entrati, grazie ai processi di globalizzazione materiale e spirituale in atto, in una inedita epoca storica, il cui segno è la riduzione di ogni differenza all’Unico. La punta estrema di tale iter dissolutivo, la si registra nell’ambito della sessualità, deprivata da tempo della dimensione erotica più profonda e della valenza “metafisica” che le veniva attribuita nelle società tradizionali. In questo ambito la volontà di pervenire alla riduzione ad uno, si mostra in particolare nelle “battaglie” del movimento gay e nella teoria del gender ad esse correlata. Anche in Italia, con la discussione del decreto-legge Cirinnà, abbiamo assistito alla campagna “pedagogica” e ammodernate, condotta dai grandi organi di comunicazione di massa, finalizzata a trasformare in senso comune le presunte verità da tempo fatte circolare dalla lobby gay.
Fortunatamente non tutti gli studiosi del problema dell’omosessualità si sono lascati sedurre dalle favole in circolazione. Tra essi dobbiamo annoverare Gerard J. M. van den Aardweg, psicoterapeuta olandese, cattolico conservatore, che da anni si occupa del problema in questione e a cui si devono un numero rilevante di pubblicazioni scientifiche. E’ da poco nelle librerie la sua ultima fatica, La scienza dice no. L’inganno del matrimonio gay, edito da Solfanelli (per ordini: edizionisolfanelli@yahoo.it 335/6499393, euro 12,00). Le ragioni che hanno condotto il terapeuta a scrivere questo volume sono ricordate in prefazione da Paolo Pasqualucci, il quale sostiene che “Di contro alle erronee concezioni al momento dominanti…che vogliono far apparire l’omosessualità come un orientamento sessuale naturale…van den Aardweg riconduce l’origine dell’omosessualità ad un disturbo mentale che prende piede soprattutto nel periodo dell’adolescenza” (p. 6).
L’omosessualità viene così interpretata quale patologia di ordine nevrotico, per cui non esiste un orientamento omosessuale naturale. Sul tema ora descritto si soffermano i primi quattro capitoli del volume in modo dettagliato e analitico. L’autore confuta in particolare la tesi dell’origine genetica ed innata dell’omosessualità, in quanto nessuno scienziato è mai riuscito a dimostrare l’esistenza di un gene o di un cervello gay. La cosa è talmente evidente che un attivista lesbica di fama internazionale, Camille Paglia, ha rilevato al riguardo “Dovremmo essere coscienti della potenziale perniciosità della mescolanza tra attivismo gay e scienza, che produce più propaganda che verità” (p. 27). Eppure gli organi di informazione del mondo occidentale spacciano per verità incontrovertibili tali fandonie! Ora, appurato che l’omosessualità, maschile e femminile, rappresenta una patologia nevrotica, è possibile trattarla positivamente? Lo psicologo risponde affermativamente: attraverso l’indagine psichica di se stessi e soprattutto per mezzo dell’auto disciplina del paziente, supportata possibilmente dalla conversione in Cristo (quest’ultima posizione ci pare assolutamente personale e poco scientifica). In ogni caso, quella dell’olandese è via opposta a quella dalla modernità. Mentre l’antropologia contemporanea ha per modello un uomo che dà libero sfogo alla dimensione pulsionale e desiderativa, qui si fa riferimento alla centralità di una volontà egemonica capace di indirizzare secondo natura il desiderio sessuale. Inutile dirlo, una posizione del genere è oggi osteggiata dalle Associazioni ufficiali della psichiatria accademica.
Interessanti risultano anche i capitoli successivi. In essi vengono svelate le implicazioni relazionali che si manifestano nei rapporti gay: immaturità, narcisismo, egoismo, indifferentismo etico. Viene altresì smontata la presunta persecuzione di cui gli omosessuali sarebbero vittime. Al contrario, gli attivisti di tale movimento praticano un vero e proprio terrorismo mediatico nei confronti di chi non condivida le loro posizioni, fino ad arrivare alle accuse, nei loro confronti, di “omofobia”. In questo contesto è necessario capire che le battaglie per il matrimonio gay, sono in realtà finalizzate a destrutturare l’istituzione portante del nostro mondo, la famiglia naturale composta da padre, madre e figli. Chiosa così l’autore “abbiamo a che fare con un assalto frontale alla nostra civiltà…tale da mettere in pericolo la sopravvivenza del genere umano” (p. 10). Del resto, è il clima generale della post-modernità liquida a favorire tale processo regressivo. Il diffondersi della bisessualità è, come le statistiche presentate da van den Aardweg dimostrano, conseguenza diretta del permissivismo generalizzato e dalla corruzione dei costumi. Lo psichismo sociale dell’epoca non favorisce di certo l’azione della volontà egemonica su ricordata.
Al medesimo tempo però, il diffuso bisessualismo sconfessa, sia pure a suo modo, la tesi dell’ immodificabilità delle tendenze sessuali, e conferma la via terapeutica indicata dallo studioso olandese. Prassi terapeutica che egli ritiene risolutiva anche nei confronti del genderismo, della transessualità, anch’essa in ampia diffusione. La teoria del gender si basa sulla convinzione che il sesso sarebbe una scelta che deve continuamente rinnovarsi, lo intende al modo di una realtà fluttuante, alla quale si può aderire, a secondo del proprio momento “interiore”, anche attraverso la chirurgia. Le statistiche, prodotte nella progressista Svezia in questo particolare ambito, dimostrano che a meno di quindici anni dalla “ristrutturazione” chirurgica del proprio sesso, un numero elevato di trans giunge al suicidio. Pertanto, sia il transessualismo che l’omosessualità, in quanto patologie nevrotiche, devono essere trattare con la psicoterapia. Questa la conclusione dell’autore.
Il libro ci invita ad un impegno di civiltà, ci invita a batterci sull’ultima frontiera, prima che con il definitivo avvento del matrimonio omosessuale, la lobby gay, supportata dall’azione dei governi legati ai poter globalizzanti, renda obbligatoria l’educazione gender nelle scuole, o introduca norme repressive nei confronto dell’omofobia. Le tesi di van den Aardweg sono uno strumento significativo in questa battaglia .
Prof. Giovanni Sessa
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