PREMESSA
Alla memoria di Sebastiano Recupero,
pioniere della rinascita degli studi pitagorici e reghiniani.
La casa editrice nord-americana INNER TRADITIONS https://www.innertraditions.com/introduction-to-magic-volume-ii.html ha deciso di tradurre e pubblicare negli Stati Uniti la prestigiosa rivista UR fondata in Italia nel 1927 da Giulio Parise, Arturo Reghini e Julius Evola (vedi fig.1). L’edizione inglese del II° Volume di UR (1928) è preceduta da una Introduzione dell’illustre studioso austriaco di esoterismo e filosofia occulta Hans Thomas Hakl. Nella citata Introduzione Hakl scrive:
“Reghini’s influence is also evident in the periodical Hygieia in Reggio di Calabria, connected with the Associazione Pitagorica, which in 1984 arose under the leadership of Gennaro d’Uva, assisted by Sebastiano Recupero, who sadly died of cancer at a young age. In 1990, after a sixty-year “interval,” there came an astonishing revival and continuation of Ignis under the direction of Roberto Sestito (who had previously been the editor responsible for the contents of Hygieia) and the granddaughter of Amedeo Armentano, Emirene.”
“Trad: L’influenza di Reghini è presente anche nel periodico Yghieia di Reggio di Calabria, collegato con l’Associazione Pitagorica, che nel 1984 sorse sotto la guida di Gennaro d’Uva, assistito da Sebastiano Recupero, che morì purtroppo di cancro in giovane età. Nel 1990, dopo un “intervallo” di sessant’anni, ci fu un sorprendente risveglio e la continuazione di Ignis sotto la direzione di Roberto Sestito (che era stato in precedenza il direttore responsabile dei contenuti di Yghieia) e la nipote di Amedeo Armentano, Emirene”.
In questa Introduzione Thomas Hakl, uomo colto e normalmente bene informato sui fatti che espone, è incorso in alcuni grossolani errori dovuti, crediamo, a fonti di informazione interessate e tendenziose. Tutto ciò ci dà lo spunto per raccontare la vera storia dell’Associazione basandoci sui documenti in nostro possesso per il periodo riguardante la rifondazione degli anni ’80 e sull’archivio reghiniano per il periodo degli anni ’20. In questa nostra Storia ci sforzeremo di narrare le vicende che sono state alla base delle attività culturali e spirituali dell’Associazione Pitagorica dalla sua prima fondazione voluta da Arturo Reghini fino alla sua ultima estinzione voluta da Roberto Sestito.
Associazione Culturale IGNIS
Ringraziamenti:
Ringraziamo Eugenio Barraco e Luca Valentini, direttore e caporedattore della Rivista “Ereticamente” che ci ha messi a disposizione le pagine della rivista per la pubblicazione della Storia dell’Associazione Pitagorica.
Ignis
Avvertenza:
Ai sensi delle leggi vigenti è vietata la riproduzione del testo e delle immagini senza la preventiva autorizzazione della rivista Ereticamente o dell’Associazione Culturale IGNIS.
Fig.1 – La copertina originale della rivista UR anno II dove compaiono i nomi di tutti e tre i direttori: Evola, Reghini e Parise.
Parte Prima
Da Arturo Reghini….
Capitolo Primo
1923: Arturo Reghini fonda l’Associazione Pitagorica
Fig, 2 – Simbolo dell’Associazione Pitagorica Roma fondata da Reghini
Il 18 dicembre 1923 Reghini fonda a Roma l’Associazione Pitagorica. Tra i nomi dei soci fondatori, al primo posto di un nutrito elenco, troviamo Amedeo Armentano col quale Reghini aveva a lungo discusso sull’opportunità, sulla scelta del momento storico e quindi sulla necessità di portare alla luce del sole le loro reali intenzioni, dopo anni trascorsi praticamente sotto copertura massonica, teosofica o di altra forma.
