(alla fine dell’articolo, prima delle Note, è presente il link dell’articolo precedente)
5.5 – I Neanderthal ed il tramonto del Krita Yuga
Dunque i primi Sapiens europei dovettero appartenere ad una popolazione paleocaucasoide di cui il Combe-Capelle potrebbe essere stato uno dei più tipici rappresentanti; è anche significativo che lo stesso Evola faccia cenno alla diffusione di questa stirpe dalla Siberia fino all’attuale Repubblica Ceca (369), riferendosi probabilmente ai reperti di Brno/Predmost/Pavlov. Inoltre, è interessante la nota del pensatore romano sull’anteriorità di popolamento di tale ceppo rispetto al Cro-Magnon, che avrebbe implicato, almeno per alcuni suoi sottogruppi, un più lungo periodo di convivenza e quindi anche di probabile mistione con le genti neandertaliane autoctone. Da ciò sarebbe conseguita una prima “caduta di livello” di questi gruppi meticciati, che avrebbero iniziato ad incamminarsi verso forme simbolico-spirituali di matrice lunare assumendo dei contorni più crepuscolari (370) e, così, già anticipando l’incipiente predominio culturale della figura femminile: che infatti significativamente Evola accosta, tra i vari elementi etnici, anche a quello sumero (371) visto nei paragrafi precedenti.
Una serie di eventi ibridatori dei primi Sapiens con i Neanderthal, che recenti stime collocherebbero nel periodo tra 54.000 e 49.000 anni fa (372), oltre ad aver lasciato una traccia genetica nell’umanità eurasiatica quantificabile in circa il 2% dell’attuale patrimonio molecolare (373), per molti millenni deve aver anche implicato un’importante influenza fenotipica nei gruppi di origine mista, oggi osservabile in alcuni reperti scheletrici che sembrano presentare tratti dall’aspetto intermedio Sapiens / Neanderthal: come ad esempio quello rumeno di Peştera cu Oase, risalente forse a 37-42.000 anni fa (374), quello tedesco di Hahnofersand di 36.000 anni fa (375) o fino a quelli, piuttosto eterogenei, del gruppo di Predmost in Moravia (che però, collocandosi in una posizione cronologica più recente, attorno a 30.000 anni fa, dovettero ricevere anche rilevanti contributi dalla successiva linea cromagnoide che vedremo più avanti – 376). Ma la commistione dei primi Sapiens con i Neanderthal molto probabilmente si è consumata anche sul piano culturale, viste le nette similitudini riscontrate tra alcune tecniche di lavorazione di strumenti ossei che sono state riscontrate in due grotte francesi (una delle quali, la Abri Peyrony, è proprio quella dei ritrovamenti di Combe Capelle) ma la cui datazione, risalendo a ben 50.000 anni or sono, le riconduce giocoforza ai neandertaliani dai quali, evidentemente, sarebbero poi passate ai successivi Sapiens (377). Analoga conclusione pare potersi desumere da alcuni particolari elementi ornamentali riscontrati in contesto castelperroniano ma forse prima sconosciuti ai Sapiens, da cui l’ipotesi che gli stessi debbano necessariamente essere stati acquisiti dai Neanderthal (378).
In ogni caso l’anzidetta “caduta di livello” spirituale, più che ad uno specifico elemento etnico, a nostro avviso andrebbe piuttosto collegata ad una globale fase ciclica ormai incipiente – il Treta Yuga o “Età della Madre” – e all’inevitabile allontanamento, anche geografico, di tutte le stirpi migrate dal Centro boreale e da quella “Luce del Nord” che aveva irradiato le prime fasi del nostro Manvantara: un fenomeno che potrebbe aver trovato la sua conseguente controparte antropologica in una serie di commistioni culturali e razziali con ceppi involuti e residuanti dal Manvantara precedente, come appunto dovettero essere i Neanderthal e i Denisova, o altrove gli ultimi rappresentanti di Homo Erectus.
