Nei due precedenti articoli di “EreticaMente” da noi dedicati al tema dei rapporti fra Disney e Mussolini abbiamo tentato, collezionando un grande numero di “voci” giornalistiche e saggistiche, di mettere ordine nelle fonti relativamente a quattro aspetti cruciali della vicenda: le date reali del viaggio di Disney e famiglia in Europa e in Italia, l’apprezzamento dei Mussolini e di altre autorità per la produzione disneyana, l’incontro fra il Mago di Burbank e il Duce e il destino delle pubblicazioni disneyane in Italia dopo il 1938. Con il passare del tempo sempre nuovo materiale storiografico viene alla luce e altre “voci” si aggiungono al coro. Ecco dunque che si rende necessario un nuovo aggiornamento. Precisiamo che le immagini di corredo iconografico a questo articolo sono tutte tratte dalla stampa internazionale o da filmati del 1935.
1935 – Disney in Italia
Il contributo più importante per questo nostro terzo intervento ci viene dal Professor Stefano Gelsomini, un prezioso contatto che ci ha aiutato più volte durante le nostre amatoriali ricerche. Nel corso dell’anno scolastico 2020-2021, gli alunni della 1a C della Scuola Media “Enrico Fermi” di Romano di Lombardia, guidati dal Gelsomini, loro insegnante di Lettere, hanno rintracciato, organizzato e analizzato una mole impressionante di testimonianze d’epoca pubblicate sulla stampa italiana e internazionale a proposito del viaggio turistico-commerciale di Disney e famiglia in Europa nell’estate del 1935: si tratta di oltre 300 articoli, che vanno a comporre un fondo di grande valore storiografico che qui chiamiamo per semplicità “Emeroteca Prima C”. Questo imponente lavoro di indagine si è concentrato sulla tappa italiana della trasferta ed è stato successivamente condensato dal Gelsomini, nel giugno 2021, in un elaborato di 42 pagine che ha ottenuto il plauso dello storico disneyano Didier Ghez, autore del celeberrimo saggio Disney’s Grand Tour. Il titolo dell’opera, che andiamo ad analizzare nel dettaglio, è 1935 – Disney in Italia: il suo soggiorno raccontato dai giornali dell’epoca.
Il percorso narrativo inizia con un’introduzione dove viene riportata per intero un’autobiografia di Walt Disney, intitolata Confidenze di W. Disney, apparsa sulla “Gazzetta di Venezia” il 12 maggio 1935: la nascita nel 1901, a Chicago; l’arruolamento nelle esercito USA durante la Prima Guerra Mondiale; la nascita di Topolino; gli Studios; la moglie Lillian che un tempo era stata sua dipendente; il fatto che tutti i guadagni della “ditta” venissero investititi nelle nuove produzioni… Si tratta di una sorta di autoreferenziale “affresco pubblicitario” firmato dal cineasta, per preparare il lettore e lo spettatore italiani. Preparare a cosa? Al fatto che due mesi dopo il grande pubblico avrebbe ammirato alcuni cartoni animati disneyani in concorso alla III Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: “Pasticciopoli”, “Topolino meccanico”, “Re Mida”, “Fanfara”, “Il piccolo brigante” e “Giochi nell’acqua”; un comunicato stampa pubblicato sotto l’autobiografia ricordava il grande successo di Disney alla II Mostra del 1934.
Il primo capitolo del volume di Gelsomini e dei suoi alunni si occupa della tappa lombarda, avvenuta fra il 12 e il 19 luglio. Era stata annunciata sui giornali transalpini quando Disney lasciò la Francia, per cui il padre di Topolino avrebbe riposato per qualche giorno sul Lago di Como: in realtà non si trattava semplicemente di svago, perché in quell’occasione il cartoonist si recò da Mondadori per mettere a punto il passaggio dei diritti per la pubblicazione dei fumetti dal fiorentino Nerbini (che aveva lanciato Topolino in Italia) all’editore-magnate milanese. Si fa riferimento anche al contatto fra Toscanini e Disney avvenuto a Londra durante la fermata britannica del quartetto americano.
