8 Ottobre 2024
Simbolismo

Svastica, simbolo sacro universale – Costanza Bondi e Marco Morucci

Non si avventuri nella lettura di questo libro chi pensi di trovarsi di fronte a un testo politico. Si tratta infatti di un excursus simbolico, tema tanto caro agli autori, che analizza il simbolo sacro ancestrale per eccellenza: lo svastica, termine rigorosamente al maschile, in quanto esprime il concetto sanscrito del Su Asti Ka = “ciò che è bene”.

Svastica, quindi, come simbolo presente in tutte le culture primigenie, nelle sue insite espressioni del continuo divenire (il panta rei di Eraclito e Cratilo), ma anche della ruota solare, perciò del percorso circolare del Sole attorno alla Terra, nell’alternanza perpetua delle stagioni con i propri punti di svolta che coincidono con solstizi ed equinozi. E, pure, lo svastica in quanto molteplicità dell’Uno, l’energia in perpetuo movimento, l’osmosi immanente tra mondo materiale e mondo spirituale, vita umana e vita universale, ciò che è in cielo così in terra. L’analisi, toccando Oriente e Occidente, parte dai primordi della civiltà umana per poi passare a Etruschi, Greci, Romani, Cretesi, nativi d’America, buddismo e bramanesimo, esoterismo e sequenze simboliche. “Un saggio unico nel suo genere – come l’ha definito l’editore Adriano Forgione – il primo in Italia che affronta in modo così completo la genesi e il valore di questo remoto simbolo universale”, arricchito dalla prefazione del docente di Storia e Letteratura greca all’Università di Perugia Donato Loscalzo e dalla postfazione del critico d’arte Andrea Baffoni.

Si evince che, nell’excursus del testo, abbiamo cercato di sintetizzare lo svastica in quanto argomento di studio, d’altronde amplissimo, entro limiti ragionevolmente comprensibili, allo scopo di divulgare il concetto– e conseguentemente di renderlo accessibile anche ai non specialisti della materia – per cui, come sovente sostenuto anche dallo storico Emanuele Mastrangelo, rimuovere simboli e personaggi dal loro Zeitgeist significherebbe esporsi a qualsiasi critica di stampo moralista. E la morale, aggiungiamo, si sa, cambia al cambiare delle epoche. Resta il fatto che i simboli parlano un linguaggio universale, o meglio: i simboli in essi stessi parlano. E parlano indipendentemente dall’uso che, poi, l’uomo ne faccia (si prenda, come esempio su tutti, il simbolo universale pre-cristiano della croce); torna, quindi, valida la convinzione che i simboli siano per la mente ciò che gli attrezzi sono per le mani. Ogni studio dei simboli, di qualsiasi simbolo e in qualsiasi forma, rappresenta, infatti, sempre il tentativo di restituire la storia – indipendentemente dal risultato ottenuto – sia ai nostri antenati che ai nostri nipoti. Tentativo, peraltro, che non deve perdere di vista l’assunto socratico del “sapere di non sapere” che ci porta, quindi, a non accettare e assumere mai nulla di scontato e, tanto meno, al rinunciare di porsi domande a causa di pregiudizi.

“Chi ama la verità, non segue l’opinione.” Platone

Quando l’oggetto di una discussione viene considerato come “notizia a priori”, ne nasce un pre-concetto – o un pre-giudizio – per cui la notizia stessa viene generalmente percepita e assunta in quanto “verità”, poiché basata su sensazioni ed emozioni di natura soggettiva (culturale) e non su un’analisi oggettiva riguardo alla veridicità dei fatti. Si tratta di ciò che, dal punto di vista sociologico, viene oggi definito col neologismo di post-verità (nel quale rientrano, per esempio, pure le bufale mediatiche, attualmente tanto di moda) per cui, anche fornendo smentite inoppugnabili, una volta che la notizia o la credenza siano entrate in circolazione diviene pressoché impossibile cambiare la convinzione su cui le stesse si basano.

