2 – Herman Wirth e René Guénon: similitudini e differenze
2.1 – Tradizione Primordiale e Manvantara
Un punto particolarmente interessante dal quale ci sembra utile partire è la nota di Julius Evola (6) sulla sostanziale consonanza del quadro storico disegnato da Herman Wirth con quello suggerito da René Guénon, anche dalle cui analisi, ai fini delle nostre riflessioni, riteniamo non si possa prescindere. Tuttavia questa valutazione del pensatore romano va sicuramente verificata in maniera più approfondita. Se infatti è vero che sia il ricercatore tedesco sia il metafisico francese riservano una particolare attenzione ai Miti indicatori di una particolare importanza rivestita dal Nord nella Preistoria mondiale – e che più sotto ripercorreremo rapidamente – è anche vero che tra le due linee di pensiero sussistono delle chiare differenze, sulle quali faremo ora qualche osservazione: ma si tratta comunque di aspetti che nel prosieguo cercheremo anche di riconciliare in una prospettiva unificante.
Una prima differenza tra i due approcci è rilevabile nella visuale tendenzialmente più “poligenista” di Wirth a confronto con quella “monogenista” di Guénon sul tema delle origini umane.
Il soggetto centrale considerato da Wirth è infatti quell’antichissima “razza prenordica” artico-nordatlantica – che distinse nettamente da altre genti coeve, orientali (“finno-asiatiche”) ed australi – e dalla quale, direttamente o indirettamente, sarebbero derivate molte, ma non tutte, delle attuali popolazioni mondiali. Invece il soggetto centrale considerato da René Guénon corrisponde all’attuale umanità nel suo complesso, quindi comprensiva di quelle che in genere, negli studi di impostazione ciclico-tradizionale, vengono considerate le quattro Razze fondamentali: la Bianca, la Nera, la Gialla e la Rossa, il cui significato è stato approfondito, in una prospettiva guenoniana, da Gaston Georgel (7). L’impostazione del metafisico francese, inoltre, è perfettamente coerente con l’idea di un’originaria sapienzialità di carattere letteralmente universale e, appunto, di provenienza iperborea (8) che coinciderebbe con quella “Tradizione Primordiale” sorta all’inizio del presente ciclo cosmico, dai contenuti e dall’origine essenzialmente sovra-umani (9), relativa ad una fase unitaria ed “anteriore ad ogni successiva differenziazione”, come pure Evola ammise in relazione alla mitica razza (o super-casta) Hamsa delle origini, menzionata nella Tradizione indù (10). Per inciso, ci sembra di particolare interesse il fatto che anche ricercatori piuttosto distanti dalle vedute tradizionaliste di René Guénon, abbiano postulato nei primordi l’esistenza di una cultura di carattere realmente universale – una “Urkultur” ormai scomparsa, secondo le ipotesi etnologiche di Fritz Graebner e di Wilhelm Schmidt della “scuola di Vienna” (11) – connessa ad una religione similmente unitaria, un monoteismo primordiale o “Urmonotheismus” (12) sul quale si focalizzò soprattutto Schmidt, anche sulla scia delle precedenti analisi dell’antropologo Andrew Lang (13). Significativamente, si tratta di un approccio molto diverso da quello evoluzionista di Tylor e Frazer, ed anche da quello psicanalista di Freud (14), perché postula l’esistenza di tale monoteismo primordiale non alla fine, bensì all’inizio del ciclo storico delle culture più arcaiche (15). L’Urmonotheismus di Schmidt non sarebbe cioè derivato da forme religiose erroneamente considerate precedenti – mitologie della natura o degli astri, manismo, animismo, feticismo, totemismo (16) – ma, piuttosto, sarebbero queste a rappresentare linee degenerate di più antiche concezioni incentrate su di un Essere supremo che quasi sempre appare associato al tema della paternità e dell’eternità (17) e meno frequentemente invece al ruolo di “creatore”, più spesso lasciato ad inferiori entità demiurgiche (18): un’entità suprema che un tempo soggiornava tra gli uomini ma che poi si ritirò verso le altezze celesti (19), da dove ogni tanto parla attraverso il tuono e brandisce la sua arma, il lampo (20). Spesso associato anche al fuoco ed al relativo irraggiamento, è interessante il fatto che alcune tribù, pur melanoderme, accostino cromaticamente questa entità al candore e ad una bianca luminosità (21) non disgiunte da tratti che rimandano in modo evidente all’astro solare. Ed è in effetti sotto il segno di una evidente solarità che – nesso non trascurabile – tale Urmonotheismus avrebbe contraddistinto anche gli stessi “prenordici” di Herman Wirth (22), anticipando di molto, come pure Evola significativamente rimarca (23), la particolare forma cultuale sviluppata più recentemente dai popoli semitici: che quindi non ne sarebbero affatto i detentori esclusivi, dal momento che inequivocabili tracce di un approccio monoteistico al Sacro sono oggi riscontrabili tra i più disparati popoli del pianeta, come ci ricorda un altro importante autore perennialista, Frithof Schuon (24), che in questo ripercorre essenzialmente le linee di Schmidt (25).
