Di Fabio Calabrese
Noi abbiamo visto nella seconda parte che nella percezione che i più hanno dello scontro o del presunto scontro fra “Occidente” e islam, la crisi della ex Jugoslavia che ha visto l’intervento della NATO (e non scordiamo mai che la NATO è semplicemente un pupazzo in mano agli Stati Uniti, e che i cosiddetti partner europei sono semplicemente vassalli e servitori del colosso americano) prima a fianco dei mussulmani bosniaci, poi di quelli del Kosovo, come qualcosa di marginale e di anomalo, i cui esiti sono stati perlopiù oggetto di una vera e propria rimozione psicanalitica.
Si tratta, è bene sottolinearlo, di una lettura totalmente errata degli eventi. Per prima cosa, occorre ribadire con la massima fermezza che L’OCCIDENTE NON ESISTE se non come punto cardinale, e che quelli che si confrontano dalle due sponde dell’Atlantico sono due mondi estranei, se non per il fatto che in conseguenza dell’egemonia politica che l’Europa è costretta a subire da settant’anni, la cultura europea ha subito un’americanizzazione, vale a dire, un plagio, una violenza, un appiattimento e svuotamento di significati che a lungo andare potrebbe esserle letale.
Proprio la crisi della ex Jugoslavia ha mostrato tutta la falsità della leggenda “occidentale”, perché, a dispetto delle grossolane semplificazioni di George W. Bush e di Oriana Fallaci, USA e Islam hanno dimostrato di potersi benissimo accordare ai danni dell’Europa, che la contrapposizione non è fra due parti ma fra tre, e che noi ci troviamo, appunto, fra due fuochi: americanismo-sionismo da una parte, islam dall’altra, ENTRAMBI NOSTRI NEMICI.
In più, come ha fatto notare Irmin Vinson nello splendido saggio Ebrei, islam e orientalismo che ho avuto più volte occasione di citare:
“Quando la NATO decise di aiutare i terroristi musulmani nel Kosovo bombardando i Serbi a Belgrado, questa decisione, nominalmente occidentale, fu un chiaro segnale del venir meno di un’antica auto rappresentazione culturale. Ogni considerazione sul fatto che i Serbi sono europei e i Musulmani alieni ed estranei era svanita”.
L’elemento più grottesco, oltre che tragico, è proprio il venir meno di questa antica auto-rappresentazione culturale in conseguenza dell’americanizzazione – vera e propria tossina – che ha reso gli Europei incapaci di vedersi come tali, e di riconoscere nei Serbi i propri fratelli e nell’islam una realtà estranea e nemica.
Occorre dire infine che “l’informazione”, i media, tendono a nasconderci quale sia oggi la tragica realtà dei Balcani che oggi grazie alla NATO sono ridiventati, come già ai tempi dell’impero ottomano, un ponte (di quelli che piacciono tanto a papa Francesco?) per l’invasione islamica del nostro continente, e al riguardo, i drammatici reportage di Fausto Biloslavo e di Veronica Castellano che ho citato nella seconda parte, penso siano assolutamente chiari.
Tuttavia un aspetto della questione che finora non mi sembra di aver rimarcato con tutta l’attenzione che avrebbe meritato, è questo: quello della crisi della ex Jugoslavia non è il solo caso di “sorprendente” convergenza fra americanismo e islam.
A questo mondo vi sono circa 1 miliardo e 300 milioni di mussulmani, che ovviamente non costituiscono una realtà omogenea e nemmeno compatta.
Quello che si potrebbe chiamare in modo del tutto improprio “socialismo arabo”, la tradizione che risale a Nasser, Saddam Hussein, i due Assad, Rifaat e Bashar, in parte anche Gheddafi, è, e in parte è ancora, una delle poche forze importanti indigene del mondo arabo, che ancora si oppongono al dilagare del fondamentalismo islamico, ed è una forza che gli USA si sono adoperati a ogni modo per schiacciare, certo seguendo le non disinteressate direttive del loro padrone sionista.