“Al di là dell’esperienza sensibile, esiste una verità eterna e immutabile.” sant’Agostino

Ciò che a noi, qui, interessa è lo svastica in quanto simbologia universale e ben augurale, la cui positività concettuale risale – come abbiamo cercato di evidenziare nel testo – a civiltà così antiche, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Positività che ancora oggi perdura, tranne in quegli stati d’Europa che, per le ragioni storiche a tutti note, ne hanno decretato la damnatio memoriae. Forniamo, allora, una panoramica che documenta la dimostrazione del collegamento tra popoli di continenti diversi, per un nuovo percorso di lettura della ricerca storica, che vede come Asia, Africa, Europa, America e Oceania testimonino, ognuna nel proprio articolarsi di reperti, la presenza di un tessuto comune e condiviso. Risollevare, oggi, anche solo dal punto di vista culturale e quindi archeologico, lo studio della storia di un simbolo come lo svastica potrebbe dar adito, nel contesto attuale, ad interpretazioni, se non deliberatamente artefatte, come minimo distorte. Pare, pertanto, ovviamente chiaro che – lungi, qui, dal doverci perdere in partigiane e inutili esplicazioni – abbiamo lasciato al Lettore (quello veramente interessato) la libertà di porsi con coscienza rispetto a questo simbolo trascendente e al suo altissimo valore spirituale.

Il termine svastica deriva dalla locuzione sanscrita composta dalle tre seguenti parole:

SU(v)                   ASTIKA

nel significato risultante di ciò che è bene. E qual è il bene massimo per l’uomo che, essendo un animale sociale, deve muoversi all’interno del κόσμος, il cosmostutto e totalein quanto assetto organizzato mondiale?

La pace, ovviamente, che senza la cooperazione tra individui non potrebbe esistere.

Simbolo formato da 4 braccia uguali che si uniscono per mano, è rappresentato a volte in forma curvilinea, altre con terminazioni a segmento.

Nel blog “The Buddha Garden” durante la disquisizione dal titolo “Please help me to understandwhat the swastika on Lord Buddha’schestrepresents” questo, il commento di uno dei partecipanti: “In my home country of Thailand (whichwasheavilyinfluenced by Buddhist and Hindu culture and borrowsmuchformallanguage from Sanskrit and Pali), when wegreetsomeone, wesay Sawasdee Kha. In essence, wesay “Swastika” to you when wewant to say “GoodMorning” or “GoodAfternoon”. Infact to NOT say “Swastika”would be consideredvery rude in Thailand!!!” Appunto, il Suvastka = ciò che è bene = l’augurio di una vita lunga e sana. Riassumendo dagli Archetipi Alfabetici (X-Publishing 2016), il Suvàstka che chiameremo svastica, già conosciuto dalle prime civiltà terrestri, attraversa indenne il globo e le generazioni tutte fino ai giorni nostri, subendo solo in Europa, per gli evidenti motivi storici a tutti noti, una damnatio memoriae dalla II Guerra Mondiale in poi, che ne proibisce l’utilizzo in più di uno stato, tramite normative sancite per legge. Ciò premesso, lo svastica era presente in Asia ancor prima delle età dei metalli, dove tuttora rappresenta il Principio per brahmanesimo, buddismo, induismo, jainismo, shinotismo, tantrismo e altre sette minori.

In Cina, corrisponde all’ideogramma wan e significa le 10.000 cose= tutto ciò che esiste ed esiste tutto insieme nella creazione= pienezza, perfezione, pace, uguaglianza di opportunità万.

In Giappone, è il mangziou = 10.000 anni = creazione compiuta, infinito, perfezione.

In Africa, è la mano di scimmia, conosciuta anche tra i pellirossa come ruota solare = mandala (poi ripresa dal buddismo) e di cui il reperto più antico al mondo è un oggetto paleolitico scoperto nel sud del continente. In pratica, è l’immagine del Grande Spirito in cui la forma della ruota semplifica l’infinità del divino, nell’unione tra uomo e universo, come dall’esempio della ruota forata. Per le popolazioni indigene americane, era il segno dell’armonia spirituale e delle forze tra loro abbinate che regolano la vita, oltre che simbolo dei 4 punti cardinali e delle 4 piante sacre di fagiolo, mais, tabacco e zucca.