A Milano Disney incontrò Ricordi (come riportarono “Il Mattino Illustrato”, la rivista “Cinema” e altre pubblicazioni), per discutere sui diritti delle colonne sonore dei suoi (futuri) lungometraggi, a partire ovviamente da Fantasia; in alcune interviste (per esempio al “Corriere della Sera”) Disney parlò dei suoi progetti: Biancaneve (ormai imminente), Pinocchio (in Italia Disney avrebbe raccolto parecchio materiale per questa produzione, come scrisse “Il Messaggero”) e Bamby (il cui titolo definitivo sarebbe stato Bambi).
Nel secondo capitolo il volume affronta la breve sosta bresciana (19 luglio mattina): Disney si fermò al Caffè Principe e visitò i principali monumenti della città lombarda (reportage del “Popolo di Brescia”).
Il 19 luglio sera (terzo capitolo) i Disney sono a Venezia, là giunti in auto da Milano. Una rapida visita: sosta all’Hotel Danieli, gita in motoscafo e in gondola nei canali, l’ascolto di alcune serenate e poi partenza in treno poco prima di mezzanotte, alla volta di Roma Termini (ne parlarono essenzialmente “Il Gazzettino”, “La Gazzetta di Venezia”, “Il Corriere della Sera” e “Il Messaggero”).
Il quarto capitolo è dedicato a quella che sicuramente è la tappa politicamente più importante (e più discussa) del viaggio italiano dei Disney: il soggiorno a Roma, avvenuto fra il 20 e il 22 luglio 1935. “Il Messaggero”, “La Stampa”, i cinegiornali dell’Istituto Luce e l’Agenzia Stefani coprirono gran parte di quei giorni. Il 20 luglio sera si svolse la celebre serata di gala (a scopo benefico) presso il cinema Barberini, dove Disney e consorte erano in compagnia di Galeazzo Ciano (Ministro per la Stampa e Propaganda, oltre che genero del Duce) e di Edda Mussolini Ciano (figlia del Duce e moglie di Ciano); insieme a loro c’era anche Luigi Freddi (il Direttore generale della Cinematografia presso il Ministero della Propaganda guidato da Ciano). Sulla stampa americana apparve anche la notizia che Disney fu l’ospite d’onore di un ricevimento organizzato da Cianno all’Hotel Ambassador, dove ricevette una foto autografata di Mussolini; di questo ricevimento non parlerà mai nessun giornale italiano…
La vacanza romana, a partire da questo “ricevimento fantasma”, comincia dunque a tingersi di leggenda; il vero inizia a confondersi con il verosimile, con il probabile e con il falso. A Roma Disney rilasciò molte interviste, che furono sintetizzate e condensate dall’Agenzia Stefani in un lancio che apparve su svariati quotidiani italiani. Si tratta della tipologia di pezzo, più lungo e articolato, che vedremo più avanti in alcuni esempi tratti dalla “Emeroteca Prima C”.
Nel quinto capitolo, intitolato 21 o 22 luglio – Disney e l’incontro con il Papa e Mussolini, Gelsomini affronta l’argomento che a noi più interessa ai fini della nostra ricerca. Secondo il lavoro dei ragazzi di Romano di Lombardia, l’incontro con il Papa non ebbe luogo, nonostante la notizia venisse riportata sulla stampa statunitense. Per quanto riguarda l’incontro, vero o presunto, con il Duce, il problema si pone. La stampa italiana – tramite lanci di agenzia della Stefani – dice chiaramente che Disney e sua moglie furono ricevuti da Ciano, che li intrattenne “in cordiale colloquio”; si parla anche della serata di gala al cinema Barberini; non si parla di incontri con Mussolini. In Europa i giornali ripubblicano l’agenzia Stefani, aggiungendo talvolta la notizia del party all’Ambassador, senza però menzionare la foto autografata; nemmeno i quotidiani europei parlano di un incontro con il Duce. La notizia dell’udienza con il Papa, dell’incontro con Mussolini, della foto autografata ricevuta all’Hotel Ambassador appare solo sulla stampa americana, grazie ai lanci dell’agenzia United Press. I quotidiani americani raccontavano dunque il falso? O erano male informati? Il fascicolo Disney in Italia precisa che la UP era all’epoca diretta da Thomas Morgan, che ebbe sempre una posizione favorevole all’Italia; nella UP lavorava anche un infiltrato dell’OVRA, Luigi Boschetto, che mandava all’organizzazione una nota giornaliera su quanto accadeva nell’agenzia; scrivono i ragazzi guidati da Gelsomini:
Sicuramente è alquanto anomalo che un’agenzia di stampa come la United Press possa aver “inventato” un simile dettaglio, pubblicandolo solo al momento della partenza da Genova. Forse i motivi di questi silenzi ed omissioni incrociate tra le varie agenzie di stampa sono da attribuire a motivi geopolitici e da quali lettori la notizia doveva essere letta: italiani, europei od americani. Anche perché, negli archivi americani, si trova traccia di un altro lancio di agenzia (non indicata) che su Disney afferma solamente: “ …sailed today aboard the liner Rex. …also aboard… Walt Disney, creator of Mickey Mouse, accompained by Mrs. Disney”. Considerando che questo lancio anticipa di 24 ore quello della U.P., forse si potrebbe pensare al necessario arrivo di un nulla osta alla pubblicazione. Tanto che questo primo lancio sembra poi scomparire dalle pagine, sostituito da quello della U.P.