Comunque il punto centrale è sulla reale universalità di questa fonte primaria ed unitaria – religiosa ma, prima ancora, sapienziale – sulla quale i primi tentativi di elaborazione si manifestarono, va detto, ben prima delle formulazioni tradizionaliste del ‘900, cioè già nel XV secolo con Marsilio Ficino e Pico della Mirandola (26), passando attraverso il concetto di “Philosophia Perennis” coniato da Leibniz (27) e le intuizioni delle Gottheiten di Schelling (28). Un’unitarietà di fondo che, aspetto non privo di interesse, anche oggi sembrerebbe trovare un flebile riscontro nelle deduzioni dell’archeologo Emmanuel Anati su di una forma – cultuale e culturale assieme – estremamente simile in tutti i gruppi umani di 40.000 anni fa (29) e parrebbe suffragata da una significativa concordanza grafica osservata tra i simboli rupestri risalenti al Paleolitico Superiore e rinvenuti su scala planetaria (30): la quale, se non altro, sembrerebbero avallare almeno il concetto di una Urkultur primordiale.
In ogni caso su tutti questi punti, che sembrerebbero avvicinarsi alla guenoniana “Tradizione Primordiale” secondo, appunto, i tratti di una “philosophia perennis et universalis” quale eredità comune di tutto il genere umano (31), possiamo dire che Herman Wirth non si sofferma mai, non almeno secondo quest’accezione realmente ecumenica. Ed, analogamente, in Wirth non troviamo nemmeno il concetto di “Manvantara” che invece Guénon utilizza di frequente.
Il significato di “Manvantara”, anch’esso derivante dalla Tradizione indù, è quello di un ciclo temporale chiuso, pertinente ad una specifica umanità e che, a sua volta, viene suddiviso in quattro sottoperiodi di durata decrescente ed andamento spiritualmente regressivo, ovvero gli “Yuga” (32); nella sua opera maggiormente dedicata a tali tematiche (33) il metafisico francese ritiene il ciclo generale estendersi complessivamente su 64.800 anni, dei quali staremmo attualmente vivendo gli ultimi, con il nuovo ciclo ormai alle porte.
E’ evidente come la visuale guenoniana del succedersi dei vari Manvantara – e, conseguentemente, delle varie umanità ad essi relative – sia radicalmente diversa dalla moderna idea evoluzionista di un andamento che, fondamentalmente a partire dalla bassa animalità, sarebbe invece lineare e progressivo; Guénon abbraccia invece l’idea opposta – discontinua e regressiva – della derivazione dell’uomo da forme sovrumane e “divine” che si sarebbero manifestate all’inizio di ogni ciclo per poi man mano decadere, ogni volta, sia in termini spirituali che antropologici. E’ il tema involutivo connesso anche al concetto esiodeo delle cinque “Età” (similari anche se, a nostro parere, non esattamente sovrapponibili ai quattro Yuga indù, vista anche la differenza nel numero) al quale sono stati dedicati degli articoli più specifici (34) e sul quale non ci possiamo dilungare qui.
Sulla particolare opposizione “evoluzione vs. involuzione”, non ci risulta comunque che Wirth si espresse con chiarezza analoga a quella di Guénon (e nemmeno di Evola), né che abbia mai toccato il tema dell’esistenza di umanità precedenti a quella attuale. Appare comunque chiaro come Wirth muova le sue osservazioni principalmente sul terreno della “razziologia” classica e nel suo orizzonte di ricerca non sembri toccare il tema dell’antropogenesi dei Primordi; tanto più che, evitando la diatriba “evoluzione vs. involuzione”, non si pone nella necessità di confrontarsi con visuali alternative a quelle materialistiche in merito alla questione delle “origini prime”. Tali aspetti, invece, non sono certamente assenti in René Guénon: ad esempio è ben presente il richiamo alla già menzionata razza (o super-casta) Hamsa (35), ovvero quella (super)umanità primordiale ed unitaria, dai caratteri archetipici, che oggi, va sottolineato, non trova comunque riscontro in nessuna popolazione vivente (36).