Giusto poco tempo fa è venuto a mancare in prigionia Tareq Aziz già numero due di Saddam Hussein. Aziz era un cristiano, tanto per ricordarci che sotto il “bieco” regime di Saddam in quello che oggi è dominio dell’ISIS, sunniti, sciiti e cristiani convivevano pacificamente.
Parliamo di quella gigantesca tragica farsa che ha investito il Medio Oriente e il Magreb, le cosiddette “primavere arabe” che oggi sappiamo perfettamente essere state provocate e manovrate dall’esterno. Alla base, nonostante i “fini” analisti a disposizione della Casa Bianca e del Pentagono, mi pare ci sia un’incapacità tipicamente yankee di comprendere le differenze di contesto storico-culturale.
“Se”, così sembra qualcuno ragioni/abbia ragionato (si fa per dire) nelle alte sfere, “l’abbattimento delle cosiddette dittature fasciste e l’instaurazione della cosiddetta democrazia nel 1945 in Europa, ha fruttato agli USA servi, complici e manutengoli che continuano proni a fare l’interesse del colosso americano da settant’anni, perché la cosa non dovrebbe funzionare allo stesso modo in Medio Oriente?”
Alla base delle rivolte certamente PROVOCATE DALL’ESTERNO che hanno investito i Paesi arabi dalla Tunisia alla Siria, c’è stato con ogni probabilità un calcolo di questo tipo, oltre al voler rovesciare alcuni regimi che, come già l’eliminato e sicuramente oggi molto rimpianto dai suoi connazionali, Saddam Hussein, un qualche aiuto ai Palestinesi lo davano, tanto per fare in ogni caso il comodo dell’ “amico” Israele.
E’ la stessa ideologia democratica con le sue pretese di universalità a confondere le idee. Di fatto, la democrazia rimane del tutto estranea alla mentalità arabo-mediorientale, e tutti i tentativi USA di trapiantarvela, hanno ottenuto l’unico risultato di far crescere il fondamentalismo.
Il fallimento della “primavera” siriana che è sfociata in una lunga guerra dall’apparenza di guerra civile, determinato al fatto che il radicamento popolare del regime di Assad è stato grossolanamente sottovalutato, porta questa presunta “ventata” democratica a mostrare la corda e svelare il suo vero volto. Praticamente tutte le bande antigovernative (“partigiani”, potrei dirvi se riuscissi a rendere adeguatamente il senso di disprezzo che suscita in me questa parola), quando non si tratta di semplici tagliagole, si richiamano a sigle della galassia del terrorismo fondamentalista. Tutti costoro sono in massima parte stranieri, “foreign fighters”, professionisti del terrorismo internazionale. NON SI TRATTA DI UNA GUERRA CIVILE; in pratica, la Siria è sotto l’attacco di una coalizione del fondamentalismo islamico internazionale armato da USA e NATO, una coalizione che è la fotocopia di quella che operò contro la Serbia in Bosnia e Kosovo.
Che l’opinione pubblica europea, frastornata e indotta a decisioni suicide, che quella americana ancor più rincretinita da decenni di intossicazione mediatica non comprendano quel che realmente sta accadendo, che non lo comprenda nemmeno quel signore mulatto che sulla carta dovrebbe essere l’uomo più potente del mondo, ma in realtà è solo il burattino più in vista sulla scena, questo non desta certo meraviglia.
Quel che invece non persuade, è che gli usurocrati che rappresentano il reale potere mondiale dietro la facciata delle democrazie, possano non aver soppesato tutte le conseguenze fino in fondo.
Probabilmente, dal loro punto di vista, la creazione di un potere anche politico islamico fondamentalista, rappresenta uno scotto da pagare in vista dell’invasione demografica dell’Europa. Per costoro, l’eliminazione degli Europei, la loro sostituzione con una massa meticcia molto più facilmente manipolabile e schiavizzabile, “simile agli antichi Egiziani”, prescriveva Robert Coudenhove Kalergi, che si riteneva i faraoni avessero potuto facilmente ridurre a schiavi da adibire alla costruzione delle piramidi, è un obiettivo prioritario che rende tollerabili certi piccoli “danni collaterali”.
