11 Ottobre 2024
Politica

Su Matteo Salvini e la guida del popolo italiano – Roberto Siconolfi

Le vicende politiche degli ultimi giorni vanno lette in un’ottica costruttiva che metta al bando ogni forma di scoraggiamento. La questione fondamentale è capire che se da un lato la volontà democratica viene per l’ennesima volta calpestata da quello che è un vero e proprio golpe, fatto da politici anziché da tecnici. Dall’altro dobbiamo comprendere che è proprio la buona e vecchia democrazia liberale una delle cause fondamentali dei mali della nostra epoca. Per democrazia liberale intendiamo anche la costituzione repubblicana, della quale oramai si fa una semplice idolatria della carta, da un lato perché inattuata, dall’altro perché inattuabile in quanto lontana dallo “spirito del tempo”.

Si dirà che è stata scritta da grandi statisti e politici del novecento, quindi intoccabile! A parte che anche nei tempi attua

li,diverse menti importanti stanno sorgendo, dall’annichilamento della postmodernità e del “pensiero unico”. Menti che andrebbero sostenute, foraggiate, sovvenzionate! Ma poi a cosa serve tenere in piedi un testo “bellissimo”, anche se marcatamente opinabile, se poi non trova concretizzazione perché lontano dal sentire del nostro tempo? Allora prendiamo la democraticissima costituzione staliniana, prendiamo quella precedente americana, o prima ancora torniamo alla Magna Charta Libertatum o a quella romana. Tutte carte bellissime, nel loro ordine di valori, che potremmo applicare se fosse solo un problema di questo tipo. Questo cappello di presentazione è fondamentale per capire lo scenario nel quale ci troviamo, e che bisogna guardare con interesse a quelle esperienze politico-statali che dalla Russia, all’Ungheria, dagli USA al Venezuela celebrano l’avvento di paradigmi politico-statali nuovi o diversi, in alcuni casi non formalizzati.

Di conseguenza l’idea è di interpretare questo messaggio in maniera “creativa”e “occidentale”, ipotizzando e lavorando in modo assiduo, costante ed elastico all’elaborazione di un nuovo assetto politico-organizzativo del nostro Stato, mirante alla rimodulazione della democrazia in senso non più liberale ma “pieno”, “organico”. E’ comprendendo questo discorso e l’importanza che, dunque, ricoprono le guide, sia nell’ambito delle comunità che degli Stati, che possiamo lanciare un’operazione di lunga durata e di una certa profondità. Per farlo bisogna tenere conto che la politica non è un’attività “statica” ma “dinamica”, la quale va diretta, interpretata ed adattata a seconda delle situazioni.
L’obbiettivo è avere anche in Italia una direzione che – sul modello Putin, Orban, o anche, su scala differente, Chavez e lo stesso Trump – sia il corrispettivo perfetto sia della “coscienza collettiva” italiana, che dello “spirito del tempo”. Il tutto con il supporto di un popolo, che se da un lato non può tenersi distante dalla vita comunitaria e politica come nelle democrazie procedurali liberali, allo stesso modo ha bisogno di una “guida”, che lo diriga e lo interpelli così come il basso ha bisogno dell’alto e viceversa.

Questa guida, il popolo e le forze storiche in atto in Italia, l’hanno già trovata ed è Matteo Salvini.

Al di là dei suoi errori tattici, o presunti tali, nelle ultime fasi del governo Conte I, al di là di megalomanie ampiamente fomentate dalla demagogia – forza nascosta e incontrollata della politica popolare dalla quale guardarsi –,al di là della fase di opposizione che coinvolgerà inevitabilmente le forze sovraniste e nazionali nel caso del Conte bis, a noi interessa la costruzione lenta e graduale di un “capo”. Sulla falsariga della categoria elaborata da Aleksandr Dugin in merito a Putin e alla dualità tra il Putin solare (quello costruito e alimentato dalle speranze del popolo, non solo russo, e viceversa) e quello lunare (degli affari interni), anche noi possiamo ipotizzare di costruire il nostro modello.