La copertura massonica che aveva permesso a maestro e discepolo di esprimere in buona parte la loro natura esoterica e filosofica era stato il Rito Filosofico, tentativo però fallito a causa delle divergenze in termini di spessore culturale ed iniziatico tra il Gran Maestro Eduardo Frosini e il Princeps Senatus Arturo Reghini. Seguirono poi le tumultuose vicende della prima guerra mondiale in seguito alle quali il Rito Filosofico chiuse definitivamente i battenti (1).
Nel mentre gli anni scorrevano e i destini d’Italia si andavano storicamente configurando, gli interessi di Reghini in direzione della massoneria scozzese si andavano progressivamente affievolendo a causa dell’involuzione clericale che stava avendo il fascismo e della manifesta incapacità del Rito Scozzese di farvi fronte e di impedirla. Fu esattamente in tale frangente che presero corpo il sogno e la speranza di Reghini di dar vita a un movimento che “fosse la visibile manifestazione dell’antico e mai estinto ordine pitagorico” con un programma che si opponesse in modo deciso e convincente alle involuzioni e ai retrocessi dei diversi movimenti esoterici o pseudo-tali incapaci di fronteggiare i forsennati attacchi gesuitici volti a reprimere le libertà fondamentali di espressione e di riunione e di consegnare pertanto l’Italia nelle mani di un regime clerico-fascista.
Nel generale clima di confusione degli anni ’20 che poteva sfociare in atti di violenza (2) Reghini avvertì che il momento era giunto per dare visibilità a quella Scuola Italica che fino ad allora aveva operato in silenzio e senza apparire. Reghini aveva visto le famiglie massoniche sbandarsi sotto i colpi delle leggi liberticide, la teosofia e il martinismo finire nell’orbita della contro-iniziazione (3) e quindi era sempre più convinto che era quello il momento di agire se si voleva dare continuità e senso al duro lavoro che lo aveva occupato negli anni precedenti e seguenti la grande guerra.
Nell’ambiente esoterico di allora Reghini aveva ridimensionato la personalità, l’orgoglio e l’ambizione di molti maestri o aspiranti tali, sicché la sua presenza e la sua parola erano sinonimo di serietà, di onestà morale, di coerenza, di grande cultura e soprattutto di elevata spiritualità che Reghini aveva messo a totale servizio della tradizionale e antichissima schola italica: in tutte le sue scelte letterarie e associative inoltre non aveva mai perso di vista l’obiettivo principale (4).
Aveva al suo fianco un gruppo di uomini seri, preparati e di cui potersi fidare. Erano questi: Manlio Magnani, Moretto Mori, Falorsi, Alessandro Cavalli, Bianchini, Procacci, Guerrieri, Enrico Salvi. Nella letteratura di carattere esoterico, sul ruolo di questi uomini e sul loro contributo alla diffusione della sapienza iniziatica si è scritto molto poco, l’attenzione della maggioranza di studiosi e curiosi è sempre caduta sui nomi di Armentano, Reghini, Evola e più tardi su quello di Giulio Parise che si unì alla pattuglia pitagorica guidata da Reghini. Ebbene ognuno di loro, in base alle rispettive origini e provenienze sociali e culturali, svolse un importante ruolo nel grande movimento di risveglio tradizionale in senso italico promosso da Armentano e Reghini. Esaminiamoli uno a uno:
Manlio Magnani (1881-1943) nacque a Corniglio (Parma) era un ingegnere meccanico, specializzato nella creazione di sistemi di condizionamento d’aria. A Parma, da giovane Manlio fu iniziato alla massoneria di Rito scozzese. A Palermo fu iniziato al Rito Orientale Antico e Primitivo di Memphis, lo stesso Rito in cui era stato iniziato nel 1902 Arturo Reghini, raggiungendo il grado di Grande Ispettore. Iniziato alla Fratellanza di Myriam, probabilmente dallo stesso Ciro Formisano, nel 1928 soffrì persecuzioni per la sua appartenenza alla Massoneria e fu costretto ad emigrare in Argentina dove fondò la Fratellanza Hermetica. Si trasferì subito dopo a San Paolo in Brasile per ragioni di lavoro proseguendo, sotto la guida del maestro pitagorico Armentano, la sua attività di ermetista.
