8 Ottobre 2024
Tradizione Primordiale

STRADE DEL NORD. Il tema delle Origini Boreali in Herman Wirth e negli altri – Parte 4 – Michele Ruzzai

2.3 – …e miti occidentali: Thule, Iperborea…

 

Anche nel continente americano vi sono non trascurabili tracce di una remota provenienza nordica: vi accennano popoli nativi come i Cheyenne (84), i Navajo (85), i Nahua, gli Aztechi, i Toltechi, (86) con questi ultimi che significativamente ricordano la “Tula”, loro antica terra di origine boreale (87).

È peraltro evidente come tale denominazione richiami in modo palese quello della Thule dei Greci, ultima e perduta landa del lontano Settentrione.

Nel corpus ellenico tale mito non è però il solo ed essere relazionato al lontano Nord, dal momento che un altro ricordo molto distinto è quello che ruota attorno al favoloso popolo degli Iperborei: tema ripreso da moltissimi pensatori, come, tra i vari, Erodoto, Esiodo, Diodoro Siculo, Omero, Dicearco, Ecateo di Abdera, Pausania, Plinio… E’ stato però opportunamente rilevato (88) come negli autori classici gli Iperborei siano stati associati a un duplice significato: ovvero a quello di stirpi misteriose ed esotiche, ma comunque contemporanee agli scriventi e di stanziamento relativamente settentrionale (anche solo di area traco-scitica), ma anche a quello di una civiltà invece molto più antica, aureo-primordiale, dai tratti semidivini e localizzata in aree nettamente più boreali, accezione forse più attinente alle descrizioni di Plinio, Diodoro Siculo, Omero e Dicearco (89). Nel nostro caso, è chiaramente questo secondo significato che ci interessa maggiormente, e la relativa terra andrebbe quindi collocata nell’ecumene artico, seppure entro confini piuttosto ampi e non semplici da determinare. Secondo l’interpretazione di Levalois (90) Iperborea, infatti, sarebbe stata molto estesa sia in latitudine (dal Polo al Circolo) sia in longitudine (dalla Groenlandia alla porzione settentrionale dell’Eurasia), abbracciando un territorio che forse non era nemmeno in continuità e magari comprendeva l’arcipelago delle “quattro isole a Nord del mondo”, con Thule che ne sarebbe stata la quinta, al centro (91) ed in posizione polare, come peraltro alcune delle varie localizzazioni proposte sopra. Dunque una Thule iperborea, denominata anche “Terra nascosta” o “Isola Bianca” (92) di collocazione letteralmente assiale e richiamata anche da Guénon, che riprende il medesimo tema da Omero (93) anche se ivi menzionata con un altro nome, ovvero la “Siria” originaria (non ovviamente quella storica e mediorientale) che giace là “dove sono le rivoluzioni del Sole” – dove cioè il sole non tramonta sotto l’orizzonte – ovvero in un settore che viene individuato “al di la di Ogigia”: isola, quest’ultima, già nordica anche per Warren (94), ma evidentemente posta ad una latitudine inferiore a quella del Circolo Polare Artico e per la quale pare, dunque, più consona la posizione nordatlantica suggerita da Plutarco di Cheronea (95) e che ritroveremo più avanti. De Anna invece preferisce sottolineare la non sovrapponibilità fra le due terre – Iperborea e Thule – riservando alla prima una localizzazione più orientale, in un’area del nord eurasiatico, e alla seconda un settore più occidentale e nordatlantico, o al massimo norvegese (96). Bisogna però dire che la Thule oceanica – come tutto il mondo atlantico – è solamente un riflesso secondario e derivato della vera e propria Thule polare di inizio ciclo, che con il passare del tempo nella confusione dei ricordi dovette venire a sovrapporsi proprio alla Ogigia/Ogyges omerica menzionata da Guénon, tanto da essere identificata, anche da Plutarco, con la terra dei mitici Iperborei (97). Tale confusione di denominazioni si consolidò con la scoperta dei territori americani, che nella geografia mitica del misterioso Settentrione ebbero l’effetto di spostare Thule sempre più verso nord-ovest (98), ma in verità i rimandi risultano alterati già in alcuni pensatori della classicità: tra questi Eratostene di Cirene, il quale la immaginò nell’estremità nordoccidentale dell’Europa ad una latitudine di 66° nord (99), o anche Plinio (100), che la collocava nell’oceano il cui nome rimanda al dio dell’età aurea, ovvero quel mare Cronio che corrisponde all’Atlantico settentrionale (101). Un’ipotesi coerente con una localizzazione praticamente islandese della stessa (102), come anche più tardi propose Adamo da Brema (103). Sovrapposizioni riscontrabili, ad esempio, anche nella figura di Atlante, collocato sia da Omero che da Apollodoro nel paese degli Iperborei (104), là dove tradizionalmente stanno le possenti colonne che sorreggono il mondo e che lo svedese Olof Rudbeck, nel XVII secolo, associò a quelle di Ercole (105).

