8 Ottobre 2024
Tradizione Primordiale

STRADE DEL NORD. Il tema delle Origini Boreali in Herman Wirth e negli altri – Parte 9 – Michele Ruzzai

(alla fine dell’articolo, prima delle Note, è presente il link dell’articolo precedente)

 

5.3 – Primi Eurasiatici e Sumeri

 

Avevamo già accennato al fatto che – per certi versi, contraddittoriamente – Herman Wirth considera i gruppi di lingua uralica ed altaica come strati particolarmente antichi degli stessi popoli artico-nordici; menzionando in tale contesto anche il caso particolare dei Sumeri, il Nostro ritiene che questi avrebbero parlato una lingua di tipo agglutinante, opinione peraltro condivisa anche da altri autori (311). Quindi, non escludendo l’idea di una loro remotissima provenienza nordica (312), ma anzi sottolineandone la singolare assonanza con il nome del già incontrato Sumeru – il monte polare della Tradizione indù (313) – potrebbe dunque essere plausibile sia l’ipotesi di un remotissimo collegamento con le lingue ugrofinniche (314), sia quella di un’etnogenesi dalle radici molto profonde, fino al Paleolitico Superiore (315).

Altri autori propendono maggiormente per una provenienza eurasiatico-orientale dei Sumeri: un’ipotesi avanzata, sorprendentemente, sia in ambito “perennialista” da A.K. Coomaraswamy (316) che più recentemente in ambito scientifico dal genetista Cavalli Sforza, per il quale essi rappresenterebbero un gruppo residuale di quella espansione Sapiens partita forse 45-50.000 anni fa dall’oriente eurasiatico verso l’interno continentale (317). Sempre Cavalli Sforza ricorda (318) come, in termini prettamente glottologici, Ivanov considerò il sumero derivante da un’unica macrofamiglia linguistica che forse 40.000 anni fa si trovava al massimo della sua espansione geografica, occupando tutto il nord eurasiatico. Non è tuttavia agevole stabilire se l’aggregato di riferimento fu quello, già incontrato, definito “Eurasiatico” da Joseph Greenberg (alternativo al “Nostratico”), o piuttosto, basandosi su di una certa affinità intravista con le lingue na-dene nordamericane (319), con l’ancor più remoto “Dene-caucasico”, come ad esempio ritenuto da Ivanov (320) ed anche da Bengtson (321): ovvero quel macrophylum proposto da Sergei Starostin, Sergei Nikolaev e dallo stesso John Bengtson (322) che, tra i vari idiomi derivati, annovera anche l’enigmatico Basco (lingua che, pur isolata, tra tutte le altre sembra avvicinabile soprattutto al caucasico come già a suo tempo ipotizzato da Alfredo Trombetti – 323),

Ma l’aspetto che ci sembra comunque di particolare interesse è che, dunque, anche la ricerca accademica contempla la possibilità che questo primissimo popolamento Sapiens del nostro continente non sia avvenuto solo e necessariamente da sud-est, cioè dal Medio Oriente attraverso l’attuale Turchia – ipotesi ovviamente più coerente con il quadro generale OOA – ma anche direttamente da est, cioè dalla Siberia (324), e quindi  seguendo percorsi nettamente più settentrionali, cioè almeno sub-uralici (325).

Si tratta di una rivisitazione delle direttrici del primo popolamento europeo che, effettivamente, troverebbe alcuni riscontri archelogici non trascurabili.