Una equivalenza tra l’essenza di un popolo e il suo capo che trova riscontri anche in altre esperienze, tipo quelle sopramenzionate di Orban e Trump, ma anche del Venezuela chavista dove vigeva il motto “Chavez è il Venezuela e il Venezuela è Chavez”, e dove è stato proprio tutto il lavorio politico “quotidiano” a formare la sua “guida”, indirizzandola su posizioni completamente diverse da quelle iniziali. Un modello salviniano che sia differente da quello delle beghe interne alla Lega, o peggio al centrodestra e al suo blocco sociale di riferimento troppo schiacciato su posizioni da discriminare o rettificare.

La costruzione di un “capo”, dunque, che va oltre la sua persona fisica, la sua area politica e addirittura del popolo italiano stesso, e che ovviamente tenga conto dei limiti e delle contraddizioni di essi. Un “centro aggregatore” di ambienti culturali, politici, economici di diverso tipo che abbiano contezza della battaglia per la sovranità e che non si esauriscano semplicemente entro i confini della Lega. Taluni di questi ambienti dal taglio più disparato e dall’ottima produzione culturale, informativa, metapolitica e artistica, devono ritirare questa inettitudine pragmatica o lo scoraggiamento momentaneo e capire che tutte le loro attività possono aver sfogo e direzione solo alla luce di un governo di questo tipo.

Solo un capo che possa avere davanti a sé perlomeno un decennio di potere politico, può mettere mano ai disastri dell’economia targata UE, con la letterale repressione finanziaria del sistema produttivo italiano, e l’affogamento di quello che fu il ceto medio, oramai “proletarizzato”, in tasse, tasse e tasse. La rottura degli “scellerati patti” con l’Eurosistema potrà garantire al paese oltre che di ripartire, anche di offrire servizi di qualità (sanità, scuola, polizia, trasporti, cultura, ecc.), e di iniziare un processo di riduzione del divario secolare tra nord e sud.
Sul fronte “interni” sarà necessaria una severa politica migratoria, con la chiusura definitiva delle frontiere, espulsione progressiva e totale di tutti gli immigrati clandestini dal territorio, e integrazione “effettiva” di coloro che hanno le carte in regola per stare. Il tutto in un’ottica geopolitica di prestigio nel mediterraneo e di “non ingerenza” negli affari interni della stessa zona afro-asiatica, sostenendo le eventuali esperienze a carattere sovranistico-identitario nascenti.

Ma al di là delle semplificazioni di un certo sovranismo à la page, che si interessa solo di cacciare quanti più immigrati possibili, altri ancora sono i problemi italiani. La questione sicurezza, cavallo di battaglia dell’ex Ministro. Abbiamo un paese letteralmente sotto attacco dalla criminalità organizzata, con il meridione completamente mangiato da questa forza “vampirica” e antitetica dell’uomo. Dinnanzi a questa sfida, ma anche all’esplosione di criminalità di piccolo taglio, o a quella sintomo della dissoluzione dei collanti che tengono in piedi la comunità e l’uomo stesso, che cosa può il codice penale liberale? A cosa serve il suo innumerevole insieme di leggi e codici, interpretati da magistrati progressisti sempre pronti a giustificare per ragioni “sociali” il carnefice, e magari incolpare il bersaglio mediatico-politico facile, e avvocati “garantisti” in grado di districarsi nei cavilli del diritto e quindi di far assolvere il colpevole? Una seria politica interna deve prevedere anche una modifica del sistema penale, che possa portare da un lato a una semplificazione di leggi e processi, con la possibilità di una parte terza, né il PM né l’avvocato, di emettere un giudizio unico negli interessi esclusivi dello Stato e sulla base della verità dei fatti.

