Silvano Lorenzoni è un uomo che si è fatto una cultura storico-antropologica fuori dagli schemi, sia viaggiando in ogni parte del mondo per motivi di lavoro (credo che l’Antartide sia l’unico continente dove non abbia soggiornato), sia grazie a una sviscerata passione per la storia e l’archeologia. Quando ci riporta notizie di popoli e culture, queste sono di prima o al massimo di seconda, non di ennesima mano, come avviene per i compilatori di testi scolastici, per tutti coloro che, sotto l’apparenza della scientificità, non fanno altro che scodellarci la più vieta propaganda di regime “democratica” e “progressista”.
Lorenzoni
Silvano Lorenzoni: La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi.
- by Fabio Calabrese
- 17 Novembre 2011
- 36 Comments
- 8 minutes read
- 13 anni ago
Libreria Editrice Primordia, Milano 2011, €. 14,00.
Recensione di Fabio Calabrese
Per poter collocare nella sua giusta ottica questo libro che si stacca nettamente dalla pubblicistica anche anticlericale corrente, che rappresenta per davvero una finestra su di un modo di considerare le cose, su una Weltanschauung alla quale siamo profondamente disabituati, è necessario dire qualche parola sul suo autore. Se, come insegnava Alfred Rosenberg, “Anima è razza vista dall’interno”, difficilmente potremmo trovare una figura più interessante di Silvano Lorenzoni, un uomo di solido ceppo veneto-cisalpino, che sembra provenire direttamente da quel Veneto profondo pre-Serenissima, quel Veneto ghibellino che ci ha dato i Da Romano (i “feroci Ezzelini”), gli Scaligeri, i Carraresi, gli Estensi (la casa d’Este, prima di costruire il suo dominio a sud del Po era signora dell’omonima località oggi provincia di Padova). Un uomo che, a conoscerlo personalmente, sembra avere un che di curtense, un tratto di aristocrazia innata, di estraneità al mondo volgare e mercantile con cui quotidianamente dobbiamo confrontarci.
Silvano Lorenzoni, e anche questo va valutato per comprendere a fondo il suo lavoro, è presidente dell’Associazione Culturale Identità e Tradizione, ed ha redatto assieme a Federico Prati, segretario della stessa Associazione il manifesto dell’etnonazionalismo volkisch per una difesa etnica totale dei popoli europei; è un uomo – lo capiamo bene – che si situa sull’asse concettuale opposto rispetto al marxismo, alla democrazia, al cosmopolitismo, cioè rispetto al cristianesimo in cui si deve vedere la prima radice di tutti i mali dell’Europa e a tutte le sue conseguenze.
Ma il nostro uomo non è soltanto questo, è un pensatore che segue letteralmente l’indicazione di Nietzsche di “fare filosofia col martello” percuotendo gli idoli per vedere se sono vuoti e mandano un suono falso. Le martellate di Lorenzoni non hanno risparmiato nessuno degli idoli della società moderna, a cominciare da quello del progresso, letteralmente sfasciato sotto il peso di due scritti che sono autentici colpi di maglio: Involuzione, il selvaggio come decaduto e Il mondo aurorale. Il primo ci toglie qualsiasi illusione che la civiltà sia una retta ascendente: un’impressionante quantità di testimonianze è lì a dirci che i popoli che noi chiamiamo selvaggi, lungi dall’essere dei “primitivi” sono il residuo di antiche civiltà degenerate. Il mondo aurorale tratta il tema affascinante delle cesure epocali, ossia delle fratture nella storia, il crollo dei cicli di civiltà che ci hanno preceduto. Entrambi ci lasciano un terribile sospetto: anche la nostra civiltà è probabilmente avviata sulla strada della decadenza ed è forse prossima al crollo, e la responsabilità di ciò va fatta risalire al cristianesimo che, dopo essere rimasto bloccato per circa un millennio da una sorta di compromesso con le strutture tradizionali dell’Europa, è riesploso nella sua antica virulenza con la Riforma protestante, a cui sono rapidamente seguiti la massoneria, il giacobinismo, la democrazia, il bolscevismo, l’americanismo come altrettanti frutti avvelenati dell’originaria sovversione cristiana.