Il più importante è forse la ridiscussione della collocazione nel contesto continentale dei reperti bulgari di Bacho Kiro e Temnata, la cui posizione balcanica, in effetti, sarebbe fortemente indicativa di un popolamento di origine sudorientale; i reperti in questione sono certamente molto antichi (forse di 43.000 anni fa – 326) ma la successiva datazione di altre evidenze europee di età non molto dissimile, ridimensionerebbe di molto quella che in precedenza sembrava un’anteriorità netta e indiscussa dei siti bulgari rispetto a tutti gli altri (327). In effetti, i reperti di Fumane in Veneto (40.000 anni fa), di Magrite in Belgio, di El Castillo e Romanì in Spagna (tra 41.000 e 43.000 anni fa – 328), di Lapa do Picareiro in Portogallo (tra 38.000 e 41.000 anni fa – 329), della grotta Istallosko nei monti Bukk in Ungheria (circa 42.000 anni fa – 330), di Cavern Kent nell’Inghilterra sud-occidentale (forse fino a 44.000 anni fa – 331), della grotta di Stajnia in Polonia di 41.500 anni fa (332), di Zlatý kůň in Cechia che forse supera addirittura i 45.000 anni di antichità (333), sono, da questo punto di vista, tutti di estremo interesse; ovviamente non dimentichiamo quelli più meridionali della Grotta del Cavallo, nella Baia di Uluzzo in Puglia, inizialmente attribuiti a gruppi neandertaliani ma recentemente ridefiniti come Sapiens e che potrebbero arrivare fino a 45.000 anni fa (334) i quali, però – vale la pena ricordarlo – non sono più antichi di quelli già segnalati di Sopochnaia Karga, nei pressi della foce dello Yenisej, rinvenuti da Vladimir Pitulko.

Inoltre, sempre attorno a 45.000 anni fa, è interessante rilevare come per la facies culturale mediorientale dell’Amudiano – che sembra preparare l’Aurignaziano, tanto che è stata considerata un “preaurignaziano” – alcuni archeologi hanno ipotizzato una provenienza da un centro di espansione situato forse nella Russia meridionale (335), il che rappresenterebbe un ulteriore elemento per togliere il Medio Oriente da una posizione di “primarietà”, culturale e demografica, nei confronti europei.

Dunque il tutto potrebbe essere riconducibile, o non apparire incompatibile, con una provenienza nordorientale dei primi ceppi Sapiens, nell’ambito di un vasto complesso di popolazioni artiche alle quali lo stesso Wirth, come ci ricorda Aleksandr Dughin, accenna fugacemente e che potrebbero aver popolato l’Eurasia provenendo non dal settore nordatlantico (ne parleremo più avanti) ma muovendo da nord-est in epoche remotissime, lasciando comunque tracce di vario tipo anche fino a tempi relativamente recenti: in quest’ottica, ad esempio ci sembra degno nota il fatto che il nome di Samarcanda, città dell’attuale Uzbekistan, sia stato anche interpretato come “città dei Sumeri” (336) e la cosa riveste un indubbio interesse dal momento che la stessa si trova esattamente sulla linea tra Mesopotamia meridionale e Asia nordorientale, a circa ¾ del percorso.