Questa riforma va completata da una “nuova legislazione penale”,che preveda pene più dure ma anche più utili alla riparazione verso la comunità e alla reintegrazione del condannato stesso. Su tutte l’istituzione della pratica del “lavoro coatto”, anziché della reclusione, da realizzare o in istituti modello caserme o scuole, oppure in impiego direttamente sociale – es. il riassesto idrogeologico del territorio o di zone disastrate dalle mafie (Terra dei fuochi). Da guardare con interesse, in materia repressione verso i nemici dello Stato, sono le politiche adottate in Russia circa l’esclusione delle liste della cosiddetta “opposizione colorata” alle amministrative, l’accesso alle “dure” prigioni siberiane per oligarchi e corrotti,e l’invocazione della pena di morte per i trafficanti di droga da parte dallo stesso presidente Trump.

La questione ecologica deve essere un altro dei capisaldi di una sana politica nazionale, in grado di accettare e prevedere le sfide delle catastrofi possibili, se il sistema economico “turbocapitalistico” continuerà a disarticolare i cardini dell’ecosistema. Un discorso al netto dell’ambientalismo “gretino”, che invece nasconde la dottrina “panteistico-naturalistica” in voga presso le attuali élite, e mirante a sottomettere l’uomo alle forze della natura, per perseguirne la colpevolizzazione e l’eventuale drastica riduzione di presenza (neomalthusianesimo). Questo punto dovrà essere uno dei maggiori terreni di contesa per la costruzione dell’anima salviniana genuinamente “sovranista”, di contro a quella neoliberale o “iperindustrialista”, insieme alla lotta al finto garantismo giudiziario sempre pronto a far assolvere corrotti, evasori fiscali, speculatori, proprietari e dirigenti d’azienda criminali.

Così come fondamentale campo di battaglia sarà sicuramente la politica estera. E’ necessario un graduale allontanamento da USA – anche prendendo in considerazione l’eventuale edorsement di Trump al Conte bis –, NATO e Israele, compresi i loro alleati sauditi. Un’eventuale guida salviniana come da noi ipotizzata dovrà avere come interlocutore fondamentale la Russia e la presidenza Putin, custodi di quel bagaglio di valori “spirituali” che sono sotto attacco nell’occidente nichilista e “invertito”, e che solo con un’operazione di questo tipo potranno tornare in auge. Un tipo di politica estera, spregiudicata, “non allineata” che sia in grado di tessere alleanze e mettere in campo le più impensabili “simpatie” che possano giovare all’interesse nazionale. Una politica estera che deve inevitabilmente cambiare “campo”, non facendosi prendere dal pregiudizio “etnocentrico-occidentalistico”, e che, dunque, sia orientata verso Est.

Roberto Siconolfi

6 Comments

  • Tommaso 5 Settembre 2019

    “Questa guida, il popolo e le forze storiche in atto in Italia, l’hanno già trovata ed è Matteo Salvini.”

    Discordo quasi totalmente da questa analisi e ne spiego le ragioni. L’ultima apparizione pubblica di oggi di Salvini, ci mostra un soggetto che implora il crocefisso, come avrebbe potuto fare il più spregevole dei gesuiti, ignaro che sotto il simbolo della croce si sono schierati i peggiori nemici dell’Italia, non importa se si siano dichiarati di destra o di sinistra, globalisti o sovranisti. Credere che l’Italia possa rinascere col viatico dell’usurpatore della romanità e della paganità è come credere negli asini volanti, dimenticando che proprio questo tragico errore condusse Mussolini a Piazzale Loreto.ignaro dell’avvertimento “AMMANNATO, AMMANNATO CHE BEL MARMO T’HAI SCIUPATO!” che gli era stato dato da chi di civiltà occidetale se ne intendeva davvero!