Ma la classicità ci consegna degli elementi che collegano i tempi primordiali al Nord anche a prescindere dai miti di Thule ed Iperborea, e che sembrano derivare da un’esperienza vissuta direttamente alle altissime latitudini. Similmente a quanto segnalato da Tilak, vi è ad esempio Anassagora che ricorda come anticamente le stelle erano viste girare attorno alla terra senza essere soggette a nascita e tramonto, cioè ruotanti su piani orizzontali perché, sottolinea anche Anassimene, caratterizzate da un movimento analogo a quello del cappello sulla testa di un uomo, sopra alla quale, allo zenit, stava la stella polare (106). Oppure vi è anche il mito di Ade che trattiene Persefone per sei mesi, durante i quali la terra è sterile e l’inverno domina, mentre per i restanti sei mesi Persefone ritorna da sua madre, Demetra, dea della germinazione: una sottolineatura molto chiara dell’alternanza semestrale estate/inverno che suggerisce la nascita di questo mito in una zona dove tale scansione appare in modo particolarmente evidente, cioè al di sopra del Circolo Polare Artico (107).

Si può tuttavia anche osservare che tale alternanza potrebbe essere attinente non tanto alla fase primordiale del ciclo – nei Miti, come vedremo, associata ad una situazione climatica ideale ed internamente ben più omogenea, ricordata come “Eterna Primavera” – quanto piuttosto ad un momento successivo, post-aureo e post-edenico: un tempo nel quale il mondo degli Iperborei, almeno quelli interpretati nel senso più antico, ormai non esiste più.

E, come ci ricorda Guénon (108) quando una “terra degli dei” scompare, nella profondità dei ricordi umani questa finisce inevitabilmente per trasformarsi in una “terra dei morti”, modificando radicalmente il suo significato: ed è infatti quanto si verifica anche per lo stesso Kronos, che viene così ad assumere la doppia valenza di dio “positivo” dei felici Iperborei ma anche di oscuro titano. Il tema non è ovviamente legato solo ai numi ellenici, ma ha una valenza molto più ampia: se il Nord assume la veste di coloro che ci siamo “lasciati indietro”, dei trapassati e delle generazioni che ci hanno preceduto (109) – e questo è un tema piuttosto ricorrente nelle varie tradizioni, ad esempio presente anche in Cina (110) – è intuitivo come ciò rappresenti una significativa testimonianza dell’origine artica della nostra civiltà (111). Proseguendo su questa linea, nella chiave di lettura veterotestamentaria si arriva ad un’interpretazione ancora più negativa del Nord, che diventa la “direzione del Male” perché luogo dove si consuma la ribellione di Satana verso Dio (112): è l’inizio del concetto “ab aquilone omne malum” (113) che nelle rielaborazioni medievali arriverà, con Rabano Mauro, ad attribuire la stessa residenza fisica del diavolo al Grande Nord (114).

