durante le “primavere arabe” per sollecitare l’indignazione popolare contro i potenti in fuga. Non soltanto Janukovye — dicevo — ma anche e certamente di più la sua diafana concorrente. Yulija Tymoshenko, infatti, partendo da una modesta posizione di funzionario del settore energetico pubblico — in epoca sovietica — ha poi gradualmente costruito un privatissimo “impero del metano”, portando avanti in parallelo carriera politica ed affari, e diventando più o meno contemporaneamente Primo Ministro e — come è soprannominata — “Principessa del Gas”.
Dopo di che, ha costruito la sua immagine: si è fatta bionda (in realtà è bruna come una hawaiiana), ha adottato un’acconciatura di stile ultra-tradizionale, e si è atteggiata a “vittima del regime” (con tanto di sedia a rotelle) quando è stata incarcerata per un affare di interessi privati nella importazione di gas. I fatti di questi ultimi giorni sono noti: quando il Presidente Janukovye ha rifiutato di firmare un accordo di “associazione” all’Unione Europea, una folla di dimostranti si è riunita “spontaneamente” (???) per reclamare la firma del trattato associativo e, successivamente, un cambio di governo e le dimissioni del Presidente della Repubblica; Governo e Presidente — giova ricordarlo — erano espressione non di una dittatura di stampo arabo, ma di una procedura democratica di tipo occidentale. La “protesta pacifica” — sotto una precisa regia — si è rapidamente trasformata in rivolta, con tanto di infiltrati (ma sarebbe più esatto parlare di manovratori) dotati di elmetti ed armi da fuoco, con tanto di assalti cruenti contro i cordoni della polizia, con tanto di occupazioni di edifici pubblici e di sedi di Ministeri. La tappa successiva era — sempre secondo lo sperimentato copione delle primavere arabe — l’indignazione sincronizzata di USA, UE ed ONU, che accusavano l’aggredito Janukovye di essere l’aggressore e gli rimproveravano una “repressione feroce” delle mansuete manifestazioni di dissenso. I risultati di tutto ciò sono noti: Janukovye costretto a lasciare, il ritorno della sconfitta Tymoshenko (ad onta dei risultati elettorali) e la reazione della Russia. Questa si è ripresa intanto la penisola di Crimea (regalata da Krusciov all’Ukraina nel 1954), nell’attesa di regolare poi la questione degli altri territori ukraini a maggioranza russa.
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