Interessante, ancor più, come lo stesso numero 4 comunque ricorra anche nelle fasi solari della giornata – alba, mezzogiorno, tramonto, sera – ma pure nelle fasi della vita umana – infanzia, gioventù, maturità, vecchiaia – e dell’alternarsi dei due solstizi ai due equinozi.

In araldica, è il nodo di Salomone ⌘ meglio noto come nodo di Bowen, frequente nei ritrovamenti paleocristiani. Forse non ve ne siete accorti, ma… chi utilizza un computer Apple, ogni volta che nella tastiera digita il tasto in basso a sinistra cmd = command (detto mela), si vede riproposto abitualmente il segno grafico del nodo di Salomone. Questo simbolo, richiamando le origini scandinave dell’intreccio dei nodi che vanno a formare semicerchi, era già in uso tra le fila dell’esercito di Saint John col nome diGorgone Loop. Proprio perché in seguito sarà utilizzato nelle cartine del Nord Europa per delineare i siti degni di interesse turistico (per questa sua particolarità di informativa iconografica), negli anni ’80 sarà scelto come uno dei tasti di comando Mac. Quando rappresentato in senso polare, lo svastica è sinistrorso, in senso solare è destrorso: ecco spiegato l’utilizzo del simbolo in doppia iconografia, cioè con i bracci che ruotano o a sinistra o a destra.

Il tempo ciclico delle 4 stagioni è inoltre raffigurato dallo svastica-Orsa-Maggiore

Primavera: è Est Sud Ovest

Estate: è Nord Ovest Sud Est

Autunno: è Ovest Nord Est

Inverno: è Sud Est Nord Ovest

In ogni parte del mondo svastica ha i lsignificato del concetto originario di idea del movimento rotatorio che è proprio della Terra che gira intorno ad un asse mobile. Per cui, tutto ciò che nasce dal movimento può perpetuarsi solo attraverso il movimento stesso: ecco, quindi, il motivo per cui lo svastica-Sole viene raffigurato sempre inclinato.

Ma il digramma più semplice a 4 punte, rappresentante con i vertici delle stesse un cerchio immaginario, è la rosa dei venti: 4 punti cardinali corrispondenti ai venti Tramontana da Nord (0°), Levante da Est (90°), Ostro da Sud (180°) e Ponente da Ovest (270°). Se poi tra questi 4 punti cardinali principali fissiamo i punti intermedi, appare automaticamente il grafico che possiamo vedere in calce e che è chiamato stella cardinale a 8 punte.

La lunghezza dei bracci della rosa dei venti varia, infatti, al variare della frequenza del vento a cui corrisponde la relativa direzione. Il suo utilizzo risale alle popolazioni agricole antiche che, per necessità di sopravvivenza, dovettero codificare la connessione imprescindibile che sussiste tra la direzione da cui soffia un determinato vento e i fenomeni naturali, quali: caldo e freddo, siccità e umidità.

Noto anche col nome di nodo infinito, nella forma primitiva, questo segno lo si ritrova in una tomba etrusca del III sec a. C. rinvenuta a Sovana di Grosseto, precisamente nell’iscrizione che riporta il nome del committente del Cavone (= una via cava sotterranea). Inoltre, nella greca del mosaico pavimentale del calidarium della Domus del Menandro, a Pompei, ma pure su sigilli a stampo delle civiltà protoasiatiche meridionali, che tra il XXVI e il IXX sec a. C. scrivevano in lingua indo (lingua non ancora decifrata della quale oggi si conoscono quasi 5000 segni).

Quanto all’aureola nella sua derivazione diretta dallo svastica-nimbo, ci interessa quella distintiva del Cristo Redentore, irradiato dalla stessa luce divina soprannaturale, così come lo videro i discepoli nella sua trasfigurazione al monte Tabor: “E si trasfigurò davanti a loro; il suo volto divenne brillante come il sole, e le sue vesti bianche come la luce”. L’aureola del Salvatore porta al suo interno la croce ed è tipica anche del Cristo Pantocratore, colui che tutto crea, di Gesù Bambino Redentore, dell’Essente che a Mosè risponde “Io sono colui che sono”. Le prime tracce del nimbo/aureola sul capo di Cristo compaiono sugli affreschi catacombali del IV secolo, così come testimonia la chiesa di San Callisto in Roma. Due secoli dopo, lo stesso nimbo subirà l’usanza di essere contrassegnato anche con una croce all’interno del disco solare, oppure con un agnello che sostituisce la figura del Dio Salvatore. Sarà il tempo a concedere lo stesso privilegio anche alla Madonna, prima, e agli apostoli poi, mentre nella realtà dei fatti tale condizione di privilegiata appartenenza a Cristo è rappresentata dalla tonsura monacale.