In ogni caso, tale evento migratorio da nord-est sarebbe connesso al significativo mito presente tra alcune popolazioni Inuit di antichissimi “Esquimesi Bianchi”, o “Uomini del Sole”, chiamati anche “Gente di Tanara” (337). Il toponimo “Tanara” deriva dall’omonima valle nell’Alaska centrale, dove tra l’altro – ed evidentemente non a caso! – il sito, anche questo relativamente recente, di Up Sun River ha restituito i resti di una bambina risalente a circa 11.500 anni fa: l’esame del relativo DNA ha messo in luce l’interessantissimo dato dell’esistenza di un gruppo arcaico di “Beringi” che sarebbe stato anteriore, ma anche geneticamente piuttosto distante, dagli attuali Nativi Americani (338), il che confermerebbe il già accennato quadro “Out of Beringia” di una prolungata stasi in quell’area e non solo di rapido punto di passaggio tra i due continenti. Ma l’aspetto davvero eccezionale dei reperti di Tanara, risiede soprattutto nel fatto che il genoma ivi rinvenuto appare anche sorprendentemente vicino a quello delle antiche popolazioni nord-europee e scandinave (339); inoltre, è stato stimato che circa 20.000 anni fa questo ramo “beringiano” si sarebbe separato da una più ampia ed antica popolazione, anche se non è ancora chiaro se quest’ultima era costituita dagli antenati degli Europei, o piuttosto dagli antenati degli altri Nativi Americani e che poi avrebbero intrapreso un percorso più divergente (da cui l’imprevista distanza molecolare rilevata ora con Up Sun River). A meno che – vorremmo aggiungere, nella nostra ottica “pan-artica” – le attuali incertezze interpretative non derivino proprio dal fatto che questi due gruppi effettivamente non coincidessero in larghissima misura, con il reperto di Tanara a testimoniare una chiara persistenza dei caratteri più antichi, conservatisi addirittura per qualche decina di millenni, a conferma della lunga stanzialità ipotizzata dal modello “Out of Beringia”: caratteri di quella popolazione ancestrale che avrebbe poi originato sia i Nativi Americani che gli Europei, ma rispetto alla quale i primi si sarebbero nel complesso allontanati più dei secondi per cause che vedremo meglio più avanti. Un’idea che potrebbe essere rafforzata anche dal relativo ramo – molto corto, centrale e vicino alla radice – attribuito al genoma del nostro continente negli alberi filogenetici costruiti con il metodo NJ (o ad “evoluzione minima”): interpretazione non esclusa a priori nemmeno da Cavalli Sforza (340) e che, addirittura, potrebbe confermare alcune concezioni settecentesche, presenti soprattutto in Kant e Maupertuis, secondo le quali il ceppo bianco-europeo sarebbe quello meno allontanatosi dal tronco umano originario (341) e le epidermidi chiare quelle più antiche (342), perchè sottoposte solo in un secondo momento a pressioni selettive generanti pigmentazioni più scure, come già segnalato da Charles Goodhart (343) e più di recente suggerito anche dal genetista Razib Khan.

Se tecnicamente possibile, potrebbe anche essere interessante provare a confrontare il genoma di questi Beringi con la già menzionata componente autosomica “Basale Eurasiatica” che, come detto, secondo un’interpretazione più estesa del modello “Out of Beringia”, potrebbe rappresentare una traccia del primo substrato mantenutosi nell’Eurasia settentrionale ed originatosi nell’istmo, ora sommerso, con un flusso migratorio sviluppatosi in direzione Ovest – Sud-Ovest.

In termini archeologici, tracce di questa prima colonizzazione umana potrebbero essere rappresentate dai reperti della valle di Tunkinskaya, nella Siberia meridionale, forse riconducibili a Homo Sapiens e databili a circa 50.000 anni fa (344), o dal reperto di Ust’Ishim – notiamo, non eccessivamente ad oriente rispetto gli Urali e dalla latitudine analoga a quella di Copenaghen – risalente a circa 45.000 anni fa (345); o anche dai manufatti litici, sempre di 45.000 anni fa, rinvenuti nel sito Tolbor-16 in Mongolia, la cui fattura porterebbe ad escludere un’attribuzione a popolazioni neandertaliane o denisoviane (346) facendo invece propendere per un’arcaica popolazione Sapiens. E’ interessante il fatto che questo flusso migratorio viene esplicitamente segnalato come proveniente da un’area collocata ancora più a Nord e che in seguito potrebbe essere giunta fino in Tibet (347), peraltro confermando anche le ipotesi di Cavalli Sforza sulle lontanissime origini asiatico-settentrionali dei Tibetani (348).

 

 

5.4 – La linea Combe-Capelle

 

Dunque, alle latitudini eurasiatiche intermedie, gli esordi del Paleolitico Superiore avrebbero visto la presenza di un Homo Sapiens dalla provenienza soprattutto nordorientale e non ancora atlantica: quest’ultima,  come vedremo in seguito, verrà accostata soprattutto alla possente razza di Cro-Magnon, che però si sovrappose alla stratificazione più antica (349) probabilmente riconoscibile anche da un tipo umano abbastanza diverso. Un tipo forse corrispondente agli Aurignac / Combe-Capelle (350), per i quali Peyrony propose anche l’associazione con un specifica cultura preistorica, il Perigodiano, accostando invece l’Aurignaziano “tipico” ai primi Cro-Magnon (351).