In particolare, si ricorderà che Muhammar Gheddafi aveva stipulato accordi per frenare il flusso migratorio dall’Africa all’Europa con l’ultimo governo italiano eletto, quello che ha preceduto l’infausta triade Monti-Letta-Renzi. Questi accordi probabilmente sono stati la sua condanna a morte, poiché si vuole che il flusso migratorio non abbia ostacoli fino alla completa sparizione degli Italiani e degli Europei.
A un livello più basso, le commistioni imbarazzanti fra “l’Occidente” e il fondamentalismo islamico sono più articolate di quel che potremmo pensare: si va dal fatto che in Palestina la crescita di Hamas è stata favorita dal Mossad, il servizio segreto israeliano, allo scopo di creare problemi all’OLP ai tempi di Jasser Arafat quando quest’ultima era un’organizzazione combattiva e non lo slavato fantoccio diventato con Abu Mazen, al fatto che l’ISIS, il califfato fondamentalista insediatosi in Irak e Siria, è equipaggiato con armi NATO che non sono perlopiù preda bellica, ma gli arrivano regolarmente attraverso la Turchia che gode dell’invidiabile posizione di essere nello stesso tempo Paese islamico e NATO, e a cui l’ISIS sterminatore di Curdi fa dannatamente comodo.
Più ci guardiamo attorno, più scopriamo quanto sia ampia la rete delle complicità. Al Qaeda, l’organizzazione cui è stato poi attribuito (e su questa paternità ci sono enormi dubbi) l’attentato delle Twin Towers, nacque sotto l’egida della CIA come “legione straniera” islamica impiegata dapprima in Afghanistan contro i Sovietici, poi nella ex Jugoslavia, Saddam Hussein, gonfiato di denaro e armi dagli USA in funzione anti-iraniana, poi eliminato come sappiamo, quando ha cominciato a dare fastidio all’Arabia Saudita. La stessa ISIS, altra creatura della CIA, destinata a essere impiegata contro la Siria di Assad e poi (forse) sfuggita di mano (ma magari anche no; non sempre i disegni dell’imperialismo mondialista seguono una direzione lineare).
In modo simile a quanto è avvenuto per altri articoli seriali che vi ho presentato sulle pagine di “Ereticamente”, adesso è venuto il momento di un aggiornamento. Ultimamente, proprio mentre ero intento alla stesura delle prime due parti di questo scritto, un conoscente mi ha segnalato un articolo, Islam e schiavismo, una storia dimenticata, pubblicato nel febbraio 2012 sul sito di argomenti storici Zweilawyer. Bisogna dire che, seguendo una brutta abitudine molto diffusa sul web, questo interessante pezzo non è firmato.
Come ben sappiamo, quella della pratica dello schiavismo, della riduzione di esseri umani a “cose” e strumenti di lavoro che possono essere comprati, venduti, scambiati, usati e abusati in qualsiasi modo, è una pratica che comunemente si attribuisce agli Europei; è un po’ la stessa cosa del razzismo: è del pari diffusa la credenza che esso sia una colpa esclusivamente “bianca”: disprezzare, odiare, voler opprimere o anche sopprimere altri esseri umani perché diversi, sarebbe una colpa esclusivamente nostra, senza accorgerci di quanto sia intrinsecamente RAZZISTA, di un razzismo volto contro di noi, ritenere che determinati crimini siano possibili solo a una determinata razza, la bianca. Entrambe le cose fanno parte di un ben congegnato sistema di sensi di colpa che ci viene iniettato precisamente allo scopo di farci accettare senza ribellarci il nostro suicidio etnico.
La verità storica, ovviamente, è molto diversa. La schiavitù è stata diffusa praticamente presso tutti i popoli fin dai primordi della storia umana, e in particolare nell’età medioevale i grandi mercanti di carne umana erano, appunto, gli islamici.