Certo è che gran parte della fortuna di tale iconografia la si deve anche al ἘνΤούτῳΝίκα = in hoc signo vinces.

Varie le narrazioni in merito alla genesidell’episodio, delle quali quella accreditata a furor di popolo sembrerebbe questa: durante i preparativi della battaglia contro il nemico Massenzio, Costantino e il proprio esercito avrebbero assistito a un evento prodigioso per cui sarebbe apparsa in cielo all’interno del sole, quindi in pieno mezzogiorno, la scritta = ἘνΤούτῳΝίκα = in questo segno vincerai. In effetti, così avvenne e Costantino, sconfitto Massenzio il 28 ottobre 312 a Saxa Rubra, entrò trionfalmente in Roma e fu finalmente proclamato imperatore unico d’Occidente.L’idea concettuale della locuzione in questo segno vincerai era rappresentata, infatti, dalla croce all’interno di un sole splendente a significare appunto ciò:se abbraccerai la fede di Cristo avrai anche onori militari.

Al fine di evitare conflitti di prestigio, partendo dal concetto di cooperazione

= azione condivisa di più personeche hanno come scopo

il perseguimento di una finalità comune

fu studiata la forma per la creazione della famosa Tavola Rotonda del ciclo arturiano, conosciuto anche come Materia Britannica, cioè il ciclo di leggende celtiche, riguardanti per lo più l’epopea di re Artù. In una tavola così disegnata, in effetti, nessuno avrebbe potuto occupare un posto di predominanza rispetto agli altri, tanto meno il re che, in tal modo, si equiparava ai propri cavalieri – a tutti, nessuno escluso – in ogni scelta da prendere. A conferma, infatti, che mancassero i posti del capotavola.

Se re Artù nasce nel 475 e muore nel 537 in Gran Bretagna, in Irlanda abbiamo una coeva religiosa cristiana, badessa e poi santa, considerata la prosecutrice dell’opera di san Patrizio: santa Brigida. A noi, qui, riguarda quanto allo svastica-croce con cui viene ritratta in tutte le effigi antiche e moderne. Narra la leggenda che la santa fu chiamata al capezzale di un moribondo al fine di convincerlo alla conversione, almeno in punto di morte. Lei, allora, si sedette al fianco del suo letto e, pregando, iniziò a intrecciare una croce con dei giunchi che aveva trovato abbandonati lì in terra, sul pavimento della camera. Il moribondo, incuriosito, le chiese cosa stesse facendo. Iniziò quindi una conversazione tra i due, che si concluse con la conversione dell’uomo: il quale chiese, addirittura, il battesimo. Da quel giorno, un po’ come avviene per le nostre palme, il 1° febbraio è usanza per i cattolici irlandesi di bruciare la croce a forma di svastica (in giunco o in paglia o in legno) dell’anno precedente e costruirne una nuova, così nell’imperituro.

 

 

Costanza Bondi e Marco Morucci

Per info ed acquisto del testo: http://www.booxtore.it/index.asp?itemId=3467

2 Comments

  • stefano pizzardi 25 Luglio 2018

    Grazie per questa conoscenza;sono anni che ci lavoro,se ogni volta ne scopro di piu’ questo significa che la verita’va a chi la cerca e lo merita…!

    • Ottavio Mennella 24 Novembre 2020

      Sono perfettamente d’accordo sul dire della Verità. Arriva solo a chi la cerca e la merita, anche se, alla Verità assoluta non ci si arriverà mai. Sarà comunque un percorso di conoscenza ulteriore sul cammino iniziatico.

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