Bisogna comunque dire che l’abbinamento di una specifica industria litica a un dato tipo umano è sempre un tema piuttosto delicato e malfermo, tanto che da un punto di vista archeologico non è scontato il fatto di identificare gli stessi esordi del Paleolitico Superiore con l’Aurignaziano piuttosto che, ad esempio, con il Castelperroniano (352); va in ogni caso sottolineato come appaia evidente, già agli albori europei del Paleolitico Superiore, una chiara regionalizzazione culturale e tribale osservabile, ad esempio, dalla forte diversità riscontrata nel confronto tra gli ornamenti rinvenuti in contesti mediterranei con quelli più settentrionali (353).

Comunque il punto che qui ci sembra più rilevante, al di là degli aspetti legati alla cultura materiale, è soprattutto quello bio-antropologico dei resti rinvenuti: resti che, al di là dell’effettivo livello cronologico dei reperti “storici” di Cro-Magnon e di Aurignac / Combe-Capelle (i quali, in sè stessi, potrebbero essere anche meno datati di quanto finora stimato) vanno considerati, se non come i capostipiti iniziali, quanto meno come i tipi polari di due linee paleolitiche abbastanza ben specificate (354) – appunto una “cromagnoide” più robusta, e una “capelloide” più gracile – punto già evidenziato a suo tempo da Klaatsch (355) ma confermato anche dalla paleoantropologia più recente, ad esempio nell’interpretazione morfologica dei reperti di Brno in Moravia, considerati nettamente più affini alla seconda (356) e la cui provenienza sarebbe, appunto, orientale (357). La radice ad est del tipo Aurignac / Combe-Capelle è un dato probabilmente confermato anche nell’accostamento che ne è stato proposto con gli Ainu dell’arcipelago nipponico, sia dal punto di vista della morfologia scheletrica (358), sia considerando le chiare similarità culturali che sembrerebbero accomunare i premongolici giapponesi con diversi aspetti del Paleolitico Superiore europeo (359): è noto infatti il grande rilievo che il culto dell’orso riveste tra le genti ainuidi (360) e a tale proposito, ad esempio, appare molto significativo il ritrovamento aurignaziano di Hellmichhöhle in Slesia di un orso bruno il cui teschio evidenzia l’avulsione dei canini, secondo una pratica ancora oggi presente proprio tra gli Ainu (361).

Inoltre, sempre di età aurignaziana e sempre in Germania, disponiamo di un altro reperto di straordinario interesse, ovvero una statuetta in avorio raffigurante un uomo-leone rinvenuto a Hohlenstein-Stadel, risalente a circa 40.000 anni fa (362). La particolarità di tale reperto risiede soprattutto nel fatto che potremmo trovarci di fronte a un richiamo al quarto Avatara di Vishnu della Tradizione indù, ovvero – dopo Matsya (il Pesce), Kurma (la Tartaruga) e Varaha (il Cinghiale) – a colui che viene ricordato come “Narasimha”: e cioè esattamente l’Uomo-Leone (363). Quindi un reperto testimoniante il primo popolamento Sapiens europeo avvenuto nella seconda metà del Krita Yuga o forse anche, più di preciso, nel suo ultimo quarto, e che secondo la cronologia proposta da Giuseppe Acerbi, dovrebbe ricadere proprio nel periodo corrispondente a Narasimha.                        

Va anche tenuto presente che il tipo Combe-Capelle, quale testimonianza di una stirpe ancora pre-europide – o paleoeuropoide che dir si voglia – non risulterebbe morfologicamente molto distante nemmeno da alcune popolazioni spintesi particolarmente a sud come ramificazione meridionale dei summenzionati “Basali Eurasiatici”, e in tale ottica va ad esempio registrato il parere di Giuseppe Sergi che lo considera fondamentalmente un proto-mediterraneo (364); ma potrebbe anche essere collegato al flusso ancora precedente, cioè quella primissima fissione umana che avevamo ipotizzato essersi consumata a seguito dei rigori climatici del Primo Massimo Glaciale. Gruppi paleocaucasoidi di questa stratificazione potrebbero infatti avere attinenza con i Veddoidi (365) – e quindi in tale ottica non sorprende se reperti di questo aspetto sono stati rinvenuti in aree che, come quelle mediorientali, non sono eccessivamente distanti dal nostro continente (366) – ed anche con le genti australoidi; alle quali, significativamente, sono state spesso accostati gli stessi Ainu (367) stabilendo un nesso che, secondo un’interessante ipotesi proposta da antropologi come Heinrich Driesmans, inquadrerebbe gli aborigeni giapponesi non come ramificazione settentrionale degli australoidi, ma piuttosto questi ultimi come degli “Ainu declassati” (368)

