La proroga a firma del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, congiuntamente alla promulgazione del nuovo dpcm in materia di tutela e prevenzione inerenti al Covid 19, impone delle riflessioni schiette di vario ordine, non in ambito politologico oppure strettamente sanitario, ma in un quadro organico, comprendente anche l’aspetto sociologico che caratterizza da ormai troppi mesi la Nazione di Augusto, di Federico II, di Dante, di D’Annunzio, ma anche del Burioni di turno. Non ci appassionano le disamine geopolitiche dei fronti contrapposti, delle infinite disquisizioni su rapporto di odio e amore che molti amici e connazionali hanno nei confronti di USA e Cina, in quanto, da un punto di vista metapolitico, la contemporaneità non presenta antagonismi irriducibili, ma offre agli astanti la più tragica rappresentazioni del celebre teatro siciliano, in cui le diverse marionette altro non sono che sagome in agonia ed in balia di un unico puparo, il denaro, quale instrumentum regni di una dimensione ben più infida e profonda, come ben specificato da un Guènon nel suo “Il Regno della Quantità ed i Segni dei Tempi”.
La demonia dell’economia ha non casualmente individuato nell’ombelico del mondo, cioè nell’Italia, la vittima sacrificale per un grande esperimento di massificazione mentale, di dominio sottile delle coscienze: noi ne siamo convinti profondamente. Tutte le altre motivazioni sono valide e spesso veritiere, ma anche false, spudoratamente false, diciamocelo. E’ vero che l’Italia qualche anno fa fu designata, in un celebre incontro dell’ex-ministro alla Sanità Lorenzin negli USA, coi vertici del governo americano e delle più influenti case farmaceutiche, capofila mondiale nella diffusione strategica ed ossessiva della peggiore coercizione vaccinale, violando l’art. 32 della nostra Costituzione o semplicemente la convenzione di Oviedo sulla libera scelta dell’individuo dinanzi ad una pratica medicale, qualunque essa sia. Non è vero che la proroga dello stato d’emergenza comprima i diritti fondamentali e di libertà del cittadino – che vengono oltraggiati altresì costituzionalmente da atti amministrativi che per loro intrinseca natura non possono essere coercitivi -, ma si rivela funzionale all’inosservanza, per esempio, di tutta una specifica legislazione varata per il contrasto del riciclaggio, delle infiltrazioni mafiose e della più comune e diffusa corruttela. Inoltre, non essendo dei tecnici, non possiamo esprimerci sulla nocività delle installazioni del 5G, ma alcune ricostruzioni sembrano poste in essere decisamente per fungere ad usum delphini da armi di rimbalzo per la propaganda del mainstream, affinchè nessuna contestazione dello status quo possa assurgere ad un livello di credibilità, confinando sempre tutto e tutti nel calderone dei negazionisti e dei complottisti.
(il video degli interventi del prof. Giulio Tarro e del filosofo Diego Fusaro al convegno sulla dittatura sanitaria organizzato da Vox Italia, sabato 2 Ottobre 2020 a Napoli)
Alla scientificità si richiamava giustamente il prof. Giulio Tarro venerdì 2 Ottobre a Napoli, nell’ambito di un convegno organizzato da Vox Italia, con la presenza del filosofo Diego Fusaro e del coordinatore regionale, l’avv. Mario Gallo. La scientificità, come richiamata più volte dal prof. Bassetti dell’ospedale San Martino di Genova, nell’evidenziare, come fatto da Tarro, come un asintomatico non possa essere considerato un malato e neanche un untore, in quanto la carica virale sarebbe assolutamente affievolita in chi ha contratto il virus e lo ha metabolizzato senza conseguenze. E’ vero che ci siano stati dei morti, è vero che alcune pratiche iniziali, come l’intubazione, ne abbiano favorito l’esponenziale aumento. E’ vero che il conteggio delle vittime è quanto meno sospetto, essendo i casi assurdi, di decessi per ben altre patologie ma conteggiate come Covid 19, non isolati e numericamente di poco conto. E’ quasi tutto vero ciò che contesta e si oppone alla melassa perbenista dell’ “andrà tutto bene”, ma, a nostro modesto parere, nell’analisi comune del processo pandemico in atto non si coglie il punto nevralgico della vicenda. Non si chiude una Nazione per vendere qualche vaccino in più – tanto la maggioranza della popolazione andrà di corsa a somministrarselo quando sarà disponibile -, non si perdono livelli di PIL a due cifre, con conseguenti disastri microeconomici in termini di occupazione e di produttività. Non si sospendono le terapie antitumorali e gli accertamenti cardiovascolari per tali motivazioni, non vi è logica in tutto ciò.
(una Nazione senza opposizione)
Noi abbiamo il nostro pensiero, senza la pretesa che sia esaustivo ed esatto, ma vogliamo esplicitarlo ai nostri lettori. La convenzione sulle opere artistiche di Fano, la chiusura immotivata dei teatri, delle biblioteche, ma non degli stadi (a porte chiuse), ovvero l’odio contro la socialità, contro i giovani, contro le relazioni pubbliche, contro la sessualità, a cosa mira e punta? Alla formazione di un grande proletariato, che, al di là del censo, conosca esclusivamente la dimensione del lavoro – magari in smart working da casa con tanto di sfaldamento della sacrale distinzione tra vita lavorativa e vita privata -, e lo “svago” della spesa giornaliera e non altro: lavora e consume … e taci! Osservate la gente per strada, osservate gli sguardi terrorizzati di chi in libreria non sfoglia più un libro perché forse ha timore che debba sanificarsi per la miliardesima volta le mani. L’obbiettivo è l’Italia e la cultura classica, la vitalità, la bellezza esistenziale che rappresenta. In termini ideali, è la grande vendetta contro l’esuberanza del mondo antico con cui siamo nati e siamo cresciuti. Osservate tutti gli elementi dell’ingranaggio, ma non isolateli, provate a sintetizzarli. Oltre la politica, oltre le liti di un governo manovrato da ambienti anti-nazionali ed una farsesca opposizione eterodiretta dai medesimi ambienti, osservate ed ascoltate l’anima della gente comune. Cuori spenti, cerebro agognante il Tg della sera con il solito bollettino sulla mattanza, sorriso riposto dietro una mascherina che occulta, non solo il libero respiro, ma soprattutto la libera espressione di un popolo. Riflettiamo…
Luca Valentini
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