Furono proprio i mussulmani, arabi e berberi, a inaugurare la grande deportazione di schiavi neri con le loro razzie a sud del Sahara, anche se spesso bastava loro recarsi nei mercati locali e acquistare gli schiavi resi tali dalle continue guerre fra le tribù indigene. Il bestiame umano veniva avviato verso nord con marce lunghe e faticosissime che comportavano almeno il 50% di perdite, ma secondo alcune fonti si arrivava all’80%. Le piste lungo le quali si svolgeva il traffico di esseri umani erano facili da riconoscere, proprio per la grande quantità di scheletri disseminati lungo il percorso.
I neri non furono le sole vittime dello schiavismo islamico. L’articolo ricorda che il generale arabo Musa Bin Nusair ridusse in schiavitù 300.000 berberi non mussulmani, e successivamente portò dalla Spagna in Nord Africa come schiave 30.000 vergini visigote. Occorre anche tenere presente che poiché, per catturare schiavi, interi villaggi venivano razziati e distrutti, vi era un rapporto di 6-10 morti per ogni schiavo catturato. Ancora nel XIX secolo l’esploratore Richard Burton riferì di un episodio in cui vi furono qualcosa come 1000-2000 uccisi per catturare una cinquantina di donne da ridurre in schiavitù.
Noi potremmo aggiungere ancora qualche elemento a questo quadro che a ogni modo conoscevamo già: per secoli i corsari saraceni al servizio dei califfi, poi quelli barbareschi alle dipendenze della Sublime Porta di Costantinopoli, hanno battuto le coste dell’Europa meridionale saccheggiando, devastando, rapinando, uccidendo, principalmente con il preciso scopo di razziare schiavi. Sono cose, queste, che i testi e gli insegnanti di storia, tutti rigorosamente di sinistra, sempre intenti a ingigantire le colpe degli europei e a minimizzare quelle degli altri, si guardano bene dal raccontare ai nostri ragazzi.
Il vero volto dell’islam è questo, nel passato come oggi: barbarie, violenza, odio per la cultura, atrocità, e i diritti umani non concepisce nemmeno alla lontana cosa mai possano essere.
Di solito i non mussulmani non capiscono bene cosa intende un credente nella “religione del Profeta” quando parla dell’islam come della “religione della pace”. Il mondo islamico è “in pace” solo nel senso specifico che essendo già stato islamizzato, non necessita di essere ulteriormente sottomesso. Il mondo non islamico è il “Dar al Harb”, la “Casa della Guerra”, precisamente nel senso che deve essere conquistato, sottomesso all’islam, convertito con le buone o con le cattive (più, spesso, come dimostra la concreta pratica storica, con queste ultime). Tanto per essere chiari, non parliamo del Medio Evo ma di tempi molto più recenti: nel 1992 gli imam di Kartoum (Sudan) hanno emesso una fatwa che dichiara che per gli islamici, uccidere i non mussulmani, in quanto oppositori dell’islam, è giustificato e legittimo.
La forza di penetrazione dell’islam oggi potentemente sbarcato in Europa e anche nelle Americhe, è grandemente sottovalutata. Negli USA si sono recentemente segnalate 40.000 conversioni all’islam, ma solo i mussulmani canadesi sono più di 400.000.
In Messico la tribù di indios Tsotsil del Chiapas e in Venezuela la tribù Wayuu si sono convertite all’islam quasi per intero. In questi due casi, la conversione alla religione del Profeta è stato visto come uno strumento di ribellione contro il mondo “bianco”. Sono esempi che nell’America latina potrebbero trovare emuli sempre più facilmente.
Non parliamo, ovviamente, della situazione europea. A parte la situazione balcanica con l’immenso regalo fatto dalla NATO (dagli USA, guardiamo il burattinaio, non tanto la marionetta!) agli islamici nella crisi della ex Jugoslavia, bastano l’immigrazione e l’alto tasso riproduttivo degli immigrati confrontato a quello scarso e senescente degli Europei nativi, perché nel giro di pochi decenni questi ultimi diventino minoranze in un’Europa terzomondizzata e islamizzata. Cosa dire della situazione della Scandinavia dove i giovani danesi, norvegesi, svedesi, vivono ormai nel terrore delle gang giovanili islamiche?
Una cosa è certa, se non siamo noi ad agire per difendere il nostro futuro e quello dei nostri figli, nessun altro lo farà al nostro posto.
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