 

 

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Parte 8

 

 

NOTE

 

311.  Alain Danielou – La Fantasia degli Dei e l’Avventura Umana – CasadeiLibri Editore – 2013 – pag. 60; Oddone Assirelli – La dottrina monogenistica di Alfredo Trombetti – F.lli Lega – 1962 – pag. 333

 

312.  Fabio Calabrese – Alla ricerca delle origini – Ritter – 2020 – pag. 160; Felice Vinci – Omero nel Baltico. Saggio sulla geografia omerica – Fratelli Palombi Editori – 1998 – pag. 392

 

313.  Felice Vinci – I misteri della civiltà megalitica – La clessidra edizioni – 2020 – pag. 252

 

314.  Eurialo De Michelis – L’origine degli indo-europei – Fratelli Bocca Editori – 1903 – pag. 687

 

315.  Riccardo Ambrosini – Le lingue Indo-Europee. Origini, sviluppo e caratteristiche delle lingue indo-europee nel quadro delle lingue del mondo – ETS Editrice – 1991 – pag. 138

 

316.  Nuccio D’Anna – A proposito del rapporto Julius Evola–Hermann Wirth – in: Vie della Tradizione n. 140, Ottobre/Dicembre 2005, pag. 164

 

317.  Luigi Luca Cavalli Sforza – Geni, popoli e lingue – Adelphi – 1996 – pagg. 224, 225

 

318.  Luigi Luca Cavalli Sforza – Geni, popoli e lingue – Adelphi – 1996 – pagg. 211, 235

 

319.  Rand e Rose Flem-Ath – La fine di Atlantide – Piemme – 1997 – pag. 73

 

320.  Mario Giannitrapani – Paletnologia delle antichità indoeuropee. Le radici di un comune sentire (parte 1) – in: I Quaderni del Veliero, n. 2/3, 1998, pag. 257

 

321.  Spencer Wells – Il lungo viaggio dell’uomo. L’odissea della nostra specie – Longanesi – 2006 – pag. 234; Merritt Ruhlen – L’origine delle lingue – Adelphi – 2001 – pag. 188

 

322.  Mario Alinei – Origini delle lingue d’Europa. Volume 1: La Teoria della Continuità – Il Mulino – 1996 – pag. 424

 

323.  Alfredo Trombetti – Le origini della lingua basca – Arnaldo Forni Editore – 1966 – pag. 152

 

324.  Luigi Luca Cavalli Sforza – Geni, popoli e lingue – Adelphi – 1996 – pag. 225

 

325.  Luigi Luca Cavalli Sforza – Un approccio multidisciplinare all’evoluzione della specie umana – In: AA.VV (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti), Le radici prime dell’Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, Mondadori, 2001, pag. 21

 

326.  Paul Jordan – Neandertal. L’origine dell’uomo – Newton & Compton Editori – 2001 – pagg. 232, 233

 

327.  Ian Tattersall – Il cammino dell’uomo. Perché siamo diversi dagli altri animali – Garzanti – 1998 – pag. 159

 

328.  Fabrizio Ardito, Daniela Minerva – La ricerca di Eva – Giunti – 1995 – pag. 188

 

329.  Una nuova data per l’arrivo di H. sapiens in Europa occidentale – Le Scienze – 30/09/2020 – https://www.lescienze.it/news/2020/09/30/news/arrivo_homo_sapiens_europa_neanderthal-4807984/

 

330.  Janusz K. Kozlowski – Preistoria – Jaca Book – 1993 – pag. 44

 

