8 Ottobre 2024
in memoriam

Sulla tomba di Primo Siena – Giovanni Facchini

15 novembre 2022

E così se ne è andato anche uno degli ultimi ragazzi di Salò, il grande Primo Siena! Avrebbe compiuto 95 anni il prossimo 20 novembre. Da 30 viveva stabilmente a Santiago del Cile. Una vita lunga ma non sprecata in ogni suo istante. Con commozione e devozione voglio ricordare la sua figura di uomo integrale:

Volontario e combattente a nemmeno 16 anni, scappa letteralmente di casa da San Prospero di Modena a Verona, per arruolarsi nell’ottobre 1943 nel costituendo battaglione di bersaglieri volontari “Mussolini” facente parte delle forze armate della neonata Repubblica Sociale Italiana. Schierato in Val Baccia, a difesa di Gorizia, questo migliaio di ragazzi male armati e poco addestrati saprà tenere testa fino all’aprile 1945 alle sanguinarie e ben rifornite (dagli angloamericani…) brigate partigiane comuniste del Maresciallo Tito. Invitti, ma costretti ad arrendersi col tradimento alla fine della guerra, molti moriranno fra le torture e le esecuzioni sommarie nel gulag di Borovnica, in Slovenia, definito anche dal vescovo di Trieste Antonio Santin un “inferno di morti viventi” per le notizie terribili che trapelavano. Primo Siena riuscirà a rientrare in Italia nell’autunno del 1945 insieme a pochi altri grazie a un intervento della Croce Rossa Internazionale, sollecitato anche dalla madre disperata che si era letteralmente incatenata davanti alla sede triestina della CRI.

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Politico e militante della prima ora del Movimento Sociale Italiano e della Destra politica. Stabilitosi con la famiglia a Verona, Primo Siena sarà consigliere comunale nella città scaligera per trenta anni, dove ancora oggi viene ricordato da tanti amici e vecchi militanti. Lo ritroviamo ancora giovane in prima fila nelle manifestazioni, in faccia alla temibile polizia di Scelba, per Trieste italiana nel ‘54 e a sostegno dei ribelli ungheresi in rivolta contro il terrore rosso nel ‘56. Ha ricoperto poi varie cariche importanti nel partito della Fiamma anche a livello nazionale, come membro della Direzione Nazionale e responsabile di tante iniziative culturali del movimento. Ha attraversato le segreterie di De Marsanich, Michelini, Almirante e, pur non essendo mai stato eletto deputato o senatore, è ricordato in tanti saggi, libri e articoli dagli storici della destra politica (Adalberto Baldoni, Giuseppe Parlato, Antonio Carioti…) come uno dei suoi esponenti più lucidi e preparati.

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Filosofo e metapolitico del fronte della Tradizione: Primo Siena è noto soprattutto per il suo impegno culturale, autore di numerosi saggi, libri e articoli, un impegno propedeutico dal suo punto di vista a ogni azione in campo pratico e politico in senso stretto. Rientrato dalla prigionia, mi raccontava il suo disagio interiore di giovane reduce di fronte alla propaganda “democratica e antifascista” che bollava come “male assoluto” tutto quello per cui lui e i ragazzi come lui avevano versato sangue e sacrificato la giovinezza. Bisognava reagire e controbattere, non solo e non tanto sul piano fisico, ma su quello morale e spirituale. Da qui l’esigenza di formarsi quella “fortezza interiore” inespugnabile per qualsiasi propaganda, fosse anche quella di una superpotenza nucleare. Primo Siena sarà tra i giovanissimi “figli del sole”, il sodalizio generazionale (Enzo Erra, Giano Accame, Tazio Poltronieri, Pino Rauti e tanti altri) che saprà riscoprire il pensiero Julius Evola come antidoto alla modernità, per uomini ancora “in piedi tra le rovine” e disposti a “cavalcare la tigre”. Rientrato nei ranghi di una visione tradizionale cattolico-ghibellina, promuoverà riviste importanti come “Cantiere” e “Carattere” e stringerà una amicizia intellettuale con il grande Silvano Panunzio, vero e proprio maestro segreto per generazioni di giovani “non omologati”. Nasceranno un gruppo ristretto di “cavalieri erranti”, l’Alleanza Trascendente Michele Arcangelo, e una rivista, “Metapolitica”, “non in vendita” dalle pagine bianche come il cuore puro dei cavalieri di Camelot, con lo scopo dichiarato di formare una avanguardia spirituale qualificata e ben orientata oltre gli steccati e i pregiudizi settari: collaboreranno personalità del calibro di Gianfranco Legitimo, Fausto Gianfranceschi, Mario Pucci, Attilio Mordini, Matthias Vereno, Ramon Panikkar, Pierre Pascal, Giuseppe Palomba, Vintila Horia…

Su di un piano diverso, quello degli studi giuridici e corporativi, resterà importante anche il sodalizio con Gaetano Rasi: insieme animeranno ricerche, conferenze e dibattiti entrati nella storia grazie all’azione dell’Istituto nazionale di studi politici ed economici (INSPE).