Tuttavia, vale la pena fare qualche riflessione un po’ più articolata su questi processi, anche in relazione a un tema spesso ricorrente nella storia tradizionale e che a questo punto diventa ineludibile: quello del mito dei “Giganti” e della loro genesi.
E’ notissimo il passo biblico “c’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli” che senza dubbio è uno dei più enigmatici e, da sempre, anche uno dei più commentati. A nostro avviso, la cripticità del passaggio in questione non risiede tanto nell’identità dei Giganti, ma piuttosto in quella dei “figli di Dio” e delle “figlie degli uomini”, e soprattutto in quel misterioso “e anche dopo”. Vista anche la grande quantità di interpretazioni che nel corso del tempo sono state proposte, l’idea che ci siamo fatti è che probabilmente il brano sia così particolarmente sfuggente proprio perché non narra (solo) un evento specifico, ma descrive piuttosto le linee di una dinamica generale che si è prolungata per molti millenni (“…e anche dopo…”) e nel corso dei quali il ruolo dei figli di Dio e delle figlie degli uomini può essere stato volta per volta sostenuto da più soggetti, forse applicabili su livelli diversi (379) e magari anche, in un mutato contesto, perfino con il passaggio di un attore da una funzione all’altra.
Proviamo a spiegarci meglio.
Tradizionalmente, ed in termini generali, l’elemento maschile di un Essere è collegato al suo Principio ontologico più profondo, trascendente ed oltremondano, cosmologicamente il Cielo, mentre l’elemento femminile ne costituisce piuttosto la sua “potenza” (380), il suo dispiegarsi in questo mondo, ovvero nella Terra: colei che è “al di fuori” del maschio (381), come lo Yin è “esterno” rispetto allo Yang (382) o come la circonferenza-Natura rappresenta “azione” ed estrinsecazione del centro-Essenza (383). In termini antropogenetici, un riflesso geometrico di tali concezioni può ad esempio trovare assonanza nell’immagine biblica della Donna che nasce dalla costola dell’Uomo, parte corporea che ovviamente non va interpretata in termini ingenuamente letterali come componente dell’organismo umano, ma come concetto più generico rimandante al “fianco” (384) e quindi alludente al tema della “lateralità” (385). Il messaggio sottostante, quindi, ci sembra risieda fondamentalmente nel suggerire tra i due elementi un rapporto di complementarietà – espressione molto usata ma forse raramente compresa nelle sue implicazioni profonde – e non di perfetta simmetria: non si allude cioè a un banale “fifty-fifty”, perché per porre correttamente i termini della questione Maschio/Femmina il terreno più consono non è quello della quantità, ma quello della qualità.
Senza inoltrarci oltre in tali questioni di ordine più antropologico-generale, e per tornare al tema specifico dal quale siamo partiti, questa premessa ci può aiutare ad inquadrare nel modo a nostro avviso più corretto il ruolo dei figli di Dio e delle figlie degli uomini, che fuor di metafora riteniamo senz’altro aver rappresentato gruppi umani distinti (386) – in genere nelle esegesi bibliche i “figli di Dio” e le “figlie degli uomini” vengono associate ai discendenti, rispettivamente, di Seth e di Caino (387) (anche se non solo, vedasi ad esempio l’interessante interpretazione in chiave “sottile” del guenoniano Jean Robin – 388) – ma ciò secondo una modalità non univoca ed anzi, come dicevamo, potenzialmente plurima ed anche transitoria.