331.  Chris Collins – La rapida diffusione dell’uomo moderno in Europa – Le Scienze – 02/11/2011 – http://www.lescienze.it/news/2011/11/02/news/fu_molto_rapida_la_diffusione_delluomo_moderno_in_europa-632107/

 

332.  Lucia Petrone – Polonia: scoperto ciondolo in avorio di mammut di 41.500 anni fa – ScienzeNotizie – 25/11/2021 –
https://www.scienzenotizie.it/2021/11/25/polonia-scoperto-ciondolo-in-avorio-di-mammut-di-41-500-anni-fa-1349717

 

333.  AA.VV. – A genome sequence from a modern human skull over 45,000 years old from Zlatý kůň in Czechia – Nature.com – 7/4/2021 – https://www.nature.com/articles/s41559-021-01443-x?fbclid=IwAR0SThap_zg1pJWzaQNZC9pSUbtilO5BSFelIVYYJ1GEdK0EkELfrXBGzUg

 

334.  Alice Danti – In Puglia l’Homo Sapiens più antico d’Europa – National Geographic – 4/11/2011 – http://www.nationalgeographic.it/scienza/2011/11/04/news/homo_sapiens_puglia_nature-639248/;   Alessia Manfredi – L’uomo moderno arrivò prima. In Italia e GB resti più antichi – La Repubblica – 2/11/2011 – http://www.repubblica.it/scienze/2011/11/02/news/uomo_moderno_europa_44mila_anni_fa-24295476/

 

335.  Michel Brezillon – Dizionario di Preistoria – Società Editrice Internazionale – 1973 – pag. 36

 

336.  Paolo Ettore Santangelo – L’origine del linguaggio – Bompiani – 1949 – pag. 59

 

337.  Aleksandr Dughin – Siberia – in: “La Nazione Eurasia”, n. 5, Giugno 2004, pag. 6

 

338.  Michelle Z. Donahue – Il Dna di una neonata rivela le origini dei nativi americani – National Geographic – 05/01/2018 –  http://www.nationalgeographic.it/scienza/2018/01/05/news/il_dna_di_una_neonata_rivela_le_origini_dei_nativi_americani-3810870/

 

339.  Scientists discover DNA proving original Native Americans were White – Themanews.com – 09/11/2018 – http://en.protothema.gr/scientists-discover-dna-proving-original-native-americans-were-white/? bclid=IwAR1h_O4vaE4WRUVBBNFQNJpseqpCK6vNZN39MDic76UEkGO46hrsfJTPKaU

 

340.  Luigi Luca Cavalli Sforza – Geni, popoli e lingue – Adelphi – 1996 – pag. 125

 

341.  Marco Marsilio – Razzismo, un’origine illuminista – Vallecchi – 2006 – pag. 46

 

342.  Leon Poliakov – Il mito ariano. Le radici del razzismo e dei nazionalismi – Editori Riuniti – 1999 – pag. 186; Marco Marsilio – Razzismo, un’origine illuminista – Vallecchi – 2006 – pag. 47

 

343.  Charles Goodhart (articolo su) – Bianchi, fin dalla preistoria – in: “Il Piccolo” del 12/11/1995

 

344.  50.000 year old Siberian bones may be the “oldest Homo Sapiens” outside Africa and Middle East – The Siberian Times – 21/5/2018 – http://siberiantimes.com/science/casestudy/news/50000-year-old-bones-found-in-siberia-may-be-the-oldest-homo-sapiens-outside-africa-and-middle-east/?fbclid=IwAR0y1cS_FcaJvDO2WMDjM94ozIIUblJ2-4I5jKvm4DVuiGVS8LrFmWsQu4A

 

345.  Silvana Condemi, Francois Savatier – Noi siamo Sapiens. Alla ricerca delle nostre origini – Bollati Boringhieri – 2019 – pag. 97

 

346.  Kathleen Holder – Humans migrated to Mongolia much earlier than previously believed – Phys.Org – 16/08/2018 – https://m.phys.org/news/2019-08-humans-migrated-mongolia-earlier-previously.html?fbclid=IwAR1G5Xga1kLZgOB1u1f06wG6sVY-8w47VnwzH9ZmXtTTn7QP-ZsoYmuFjIk