Vedremo più avanti, quando entreremo nei dettagli dei giornali della “Emeroteca Prima C”, alcuni di questi articoli.
Del più rilassato soggiorno napoletano (22/24 luglio) tratta il sesto capitolo del volume. “Il Messaggero”, il “Roma”e “Il Mattino” sono i giornali che più si occupano di questo particolare momento italiano dei Disney. Oltre al capoluogo campano il gruppo visitò Pompei, Sorrento e Pozzuoli, muovendosi autonomamente in macchina. Interessante (anche per il nostro lavoro su Disney e il Nazionalsocialismo) è la parte finale del capitolo, dove Gelsomini rende conto di un colloquio fra Disney e la giornalista Lea Minunni del “Mattino Illustrato”; alla fine dell’intervista la giornalista chiede al cineasta una foto di Diane, ma Disney la nega, asserendo che per un uomo importante è pericoloso mostrare al pubblico l’aspetto dei figli; il riferimento è al caso Lindbergh. Vedremo più avanti, però, che al “Corriere della Sera” quella foto Disney l’aveva data…
Il settimo capitolo si occupa dei Disney a Genova, il 25 luglio, la città dalla quale salparono a bordo del transatlantico italiano Rex (dopo il tragitto tirrenico da Napoli), per tornare – via Gibilterra – negli Stati Uniti, diretti al porto di New York. Come giustamente si legge nel volume,
la partenza da Genova assume i contorni del saluto ufficiale all’Italia. Grazie alla Italian Liners Society e al suo presidente Nicolò Capus, abbiamo ricevuto anche l’mmagine, quasi dimenticata di un Walt Disney giocoso che scherza con dei suoi piccoli ammiratori in una sala del Rex durante quella che appare essere una festicciola, forse un compleanno. Sembra che in quel momento a bordo del Rex ci fosse un giovane destinato a diventare una delle stelle della musica internazionale: Arturo Benedetti Michelangeli. Purtroppo di questa coincidenza non è stato possibile trovare un riscontro nei file dove sono registrati tutti gli sbarchi a New York, dove Disney vi appare.
Il lavoro del Prof. Gelsomini e dei suoi alunni non termina con Disney “fisicamente” in Italia, ma si spinge oltre. L’ottavo capitolo è infatti dedicato alla III Mostra del Cinema di Venezia (agosto 1935), dov’erano in concorso alcuni cartoni animati disneyani, come anticipato, molti dei quali della serie “Silly Symphonies”. In particolare il cartone animato di Topolino The Band Concert (quello che, come vedremo dettagliatamente, aveva persino entusiasmato a Londra il direttore d’orchestra Arturo Toscanini) aveva vinto la Medaglia d’oro della Confederazione Nazionale Fascista Professionisti e Artisti, come migliore film d’animazione, in quanto riassumeva con fantasia fiabesca tutte le qualità dell’arte unica ed inimitabile di Walt Disney.