Moretto Mori: pitagorico molto legato a Reghini. Nell’estate del 1944, Arturo Reghini, poco prima di morire, affidò i sette libri Dei Numeri Pitagorici all’amico Moretto Mori di Arezzo. L’ingegner Mori conservò questo lavoro in attesa di tempi migliori, affidandolo successivamente ai figli. Il figlio Marco negli anni ’80 consegnò una copia dell’opera reghiniana a Roberto Sestito dell’Associazione Pitagorica.
Vittorio Falorsi: (1878 – ???) diplomatico di carriera, volontario di guerra nel 1915, autore di alcuni saggi: “La questione adriatica vista d’oltre Atlantico (1917-1919) ricordi e documenti” opera pubblicata da Zanichelli nel 1924, “Sulle origini del melodramma giocoso” pubblicato dalla Rassegna Nazionale nel 1905 “Problemi di emigrazione”. Nel 1917 presso l’Ambasciata italiana di Washinton fu istituito l’Italian Bureau of Public Information la cui direzione fu affidata a Vittorio Falorsi. Fu un alto grado del Rito Filosofico Italiano rivestendo nel Supremo Consiglio Universale la carica di Gran Conservatore del Rito. Amico personale di Amedeo Armentano.
Alessandro Cavalli: come Presidente della Banca Romana Commerciale e segretario del Circolo Vergiliano di Roma, Cavalli fu una figura di primo piano nel variegato mondo esoterico di quel tempo. Fu iniziato al Rito Filosofico con un’alta carica, fu massone del Rito Scozzese; quando Reghini lo chiamò nell’Associazione Pitagorica sia per l’aiuto economico offerto dalla sua Banca, sia per la comprovata lealtà alla causa pitagorica, Cavalli si rese subito disponibile.
Amerigo Bianchini: veniva dalle file del Rito Filosofico Italiano dove era stato Gran Segretario e quindi Tesoriere. Era un uomo leale e di totale fiducia di Armentano.
Fernando Procacci: eccellente studioso di cabala, aveva aderito al Rito Filosofico e fu chiamato da Reghini a collaborare con Atanor: il suo nome è nel Comitato di Redazione accanto a quello di Kremmerz, Armentano, Guenon ecc.
Giulio Guerrieri: notevole figura di inziato e di pitagorico, eccellente grafico, ritrattista e pittore, seguì Armentano nei viaggi del Maestro in Francia ed era sempre presente alle riunioni nella Torre Talao. La figlia Viviane è a lui che si riferisce nel bellissimo libro biografico: Gli uomini non vogliono sapere.
Enrico Salvi: uno dei fedelissimi di Reghini fin dall’epoca del Rito Filosofico, volontario di guerra come Reghini e Armentano. Fu Enico Salvi a passare la sua scuola privata di Budrio a Camilla Partengo che assistette Reghini fino alla sua morte (5).
Non pretendo di aver fornito il profilo biografico completo di questi uomini che in quegli anni turbolenti di novità e di cambiamenti erano presenti in diverse istituzioni, come per esempio la Fratellanza di Myriam di Kremmerz, l’Associazione Pitagorica di Reghini, il Rito Filosofico Italiano, il Rito Scozzese o il rito di Memphis e Mizraim. La ragione è molto semplice: tutti agivano con l’unica finalità di adempiere al meglio la missione a cui erano stati chiamati, alcuni di essi si erano distinti con spirito di sacrificio e di eroismo sul fronte di guerra, ma tutti, benché in campi diversi, si sentivano destinati al grande dovere di battersi per il riscatto dei valori nazionali e tradizionali.