 

347.  AA.VV. – The Nortern Route for Human dispersal in Central and Northeast Asia: new evidence from the site of Tolbor-16, Mongolia – Nature.com – 13/08/2019 – https://www.nature.com/articles/s41598-019-47972-1?fbclid=IwAR1WBYwKNbT0LeXBzjdMO3mIIbZvfUouh0HTbBI1_9AIsMffA27AfnHP5lE

 

348.  Luigi Luca Cavalli Sforza, Paolo Menozzi, Alberto Piazza – Storia e geografia dei geni umani – Adelphi – 1997 – pag. 431

 

349.  Aleksandr Dughin – Continente Russia – Edizioni all’insegna del Veltro – 1991 – pag. 37

 

350.  Fiorenzo Facchini – Il cammino dell’evoluzione umana. Le scoperte e i dibattiti della paleoantropologia – Jaca Book – 1994 – pag. 165; Vincenzo Giuffrida-Ruggeri – Su l’origine dell’uomo: nuove teorie e documenti – Zanichelli – 1921 – pag. 183; Louis Charpentier – Il mistero Basco. Alle origini della civiltà occidentale – Edizioni L’Età dell’Acquario – 2007 – pagg. 22, 73, 124, 138; Bjorn Kurten – Non dalle scimmie – Einaudi – 1972 – Pag. 122; Umberto Melotti – L’origine dell’uomo e delle razze umane – Centro Studi Terzo Mondo – 1977 – pag. 55; Raffaello Parenti – Lezioni di antropologia fisica – Libreria Scientifica Giordano Pellegrini – 1973 – pag. 163

 

351.  Daniela Cocchi Genik – Manuale di Preistoria. Paleolitico e Mesolitico – Comune di Viareggio, Assessorato alla Cultura / Museo Preistorico ed Archeologico “Alberto Carlo Blanc” – 1993 – pag. 173

 

352.  Richard G. Klein – Il cammino dell’Uomo. Antropologia culturale e biologica – Zanichelli – 1995 – pag. 263

 

353.  Silvana Condemi, Francois Savatier – Noi siamo Sapiens. Alla ricerca delle nostre origini – Bollati Boringhieri – 2019 – pag. 107

 

354.  Georg Glowatzki – Le razze umane. Origine e diffusione – Editrice La Scuola – 1977 – pag. 10

 

355.  Renato Biasutti – Razze e Popoli della terra – UTET – 1967 – vol. 1 – pag. 146; Jules Carles – Il primo uomo – San Paolo – 1995 – pagg. 84, 85; Cleto Corrain – Origine e trasformazione delle razze umane – in: AA.VV. (a cura V. Marcozzi e F. Selvaggi), Problemi delle origini, Editrice Università Gregoriana, 1966, pag. 212

 

356.  Renato Biasutti – Razze e Popoli della terra – UTET – 1967 – vol. 1 – pag. 146; Georg Glowatzki – Le razze umane. Origine e diffusione – Editrice La Scuola – 1977 – pag. 9; Fiorenzo Facchini – Il cammino dell’evoluzione umana. Le scoperte e i dibattiti della paleoantropologia – Jaca Book – 1994 – pag. 165; Michel Brezillon – Dizionario di Preistoria – Società Editrice Internazionale – 1973 – pag. 62; Michel Barbaza – Dal Paleolitico medio all’Epipaleolitico nel Vecchio Mondo – in: AA.VV. (a cura Jean Guilaine), La preistoria da un continente all’altro, Gremese Editore, 1995, pag. 64

 

357.  Fiorenzo Facchini – Il cammino dell’evoluzione umana. Le scoperte e i dibattiti della paleoantropologia – Jaca Book – 1994 – pag. 181; Madison Grant – Il tramonto, della grande razza – Editrice Thule Italia – 2020 – pag. 120

 