  • Stefano 6 Settembre 2019

    Articolo perfetto che c’entra il punto della questione e su cui mi trovo pienamente in sintonia avendo in altre sedi esposto gli stessi concetti e addirittura le stesse linee programmatiche… Fondamentale sarà la capacità di esser trasversali e svincolarsi dalle dinamiche dualiste del cdx e csx, fondere in una nuova sintesi eretica le istanze di sovranità ,identità e socialità, per un nuovo paradigma in grado di scardinare la falsa alternanza democratica….Da notare in proposito anche l’importante lavoro metapolitico, culturale e politico-sociale che l’associazionismo leghista produce da anni ormai,Terra Insubre, 1000Patrie, Lombardia-Russia etc etc Salvini e la stessa Lega sono l’unico contenitore in grado di raccogliere pur con tutti i difetti e le contraddizioni del caso i contenuti proposti, per interpretare il ruolo che Dugin ha ben spiegato anche parlando di Putin , un passaggio obbligato verso qualcos’altro, un mezzo necessario seppur imperfetto e bifronte, un trampolino di lancio verso uno Stato “organico” che deve passare per una sorta di “democrazia illiberale” o appunto organica come ben descritta da De Benoist… Ripeto condivido in pieno il pezzo e d’altronde non vedo alternative strategiche e pratiche realmente plausibili al di là di sbiaditi nostalgismi e inutili spigolosità ideologiche (spesso di facciata peraltro) e fuori tempo massimo che in molteplici casi creano più danno che altro alla lotta contro la “società aperta” post-moderna… Quindi bisogna evitare sterili frazionismi e lavorare anche parallelamente ed ognuno con il proprio bagaglio peculiare ad un unico obbiettivo, fare quadrato per usare una consunta espressione, anche perchè l’offensiva globalista colpisce e colpirà da ogni lato. Ad Maiora!

  • Michele Simola 6 Settembre 2019

    Dopo la 2 guerra mondiale ci siamo ridotti ad in paese a sovranità limitata, decisione degli anglo americani, da cui non ci siamo mai affrancati, sia per impotenza che per incapacità, e direi anche per compiacenza. Non è mai esistito un vero partito di destra, perché a mio modo di vedere gli anglo americani hanno imposto di vietare la ricostituzione del PNF, perché la destra è sempre stata demonizzata e vista come portatrice di disvalori.
    La sinistra ritornata al governo per congiure di palazzo, cercherà di venderci ulteriormente all’Europa, da cui peraltro mi sento solo minacciato, perché abbiamo visto con il presidente dell’Europarlamento, si eleggono, non per voto dei cittadini ma per interessi dei paesi che più contano e i nostri bravi m5s, ci hanno regalato un presidente voluto dalla merkel, che assieme a macron è uno dei nostri peggiori nemici.
    L’antifascismo, di facciata, sponsorizzato da tutti i sinistri che allora non c’erano, serve solo agli anglo americani per ficcare il naso nelle nostre politiche e indirizzarle a loro vantaggio. Oggi si cerca di fare credere che i partiti sovranisti siano fascisti pericolosi solo perché si oppongono all’immigrazione selvaggia e alla sostituzione etnica.
    Il capo dello stato andrebbe eletto dal popolo, non dai grandi elettori che spesso sono espressione di potentati economici ai quali del popolo e della nazione non frega nulla.
    La politica europea è spinta da USA ONU e Israele, che hanno interessi completamente diversi dai nostri, e noi per fedeltà a chi ci imponiamo di fare affari con la Russia?
    Putin ha dimostrato acume politico, capacità militari e doti di statista, pugno di ferro ove serve, ha combattuto la guerra contro la Cecenia con durezza perché la Cecenia fa parte della Russia, ha bloccato le rivoluzioni colorate fomentare dell’Occidente che hanno cercato di distruggere il suo paese, è stato capace di fare ciò che spetta ad un presidente.
    L’occidente lo critica lo taccia di dispotismo, affermando che la Russia non è democratica. Esisterebbe se lo fosse?
    Per i nostri interessi sarebbe più logico e più utile trattare con Putin che non con l’Europa o essere sempre succubi del patto Atlantico.
    Salvino ha capito come già Putin che un governo deve basarsi su un senso profondo della gerarchia, che nel nostro paese dove tutti, anche gli apparati dello stato fanno ciò che vogliono, manca; sugli interessi del popolo, non delle elite, su tradizione e cultura ( oggi sconosciuta ).
    A noi manca quello che Putin afferma essere il segreto dell’anima russa : “La nostra forza è nell’unità, nella combattività, nell’attaccamento alla famiglia, nello sviluppo demografico, nel progresso della nostra vita interiore.”
    Avrà Salvini un’altra possibilità? Spero di sì.