È interessante rilevare come un analogo fenomeno di inversione semantica del Settentrione si riscontri anche in un contesto molto distante da quello mediorientale, e cioè nella tradizione norrena. Qui, nella geografia sacra che identifica il mondo degli uomini con la vasta “terra di mezzo”, Miðgarð (115), vengono menzionate aree più luminose e circoscritte come Ásgarðr e Iðavöllr, perfettamente analoghe all’Ilâvrita indiano e al Kvanîras iraniano, e rappresentate al centro del mondo (116), quindi in posizione polare o al massimo circumpolare; vi è però anche l’idea che l’ingresso del cupo e nebbioso Niflheimr, si situerebbe proprio sotto il Polo Nord, quindi portando in pratica ad una sovrapposizione del mondo infero con la terra iperborea primordiale (117).

In ogni caso, oltre ai corpora tradizionali delle civiltà storicamente più strutturate, non vanno dimenticati gli accenni mitici presenti anche tra molte altre popolazioni del pianeta sussistenti a livello etnografico. Ad esempio gli zingari pongono il Paradiso Terrestre in Siberia (118), mentre simbolismi chiaramente legati all’idea del centro e dell’assialità si possono scorgere tra vari nativi nord-americani, i Pigmei Semag malesi (119) o i Batak di Sumatra, il cui albero della vita presenta caratteristiche quasi identiche al frassino Yggdrasill della mitologia norrena (120). Nei suoi fondamentali studi sulle popolazioni africane, l’etnologo Leo Frobenius individuò tutta una serie di elementi culturali che gli fecero ipotizzare un’antichissima civiltà paleolitica dilagata dall’Islanda e dalla Groenlandia fino al confine meridionale della terra abitata, ricollegandosi addirittura ai Boscimani e ai Pigmei (121): forse anche arrivando, similmente alle popolazioni mesoamericane, a trasportarsi dietro qualche toponimo, come può essere successo con il nome di “Tula”, che significativamente corrisponde ad una località dell’Africa centro-occidentale (122).