E non è finita qui, con le considerazioni sull’apprezzamento verso l’animazione disneyana da parte della famiglia Mussolini e delle alte cariche fasciste:
20 agosto – al Giardino delle fontane luminose, Excelsior Palace Hotel, Lido: “Cookie carnival”, cortometraggio e “The golden touch” cortometraggio, 10 minuti. La cronaca del Gazzettino è ricca di dettagli: “Hanno chiuso la serata, alla quale assistette in parte anche S.E. il Maresciallo dell’Aria on. Italo Balbo… due nuovi disegni animati di Walt Disney: “Carnevale” e “Il Tocco magico”.
Il cartooning disneyano, inoltre, aveva una sua “etica” che non poteva dispiacere al Fascismo (“Il Regime Fascista” del 21 agosto scrisse che quei cartoni animati servivano “a ricreare lo spirito”). Il volume prosegue nella cronistoria dell’animazione disneyana alla III Mostra del Cinema di Venezia, ricordando due serate speciali riservate ai più piccoli. La prima si tenne presso l’Excelsior Palace Hotel – Lido: si trattava della proiezione, a pagamento, di un cartellone di cartoni animati disneyani; gli adulti potevano entrare solo in quanto accompagnatori dei bambini. La seconda serata fu ancor più particolare, essendo riservata ai piccoli malati dell’Ospedale del Mare, una vera e propria “cittadina climatica”, attrezzata e autosuffciente, capace di ospitare cinquemila degenti; fu allestito un grande schermo per proiettare i cartoni ai ragazzini ospedalizzati; quelli che non si potevano muovere dalle camerate, sentivano comunque il sonoro e le risate degli amici più fortunati. Raccontò di questo evento Filippo Sacchi sul “Corriere della Sera”, un giornalista che, come vedremo, fu uno dei “disneyani” più entusiasti nella stampa italiana di quelle settimane.
Nel nono, breve capitolo Gelsomini parla delle foto di Disney pubblicate sui periodici in occasione del soggiorno italiano: potevano essere foto date ai giornalisti dallo stesso Disney (autografate o meno), foto scattate sul momento (alla stazione Termini, sul Rex…), con personaggi famosi oppure con piccoli ammiratori. Talvolta le redazioni pubblicavano curiosi collage fotografici.
Il decimo capitolo si intitola La Regina d’Italia ama i cartoni animati: durante tutto il 1935, sulla stampa internazionale (anche di paesi lontani, come sugli australiani “The Dubbo Liberal” del 29 gennaio e “The Herald” del 31 gennaio, oppure sul neozelandese “Stratford Evening Post” del 21 febbraio), apparvero curiosi trafiletti, ripetuti in maniera sempre identica (evidentemente ripetizioni di un unico lancio di agenzia) che illustravano il gradimento della Regina Elena del Montenegro per l’animazione americana e per quella disneyana in particolare; la Regina fece acquistare sue copie personali di alcune “Silly Symphonies” per farsele proiettare privatamente nella sala cinematografica a Palazzo Reale; dunque il favore ad alto livello politico per i prodotti disneyani non era prerogativa dei Mussolini, ma persino della famiglia reale! Ne riparleremo più avanti…
Nell’undicesimo capitolo Stefano Gelsomini intervista in esclusiva Paolo Chiarelli, figlio del giornalista Ferdinando Chiarelli che nel 1935, per “Il Giornale d’Italia”, intervistò Walt Disney. Il lavoro del padre, che fu anche inviato di guerra in Abissinia e in Spagna, emerge nei ricordi del figlio.
Il dodicesimo capitolo è dedicato a brevi schede biografiche degli altri giornalisti che intervistarono Disney o comunque scrissero su di lui articoli firmati negli anni ’30; tra questi il grande giallista Giorgio Scerbanenco.
Nel tredicesimo capitolo appare un’altra intervista di Gelsomini; l colloquio è stavolta con Marco Spagnoli, regista del documentario Buena Vista Walt Disney e l’Italia: una storia d’amore; Spagnoli parla dell’interesse per la produzione disneyana da parte del pubblico italiano.
Nell’appendice al volume sono riportate alcune notizie minute che Walt Disney avrebbe potuto leggere sui giornali dello Stivale durante la tappa italiana del suo tour europeo: la nuova banconota da 10 lire, un elefante che attraversa le Alpi, Marconi che fa esperimenti di trasmissioni d’immagini, la Fiat 1500, etc.