Ad esempio, in rapporto alla possibilità che alcune delle prime genti uscite dalla Beringia possano essersi meticciate con popolazioni neandertaliane e/o denisoviane, secondo questa lettura si potrebbero interpretare le prime come “figli di Dio”, in quanto rappresentanti del Centro e di una spiritualità inizialmente di matrice uranica, e le seconde come “figlie degli uomini” (389) in quanto razze che, ad esempio nel mito greco, vengono accostate alla Terra (390): stirpi ormai periferiche e lasciate indietro dalla inesorabile dinamica ciclica, nella quale appaiono non più “centrali” ma residuanti in un Manvantara che ora non è più quello di loro pertinenza e nel quale a suo tempo nacquero. Quali rappresentanti estreme, sul piano antropologico, di tale perifericità (la “circonferenza-Natura” sopra ricordata da Coomaraswamy), tali popolazioni potrebbero anzi aver rappresentato una sorta di “Femmina assoluta”, un substrato ricettivo in rapporto al quale ogni sopraggiunta e successiva stirpe Sapiens avrebbe esercitato un ruolo “relativamente” maschile: ruolo che, però, negli stessi Sapiens si sarebbe tramutato in “relativamente” femminile se rapportato a quello che, per contraltare, potremmo definire “Maschio assoluto” – ovvero i sempre più sparuti gruppi umani rimasti nel (ed identificati con) il Centro primario – in quanto di quest’ultimo emanazione centrifuga e “potenza” manifestata nel mondo. Quindi, nello spazio compreso tra queste due polarità estreme ed assolute, il rapporto Maschio / Femmina sarebbe stato transitorio ed intercambiabile: le popolazioni di substrato – quelle cioè che fecero da “fondo”, ovvero da Terra – avrebbero sempre rappresentato “le figlie degli uomini” nei confronti di ogni gruppo arrivato successivamente, qualora questo fosse effettivamente di derivazione artica ed impersonando così “i figli di Dio” di quella fase. Ma questi ultimi, esaurita la funzione uranica esercitata nei confronti delle genti autoctone, ed assorbite da queste, sarebbero a loro volta divenute substrato tellurico (e quindi “figlie degli uomini”) nei confronti di sovra-strati artici ancora successivi, ovvero i nuovi “figli di Dio” di una fase più recente. I “Giganti” sarebbero stati la prole volta per volta generata da tali meticciamenti e quindi, derivando da unioni e tempistiche diverse, potrebbero essere stati connotati da una certa eterogeneità in un processo generale di lunghissima durata; ma, in ogni caso, alcuni tra i primi di questi eventi ibridatori, potrebbero aver trovato collocazione in corrispondenza del passaggio dall’Età Paradisiaca all’Età della Madre, come infatti ritiene Evola (391).
Se tale evento in termini biblici coincide con il “peccato originale” e la conseguente “Caduta dell’uomo” – ma va ricordato che il tema di una “colpa” e di una conseguente punizione è presente anche nel Mito ellenico, in particolare per la seconda generazione esiodea, che alla fine del suo ciclo viene sospinta sottoterra (392) – è altresì evidente come in questo episodio giochi un ruolo fondamentale proprio la figura femminile, aspetto che è stato spesso rilevato nelle varie esegesi (393), fino addirittura, secondo alcune interpretazioni, a considerare l’uscita anticipata di Eva dal Paradiso Terrestre (il Centro primario?) come una vera e propria premessa della successiva Caduta umana (394).
Quindi, dal punto di vista del Centro, ovvero di quello che abbiamo ipotizzato essere il “Maschio assoluto”, le ondate Sapiens uscite più o meno precocemente in varie direzioni, avrebbero rappresentato una sua manifestazione “relativamente femminile”: è chiaro come questa strutturazione “centro / periferia” sia ben lungi, lo abbiamo già rilevato, dal suggerire tra le due polarità sessuali un’immagine geometricamente simmetrica. Una simmetria “bloccata” e perfettamente speculare che già in termini ontologici non potrebbe esserci, ma a nostro avviso non sarebbe nemmeno in grado di spiegare in modo convincente, dopo “l’equipotenzialità” dell’Età Paradisiaca, l’incedere verso una direzione molto sbilanciata, ovvero verso un’Età della Madre che implicò la netta preminenza cosmologica della Femmina sul Maschio.