Origini del monoteismo e sue conseguenze in Europa scritto con Gianantonio Valli esplora il fenomeno del monoteismo, ossia dell’ebraismo e delle sue appendici cristiana e islamica. In campo religioso, notano Lorenzoni e Valli, il monoteismo è un fenomeno patologico: sostituire la percezione del sacro con la “fede” in un Dio è come sostituire un arto vivente con una protesi.
La figura mostruosa di Cristo è in sostanza la prosecuzione e l’approfondimento del discorso iniziato con Origini del monoteismo. La tesi di Lorenzoni è di una chiarezza e di una linearità sorprendenti: con pochissime eccezioni, tutta la letteratura anticlericale di cui oggi davvero non c’è penuria, ha accusato la Chiesa di aver frainteso, travisato, alterato il “messaggio cristiano” che nella sua “purezza originaria” sarebbe invece quanto di più sublime l’uomo possa mai concepire. Partendo da simili premesse, l’anticlericalismo “laico” non ha mai concluso nulla perché in tal modo tutte le atrocità che hanno costellato la storia del cristianesimo nei secoli diventano scusabili imperfezioni in un globale piano salvifico.
Bisogna invece riconoscere la natura patologica del cristianesimo fin dal suo nucleo originario, fin dalla figura per l’appunto “mostruosa” del suo presunto fondatore.
Cosa che certo sorprenderà qualcuno, Lorenzoni non dà particolare rilievo alla figura “storica” di Gesù Cristo. Che sia esistito o meno in Palestina due millenni or sono un uomo chiamato Gesù Cristo, che abbia fatto o meno alcune delle cose raccontateci – in forma certamente travisata e ingigantita – dai vangeli, che sia stato o meno giustiziato mediante crocifissione, è un problema secondario, ciò che è davvero rilevante è il feticcio che è stato costruito attorno a questo personaggio.
Figura mostruosa quella di Cristo, lo è dal punto di vista iconografico: il crocifisso, un inquietante simbolo di dolore e morte proposto o piuttosto imposto come simbolo di una religione “di salvezza”, ma lo è soprattutto dal punto di vista storico se consideriamo le devastanti conseguenze che il cristianesimo ha avuto sull’Europa e sul nostro intero pianeta.
L’analisi di Lorenzoni è impietosa e precisa: il cristianesimo non solo deriva dall’ebraismo, ma si può considerare una propaggine dello stesso, con alcuni aggiustamenti per renderlo più accettabile a genti di matrice etnica e culturale europide, così come l’islam, che è invece adattato alla psicologia di genti arabo-negroidi, e non ha mai veramente rotto il cordone ombelicale con la religione-madre, non fosse altro perché il suo venerato “libro sacro”, la bibbia, è stato scritto in un ambiente ebraico ed è portatore di una mentalità ebraica che fatalmente si estende a coloro che lo venerano e lo studiano come “la parola di Dio”. C’è di più, perché il cristianesimo, nato come grimaldello ebraico per far saltare le strutture religiose, culturali e politiche dell’antichità romana – e Roma era svisceratamente odiata dagli antichi Ebrei – è tornato a essere tale a partire dalla Riforma protestante, perché la bibliolatria trapassa in modo affatto naturale in giudeolatria come ben si vede nel protestantesimo soprattutto calvinista-anglosassone.
Un aspetto originale del pensiero di Lorenzoni, è che egli considera anche il marxismo niente altro che una forma di cristianesimo, secolarizzato e che nega di essere tale, con il proletariato al posto di Dio, il partito comunista al posto della Chiesa, la futura società socialista in luogo del paradiso e la rivoluzione come sostituto del secondo avvento.
