di Eugenio Orso
Ciò che è accaduto domenica, in occasione delle elezioni per il parlamento europeo, è troppo poco definire sconcertante. Scioccante potrebbe andare un po’ meglio, ma è ancora insufficiente.
Verrebbe da dire che gli italiani non hanno memoria e neppure spina dorsale, che non solo non imparano dai propri errori, ma ne commettono sempre di peggiori. Il voto a valanga al pd di Renzi, euroservo e filo-atlantista – impegnato a ridurre l’Italia a un cumulo di macerie sociali e produttive per conto delle aristocrazie del denaro e della finanza – lo testimonia nel peggior modo possibile. Potremmo forse parlare di “Sindrome di Stoccolma”, visto che il consenso è stato amorevolmente concesso ai carcerieri e kapò piddini, che si celano dietro l’immagine promozionale di Renzi.
Mentre nel resto d’Europa si moltiplicano i segnali di ribellione all’unionismo elitista e alle politiche antisociali, in Italia accade esattamente il contrario e la sinistra neoliberista, atlantista ed europeista, incarnata perfettamente dal pd, raggiunge il massimo storico dei consensi. Solo in Germania i governativi tengono, ma sappiamo che la Germania beneficia, per ora, della trappola dell’euro e delle politiche di austerità imposte agli altri paesi. Per questo vorrebbe prolungare all’infinito, a proprio vantaggio, l’agonia degli altri popoli europei. Votare come i tedeschi – anzi, peggio – per chi l’“Europa” finanziaria e monetaria la subisce sulla propria pelle, è degno di un incubo alla Sacher-Masoch, in cui ci si mette volontariamente alla mercé del carnefice-torturatore.
Evidente che coloro che hanno votato in massa per il pd non possono essere tutti “patrimonializzati”, membri della classe globale, ricchi deterritorializzati che plaudono al mercato senza confini. Nulla di buono ricava, la massa degli elettori del pd, dalle privatizzazioni e dalla libera circolazione dei capitali, nonché da una moneta privata sopranazionale che ci toglie l’ossigeno. In molti casi quelli che hanno votato pd sono semplici impiegati, pubblici e privati, a rischio “mobilità” e decurtazione delle paghe, pensionati se non al minimo, in relative ristrettezze, e giovani precarizzati che nessuno stabilizzerà. Costoro, se non fossero obnubilati o addirittura lobotomizzati, avrebbero tutto l’interesse ad appoggiare politiche opposte a quelle che l’“Europa” impone al paese. Ironia della sorte, attraverso i collaborazionisti piddini e renziani, tanto baciati dal voto di massa.
Ci vorranno altri cinque milioni di disoccupati e inoccupati, valanghe di “dismissioni” di partecipazioni azionarie pubbliche a vantaggio dei privati, il collasso della sanità e dei trasporti, perché costoro “si sveglino” e comincino a capire? Per come stanno le cose in Italia, forse non basterà neppure quello …
Se i votanti sono il 58,68% degli aventi diritto e il pd ha avuto il 40,81% dei consensi scrutinati, significa che ben il 23,95% dell’intero corpo elettorale ha votato per il partito neoliberista, euroservo e filo-atlantista. Quasi uno su quattro – un numero enorme – ha votato contro i suoi stessi (e nostri) interessi vitali, approvando l’applicazione di tutti i “trattati europei” e la continuazione del rigore contabile che ci sta distruggendo. Quale popolume idiotizzato, privo di coscienza politica e sociale, ridotto dai media e dall’avversa situazione economica a forma di vita subumana, può arrivare a questo punto? Quello italiano, con tutta evidenza, e non è più il caso di nasconderlo o di cercare attenuanti.
Per la verità, si dovrebbe considerare attentamente il dato dell’astensione assieme ai quozienti elettorali dei partiti, prima di condannare senza appello gli italiani. Assumiamo come dato il 41,32%, che corrisponde a circa venti milioni di aventi diritto. Altro numero enorme, molto superiore al voto per il pd. Questo numero, per quanto grande, non è omogeneo e non indica un’unica tendenza. C’è l’astensione detta “fisiologica”, che pesa per alcuni punti percentuali sul totale. C’è l’astensione che possiamo definire “di lungo p
eriodo”, riguardando coloro che da molti anni si tengono lontani dalle urne, con varie motivazioni (sono tutti uguali, tanto non cambia niente, eccetera), la quale pesa percentualmente più di quella fisiologica. Poi c’è un astensionismo più recente, che riguarda i neodisgustati e coloro che capiscono di non avere alcuna rappresentanza dentro il sistema. Questo astensionismo è cresciuto, non a caso, di pari passo con la perdita di sovranità politica e monetaria dello stato nazionale e con lo svuotamento in termini di rappresentanza dei partiti/ cartelli elettorali. Eccezion fatta per sparute minoranze, l’astensione non esprime – quale esatto contrario del voto al pd – una chiara coscienza politica, la consapevolezza della questione sociale che attraversa il paese, una motivata opposizione al sistema e al dominio del mercato sovrano (che si è fatto un sol boccone della politica). In questa vastissima area che si tiene lontana dalle urne, sconforto, paura del futuro, instabilità esistenziale e lavorativa, superficialità e ignoranza, purtroppo la fanno da padrone.