Ciò non toglie, comunque, che il vastissimo dispiegarsi di questa dinamica a livello mondiale non possa aver anche enucleato, forse nel settore subartico-nordoccidentale, un’area più localizzata, quasi un Polo spirituale “alter ego” del Centro nordorientale e con il quale, nel corso dei millenni, essa dovette progressivamente entrare in dissonanza. Ci sembra, in fondo, una chiave di lettura non distante dall’idea wirthiana della netta separazione tra genti nordoccidentali e nordorientali, ma meno focalizzata su fattori di carattere etno-razziale e da interpretarsi maggiormente sul piano spirituale: con una predominanza matriarcale a nord-ovest e patriarcale a nord-est (Wirth segnala l’origine di questo secondo tratto in area asiatico-orientale) e, tra l’altro, singolarmente molto simile sia all’idea del guenoniano Michel Valsan, secondo il quale “il maschile” si situa ad Oriente ed “il femminile” ad Occidente (395), sia a quella di un dualismo “Atlantide / Siberia” immaginato da Aleksandr Dughin (396) seppure esordito in un periodo ben più remoto di quello neolitico proposto dal pensatore russo.
In ogni caso, tra i due elementi si sarebbe con il tempo evidenziato una sorta di “disallineamento polare”, ovvero la probabile perdita di un unico e condiviso riferimento cosmico-spirituale, ponendo così le prime basi per l’inizio di un aperto antagonismo tra coloro che René Guénon ricorda simboleggiati dal Cinghiale (area nordorientale?) e dall’Orsa (area nordoccidentale?), con l’esito finale della biblica “Caduta dell’uomo” (397). Forse il radicalizzarsi di tale dualità trova testimonianza nel Mito ellenico con il ricordo del Monte Otri, sede dei Titani, opposta a quella degli Dei sul Monte Olimpo, rappresentando queste “le due cime del mondo” (398), il cui lontanissimo eco potrebbe addirittura esser giunto millenni dopo a produrre alcune incongruenze carto-geografiche, come ad esempio quelle presenti nella già citata mappa di Nicolò Zeno che, secondo Charles Hapgood, sarebbero spiegabili considerando la presenza di due diversi Nord presi a riferimento (399). E’ sempre il Mito ellenico che ci descrive il conflitto derivante da tale dissonanza – la “titanomachia” – esploso tra gli Olimpi e la stirpe dei Titani, nella quale trova posto anche Atlante (400), che oltretutto evidenzia degli importanti e significativi tratti di similitudine proprio con la seconda generazione esiodea (401), in quanto entrambe sconfitte e punitivamente esiliate nelle profondità terrestri.
Se, come ci ricorda Evola (402), vi è una legge che individua nello Spirituale la causa ultima ed il Principio di quanto poi “precipita” nella materia, tali dinamiche scatenatesi su di un piano più “sottile” e simboleggiate dalle vicende della “titanomachia”, dovettero essere intimamente connesse anche ad analoghi eventi geofisici di portata planetaria (403): ad esempio nel Mito ellenico la fine dell’età di Crono si associa all’episodio di Fetonte (404), ma è sorprendente come in tempi recenti, anche a livello scientifico, siano emersi alcuni dati di estremo interesse, con un paio di eventi catastrofici verificatisi fra 39.000 e 40.000 anni fa, cioè praticamente in corrispondenza di quella che, secondo la cronologia del Manvantara adottata da René Guénon, sarebbe stata la fine del Krita Yuga.