“Il giorno 21 che é il Solstizio d‟Inverno – scrive Reghini in una lettera del 1924 – mi parrebbe la data indicata per fondare la nostra Società, o meglio per richiamarmi a quanto pubblicai dieci anni fa per renderne di più pubblica ragione l’ ‟esistenza”. Difficile dire a cosa volesse riferirsi Reghini nel “quanto pubblicai dieci anni fa” ma ciò prova la sua sostanziale linearità di intenti e la coerenza filosofica e ideale.
Nasceva così a Roma il 18 dicembre 1923 l‘Associazione Pitagorica. L’assemblea di fondazione era presieduta da Arturo Reghini e nel corso della stessa riunione fu annunciata la fondazione di ATANÒR -Rivista di Studi Iniziatici. Tra i soci fondatori dell‘Associazione, che approvò lo Statuto di 24 articoli redatto da Reghini ed Armentano, troviamo tutti i nomi su elencati. Carattere dell‘Associazione:
-conseguimento della conoscenza;
-il metodo: l‘osservazione dei fenomeni;
-il lavoro individuale: dovere di ogni socio era quello di purificarsi;
-il lavoro collettivo.
L‘Associazione si doveva riunire in Assemblea Generale tutti gli anni nel giorno del Solstizio d’Inverno e l’Assemblea doveva essere preceduta da un rito in omaggio al Sol Invictus. Verso la fine del 1924 Alessandro Cavalli, uno dei soci fondatori prese “l’ ‟iniziativa – aggiunge Reghini – della fondazione di una Banca, il Banco Romano Di Commercio, di cui ha fatto nominare come sindaci me, Mori e Bianchini, che dovrà essere la Banca dell’ ‟Associazione Pitagorica e dovrà fornire, se le cose cammineranno, i fondi necessari per il futuro lavoro”.
L’Associazione Pitagorica nasceva pertanto con finalità molto ambiziose: non si sarebbe limitata a svolgere una sola attività, quella culturale e iniziatica, ma avrebbe provveduto alla pubblicazione di una rivista, Atanor, come di fatto avvenne e alla gestione di una Banca. Reghini in realtà mirava molto più in alto: sperava di poter convincere Mussolini durante l’incontro fissato per il 9 novembre 1923 a desistere dai suoi propositi conciliatori con il Vaticano e a puntare su una politica che restituisse all’Italia la sua anima pagana, pitagorica, imperialista. Ma l’Associazione, incalzata dai noti eventi che costrinsero la Massoneria e tutte le Associazioni esoteriche a chiudere i battenti, riuscì a tener duro fino al 1927 l’anno in cui, molto probabilmente cessò di esistere. Reghini sfuggì per un puro caso e per merito delle sue relazioni personali al confino politico e si chiuse in un eloquente silenzio che esprimeva tutto il suo disgusto e il suo sdegno per la fine di un sogno e per l’umiliante condizione in cui era stata ridotta la sua Patria Italica.
Note:
(1) Per maggiori dettagli vedi: Roberto Sestito “Storia del Rito Filosofico”, FirenzeLibri
(2) Alcune accademie della Fratellanza di Myriam scambiate per logge massoniche furono assalite e devastate da squadre fasciste imbevute di odio gesuitico.
(3) Denunce in tal senso furono fatte da Guenon per la Teosofia e da Papus per il Martinismo.
(4) Considerare Reghini un uomo al servizio della massoneria internazionale anti-nazionale e sovversiva è stata opera di pura contro-informazione messa in atto da coloro che da sempre hanno odiato l’ispirazione pagana della tradizione italica.
(5) Maggiori dettagli sulle opere e sulla vita dei personaggi su elencati si trovano nelle due opere di Roberto Sestito, Storia del Rito Filosofico Italiano, FirenzeLibri e Il figlio del Sole, IGNIS.
1 – continua
Roberto Sestito