Ma in genere tutto il pensiero di Guénon – soprattutto nell’approfondimento che ne ha fatto Gaston Georgel – è omogeneo e collaterale al vasto ventaglio di esegesi dei testi tradizionali che, invece, non hanno eluso il tema delle “origini prime” e del Primo Uomo. Ecco quindi che la Hamsa della Tradizione indù trova ad esempio un parallelo nel testo biblico quando Adamo è integro e non ancora scisso nella diade Maschio / Femmina (37), da cui l’evidente analogia con il mito ellenico dell’Androgine (38) di cui Platone parla nel “Simposio”, ma anche con il tema, nel filone narrativo incentrato su Prometeo, dell’umanità primordiale ed ancora indistinta – cioè non ancora corrispondente a quella odierna (39) – che il benigno Titano prende sotto la sua tutela. Quella stessa umanità che a Mecone s’incontra con gli Dei (40) e della quale non può sfuggire la chiara similitudine con un altro mito greco dei primordi, ovvero la prima generazione, aurea, di Esiodo (41): una compagine ontologicamente non omologabile alle stirpi successive, che verranno connotate dall’apparire della prima Donna, Pandora (42), da Evola significativamente accostata all’Eva biblica (43).
In definitiva, va rilevato che questo è tutto un ordine di considerazioni sulle quali Herman Wirth non entra nelle sue analisi.
NOTE
6. Julius Evola – Ricognizioni. Uomini e problemi – Edizioni Mediterranee – 1985 – pag. 208
7. Gaston Georgel – Le quattro Età dell’umanità. Introduzione alla concezione ciclica della storia – Il Cerchio – 1982
8. René Guénon – La crisi del mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1985 – pag. 44
9. Antoine Faivre – Esoterismo e Tradizione – ELLEDICI – 1999 – pag. 51; René Guénon – Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi – Adelphi – 1995 – pag. 92
10. Julius Evola – Sulla tradizione nordico-aria (Razze – Simboli – Preistoria mediterranea) – in: Esplorazioni e Disamine, gli scritti di “Bibliografia Fascista” (volume primo: 1934-1939), Edizioni all’insegna del Veltro, 1994, pagg. 195-196
11. Mircea Eliade – La nostalgia delle origini – Morcelliana – 2000 – pag. 147; Mircea Eliade – Trattato di storia delle religioni – Bollati Boringhieri – 1999 – pag. 344
12. Anna Maria Cossiga – Identità a confronto. Breve manuale di antropologia dell’attualità – Eurilink – 2013 – pagg. 36-37
13. Hoffman Reynolds Hays – Dalla scimmia all’angelo: due secoli di antropologia – Einaudi – 1974 – pag. 286
14. Nuccio D’Anna – Wilhelm Schmidt etnologo e storico delle religioni – Introduzione a: Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pagg. III, V
15. Nuccio D’Anna – Wilhelm Schmidt etnologo e storico delle religioni – Introduzione a: Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pag. IV; Mircea Eliade – La nostalgia delle origini – Morcelliana – 2000 – pagg. 37, 38
16. Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pagg. 134, 168, 221
17. Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pagg. 205, 207
18. Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pag. 206
19. Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pag. 203
20. Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pag. 204
21. Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pag, 205
22. Alberto Lombardo – Julius Evola esploratore delle origini – in: Il mistero dell’Occidente. Scritti su archeologia, preistoria e Indoeuropei 1934-1970, Julius Evola, a cura di Alberto Lombardo, postfazione di Giovanni Monastra, Quaderni di testi evoliani n. 53, Fondazione Julius Evola, 2020, pag. 14; Marco Zagni – La svastica e la runa. Cultura e esoterismo nella SS Ahnenerbe – Mursia – 2017 – pag. 62
23. Julius Evola – L’ipotesi iperborea – in: Arthos, n. 27-28 “La Tradizione artica”, 1983/1984, pag. 4
24. Frithjof Schuon – La tradizione dei pellirosse – Ar – 1993 – pag. 23; Frithjof Schuon – Sguardi sui mondi antichi – Edizioni Mediterranee – 1996 – pag. 74
25. Wilhelm Schmidt – Manuale di storia comparata delle religioni – Iduna Edizioni – 2021 – pagg. 140, 141