Nel quadro del Greenland Ice Core Project (GRIP), dagli antichi livelli di Berillio-10 rilevati in Groenlandia, sembra infatti accertato che da circa 40.000 anni or sono e per i 1.500 succcessivi, si registrò un nettissimo aumento di radiazione cosmica ricevuta dal nostro pianeta (405) a causa del brusco crollo, pari a circa il 75% rispetto ai valori attuali, dell’attività schermante del campo magnetico terrestre: tale evento, noto come “escursione di Laschamps”, sulla nostra specie comportò un impatto molto pesante che però dovette essere ancora più drammatico, fino a portarle all’estinzione, sulle popolazioni neandertaliane (406), dato che la scomparsa di queste viene stimata proprio nel periodo tra 41.000 e 39.000 anni fa e sulla quale forse gravò, in quello stesso periodo, anche la devastante eruzione del supervulcano dei Campi Flegrei (407). Quest’ultimo fu l’episodio vulcanico più violento registrato in Europa da almeno 200.000 anni ed implicò delle conseguenze climatiche di vastissima scala, con una sensibile azione sulla temperatura planetaria per diversi anni (408) e delle pesanti ricadute demografiche anche sui coevi gruppi della nostra specie: gruppi che dovettero drasticamente ridursi, tanto da separare, con ogni probabilità, il genoma delle prime popolazioni Sapiens eurasiatiche (ad esempio quello rilevabile dal reperto rumeno di Peştera cu Oase e quello siberiano di Ust’Ishim) dalle successive, ben evidenziate dalle frequenze molecolari di genti accostabili ai ritrovamenti russi di Kostenki (37.000 anni fa) o a quelli belgi di Goyet (35.000 anni fa) (409).
Link articolo precedente:
NOTE
369. Julius Evola – Il mito del sangue – Edizioni di Ar – 1978 – pagg. 151-153; Julius Evola – L’ipotesi iperborea – in: Arthos, n. 27-28 “La Tradizione artica”, 1983/1984, pag. 7
370. Silvano Lorenzoni – Il Selvaggio. Saggio sulla degenerazione umana – Edizioni Ghénos – 2005 – pag. 106
371. Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pagg. 292, 302
372. David Reich – Chi siamo e come siamo arrivati fin qui. Il DNA antico e la nuova scienza del passato dell’umanità – Raffaello Cortina Editore – 2019 (copia in pdf) – pag. 71
373. I geni dei Neanderthal che sono in noi –Le Scienze – 29/01/2014 – http://www.lescienze.it/news/2014/01/29/news/geni_neanderthal_uomo_moderno_mescolamento_ibridi_malattie_sterilit-1987737/; Le parentele dei Neanderthal raccontate dal DNA – Le Scienze – 19/12/2013 – http://www.lescienze.it/news/2013/12/18/news/confronto_genoma_neanderthal_denisovan_uomo_moderno-1936269/; Molto Sapiens, un po’ di Neanderthal e altro ancora – Le Scienze – 06/09/2011 – http://www.lescienze.it/news/2011/09/06/news/molto_sapiens_un_po_di_neanderthal_e_altro_ancora-550846/; Giovanni Monastra – Rileggere l’antropologia della preistoria europea – in: Julius Evola, Il mistero dell’Occidente. Scritti su archeologia, preistoria e Indoeuropei 1934-1970, a cura di Alberto Lombardo, postfazione di Giovanni Monastra, Quaderni di testi evoliani n. 53, Fondazione Julius Evola, 2020, pag. 151; David Reich – Chi siamo e come siamo arrivati fin qui. Il DNA antico e la nuova scienza del passato dell’umanità – Raffaello Cortina Editore – 2019 (copia in pdf) – pag. 72
