Sarzana (SP) 1 Aprile 2016
a cura di Luca Valentini
Venerdì 1 Aprile 2016 alle ore 18.30 presso l’Atelier Nuova Eleusis, in via dei Giardini 14 a Sarzana (SP), abbiamo seguito nuovamente, dopo un’interruzione di qualche mese, uno degli incontri settimanali denominati “I venerdì di Eleusis: sulle tracce della sapienza greca”, seminari del noto filologo ligure Angelo Tonelli, di cui, in questa circostanza, vogliamo valorizzare un aspetto iniziatico notevole, che ci ha colpito particolarmente, e cioè la stretta connessione esistente tra gli insegnamenti ieratici dei pre-socratici con quella che viene comunemente definita la dottrina ermetico – alchimica.
Dalla lettura e dalla parafrasi dei frammenti di Empedocle, è sorprendete notare come si possano enucleare idee e concetti che si ricollegano alla non duale espressione Uno – Molti, e come l’Unità primordiale possa essere intesa tanto più se stessa, quanto più si ha la capacità di percepirla nella molteplicità, che le si oppone solo formalmente ed illusoriamente. Come in Eraclito, si ritrova il concetto di Ev Panta, si ripresenta quella trascendenza immanente che rappresenta quel superamento della dualità manifesta che opera solo come dato transuente, in un ambito che è possibile associare alla nozione aristotelica del Posòn, della realtà puramente quantitativa, in opposizione a quella valoriale del Poìon, quale variante qualitativa.
Si presentano, in linea teorica, fasi diverse di un ritorno all’Uno, nell’ambito di una visione empedoclea del ciclo. In essa, infatti, si configura una prospettiva molto più vicina alla natura naturante, ai quattro elementi costitutivi del Cosmo, alle due fasi di attrazione e repulsione, di sistole e diastole, nel quadro della quale Angelo Tonelli ha potuto definire Empedocle – senza alcun azzardo, ma con molto acume -, uno dei precursori dell’Alchimia:
“…sia l’Uno si accresce dai molti così da essere una cosa sola, sia si divide, così che dall’Uno vengano ad essere i molti, e duplice è la nascita degli esseri mortali, duplice la morte…“ (Frammento n. 31).
Tale processualità testimonia inequivocabilmente la presenza di un forte dinamismo, in cui vi è un’alternanza salvifica e trasmutante di nascita e morte costante, come se semplicemente vi fosse una perpetua generazione di vita, ma anche di spirito.
La logica empedoclea – che inizieremo anche a definire alchimica – si esplicita secondo un preciso canone cosmogonico, ma anche secondo una particolare psicologia junghiana del profondo, che il filologo ligure ha potuto denominare “PSICOCOSMOGONIA”, come se fosse possibile, non solo assecondare la natura interna, ma “creare”, come nell’Ars Regia, uno status noetico differenziato ed esaltato, che rinnova in sé, gli stati dell’essere che religiosamente vengono associati alle ipostasi divine, ma che dimensioni interiori permangono, in un ottica prettamente sapienziale.
Nel corso del presente seminario, si è osservato, inoltre, come i quattro elementi costitutivi e gli intervalli di attivazione e repulsione, Amore e Contesa, secondo la terminologia usata sempre da Empedocle, possano essere riferiti ai primi sei centri sottili della fisiologia occulta o chakra. In tale prospettiva, a parte l’identificazione di Terra – Acqua – Aria – Fuoco, con i quattro centri inferiori, è stato considerato notevole l’accostamento del centro laringeo con Contesa, quale irradiazione del soffio, della voce, del Verbo, quale prima frammentazione del Logos nel divenire cosmico. Altrettando interessante è stata la connessione proposta tra la potenza unitiva di Amore ed il cosiddetto Terzo Occhio, punto nodale in cui ermeticamente vengono a congiungersi le correnti solfuree e mercuriale, nel celebre simbolo del Rebis androgino, il quale funzionalmente esprime la possibilità di risalire sottilmente la colonna vertebrale, come nei simbolismi dello Djed o della Kundalini, rispettivamente nelle rappresentazioni sacrali egizie ed orientali:
“…così da essere una sola cosa, ora anche si divide, così che dall’Uno vengano a essere i molti, Fuoco e Acqua e Terra e l’altezza immensa dell’Aria, e Contesa, disgiunta da essi ma di pari peso, ovunque, e Amore, essi, uguale in lunghezza e larghezza” (Frammento n. 31).
In tale alto insegnamento sapienziale ed alchimico, l’elogio empedocleo ad Afrodite, assume una valenza tanto profonda quanto essenziale, in cui gli elementi possono assumere forme uguali ed essere coesi per nascita. Ciò testimonia come un’irradiazione ed un ritorno metanoico al Nume Supremo, che i miti di Afrodite, quale nascente dalla spuma del mare e come Urania, quale sublimazione dell’Amor Sacro, inteso come trasmutazione di ogni vincolo umano, titanico e passionale, rappresentano molto significativamente. E’ da notare come emerga sin dai primordi l’importanza di centrare l’attenzione sulla dimensione del mentale, quale crocevia di ogni possibile trasfigurazione interiore e come tappa obbligata per divenire consapevoli dell’Opera:
“Guardala con l’occhio della mente, non restare con sguardo stupito, Essa che ritengono innata nelle membra mortali e per Lei nutrono pensieri amorevoli e portano a compimento opere di concordia, Gioia dicendola, e Afrodite!” (Frammento n. 31).
Infine, Tonelli ha evidenziato come tutte le componenti costitutive del Cosmo siano esse stesse soggette ad un’ulteriore forza spirituale, e precisamente a Aisa, la sorte, quale necessità meno cogente di Ananke, quale legge cosmica che individua e determina le varie specificità. In merito ed in conclusione, si è palesata la difficoltà teoretica di comprendere una potenza numenica che fuoriesce e rientra ciclicamente in sé. L’ostacolo viene superato, nella proficua discussione seminariale, se il concetto di ciclo in Empedocle viene accostato ad una sua variante appunto di natura ermetico – alchimica, cioè tramite il simbolo della Spirale (come nelle figure di un Gichtel), che è, nei fatti, un ciclo pulsante, che attua quel Solve et Coagula, ritmo dinamico e vitale dell’Universo, che armoniosamente conserva organicamente la propria unitaria molteplicità:
“Predominano a turno nel volgere del ciclo e si struggono gli uni negli altri e si accrescono secono la parte assegnata dalla sorte” (Frammento n. 32).
*I frammenti citati sono tratti dall’opera, Frammenti e testimonianze – Empedocle di Agrigento, Edizioni Bompiani, curata dallo stesso Angelo Tonelli