358.  Vincenzo Giuffrida-Ruggeri – Su l’origine dell’uomo: nuove teorie e documenti – Zanichelli – 1921 – pag. 131; Renato Biasutti – Razze e Popoli della terra – UTET – 1967 – vol. 1 – pagg. 428, 495;   Raffaello Parenti – Lezioni di antropologia fisica – Libreria Scientifica Giordano Pellegrini – 1973 – pag. 282

 

359.  Georg Glowatzki – Le razze umane. Origine e diffusione – Editrice La Scuola – 1977 – pag. 55

 

360.  Giuseppe Acerbi – Il culto del Narvalo, della balena e di altri animali marini nello sciamanesimo artico – in: Avallon, n. 49, “Il tamburo e l’estasi. Sciamanesimo d’oriente e d’occidente”, 2001, pag. 74;   Luigi Ammendola – Uomo, orso o scimmia. Saggio sull’origine dell’uomo – Edizioni SEM – 1971 – pag. 99; Claudio Mutti – Il simbolismo dell’Orso nelle culture artiche –  in: Vie della Tradizione n.  16, Ottobre/Dicembre 1974, pag. 183

 

361.  Antonio Santangelo – Il giardino dell’Eden. Il sentiero che conduce al Sapiens: comportamento pre-culturale, e transizione a cultura – La Pietra – 1987 – pag. 53

 

362.  Silvana Condemi, Francois Savatier – Noi siamo Sapiens. Alla ricerca delle nostre origini – Bollati Boringhieri – 2019 – pag. 106; David Reich – Chi siamo e come siamo arrivati fin qui. Il DNA antico e la nuova scienza del passato dell’umanità – Raffaello Cortina Editore – 2019 (copia in pdf) – pag. 34; L’enigmatica statuina del “Leone Umano” potrebbe avere 40 mila anni – Il Navigatore curioso – 5/2/2013 – http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/2013/02/05/l-enigmatica-statuita-del-leone-umano-potrebbe-avere-40-mila/

 

363.  Piero Ardizzone – Gli avatara di Visnu.  Esoterismo a confronto – Jupiter – 1995 – pag. 20

 

364.  Cleto Corrain – Origine e trasformazione delle razze umane – in: AA.VV. (a cura V. Marcozzi e F. Selvaggi), Problemi delle origini, Editrice Università Gregoriana, 1966, pag. 212

 

365.  Hugo A. Bernatzik – Popoli e Razze – Editrice Le Maschere – 1965 – vol. 2 – pag. 268; Mario F. Canella – Razze umane estinte e viventi – Sansoni – 1940 – pag. 95; Carleton S. Coon – L’origine delle razze – Bompiani – 1970 – pag. 380; Vincenzo Giuffrida-Ruggeri – Su l’origine dell’uomo: nuove teorie e documenti – Zanichelli – 1921 – pag. 131; Giorgio Pullè – Razze e nazioni – Vol. 2 – CEDAM – 1939 – pag. 155

 

366.  Georg Glowatzki – Le razze umane. Origine e diffusione – Editrice La Scuola – 1977 – pag. 54; Silvano Lorenzoni – Il Selvaggio. Saggio sulla degenerazione umana – Edizioni Ghénos – 2005 – pag. 16

 

367.  Hugo A. Bernatzik – Popoli e Razze – vol. 2 – Editrice Le Maschere – 1965 – pag. 70; Renato Biasutti – Razze e Popoli della terra – UTET – 1967 – vol. 1 – pag. 495; Renato Biasutti – Razze e Popoli della terra – UTET – 1967 – vol. 2 – pag. 450; Vincenzo Giuffrida-Ruggeri – Su l’origine dell’uomo: nuove teorie e documenti – Zanichelli – 1921 – pag. 131; Vinigi L. Grottanelli – Ethnologica. L’Uomo e la civiltà – Edizioni Labor – 1966 – pagg. 104-105; Giorgio Pullè – Razze e nazioni – CEDAM – 1939 – vol. 2 – pag. 212

 

368.  Silvano Lorenzoni – Il Selvaggio. Saggio sulla degenerazione umana – Edizioni Ghénos – 2005 – pag. 103

 

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