Il tema di una lontana origine boreale è quindi presente, in modo più o meno esplicito, nei Miti tradizionali di moltissime popolazioni del pianeta – che, al contrario, non sembrano ricordare nessuna “Madre Africa” (123) – e ciò ha rappresentato la base di partenza di tutta una serie di elaborazioni che hanno permeato la cultura europea anche secoli dopo la fine della classicità greco-romana. L’idea di un Nord come inesauribile culla di popoli – una vera e propria “vagina gentium” (124) – si sedimentò così nel corso del tempo, probabilmente anche influenzata, come forse nel bizantino Jordanes del VI secolo (125), dai ricordi delle migrazioni gotiche tardo-antiche, ma non necessariamente arrestandosi a quelle e rimandando pure ad eventi chiaramente preistorici (126). Sempre nel VI secolo Cosma Indicopleuste, pseudonimo del filosofo e cartografo siriaco Costantino di Antiochia, aveva infatti ipotizzato nel lontano Settentrione la terra che era stata abitata addirittura prima del Diluvio Universale (127), mentre nell’VIII secolo il monaco cividalese Paolo Diacono nella sua Historia langobardorum sottolineava come fosse sterminato il numero dei popoli che anticamente erano stati originati addirittura sotto il polo dell’Orsa (128). Come una sotterranea vena carsica, tali suggestioni superarono il Medioevo e raggiunsero anche l’Età Moderna (129), dove nel XVI secolo ispirarono il ricercatore gesuita Guillaume Postel che nel suo Cosmographicae disciplinae compendium poneva il Paradiso Terrestre sotto il polo artico (130); più o meno nello stesso periodo anche il geografo olandese Gérard Kremer, latinizzato in Gerardus Mercator (Gerardo Mercatore), riprese l’idea di un Eden boreale coincidente con la Montagna Polare (131) e rappresentò cartograficamente le circostanti “quattro isole a nord del mondo” con, più perifericamente, la favolosa isola di Tazata forse collocabile nel Mar di Kara. Nelle elaborazioni geografiche di quel secolo va certamente segnalata anche la mappa del veneziano Nicolò Zeno, indicante una grande isola ad est della Groenlandia che probabilmente non era l’Islanda (132) ma forse quella “Frislanda” dalla collocazione incerta e che De Anna (133) pone alla latitudine di 73° nord, ovvero più o meno quella dell’attuale isola di Jan Mayen (per la quale, lo segnaliamo di sfuggita, è stato proposto un interessante accostamento con l’isola “nera” di Corcira nel quadro di un’interpretazione boreale del mito degli Argonauti – 134). Il XVII secolo ripropose una certa sovrapposizione tra il primigenio tema artico ed il posteriore tema atlantico ed infatti potrebbe non essere del tutto casuale il fatto che nella mappa del gesuita Athanasius Kircher la forma dell’isola di Atlantide ricordi abbastanza da vicino quella della Groenlandia (135). Forse è anche sulla scorta dei cenni di Omero e Apollodoro su Atlante nei pressi delle colonne polari che, sempre nello stesso secolo, lo svedese Olof Rudbeck situò Atlantide in un’area nordico-scandinava (136), traccia seguita il secolo successivo dal francese Jean Sylvain Bailly, che nelle “Lettres a Voltaire sur l’Atlantide de Platon” la colloca approssimativamente tra la Groenlandia e le isole Svalbard, identificando gli Atlantidi con gli Iperborei della tradizione classica (137). Come vedremo più avanti, le elaborazioni di Rudbeck e Bailly contribuiranno dunque progressivamente a consolidare quella sovrapposizione Artide/Atlantide – già prevedibile nella stessa labilità di molti ricordi leggendari – alla quale non si sottrarrà nemmeno Herman Wirth. Il quale probabilmente fu a conoscenza anche delle suggestioni di René-Maurice Gattefossé che, nei primi del ‘900, riprese i vecchi miti artici ed ipotizzò un’antica civiltà iperborea che avrebbe poi popolato gli altri continenti del globo, tra i quali anche uno in area nordatlantica (138), se non quelle di un altro francese, Antoine Fabre d’Olivet, che prima ancora, all’inizio del XIX secolo, fu il primo a sostenere la lontana provenienza nordica della Razza Bianca (139): punto che ci sembra interessante sottolineare per i contorni limitati e non ecumenici del soggetto in questione, che evidentemente non coincide con l’interezza dell’umanità come invece nella prospettiva guenoniana.

 

 

NOTE

 

84   Antonio Bonifacio – L’uomo rosso e la Tradizione. Il regno della quantità entra nel Nuovo Mondo – Simmetria edizioni – 2017 – pag. 56

 

85   Harald Haarmann – Storia universale delle lingue. Dalle origini all’era digitale – Bollati Boringhieri – 2021 – pag. 121

 

86   Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pagg. 238

 

87   Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pagg. 238; René Guénon – Forme tradizionali e cicli cosmici – Edizioni Mediterranee – 1987 – pag. 29

 

88   Fernando Rapi (a cura) – HIPERBOREI – https://ita.calameo.com/books/0004250546447ecc7e45c

 

89   Giulia Bogliolo Bruna – Paese degli Iperborei, Ultima Thule, Paradiso Terrestre – in: Columbeis VI; Università di Genova, Facoltà di Lettere, Dipartimento di Archeologia Filologia Classica e loro tradizioni, 1997, pag. 164; Paul Le Cour – L’Atlantide. Origine delle Civiltà – Settimo Sigillo – 2021 – pag. 40

 

90   Christophe Levalois – La terra di luce. Il Nord e l’Origine – Edizioni Barbarossa – 1988 – pag. 29

 

91   Christophe Levalois – La terra di luce. Il Nord e l’Origine – Edizioni Barbarossa – 1988 – pag. 30

 

