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1 Maggio 2025
Attualità

Trump è un pericolo per la lingua italiana – Claudio Antonelli

Avvertenza dell’autore: la lettura di questo scherzoso articolo, pieno pero’ di male parole, è sconsigliata ai “minori non accompagnati”

I dazi e le tariffe introdotti da Trump costituiscono un pericolo per la lingua italiana.  Gli amanti dell’itangliano (itanglish, itanglese, italese, italianese), vero esercito in Italia, potrebbero infatti non resistere ai loro impulsi anglofoni e buttarsi quindi a pesce su “custom duties” e “tariffs”, azzerando i nostri “dazi” e le nostre “tariffe”. Ma, nonostante tutto, “dazio” dovrebbe resistere all’abbraccio mortale degli anglicismi grazie alla sua sonorità, brevità, e alla varietà di detti e frasi che lo contengono tra cui “il fare lo scemo per non pagare il dazio”, cui mai gli italiani rinuncerebbero. Conto inoltre sulla resilienza delle nostre “tariffe”, che infatti non fanno che crescere.

In Italia, terra dove gli anglicismi trionfano, un pericolo linguistico ben piu’ grave che i “custom duties” e le “tariffs” proviene, secondo me, dall’espressione “kissing my ass”, fuoriuscita di recente dalla bocca di Trump; il quale, per esprimere l’idea che i capi di governo attraverso il mondo morivano dalla voglia di fare un accordo con lui, ha detto: “I am telling you, these countries are calling us up, kissing my ass.”  

Vuoi vedere, mi sono detto a mia volta, che dopo tante perdite di parole italiane validissime, come fiasco rimpiazzato da flop e con un’infinità di altri barbarismi inglesi incorporati ormai alla lingua di Dante, ci giochiamo adesso anche il nostro italianissimo “vaff…” a vantaggio del “kiss my ass” americano (il fuck you e il fuck off non avendo finora attecchito)?

I dizionari d’inglese alla voce “ass kissing” spiegano: “Vulgar. The practice or an instance of attempting to curry favor by the excessive use of compliments, praise, or the like”. La frase, in Italia, ha scandalizzato popolo ed élite.  La sinistra, per non smentirsi, ha colto l’occasione per insultare, gongolante, il primo ministro: “La Meloni va a baciare il culo a Trump”. E in realtà ha insultato l’Italia, perché la Meloni rappresenta l’Italia. Ma nello Stivale settarismo, faziosità, odi civili prevalgono su interesse e dignità della nazione.

La menzione di certe parti intime è frequente nel nostro parlare. Ma sul “baciare” evocato da Trump prevale il “rompere”, perché gli italiani baciano tutt’al piu’ la pantofola del Papa o di altri in autorità. Tra le tante espressioni implicanti il sedere, parte anatomica tirata in ballo da Trump, mi limitero’ a ricordarvi: “Rompersi il cu…”, “Mi sono fatta un cu… della madonna” (frase che ho udito pronunciare in Tv), “Hai avuto una botta di cu…”, “Nessuno è pronto a dare il cu… per me”, ecc. ecc.

Se gli italiani adottassero l’anglicismo “kiss my ass” al posto di “vaff…” correrebbero inoltre un rischio sul piano giuridico. La Suprema Corte di Cassazione italiana ha infatti stabilito che “vaff…” non è un’offesa. I giudici hanno posto sullo stesso piano “vaff…” ed altre espressioni simili che “pur rappresentative di concetti osceni o a carattere sessuale sono diventate di uso comune e hanno perso il loro carattere offensivo”. Ma non si sa cosa avverrebbe davanti ai nostri tribunali se nel “bel paese là dove ‘l si’ suona” (Dante), anzi suonava, gli assholes ammalati di xenofilia adottassero il trumpiano “kiss my ass”.

Tutti si sono scandalizzati in Italia, dove pur tuttavia l’ass kissing è molto diffuso grazie ai suoi numerosi trasformisti ed opportunisti.  Sono decenni oltretutto che in Tv e sui giornali le nostre élite, i politici, i giornalisti, i conduttori televisivi e un po’ tutti “sfruconano” linguisticamente con diletto le abbondanti terga anglo-americane per alimentare di linfa vitale l’“itangliano” (itanglese, itanglish, italese, italianese); che è l’idioma prediletto dei nostri sciuscià linguistici, devoti ass-kissers dello straniero. E contro i quali noi, rispettosi della dignità della nostra patria d’origine e della sua lingua, continueremo impavidamente a combattere ricorrendo, se necessario, anche alle male parole.

2 Comments

  • alfonso 21 Aprile 2025

    the most stupid article I’ve ever read.

