3 Novembre 2024
Filosofia

Senza senso – Lorenzo Merlo

Senza il senso del sacro siamo perduti. La storia attuale conferma.

L’importanza personale eletta a codice superiore comporta il senso del piccolo, porta al ciclo famelico della soddisfazione frenetica, considerata inviolabile. Si tratta di espressioni di una via senza rotta, senza destino estetico e evolutivo. È la condizione del naufrago in balia degli eventi, dell’avvento del vuoto profondo, colmo di nichilismo.

 

 

Ogni pensiero e ogni azione possono essere, o non avere in sé, lo spirito del sacro. Sacro è sinonimo di progetto, di creazione, quindi di coincidenza, appartenenza ad esso. Nel pensare e nel realizzare possiamo riconoscere di essere il pensiero o la realizzazione, oppure no. Nel primo caso non avvertiamo separazione tra noi e il fare e il pensare, non c’è un attore non c’è un oggetto, ma un’unità. Questa, non si avverte quando ciò che pensiamo e facciamo non è frutto nostro, ma esecuzione di un ordine esterno, creazione altrui. Allora, la separazione tra noi e l’oggetto del pensiero e dell’azione, si mostra forte e chiara. Nessun senso del sacro è presente. Possiamo separarcene senza avvertire alcuna perdita.

Nell’essere il fare tende a sussistere la soddisfazione e la via da seguire prende forma dall’infinito delle possibilità teoriche che certa scienza meccanicista ritiene esistano realmente, “probabilisticamente”, dicono seduti sul loro trono autoreferenziale, che invece esiste di sicuro solo sotto il loro sedere.

La fisica quantistica ben rappresenta la raccolta-selezioni che istante per istante cogliamo dalla pianta dell’infinito. La latenza alla concretizzazione dell’energia, decanta in realtà solo in presenza dell’osservatore. Qualunque pensiero o progetto autenticamente nostro, diviene così la creazione del mondo a noi corrispondente.

La raccolta-selezione non è perciò una delle molte possibilità disponibili, ma la sola in quanto sempre relativo alla nostra unità di misura, al nostro io, alla nostra esigenza, al perpetuare la nostra identità e senso dell’esistere.

Al contrario sussiste una tendenza all’alienazione, ovvero a un non senso di quanto andiamo pensando e facendo, ad un vuoto insensato, all’assenza di una direzione, di una ragione che non sia soltanto consuetudinaria o di superficiale.

Nelle due opposte condizioni, la circolazione energetica, cioè la partecipazione al cosmo tende a scorrere nel primo caso, quello della corrispondenza tra ciò che si fa e ciò che si è, mentre ha di che incepparsi e raggrumarsi, in quella in cui non avvertiamo il senso di quanto andiamo facendo e pensando.

Due stati differenti nei quali le difficoltà divengono stimoli e parte del processo nel primo, mentre sono ragione di sconforto e abbandono nel secondo.

Condizioni che si manifestano anche per lo stato generale dell’individuo. Il primo tenderà al benessere, mentre il secondo avrà di che trovarsi nel malessere.

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Il senso del sacro, cioè di appartenenza e di espressione dell’umanità, della natura e del Tutto è ora volutamente, forzatamente, platealmente e subliminalmente demolito a suon di caricati valori individualistici. Un passaggio reso attuabile a causa di una base culturale materialista che ha forgiato lo spirito per generazioni precedenti all’attuale, e di quella tecnicistico-digitale ora, che alimenta dipendenza e dogmi valoriali.

In quest’epoca si può riconoscere il grande progetto politico-sociale di sottrarre il senso profondo al fine di un controllo sulla popolazione, a sua volta necessario al mantenimento dell’egemonia occidentale sul mondo intero. La cancellazione della cultura, il politicamente corretto, l’individualismo blasfemo, le privatizzazioni, la libera immigrazione, l’abuso dell’inglese, le madri in affitto, la famiglia e il sesso a piacere, la digitalizzazione, il mito dell’intelligenza artificiale, quello del progressismo, altro che evito di nominare, sono mine demolitrici del sacro terreno sul quale siamo cresciuti. Avevamo creduto nelle donne e invece sono riuscite a fare, imitandoli, ben peggio degli uomini.

Per quanto ci siano tuttavia i sintomi del fallimento di questo infernale bailamme, seno al quale i neonati succhiano con avidità credendosi avanguardia, la strategia prosegue. La presentazione delle Olimpiadi di Parigi ne è al momento campione cristallino, medaglia d’oro sul podio della miseria pesantemente truccata da ricchezza progressista.

 

Nonostante la gravità della situazione, incapace di formare persone ma ideale per provocare confusione, paura, incertezza di sé, violenza, autoviolenza e disperazione, la politica seguita a tralasciare questi aspetti. La maggioranza di noi ha cessato di accreditare la classe dominante, tanto da essere il primo partito informale. Dunque qualcosa di cui si può non tenere conto. La pseudo-democrazia conferma.

 

lorenzo merlo ekarrrt – 010824

 

1 Comment

  • Il Grillo Parlante 9 Ottobre 2024

    Darei una descrizione un po’ diversa. Mi sembra che il Progetto del Mondo Nuovo sia stato impostato principalmente sulla idea del “giovane” e la categoria dei “giovani”, intendendo che idealmente tutti siano “giovani” e rimangano “giovani” fino alla morte. Il “giovanilismo” postula necessariamente non tanto o non solo l’antagonismo edipico verso i padri quanto la semplice interruzione della catena delle generazioni. Semplicemente se siamo tutti “giovani” spariscono le varie fasi della vita, i riti di passaggio, i ruoli e sparisce anche la “cultura”, cioè l’idea che l’individuo sia coltivato sul terreno della sua comunità, a partire dalla famiglia e via via allargando. Siamo tutti “giovani” e quindi non abbiamo ne ieri ne domani, abbiamo solo l’istante presente. Tutto quello che non è rilevante qui ed ora, tutto quello che non mi serve adesso e non mi serve per godere, è inutile, non mi interessa, non esiste. Non ho sogni, progetti, idee, ho solo delle voglie, delle pulsioni, a cui devo dare soddisfazione nel modo più immediato possibile.

    Notare che la catarsi dei futuristi è una variazione dello stesso tema, solo meno palese il collegamento tra il “qui e adesso” e il godere, da cui il consumismo parossistico.

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