  • Sed Vaste 7 Settembre 2019

    Ma si puo sapere cosa leggete! Le letture dalle quali vi abbeverate ! Putin ex spia comunista del KGB e’ I’ll nuovo Sol dell’avvenire mortacci vostra , cosa avete in testa le pigne , e poi le Donne russe e le donne delle ex colonies russe vengono in Italia a pulire I sederi ai vostri vecchi e voi incensate Putin per non parlare dello zoccolamento di russe che copre ogni punto cardinale sono dappertutto ste poverette , roba da pazzi ! Per non parlare di salvini un blaterone da osteria neanche da piazza che ripete gli stessi slogan ,nessuno se lo fila entrano tutti i negri scorrazzano indisturbati che e’ un piacere ,i capitani e le capitane delle navi di schiavi lo mandano Pure a quel paese

  • Traduttore di neolingua 8 Settembre 2019

    In questo articolo per quanto alcune cose siano condivisibli come l’abbandono progressivo del servilismo Giudaico-Americano,nel resto vedo rotocalchi reumatici di tempra socialstico-internazionalista idealista con un pizzico di etica cristiana che provoca catarro.Partiamo dalla costituzione,scritta,dagli invasori con l’avallo dei traditori, con l’unico scopo di tenerci al guinzaglio e controllare tutta la macchina istituzionale italiana,lasciandoci le briciole sotto al tavolino e costretti a ringraziare.Tutto tranne che “bellissima”,ma causa ed origine dei nostri mali.La dicitura “integrazione effettiva” denota una recente ed infausta infiltrazione di ex salottisti “sinistri” nei temi identitari,con la nascita di un utopia identitarista-culturale,tipica del nazionalismo ciivico Bennoniano che negli Usa sta implodendo come un buco nero, che ignora diversi aspetti importanti.La cultura non cresce sugli alberi,non cade dal celo,né è un idea alla quale si aderisce,ma è l’espressione di un popolo,come il suono di uno strumento.Le differenze culturali corrisponderanno sempre con differenze genetiche tra etnie e razze.Quindi sostituendo la popolazione non salverete la cultura.Tra l’altro la maggior parte dei giovani addestrati nel sistema scolastico odierno non ha la benché minima idea di quale siano i valori e la cultura italiana ed europea in generale.Inoltre la legge attuale permette benissimo agli immigrati di ogni dove di non doversi “integrare”.Il mantra dell’ “integrazione” è la visione femminea e sottomissiva dell’aprire le gambe per avere salva la vita,che si traduce in lenta colonizzazione,sostituzione ed estinzione di un popolo indigeno,ovvero noi che pur bloccando l’immigrazione legale ci ritroveremo ad essere una minoranza..Non è stato l’oro ha riscattare roma ma la spada,non sarà l’intagrazione ha salvare l’italia ma la deportazione.La parte dove si parla male dell’ “etnocentrismo occidentale” spero non voglia risultare in un ennesimo travisamento dell’euroasianismo di dugin come unione meticcia tra i due continenti,ma solo in senso di rotte commerciali,dato che il nord america ormai è tutto ttranne che occidentale.E salvini “duce” del popolo italiano a la putin fa abbastanza ridere,vedendo come viene puntualmente calpestato e di come si sia trasformato in santo martire che prediica la moderazione e il porgere l’altra guancia,non esterna certo un modello di autorità.Salvini è un mezzo con il quale si arriiverà nel prossimo decennio alla vera rivoluzione identitaria.

  • Gallarò 10 Settembre 2019

    Ma francamente Siconolfi ha bisogno di un periodo di riposo. Salvini al massimo può guidare qualche beone da osteria, non una persona qualsiasi che abbia un minimo di intelligenza e che abbia terminato con profito la scuola dell’obbligo.Promesse a vanvera (come Wanna Marchi), personale politco di risulta (Borghi, Rinaldi, Siri,), politica estera asserita al buon Bibi Nethanyau e qui mi fermo perchè sto lavorando.

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