92   Giuseppe Acerbi – L’Isola Bianca e l’Isola Verde – Simmetria Associazione Culturale – pagg. 19, 20 – http://www.simmetria.org/images/simmetria3/pdf/Rivista_41_2016_A5_booklet.pdf

 

93   René Guénon – Simboli della scienza sacra – Adelphi – 1990 – pagg. 50-51 e 91

 

94   William F. Warren – Paradise found. The cradle of the human race at the North Pole – Fredonia Books – 2002 (ristampa anastatica dell’edizione del 1885) – pag. 236

 

95   Felice Vinci – I segreti di Omero nel Baltico. Nuove storie della preistoria – Leg Edizioni – 2021 – pag. 16

 

96   Luigi De Anna – Il mito del Nord. Tradizioni classiche e medievali – Liguori Editore – 1994 – pagg. 22, 26; Luigi De Anna – Thule. Le fonti e le tradizioni – Il Cerchio – 1998 – pag. 24

 

97   Paul Le Cour – L’Atlantide. Origine delle Civiltà – Settimo Sigillo – 2021 – pag. 42

 

98   Luigi De Anna – Il mito del Nord. Tradizioni classiche e medievali – Liguori Editore – 1994 – pag. 43

 

99   Giulia Bogliolo Bruna – Paese degli Iperborei, Ultima Thule, Paradiso Terrestre – in: Columbeis VI, Università di Genova, Facoltà di Lettere, Dipartimento di Archeologia Filologia Classica e loro tradizioni, 1997, pag. 168

 

100   Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pag. 239

 

101   Marco Goti – Atlantide: mistero svelato. L’isola di Platone – Pendragon – 2017 – pag. 139; Felice Vinci – I segreti di Omero nel Baltico. Nuove storie della preistoria – Leg Edizioni – 2021 – pag. 72

 

102   Marco Goti – Atlantide: mistero svelato. L’isola di Platone – Pendragon – 2017 – pag. 135; Felice Vinci – I misteri della civiltà megalitica – La clessidra edizioni – 2020 – pag. 176

 

103   Felice Vinci – I segreti di Omero nel Baltico. Nuove storie della preistoria – Leg Edizioni – 2021 – pag. 360

 

104   Paul Le Cour – L’Atlantide. Origine delle Civiltà – Settimo Sigillo – 2021 – pag. 42; Christophe Levalois – La terra di luce. Il Nord e l’Origine – Edizioni Barbarossa – 1988 – pag. 72; Jean Mabire – Thule. Il sole ritrovato degli Iperborei – Edizioni L’Età dell’Acquario – 2007 – pag. 71

 

105   Davide Bigalli – Il mito della terra perduta. Da Atlantide a Thule – Bevivino Editore – 2010 – pag. 158

 

106   Onorato Bucci – Airyana Vaejah. La dimora originaria degli Arii e la formazione storica del principio dell’armonia cosmica – in: AA.VV. (a cura di Onorato Bucci), Antichi popoli europei. Dall’unità alla diversificazione, Editrice Universitaria di Roma-La Goliardica, 1993, pag. 60; William F. Warren – Paradise found. The cradle of the human race at the North Pole – Fredonia Books – 2002 (ristampa anastatica dell’edizione del 1885) – pag. 182

 

107   Onorato Bucci – Airyana Vaejah. La dimora originaria degli Arii e la formazione storica del principio dell’armonia cosmica – in: AA.VV. (a cura di Onorato Bucci), Antichi popoli europei. Dall’unità alla diversificazione, Editrice Universitaria di Roma-La Goliardica, 1993, pag. 60; Giulia Bogliolo Bruna – Paese degli Iperborei, Ultima Thule, Paradiso Terrestre – in: Columbeis VI, Università di Genova, Facoltà di Lettere, Dipartimento di Archeologia Filologia Classica e loro tradizioni, 1997, pag. 166; Paul Le Cour – L’Atlantide. Origine delle Civiltà – Settimo Sigillo – 2021 – pagg. 64, 65; Christophe Levalois – La terra di luce. Il Nord e l’Origine – Edizioni Barbarossa – 1988 – pag. 24