374. Scientists discover an early modern human with a recent neanderthal incesto – Phys.Org – 27/07/2015 – https://phys.org/news/2015-07-scientists-early-modern-human-neanderthal.html
375. AA.VV. (a cura di Fiorenzo Facchini) – Paleoantropologia e Preistoria. Origini, Paleolitico, Mesolitico – Jaca Book – 1993 – pag. 308
376. Renato Biasutti – Razze e Popoli della terra – UTET – 1967 – vol. 1 – pag. 147; Michel Brezillon – Dizionario di Preistoria – Società Editrice Internazionale – 1973 – pag. 233; Paul Jordan – Neandertal. L’origine dell’uomo – Newton & Compton Editori – 2001 – pag. 237; Raffaello Parenti – Lezioni di antropologia fisica – Libreria Scientifica Giordano Pellegrini – 1973 – pag. 175
377. Abbiamo un debito culturale con i Neanderthal? – Le Scienze – 13/08/2013 – http://www.lescienze.it/news/2013/08/13/news/strumenti_specializzati_osso_neanderthal_trasmissione_culturale-1777785/
378. Joao Zilhao (intervista) – I Neanderthal pensavano come noi? – in: Le Scienze, Agosto 2010 (articolo contenuto anche nel libro-raccolta “Il cammino dell’uomo” edito da Le Scienze, 2014, pag. 111)
379. René Guénon – Frammenti dottrinali. Epistolario inedito – Luni Editrice – 2015 – pag. 75
380. Passaggi molteplici in Julius Evola – Metafisica del Sesso – Edizioni Mediterranee – 1996
381. Meister Eckhart – Commento alla Genesi (a cura di Marco Vannini) – Marietti – 1989 – pag. 139
382. René Guénon – La Grande Triade – Adelphi – 1991 – pagg. 41 e 91
383. Ananda Kentish Coomaraswamy – L’albero, la ruota, il loto – Editori Laterza – 2009 – pag. 37
384. Jean De Fraine – La Bibbia e l’origine dell’uomo – Nuova Accademia Editrice – 1965 – pagg. 73, 74
385. Mario Cimosa – Genesi 1-11. Alle origini dell’uomo – Editrice Queriniana – 1984 – pag. 67
386. Carlo Frison – La preistoria biblica, ovvero quando l’uomo perse una costola – Editrice La Bancarella – 1980 – pagg. 31, 32
387. Daniele Di Luciano – L’origine dell’uomo ibrido. Perché siamo la specie meno perfetta? – Youcanprint – 2017 – pag. 128; Sergio Di Stefano – Oltre Eden – M.I.R. Edizioni – 1999 – pag. 116
388. Jean Robin – UFO. La grande parodia – Edizioni all’insegna del Veltro – 1984 – pag. 46
389. Arvo – Sulla tradizione iperborea – in: AA.VV, Introduzione alla magia, Edizioni Mediterranee, 1987, vol. 2, pag. 366; Daniele Di Luciano – L’origine dell’uomo ibrido. Perché siamo la specie meno perfetta? – Youcanprint – 2017 – pag. 268
390. Robert Graves – I Miti Greci – vol.1 – Il Giornale – pag. 28
391. Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pag. 269
392. Ugo Bianchi – Razza aurea, mito delle cinque razze ed Elisio – in: Studi e materiali di storia delle religioni, Vol. XXIV, anno 1963, pag. 192; Robert Graves – I Miti Greci – vol.1 – Il Giornale – pag. 29; Teresa Mantero – La demonologia nella tradizione greca – Tilgher – 1974 – pag. 94; Giancarlo Stival – Peccato originale e miti greco-romani – in: Sacra Doctrina, vol. 5, anno XXXI, Settembre/Ottobre 1986, pag. 493
393. Ugo Bianchi – Prometeo, Orfeo, Adamo. Tematiche religiose sul destino, il male, la salvezza – Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri – 1976 – pag. 35
394. Bruno Chiesa – Creazione e caduta dell’uomo nell’esegesi giudeo-araba medievale – Paideia Editrice – 1989 – pag. 146
395. Michel Valsan – Sufismo ed Esicasmo. Esoterismo islamico ed esoterismo cristiano – Edizioni Mediterranee – 2000 – pag. 104