eriodo”, riguardando coloro che da molti anni si tengono lontani dalle urne, con varie motivazioni (sono tutti uguali, tanto non cambia niente, eccetera), la quale pesa percentualmente più di quella fisiologica. Poi c’è un astensionismo più recente, che riguarda i neodisgustati e coloro che capiscono di non avere alcuna rappresentanza dentro il sistema. Questo astensionismo è cresciuto, non a caso, di pari passo con la perdita di sovranità politica e monetaria dello stato nazionale e con lo svuotamento in termini di rappresentanza dei partiti/ cartelli elettorali. Eccezion fatta per sparute minoranze, l’astensione non esprime – quale esatto contrario del voto al pd – una chiara coscienza politica, la consapevolezza della questione sociale che attraversa il paese, una motivata opposizione al sistema e al dominio del mercato sovrano (che si è fatto un sol boccone della politica). In questa vastissima area che si tiene lontana dalle urne, sconforto, paura del futuro, instabilità esistenziale e lavorativa, superficialità e ignoranza, purtroppo la fanno da padrone.
Per quanto Grillo corra ai ripari, masticando l’amaro boccone della sconfitta e trasformando il “vinciamo noi” in un più possibilista e indeterminato “vinciamo poi”, è indubbio che assieme al pd renziano hanno vinto le forze della sottomissione ai poteri esterni, della rassegnazione e della sconfitta. L’attivismo di Renzi, privo di risultati positivi per il popolo, attrae come la luce delle falene nella notte una massa obnubilata, manipolata e diminuita intellettualmente. Una massa di idiotizzati che scambia le “necessarie riforme” per una futura, concreta possibilità di rinascita del paese, mentre altro non sono che manovre neoliberiste imposte all’Italia dal grande capitale finanziario. Non ci saranno alternative, anche se si finge un’alternativa, a uso e consumo del popolume affascinato dalla loquela e dall’immagine “briosa” di Matteo Renzi. Il programma da applicare è sempre quello del 5 agosto 2011, contenuto nella lettera BCE di Trichet/Draghi all’allora governo Berlusconi.
Quelli che hanno votato per il guitto fiorentino non capiscono di aver votato contro se stessi e il proprio paese. Non sanno che il pd non è un vero partito nazionale, in rappresentanza di interessi italiani, ma la “longa manus” degli oligarchi europei e americano-occidentali che ci tengono in pugno. Qui sta la grande abilità del marketing politico targato pd, che opera con il supporto di quasi tutti i media nazionali. Capacità di imbrogliare, di mentire, di subornare, di alterare la realtà fino alle estreme conseguenze, fino a rovesciare la prospettiva del male in quella del bene.
Mai come ora vale ciò che ho scritto un po’ di tempo fa nel post ‘Perché dobbiamo stare dalla parte della Russia e del Fronte Nazionale Francese’ (3 marzo 2014, Pauperclass): Partiamo dal presupposto che l’Italia, data la situazione di totale subalternità all’Unione Europea euronazista, alla NATO guerrafondaia e agli USA con velleità imperiali, non può liberarsi da sola ed è, quindi, condannata. A ciò si aggiunge la passività di una popolazione in gran parte, ormai, “individualizzata”, rimbecillita e impaurita dal futuro che l’aspetta. Non è escluso, tuttavia, che accadimenti esterni di una certa importanza potranno influire sul quadro politico interno, risvegliando l’antagonismo nel paese. L’ultima possibilità che resta all’Italia, prima di diventare un cimitero industriale popolato da masse di straccioni disoccupati, è quella della ”scossa” improvvisa determinata da eventi internazionali, dentro e/o fuori del vecchio continente, di portata storica. Dopo il risultato choc delle europee, non credo che ci rimanga qualche altra speranza …
Fonte: Centro Culturale Italicum
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