 

108   René Guénon – Simboli della scienza sacra – Adelphi – 1990 – pag. 170

 

109   Felice Vinci – I segreti di Omero nel Baltico. Nuove storie della preistoria – Leg Edizioni – 2021 – pag. 378

 

110   Felice Vinci – I segreti di Omero nel Baltico. Nuove storie della preistoria – Leg Edizioni – 2021 – pag. 373

 

111   Felice Vinci – I misteri della civiltà megalitica – La clessidra edizioni – 2020 – pag. 201

 

112   Jeffrey Burton Russell – Storia del Paradiso – Edizioni Laterza – 1996 – pag. 125; Peter Davidson – L’idea di Nord – Donzelli Editore – 2005 – pag. 32

 

113   Luigi De Anna – Il mito del Nord. Tradizioni classiche e medievali – Liguori Editore – 1994 – pag. 78

 

114   Ezio Albrile – Iperborea. Il mito polare tra simbologia, estasi e immaginazione – Il Cerchio – 2018 – pag. 53

 

115   Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pag. 237

 

116   William F. Warren – Paradise found. The cradle of the human race at the North Pole – Fredonia Books – 2002 (ristampa anastatica dell’edizione del 1885) – pagg. 244, 246, 256

 

117  Mircea A. Tamas – Agarttha transilvana – Edizioni all’insegna del Veltro – 2003 – pag. 66

 

118  Giuseppe Acerbi – I Pancajana, le “Cinque Razze” degli Zingari e i “Semi” del Tarocco – in: Algiza, n. 12, Giugno 1999, pag. 17; Giuseppe Acerbi – Il Sumeru, la Montagna Polare nella cosmografia hindu – in: Algiza, n. 7, Aprile 1997, pag. 23

 

119  Mircea Eliade – Il mito dell’eterno ritorno – Borla – 1999 – pag. 22; Mircea Eliade – Immagini e simboli – TEA – 1997 – pag. 43 – pag. 43; Victoria LePage – Shambhala. Il Paradiso perduto – Armenia – 1999 – pag. 80

 

120  Stephen Oppenheimer – L’Eden a oriente – Mondadori – 2000 – pagg. 301, 456, 458

 

121  Leo Frobenius – Storia delle civiltà africane – Bollati Boringhieri – 1991 – pagg. 144, 253, 254, 257, 266

 

122  Roberto Bosi – I Lapponi – Il Saggiatore – 1969 – pag. 142

 

123  Maurizio Blondet – L’Uccellosauro ed altri animali (la catastrofe del darwinismo) – Effedieffe – 2002 – pag. 116

 

124  Luigi De Anna – Il mito del Nord. Tradizioni classiche e medievali – Liguori Editore – 1994 – pag. 31; Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988 – pag. 237

 

125  Davide Bigalli – Il mito della terra perduta. Da Atlantide a Thule – Bevivino Editore – 2010 – pag. 154; Leon Poliakov – Il mito ariano. Le radici del razzismo e dei nazionalismi – Editori Riuniti – 1999 – pag. 91; Carlo Arrigo Pedretti – Mito polare e polarità di un mito nella Germania nazionalsocialista – RITTER – 2019 – pag. 71

 

126  Hans F.K. Gunther – Tipologia razziale dell’Europa – Edizioni Ghénos – 2003 – pag. 111

 

127  Gianfranco Drioli – Iperborea. Ricerca senza fine della Patria perduta – Ritter – 2014 – pag. 129; William F. Warren – Paradise found. The cradle of the human race at the North Pole – Fredonia Books – 2002 (ristampa anastatica dell’edizione del 1885) – pagg. 305, 306

 