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Maestro ed educatore: ma Primo Siena si guadagnava da vivere prima di tutto come dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione. Ottenuto il diploma magistrale tra mille sacrifici nel dopoguerra, partirà dall’insegnamento elementare nelle scuole veronesi, dove ancora i suoi primi scolari lo ricordano con affetto. Presa anche la laurea in pedagogia, sarà promosso dirigente scolastico, per poi, alla fine degli anni ’70, alla soglia dei 50 anni, quando molti pensano a “tirare i remi in barca”, chiedere l’assegnazione alle scuole italiane all’estero. Dopo un anno nella Somalia di Siad Barre (che incontrò, raccontandomi di come custodisse orgoglioso un ritratto di Mussolini e il suo diploma di allievo sottufficiale carabiniere a Firenze), passò al Sudamerica, prima in Perù poi in Cile, dove si stabilirà definitivamente all’inizio degli anni ’90. Una delle sue ultime battaglie sarà la difesa del nome della prestigiosa scuola italiana di Santiago del Cile, intitolata a Vittorio Montiglio, l’eroe fanciullo, figlio di immigrati ma volontario nella Grande Guerra e a Fiume con D’annunzio (la sua tomba è al Vittoriale). A qualcuno a Roma questo nome sembrava ingombrante e superato, ma non allo stesso modo la penseranno la comunità degli italiani in Cile e il nostro Primo, e la scuola si chiama ancora oggi così. Una grande passione quella di Primo per l’insegnamento e l’educazione in generale: il suo punto di riferimento era Giovanni Gentile, a cui dedicherà anche un saggio critico (“Un italiano tra le intemperie”, ed. Solfanelli 2014)

 

Amico e camerata: ho conosciuto Primo Siena di persona quando aveva quasi ottanta anni, nel 2004, ed io ne avevo appena 25. Si dimostrò subito disponibile e generoso, sempre pronto alla battuta e allo scherzo, capace di passare da argomenti seri a temi più banali legati alla deriva sociale e politica attuale su cui cercavamo di ironizzare: abbiamo passato ore al telefono e poi su skype. Quasi ogni anno affrontava il lungo viaggio in aereo per tornare in madrepatria nella sua Verona e allora ci incontravamo a casa di Francesco di Noia o di Giovanni Perez, alla Piccola Caprera (il sacrario in provincia di Mantova dedicato ai caduti di Bir el Gobi), o a Gorizia ai raduni del Btg. Mussolini, o a Roma, incontrando amici e camerati di sempre. Indimenticabile quando fui io però ad andarlo a trovare in Cile nell’estate del 2009, ospite in casa sua e della comunità italo-cilena. In effetti Primo, anima inquieta e curiosa, seppe ritagliarsi con entusiasmo una seconda vita in quella che amava definire “America romanica”: fu anche consigliere eletto a rappresentare il Cile nel prestigioso “Consiglio generale per gli italiani all’estero” (CGIE).

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Ma il momento più commovente della nostra vita insieme, fu quando, nel 2011, mi mostrò la sua tomba già pronta, quella della lapide che vedete qui nella foto sotto. In effetti lo avevo accompagnato a visitare, per l’ultima volta, i luoghi della sua infanzia nella provincia modenese. Nel piccolo cimitero di campagna di San Prospero trovammo ancora intatta questa vecchia lapide dedicata appunto a Primo Siena: si trattava dell’omonimo zio, ex combattente e militante fascista morto giovanissimo nel 1925 a seguito dei postumi di una aggressione subita da facinorosi socialisti insorti dopo il delitto Matteotti. Era stato anche consigliere comunale nel piccolo paesino modenese. Nel 1927 il nostro neonato Primo ereditò quindi il nome dallo zio prematuramente scomparso. “Vedi, mi disse, questa lapide sembra proprio la mia! Siena Primo, che a soli 25 anni lasciò questa terra – padre di famiglia – soldato in guerra – fascista ed amministratore comunale – morto il 17 novembre 1925 – i genitori e la madre inconsolabili posero Come vedi, quando morirò ho già la lapide fatta, spero solo di aver proseguito degnamente il percorso del mio povero zio, morto giovanissimo e che non ho mai conosciuto. Forse per questo il destino mi ha dato una vita così lunga, forse per questo sono scampato a Borovnica” Certo, Primo, questo e molto di più.

 

 

1 Comment

  • Sven 16 Novembre 2022

    La chiarezza delle tue parole rende l’articolo il miglior omaggio alla persona. Complimenti e grazie Giovanni!

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