Proprio al comunismo sarebbe toccato essere la punta di lancia della sovversione mondiale con una rivoluzione che avrebbe abolito la proprietà privata e attribuito la proprietà teorica dei mezzi di produzione e quella effettiva, oltre a tutto il potere politico, a una nomenklatura composta da elementi ebraici. Due imprevisti, tra le due guerre mondiali, hanno bloccato l’ascesa dei movimenti ebraico-cristiano-marxisti: l’emergere dei movimenti fascisti che hanno rappresentato l’ultimo tentativo dell’uomo europeo di rialzare la testa, e l’avvento in Unione Sovietica di Stalin che ha eliminato la nomenklatura sovietica ebraica della prima ora. Dopo la seconda guerra mondiale la spartizione dell’Europa fra Soviezia e Puritania (secondo la terminologia di Gianantonio Valli) e l’affermazione della Puritania dominata dagli USA dopo un braccio di ferro pluridecennale con i sovietici.
In realtà, ci spiega il nostro, la Puritania calvinista è perfettamente adeguata ad assumere su di sé anche il ruolo già appartenuto alla Soviezia perché un calvinista – ci spiega – non è altro che un ebreo che ancora non si proclama tale perché dalla sua posizione mimetizzata può rendere un miglior servizio “alla causa”. Il calvinismo, infatti, rientra nel fenomeno del khazarismo (i Khazari furono una popolazione che abitava la Russia meridionale e che si convertì in massa all’ebraismo, e sono gli antenati della maggior parte degli ebrei attuali, che non hanno alcun legame etnico-storico né alcun diritto sulla Palestina).
Come recita il titolo del libro, Lorenzoni ci parla anche della convergenza dei monoteismi, e quest’ultimo è un fenomeno che ha appena cominciato a manifestarsi. Numerosi segni lasciano intuire un non lontano collasso dell’impero americano che costituisce il grosso della Puritania (laddove la Gran Bretagna, invertendo il ruolo madrepatria-colonia che esisteva fino al 1776, ne è semplicemente l’insidiosa appendice davanti alle coste europee), e i monoteismi si stanno preparando a questa non remota eventualità serrando i ranghi, ma quello sarà anche il momento in cui si offrirà a noi Europei la migliore occasione di rialzare la testa, una lotta il cui esito sarà scontato se l’Europa sarà riuscita nel frattempo a preservare almeno il nucleo della sua sostanza etnica, perché, Lorenzoni ne è assolutamente convinto, un europeo vale infinitamente di più delle masse larvali che la Puritania che ha oggi sciaguratamente il controllo dell’economia globale, ci costringe a importare dal sud del mondo precisamente allo scopo di intaccare la sostanza etnica europea.
In appendice, il libro presenta un saggio sulla democrazia che è la logica conclusione del discorso: preso alla lettera, il termine democrazia, ossia “governo del popolo”, indica qualcosa che di fatto è impossibile, perché tutti i regimi sono sempre espressione di élite. Un termine più appropriato è probabilmente suffragiocrazia, ossia un tipo di regime nel quale l’élite al potere ottiene la sua legittimazione attraverso il rituale del voto, estorcendo il consenso delle masse subornate attraverso il sistema mediatico, illudendo le masse popolari di avere una possibilità di scelta, e poiché il sistema mediatico, non fosse altro per i suoi costi, è in mano a coloro che si sono impadroniti della ricchezza della società, ecco che di fatto democrazia-suffragiocrazia coincide con usurocrazia, e sappiamo bene chi sono oggi gli usurocrati, null’altri che gli agenti al servizio della Puritania. La democrazia, il mito democratico è dunque il primo feticcio (o il secondo, subito dopo la venerazione per la “mostruosa” figura di Cristo) di cui ci dobbiamo sbarazzare in vista della lotta per la sopravvivenza della civiltà che noi stessi incarniamo, per il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Lorenzoni, in conclusione ci dipinge un quadro a tinte forti, ma che ci indica anche una prospettiva di salvezza/rinascita, che dipende però dalla nostra capacità di lottare per darci un avvenire.
36 Comments