26. Antoine Faivre – Esoterismo e Tradizione – ELLEDICI – 1999 – pag. 9
27. Aldous Huxley – La Filosofia Perenne – Adelphi Edizioni – 1995 – pag. 11
28. Giovanni Sessa – Tempo, spazio, terra in “Rivolta”: note per un’esegesi filosofico-comparativa – In: AA.VV.,80 anni di “Rivolta contro il mondo moderno” (Studi Evoliani 2014),Fondazione Julius Evola, 2016, pag. 37
29. Franco Prattico – La tribù di Caino. L’irresistibile ascesa di Homo Sapiens – Raffaello Cortina Editore – 1995 – pag. 140
30. Esistono 32 simboli ricorrenti in tutte le culture di 40.000 anni fa – L’arazzo del tempo – 13/09/2019 – https://larazzodeltempo.it/2019/simboli-linguaggio/?fbclid=IwAR1tP4xFqh2Q4eiq44eG-KvpiBXMZzP7g90eCg8TYF9c28gVoMBYS8Cevnw
31. Ananda Kentish Coomaraswamy – Sapienza orientale e cultura occidentale. Alla ricerca di una possibile armonia – Rusconi – 1998 – pag. 76
32. René Guénon – La crisi del mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1985 – pag. 25
33. René Guénon – Forme tradizionali e cicli cosmici – Edizioni Mediterranee – 1987
34. Michele Ruzzai – L’uomo eterno e i cicli cosmici – Axis Mundi – 23/11/2018 – https://axismundi.blog/2018/11/23/luomo-eterno-e-i-cicli-cosmici/; Michele Ruzzai — Arvo e “L’origine delle specie secondo l’esoterismo”: una rilettura – Ereticamente.net – 23/02/2019 – https://www.ereticamente.net/2019/02/arvo-e-lorigine-delle-specie-secondo-lesoterismo-una-rilettura-michele-ruzzai.html; un piccolo riassunto sugli elementi problematici delle teorie evoluzionistiche in Michele Ruzzai – Quale “Evoluzione”? – Ereticamente.net – 03/04/2014 – https://www.ereticamente.net/2014/04/quale-evoluzione.html
35. René Guénon – Autorità spirituale e Potere temporale – Luni Editrice – 1995 – pag. 14
36. Bruno d’Ausser Berrau – Ubinam gentium sumus ? Un Eden ed un popolo o più luoghi e più genti ? – https://immagineperduta.it/ubinam-gentium-sumus-un-eden-ed-un-popolo-piu-luoghi-piu-genti/; Francesco Germinario – Razza del Sangue, Razza dello Spirito – Bollati Boringhieri – 2001 – pag. 94
37. Mircea Eliade – Il mito della reintegrazione – Jaca Book – 2002 – pagg. 63, 69, 81, 82; Renè Guenon – Il simbolismo della Croce – Luni Editrice – 1999 – pag. 31; René Guénon – La Grande Triade – Adelphi – 1991 – pag. 87; Sophie Latour – L’archetipo dell’androgino per Leopold Ziegler – in: AA.VV. (a cura di Antoine Faivre e Frederick Tristan), Androgino, ECIG, 1986, pag. 265; Giuseppe Schiavone – L’Androgino tra realtà e mito – Bastogi – 1997 – pag. 76
38. Nuccio D’Anna – René Guénon e le forme della Tradizione – Il Cerchio – 1989 – pag. 66
39. Un passaggio antropogenetico fondamentale potrebbe essersi dispiegato secondo le linee che abbiamo ipotizzato in un paio di articoli: Michele Ruzzai – La bipolarizzazione sessuale, il “femminile” e l’avvento della corporeità umana – Ereticament.net – 25/07/2014 – https://www.ereticamente.net/2014/07/la-bipolarizzazione-sessuale-il-femminile-e-lavvento-della-corporeita-umana.html; Michele Ruzzai – L’elemento Aria, Lilith e l’iniziale Razza Rossa – Ereticament.net – 11/08/2014 – https://www.ereticamente.net/2014/08/lelemento-aria-lilith-e-liniziale-razza-rossa.html
40. Giancarlo Finazzo – La realtà di mondo nella visione cosmogonica esiodea – Edizioni dell’ateneo – 1971 – pag. 106
41. Ugo Bianchi – Razza aurea, mito delle cinque razze ed Elisio – in: Studi e materiali di storia delle religioni, Vol. XXIV, anno 1963, pag. 152
42. Ugo Bianchi – Prometeo, Orfeo, Adamo. Tematiche religiose sul destino, il male, la salvezza – Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri – 1976 – pag. 198; Angelo Casanova – La famiglia di Pandora. Analisi filologica dei miti di Pandora e Prometeo nella tradizione esiodea – CLUSF-Cooperativa Editrice Universitaria – 1979 – pagg. 33 e 66
43. Julius Evola – Metafisica del Sesso – Edizioni Mediterranee – 1996 – pag. 85
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