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5 Febbraio 2025
Controstoria Rsi

Tutti a casa… Settant’anni dopo – Franca Poli

Tempo addietro in più occasioni, su varie pagine e riviste on line, Ereticamente in primis, ho raccontato la storia, raccolta da alcuni vecchi articoli di Renzo Rossi, giornalista conselicese che scrive per il Carlino, di quattro Marò della Decima Mas sepolti nel cimitero di Conselice. In molti hanno letto e condiviso la notizia. Senza nessuna pretesa, ma con sistematico impegno abbiamo cercato di fare informazione, ricerca storica seria e a volte si ricevono soddisfazioni che non hanno prezzo. Questa la mail ricevuta da Andrea Greco nel maggio scorso:
“Buona sera, volevo ringraziarla perchè, grazie al suo articolo “Gli uomini che scelsero l’onore” ho rintracciato il luogo di sepoltura del mio prozio, Franco Lualdi, e sono riuscito a portarlo, dopo 70 anni, a riposare insieme alla sua famiglia”.

Perchè parlarne ancora dunque? La novità di oggi è che grazie, al serio impegno alla dedizione, alla testardaggine perfino, dell’ingenere di Cotignola Fabrizio Turchi la storia ha un seguito e un lieto fine che desidero raccontarvi.

Brevemente l’antefatto: nel cimitero di Conselice, giusto alla sommità della 13a arcata del porticato, c’era una lapide con incisi i nomi di quattro giovani morti durante la guerra in terra di romagna: Carlo Quadrati, Mauro Monopoli, Costante Viviane e Franco Lualdi, tutti appartenenti al Battaglione Lupo della X Mas e morti nel 1945, mentre combattevano lungo l’argine del fiume Senio, per contenere l’avanzata angloamericana. Furono tre mesi di scontri durissimi, sostenuti coraggiosamente, in prima linea, verso forze enormemente superiori, soverchianti, e le compagnie del principe Borghese, subirono un altissimo numero di perdite. Le vicende umane dei quattro giovani venuti a morire nella nostra campagna, sono strettamente legate alle sorti del Battaglione Lupo, infatti è nel rapporto del comandante Strippoli, in merito allo schieramento del suo battaglione, che si poteva leggere:
“Ai primi di gennaio del 1945 la Compagnia si spostò ad Ovest di Alfonsine, lungo l’argine sinistro del Senio, dove da parte nemica era molto intensa l’attività delle pattuglie” e dove Mauro Monopoli offertosi di individuare uno dei centri di fuoco che controllavano le nostre posizioni, consapevolmente e con coraggio, si avventurò su un campo minato… si abbattè al suolo colpito dallo scoppio di una mina”.

Nel resto del documento si trovano notizie anche su Franco Lualdi.

“È nel settore di Fusignano dove operava la 2a Compagnia che nella notte dal 15 al 16 gennaio 1945 il guardiamarina Cardillo e il sergente Lualdi uscirono dalle linee per un’azione di pattuglia, ma scoperti e bersagliati dal nemico si abbatterono gravemente feriti. Ritrovati da un’altra pattuglia e trasportati in ospedale successivamente vi decedettero”.

I quattro giovani vennero sepolti, in un primo momento, nel provvisorio cimitero di guerra tedesco, furono poi riesumati e tumulati in Conselice nel luglio del 1962 quando i caduti germanici vennero trasferiti nel sacrario tedesco al passo della Futa. Dai documenti trovati in Municipio è stato possibile verificare che, in seguito alle ricerche fatte sulla provenienza dei soldati per restituire le salme alle famiglie di origine, i resti di Carlo Quadrati erano stati trasferiti nel giugno 1970 al cimitero di Massa Carrara, quelli di Mauro Monopoli nel marzo 1970 a Pisogone, dove lo seppellirono il fratello e la madre ancora in vita. “Avevo quattro anni” si legge in un’intervista al fratello Luciano “quando mio fratello Mauro si arruolò nella X MAS – 1a Compagnia, Battaglione Lupo. Dopo l’8 settembre del 1943 molti si erano trovati davanti alla scelta di diventare disertori, oppure arruolarsi nell’esercito della RSI, i miei mi raccontarono che mio fratello fece volontariamente quest’ultima scelta”.

Erano rimasti dunque, dietro la vecchia lapide del cimitero di Conselice, solo i resti di due soldati in grigioverde Costante Viviane e Franco Lualdi.

Quest’ultimo, come vi dicevo tornato a casa a maggio scorso, aveva lasciato Napoli, dove era al sicuro ed era salito al nord per aderire volontariamente alla RSI e aveva incontrato la morte. Restava a Conselice un solo Marò, Costante Viviane, di lui nella lapide non era indicato nemmeno l’anno di nascita, per certo si sa che anch’egli offrì la sua giovane vita alla Patria.

Ieri finalmente anche lui è tornato a casa e solo grazie alla tenacia di Fabrizio Turchi che ha telefonato ripetutamente al comune di nascita di Viviane, per tentativi alle famiglie con lo stesso cognome che ancora risiedono in quel paesino del Trentino che aveva visto i natali dello sfortunato Marò. E finalmente il successo. Anche l’ultimo Marò ieri è stato riportato al suo paese. Mi scrive Fabrizio, “Una volta chiusa l’urna nella vettura del nipote stamani, lo stesso ha detto ad alta voce: “zio, si torna a casa”: queste parole per me sono la più grande ricompensa a questi mesi di ricerche personali”. Davvero una grande soddisfazione per te, per tutti noi che amiamo la storia, che onoriamo il sacrificio che tanti giovani coraggiosi offrirono alla Patria. Finisce così con un sorriso la storia tristissima dei quattro Marò di Conselice, e quale giornata migliore di oggi per ricordarli in eterno? Il 23 settembre iniziò l’avventura dei giovani che scelsero l’onore combattendo nella Repubblica Sociale e il 23 settembre di settantuno anni dopo finisce con ognuno di loro finalmente tornato a casa.

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