17 Luglio 2024
Appunti di Storia

Aspettando la rivoluzione: Venezia, estate del 1922 – parte prima – Giacinto Reale

  L’alta borghesia dimostra una completa cecità di fronte al fenomeno fascista… Fino ad oggi l’alta borghesia si aggrappava a noi, non per simpatia o per convinzione, ma solo per interesse e per paura del bolscevismo… Dico a questa massa di imbecilli… da quando in qua abbiamo detto a questa gretta, tirchia, frolla e leggera

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La situazione era grave, si chiedevano rinforzi – Giacinto Reale

PREMESSA: durante il Regime fiorì un’abbondante memorialistica squadrista, sia pure via via edulcorata col progredire della “normalizzazione”. Di essa non è rimasta traccia (se non in qualche rara ristampa di coraggiosi Editori). Eppure sarebbe utile per capire veramente cosa si proponevano i giovanotti in camicia nera tra il 1919 e il 1922, e come “si

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ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE: Ferrara, 12 maggio 1922 (terza parte) – Giacinto Reale

All’amico fraterno Italo Balbo, magnifico condottiero delle milizie fasciste, nell’attesa della marcia suprema. Con ammirazione. (dedica di Mussolini, datata 6 ottobre 1922, in apertura del “Diario 1922”)       L’ “Esercito degli scalzi” muove sulle città.   Mentre ancora non è definita la questione ferrarese, il clima va facendosi sempre più incandescente nella vicina

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L’agguato di Bergiola dell’8 gennaio 1922 – Pietro Cappellari

Il triplice omicidio anarco-repubblicano che segnò la fine del sovversivismo carrarese   Il circondario di Carrara, noto per la presenza di numerose cave di marmo, per via di grandi masse politicizzate (circa 10.000 operai) sia in senso anarchico che repubblicano, era sempre stato una “roccaforte” del sovversivismo italiano. All’indomani della fine della Prima Guerra Mondiale,

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ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE: Ferrara, 12 maggio 1922 (seconda parte) – Giacinto Reale

I fascisti, dipinti quali flagello dei lavoratori, quali nemici feroci e sanguinari del popolo… dimostrarono coi fatti di essere gli alleati più fedeli e resistenti della classe operaia. (Raul Forti e Giuseppe Ghedini, L’avvento del fascismo, cronache ferraresi)       L’ “Esercito degli scalzi” muove sulle città.   Con l’inizio del 1922, a tutti

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ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE: Ferrara, 12 maggio 1922 (prima parte) – Giacinto Reale

Ho chiuso l’anno vecchio, questa notte, con un discorso di propaganda: ho iniziato il nuovo con un altro discorso. (Italo Balbo, nel suo “Diario 1922”, alla data del 1° gennaio)     L’ “Esercito degli scalzi” muove sulle città.   Anche a Ferrara la battaglia interventista approfondisce le lacerazioni che già dividono la città. Da

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Il furto di un cadavere – Giacinto Reale

PREMESSA: durante il Regime fiorì un’abbondante memorialistica squadrista, sia pure via via edulcorata col progredire della “normalizzazione”. Di essa non è rimasta traccia (se non in qualche rara ristampa di coraggiosi Editori). Eppure sarebbe utile per capire veramente cosa si proponevano i giovanotti in camicia nera tra il 1919 e il 1922, e come “si

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ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE: Ugo Pepe offre la sua vita (Milano, 24 aprile 1922) 3^ parte – Giacinto Reale

 “Il fascismo che è una milizia di duro sacrificio, non piange questo altro Camerata scomparso, ma al cospetto della sua serena fine promette di continuare inflessibilmente nella sua aspra battaglia” (Manifesto affisso dal Fascio milanese dopo la morte di Pepe)   Con il rientro a Milano, dove lo chiamano i suoi sempre più pressanti impegni

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ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE: Ugo Pepe offre la sua vita (Milano, 24 aprile 1922) 2^ parte – Giacinto Reale

“Ferito all’osso frontale da proiettile di moschetto, fasciata sommariamente la ferita, e ripresa l’arma, ritornava nel vivo della mischia, concorrendo in maniera notevolissima, col suo indomito coraggio e magnifico esempio, al completo successo della grave situazione”. (Motivazione della medaglia concessa dal Fascio veneziano a Pepe, dopo la spedizione su Treviso) C’è molto spirito di emulazione

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ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE: Ugo Pepe offre la sua vita (Milano, 24 aprile 1922) 1^ parte – Giacinto Reale

 “Il piccolo borghese è la cosa più stupida ed ibrida che sia mai esistita. Nel loro animo è tutto un confusionismo barocco di putrido socialismo ed anarchia. Il tutto messo insieme forma la più puerile e conigliesca miscela che muove a riso…se non a schifo”. (Lettera di Ugo Pepe alla madre, 1920)   Ugo Pepe

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