396. Continente Russia – Edizioni all’insegna del Veltro – 1991 – pag. 35
397. Antonio Bonifacio – La caverna cosmica. La potenza dello shamanismo nell’arte rupestre paleolitica – Simmetria edizioni – 2005 – pagg. 336, 337
398. Nuccio D’Anna – Il gioco cosmico. Tempo ed eternità nell’antica Grecia – Rusconi – 1999 – pag. 99
399. Charles H. Hapgood – Le mappe delle civiltà perdute. Le prove dell’esistenza di una civiltà avanzata nell’Era Glaciale – Mondo Ignoto – 2004 – pag. 191
400. Bruno D’Ausser Berrau – De Verbo Mirifico. Il Nome e la Storia – pag. 37 – https://fdocumenti.com/download/de-verbo-mirifico-il-nome-e-la-storia-prf-u-viewlapproccio-al-problema-partendo; Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pag. 244
401. Ugo Bianchi – Razza aurea, mito delle cinque razze ed Elisio – in: Studi e materiali di storia delle religioni, Vol. 24, 1963, pag. 172; Nuccio D’Anna – La religiosità arcaica dell’Ellade – ECIG – 1986 – pag. 200; Angelica Fago – Mito esiodeo delle razze e logos platonico della psichè: una comparazione storico-religiosa – in: Studi e materiali di storia delle religioni, Vol. 57, 1991, pag. 236
402. Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pag. 241
403. Lyon Sprague de Camp – Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi – Fanucci – 1980 – pag. 99
404. Nuccio D’Anna – I cicli cosmici nell’Ellade arcaica – in: I quaderni di Avallon, n. 34, “Il senso del tempo”, 1995, pag.12
405. Andrew Collins – Il mistero del cigno. In cerca degli antichi segreti sull’origine della vita nel Cosmo – Libri per evolvere – 2011 – pagg. 318, 324; 40,000-Year-Old Tree Shows What Happened During Earth’s Last Magnetic Pole Reversal – Archaelology World – 14/2/2020 – https://www.archaeology-world.com/40000-year-old-tree-shows-what-happened-during-earths-last-magnetic-pole-reversal/?fbclid=IwAR263FBC5MKqXdpI3Nj1m88L1qlbqk7g-vZkxGWqhsIcKY5qwAMxlzXvWnc
406. End of Neanderthals linked to flip of Earth’s magnetic poles, study suggests – The Guardian – https://www.theguardian.com/science/2021/feb/18/end-of-neanderthals-linked-to-flip-of-earths-magnetic-poles-study-suggests?fbclid=IwAR1iK5TQeF0dpzrITsh10yHWD62FLCtDmE_ftLXhoLHz8b8dy_sMmMnDj_U; Svelata la causa dell’estinzione dei Neanderthal e di altri mammiferi – Consiglio Nazionale delle Ricerche – 29/05/2019 – https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/8759/svelata-la-causa-dell-estinzione-dei-neanderthal-e-di-altri-mammiferi; Una data certa per la scomparsa dei Neanderthal – Le Scienze – 21/08/2014 – http://www.lescienze.it/news/2014/08/21/news/data_fine_neanderthal_coesistenza_homo_sapiens-2256444/
407. David Reich – Chi siamo e come siamo arrivati fin qui. Il DNA antico e la nuova scienza del passato dell’umanità – Raffaello Cortina Editore – 2019 (copia in pdf) – pagg. 34, 126
408. Ricostruita devastante eruzione Campi Flegrei 39.000 anni fa – ANSA – 7/3/2022 – http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/terrapoli/2016/03/07/ricostruita-devastante-eruzione-campi-flegrei-39.000-anni-fa_8cecc466-96fd-4cd6-8727-9e8cbd83bd08.html
409. David Reich – Chi siamo e come siamo arrivati fin qui. Il DNA antico e la nuova scienza del passato dell’umanità – Raffaello Cortina Editore – 2019 (copia in pdf) – pagg. 124, 126