  • Claudio Antonelli 24 Aprile 2025

    LA MIA RISPOSTA AD ALFONSO
    Invece di articolare almeno un po’, da persona normale, il proprio pensiero esprimendo una o due idee circa le ragioni della sua opposizione al mio scritto, Alfonso, dall’alto del suo scranno di giustiziere che non fa prigionieri, m’infligge una sentenza di condanna con una frase che a me sembra il corrispettivo di quel “vaff…”, caro agli italiani e di cui io anche tratto nell’articolo.
    Quanto alle idee sottese a questo mio articolo, in apparenza goliardico, Alfonso non ha la minima idea. Lo invito allora a cercare di consultare i due libri che finora io ho pubblicato sull’anglo-italiano che affligge il parlato e gli scritti nello Stivalone: “L’italiano, lingua in tilt” (Firenze: Edarc, 2014, 253 pagine); “L’anglo-latinorum degli italioti – La disgregazione di una lingua e di un’identità” (Firenze: Edarc, 2024, 319 pagine).
    Colgo comunque l’occasione di enunciare qualche idea di base della mia difesa dell’italiano dagli amplessi contro natura con la lingua inglese.

    (“L’anglo-latinorum degli italioti – La disgregazione di una lingua e di un’identità” p. 5): “In una lingua, l’esame particolareggiato di certi termini e locuzioni ci permette di entrare in un mondo di idee, di valori, di comportamenti, di gusti, che rivelano molto sul carattere e lo spirito della nazione di cui questa lingua è la preziosa voce. Io ho cercato, attraverso un lessico estemporaneo, presentato in ordine alfabetico, di meglio capire e far capire l’Italia e gli italiani; rivelando, inevitabilmente, la mia anima, ossia le idee e i sentimenti che la dominano. Subito apparirà, quindi, che il mio forte amore per la nostra Nazione e per la sua lingua è in netto contrasto, nel Bel Paese, con un diffuso sentimento di esterofilia e una mancanza di dignità nazionale, di cui l’inglese farlocco (Fake English), sempre più invasivo, è un rivelatore triste e ridicolo. Il quale rischia di degradare il nostro profilo identitario, oltre che offuscare in molti casi la chiarezza del messaggio.”

    (“L’anglo-latinorum degli italioti – La disgregazione di una lingua e di un’identità” p. 8): “Difendere l’italiano dagli amplessi contro natura (mi si perdoni l’ardire) dell’inglese non è andare contro la storia, la modernità, il progresso e il multiculturalismo, ma è semplice rifiuto di farsi subordinare, trasformare, denaturare, emarginare. Invece d’innestare nel corpo della lingua italiana spezzoni di frasi e termini stranieri, in un ridicolo e nocivo processo di trapianto linguistico contro logica e natura, gli italiani sempre pronti al copia e incolla dovrebbero invece imitare lo spirito anglosassone, portato più del nostro all’osservanza delle regole, alla chiarezza della comunicazione e del linguaggio, e al rispetto del cittadino cui è diretta la comunicazione.”

    (“L’italiano, lingua ‘in tilt’”, p. 2): “Bisogna essere, si’, per la lingua viva e accettare quindi le inevitabili adozioni di parole straniere, adottandole se possibile al nostro contesto linguistico, anche se a tutta prima certi adattamenti possono apparire non troppo convincenti perché l’orecchio non vi si è ancora fatto. Ma è stupido e autolesionismo linguistico sostituire con esse termini italiani perfettamente validi. Oltre al ridicolo della cosa è da rilevare l’effetto d’impoverimento che questi “prestiti” hanno sulla lingua italiana in cui tante parole sono rimpiazzate dalla paroletta americana mal pronunciata e qualche volta mal scritta. Cio’ avviene perché gli Italiani sono dei gran adoratori del feticcio della moda (ed amano salire sul carro dei vincitori, dei piu’ forti, piu’ moderni…) A chi vive all’estero questo scimmiottamento della lingua inglese appare ancora piu’ ridicolo a causa della particolare sensibilità che una vita “in casa altrui” ha saputo dare a noi espatriati.”

    Ed ecco adesso alcune righe per aiutare Alfonso, un po’ confuso nelle sue evidenti frustrazioni, a capire un po’ meglio se stesso:

    (“L’italiano, lingua ‘in tilt’”, p. 2): “Dicevo che pochi in Italia avvertono il ridicolo di questo fenomeno. Noi siamo un popolo per il quale le mode, lo spirito d’imitazione e, purtroppo, anche il servilismo sembrano ormai far parte del DNA nazionale.”

    (“L’italiano, lingua ‘in tilt’”, p. 4): “Il tema da me trattato, ossia le grottesche acrobazie imitative degli Italiani in danno della lingua nazionale, non sarà ritenuto da molti degno di considerazione. E sarà inutile far valere che la lingua è una sorta di bandiera, dato che molti di loro si considerano ‘cittadini del mondo’, e la bandiera italiana se la mettono in ‘quel posto’ (vedi Bossi). Cosa volete, l’opportunismo è parte inscindibile del DNA italiano. Del resto, come appare chiaro anche consultando le carte geografiche dell’’Antica cartografia d’Italia’, attualmente esposte alla ‘Casa d’Italia di Montréal’, l’Italia, impero romano a parte, per gran parte della sua storia è stata dominata dallo straniero.”

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