di Gianluca Padovan
Tra luce e buio.
La nostra tradizione è l’insieme, la sommatoria, di ciò che siamo stati nel passato e ci permette, se compresa correttamente, di riconoscerla in noi per affrontare il futuro.
Tradire una tradizione è non tramandare correttamente la stessa.
Ma che sarà di coloro i quali, avendo tradito la tradizione, ne formano un’altra e la considerano come tradizione?
Saranno loro la tradizione? Il loro operato diverrà tradizione?
Certamente. Questa è la regola del gioco. Almeno sul piano materiale essa può funzionare. Non sul piano trascendentale. Non fino a quando l’ultimo custode sarà eliminato ed ogni cosa appartenente ad essa, ovvero alla tradizione, sarà cancellato.
Eppure, anche in tale frangente, nell’essere umano la tradizione riscaturisce per via ancestrale.
E dalla nuova luce, anche da un suo semplice barlume, la tradizione tornerà ad illuminare acquistando progressivamente forza e potenza.
È la luce che prevale sulle tenebre, come quel qualcuno che un giorno accese per primo un fuoco.
La tradizione è un pensiero che illumina.
Tra passato e presente.
Tradizione è chi s’è battuto e per la storia ha perso. Tradizione è chi ha compreso ed è stato ammazzato.
Tradizione è il nostro passato, tradizione è il nostro presente.
Tradizione è per chi crede al di là della vittoria, al di là della sconfitta.
Tradizione è il pane col sapore di pane, l’acqua che beviamo e che ringraziamo per essere acqua.
Tradizione è vivere il significato di essere vivi, in una tradizione di lealtà, di rettitudine, di coscienza.
Tradizione è comprendere l’essenza della vita stessa e farla propria, vivendo del proprio e non a discapito del nostro prossimo.
Tradizione siamo ognuno di noi che crede in sé stesso nel rispetto dell’altro, senza dover ascoltare ammaestrato perché non s’è lasciato ammaestrare.
Tradizione sta in ognuno di noi affinché la tradizione esista e si perpetui anche al di là della tradizione stessa.