128  Luigi De Anna – Il mito del Nord. Tradizioni classiche e medievali – Liguori Editore – 1994 – pag. 31

 

129  Paolo Orvieto – Il mito del polo nord nella paraletteratura – in: AA.VV. – Il mito e la rappresentazione del Nord nella tradizione letteraria, Atti del Convegno di Padova 23-25 ottobre 2006, Salerno Editrice, 2008, pag. 258

 

130  Giulia Bogliolo Bruna – Paese degli Iperborei, Ultima Thule, Paradiso Terrestre – in: Columbeis VI, Università di Genova, Facoltà di Lettere, Dipartimento di Archeologia Filologia Classica e loro tradizioni, 1997, pag. 171; Arturo Graf – Il mito del Paradiso Terrestre – Edizioni del Graal – 1982 – pag. 48; Jean Mabire – Thule. Il sole ritrovato degli Iperborei – Edizioni L’Età dell’Acquario – 2007 – pagg. 58, 59; Alessandro Scafi – Alla scoperta del paradiso: un atlante del cielo sulla terra – Sellerio Editore – 2011 – pag. 129

 

131  Giulia Bogliolo Bruna – Paese degli Iperborei, Ultima Thule, Paradiso Terrestre – in: Columbeis VI, Università di Genova, Facoltà di Lettere, Dipartimento di Archeologia Filologia Classica e loro tradizioni, 1997, pagg. 173-175

 

132  Charles H. Hapgood – Le mappe delle civiltà perdute. Le prove dell’esistenza di una civiltà avanzata nell’Era Glaciale – Mondo Ignoto – 2004 – pag. 191

 

133  Luigi De Anna – Thule. Le fonti e le tradizioni – Il Cerchio – 1998 – pag. 45

 

134  Marco Goti – Atlantide: mistero svelato. L’isola di Platone – Pendragon – 2017 – pag. 141

 

135  Felice Vinci – I misteri della civiltà megalitica – La clessidra edizioni – 2020 – pag. 206

 

136  Davide Bigalli – Il mito della terra perduta. Da Atlantide a Thule – Bevivino Editore – 2010 – pag. 153; Carlo Arrigo Pedretti – Mito polare e polarità di un mito nella Germania nazionalsocialista – RITTER – 2019 – pag. 71; Lyon Sprague de Camp – Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi – Fanucci – 1980 – pagg. 100, 331; Franz Wegener – Il Terzo Reich e il sogno di Atlantide – Lindau – 2006 – pag. 19

 

137  Luigi De Anna – Thule. Le fonti e le tradizioni – Il Cerchio – 1998 – pag. 103; Paul Le Cour – L’Atlantide. Origine delle Civiltà – Settimo Sigillo – 2021 – pag. 42;  Jean Mabire – Thule. Il sole ritrovato degli Iperborei – Edizioni L’Età dell’Acquario – 2007 – pag. 50; Carlo Arrigo Pedretti – Mito polare e polarità di un mito nella Germania nazionalsocialista – RITTER – 2019 – pag. 71; Lyon Sprague de Camp – Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi – Fanucci – 1980 – pag. 192

 

138  Lyon Sprague de Camp – Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi – Fanucci – 1980 – pag. 99

 

139  Alberto Lombardo – Julius Evola esploratore delle origini – in: Il mistero dell’Occidente. Scritti su archeologia, preistoria e Indoeuropei 1934-1970, Julius Evola, a cura di Alberto Lombardo, postfazione di Giovanni Monastra, Quaderni di testi evoliani n. 53, Fondazione Julius Evola, 2020, pagg. 12, 13; Giovanni Monastra – Rileggere l’antropologia della preistoria europea – in: Il mistero dell’Occidente. Scritti su archeologia, preistoria e Indoeuropei 1934-1970, Julius Evola, a cura di Alberto Lombardo, postfazione di Giovanni Monastra, Quaderni di testi evoliani n. 53, Fondazione Julius Evola, 2020, pag. 170

 

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