11 Ottobre 2024
Esteri Politica Usa

Trump contra Clinton: il duello di cartapesta – Umberto Bianchi

Sembra proprio che le luci della ribalta ultimamente si siano tutte puntate sul duello per la corsa alle presidenziali americane, tra il repubblicano Donald Trump e la (pseudo) democratica Hillary Clinton. Ambedue hanno oramai lasciato la politica, l’economia e tutte le tematiche che dovrebbero esser annesse ad una normale campagna elettorale, in qualche sperduto recesso dell’universo, optando invece per una disgustosa sceneggiata fatta di boutade, colpi bassi, dicerie e vigliaccate personali d’ogni sorta.

L’arcigno Trump svolazza nei sondaggi? Ed ecco che come dal cilindro magico di un prestigiatore la sig.ra Clinton si attacca ad alcune battutacce che il multimiliardario si sarebbe lasciato sfuggire, in un classico momento di cazzeggio. E allora apriti cielo! Trump ha parlato di “pussy”/figa, di tette, posteriori, lasciando tutti gli smielati benpensanti della middle class yankee con un palmo di naso. Ma come, a Trump piace la figa? Non è gay, pardon, “diversamente etero”? Mio Dio che orrore…Lui allora non se le lascia proprio cantare e ci va giù pesante: porta in tivvù alcune babbione che accusano il coniuge della non- più-bella Hillary, il famoso Bill “cerniera-svelta” Clinton, di averle molestate a sangue, in un caso, sino a giungere addirittura alla violenza fisica.

Se Hillary vola nei sondaggi, il vecchio Trump regge, invece, stentoreo. E lo show continua…pieno di una smielata e disgustosa ipocrisia. E allora ritorno alla mente ad uno dei tanti talk-show nostrani, recentemente incentrato sulle troppe morti di afro americani, a causa delle maniere un po’ forti della polizia yankee. Tra i vari partecipanti quel Luttwak, guitto caro alla CIA, troppo spesso ospite dei nostrani parlatoi tivvù che, d’improvviso, in un momento di distrazione, se ne esce chiamando gli afro americani “negri” e per questo, subito ripreso da una sua bella connazionale, spesso ospite delle nostre trasmissioni nel ruolo di spavalda analista politica delle cose Yankee. La tipa con fare indignato apostrofa l’ignaro guitto CIA. Vergogna! Ha chiamato “negri” quei poveri afro americani! Che linguaggio da razzistacci cattivi e quasi-nazisti! Belva! Certo, gli afro americani meglio ammazzarli con gentilezza di linguaggio e modi, meglio se inermi minorenni o poveri passanti.

E perché che dire del sistema giudiziario della patria mondiale dei diritti e della democrazia? Avete mai visto un mafioso italo americano con tanti bei morti sul groppone, finire sulla sedia elettrica? O che dire di quel ragazzaccio di Charles “Satana” Manson, autore della strage di Bel Air nel lontano 1969?

O di tutti i vari mostri maniaci, pluriomicidi, squartatori e cannibali sempre condannati al carcere perpetuo e mai, dico “mai” a morte? E invece a morte chi ci va? Guarda caso, sempre i poverelli, i poco abbienti ed i “negri”, anche dopo anni, senza alcun perdono o revisione processuale. Bello vero? Questo senza voler parlare delle stragi compiute qua e là nel mondo, degli errori e degli orrori compiuti per “esportare” amorevolmente e, per carità, con molta educazione e proprietà di linguaggio “politically correct”, democrazia e libertà in mezzo mondo, dal Viet Nam all’America Latina intera, dall’ Iraq all’Afghanistan, dalla Serbia alla Libia e via piacevolmente elencando, sino all’ultima birbonata in Siria, che ora dopo ora, giorno dopo giorno, sempre più va rivelandosi per quello che è: una sanguinosa trappola senza uscita che altro non fa che alimentare un integralismo sempre più fuori controllo…ma a Trump piace la gnocca e questo sì che è un vero scandalo! Senza neanche voler andare a rovistare nel lontano passato di aspirante attricetta, con tanto di soggiorno tra i salotti romani e Cinecittà, della ex-belloccia Hillary Clinton, dovremmo sempre ricordarci che i due di cui sopra, se la battono e se le danno per occupare il soglio di responsabili (almeno sulla carta, sic!) del paese da cui, ahimè, ad oggi, dipendono i destini politici ed economici di mezzo mondo e, pertanto, al di là di stupide simpatie per l’una o l’altra parte, sempre di presidenti americani si tratta, ovverosia di gente che, ad oggi, al di là delle belle parole, ad altro non pensa se non a trovare la maniera di rafforzare il dominio globale del modello Tecno-economico statunitense, per conto dell’una o dell’altra fazione dei Poteri Forti.

Chiarito questo punto e tornando al duello tra i due aspiranti Pontefici Usa, di fronte alle pluridecennali malefatte globali firmate States, sentir parlare di moralismi di vario genere, attraverso il morboso rovistamento della vita privata del proprio avversario politico, è cosa che produce un senso di schifo e di nausea anche nel più sprovveduto tra gli osservatori, ma non deve indurci a meraviglia più di tanto. L’ipocrita e peloso moralismo, la ricerca del pelo nell’uovo dell’altrui vita, non è solamente prerogativa di certo integralismo islamico, ma anche di certo integralismo occidentale, la cui radice va rinvenuta in una lettura integralista ed occhiuta del testo biblico.

Questo, con buona pace di tutti quei gonzi che perdono tempo e fiato a sbraitare contro l’integralismo islamico, dimentichi che gli attuali sfasci causati da quel perverso processo chiamato  Globalizzazione, altro non rappresentano che la pesante eredità di quanto preconizzato da quelle tanto decantate radici giudeo-cristiane, proprio attraverso l’esaltazione del denaro, come unico metro di misura delle umane cose (ricordate il detto calvinista “homo sine pecunia imago mortis est”?, sic!) e di cui i principali portabandiera sono proprio gli States ed i loro servitorelli occidentali. E, guarda caso, proprio andando a sollevare il disgustoso velo di falsità ed ipocrisia che pervade la campagna elettorale americana, al di là di fatti e fattacci vari, sempre lì si ritorna: alle radici malate di un monoteismo il cui scopo dichiarato sembra proprio esser quello di farsi onnipervadente ed asfissiante modello di vita e di sviluppo globale, usando qualunque mezzo a sua disposizione, senza più alcun rispetto, per nulla, niente e nessuno.

UMBERTO BIANCHI

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