Il fascicolo si chiude con l’indice della ricchissima “emeroteca”: l’elenco completo degli articoli di giornale e rivista che Gelsomini e i suoi ragazzi hanno consultato per questa straordinaria ricerca – e dei quali noi vi renderemo dettagliatamente conto più avanti.
Come postfazione Gelsomini pubblica una divertente curiosità, tratta da “Il Piccolo della Sera” del 25 ottobre 1935 (e confermata successivamente dalla stampa americana), per cui Topolino avrebbe un “bisnonno” nell’Antico Egitto: i costruttori delle piramidi, infatti, avrebbero avuto fra i personaggi preferiti della favolistica infantile (disegnata su papiro) proprio un piccolo topo e altri animaletti (tanto che negli USA si parlò anche del bisnonno di Felix the Cat).
Un estratto di 1935 – Disney in Italia, sempre a firma Stefano Gelsomini, è apparso in Rete sul sito “Luce per la didattica” dell’Istituto Luce il 15 luglio 2021, con il titolo Intorno a un cinegiornale Luce: Walt Disney a Roma. Leggiamone i passi salienti:
Preso il treno notturno da Venezia, il 20 luglio 1935 Walt Disney, il grande cartoonist americano papà di Topolino, arriva a Termini. (…) La moglie Lillian è lì accanto, il fratello Roy e la cognata Edna sono un passo indietro, ad attenderlo il commendator Luigi Freddi, Direttore generale per la cinematografia. Disney è in Italia nell’estate del 1935, ultima tappa del suo “tour” europeo, dove piacere, turismo ed affari si mescolano di continuo. A Milano ha firmato accordi con Ricordi per l’uso dei grandi autori italiani di musica classica nei suoi cartoni e con Mondadori per la pubblicazione della rivista “Topolino” per i tipi dell’editore milanese. (…) La stampa americana aveva annunciato che sarebbe stato ricevuto in udienza da Papa Pio XI e che anche Benito Mussolini gli avrebbe aperto le porte del suo studio; le aspettative erano molto alte sul piano internazionale, ma i due incontri non si concretizzarono, anzi, forse, solo quello con Mussolini ebbe luogo, ma non nelle canoniche forme ufficiali che ci si attendeva. Il battage pubblicitario era iniziato qualche mese prima con un articolo firmato da Walt Disney pubblicato sulla pagina domenicale dedicata al Cinema della «Gazzetta di Venezia» dal titolo “Confidenze di W. Disney”: si trattava di una autobiografia della vita del grande artista dedicata agli italiani che leggevano i suoi fumetti, applaudivano nelle sale le sue Silly Simphonies e in agosto avrebbero ammirato i suoi ultimi lavori alla III Mostra d’Arte Cinematografica. Il suo arrivo nella capitale è annunciato da giorni da tutti i grandi quotidiani romani e non, (…) mentre le maggiori firme giornalistiche se ne contendono interviste e immagini. I giornali europei e nordamericani copriranno il soggiorno con i lanci prima della Agenzia Associated Press e poi con quelli della United Press, più vicina al Governo italiano ed infiltrata dall’OVRA, la polizia segreta dell’Italia fascista. Poche ore dopo il suo arrivo a Roma, Disney è ricevuto dal conte Galeazzo Ciano, Ministro per la stampa e la propaganda, nel suo ufficio in cordiale colloquio assieme alla sua consorte. Oltre ai ricevimenti per l’ospite americano, tra i quali spicca quello all’Hotel Ambassador, organizzato ancora da Ciano e durante il quale, secondo la United, Disney riceve la fotografia con dedica di Benito Mussolini, il clou della tre giorni romana è la serata di gala al Cinema Barberini. Su “Il Messaggero”, già il 18 luglio, venivano fornite anticipazioni sull’evento:
“Walt Disney […] arriverà a Roma sabato mattina. Egli è già in Italia da qualche giorno e, dopo una breve visita a Milano e a Venezia, il suo più vivo desiderio è ormai quello di conoscere la città che più l’attrae in tutto il mondo. Per festeggiare Walt Disney il Dopolavoro cinematografico dell’Urbe ha organizzato in suo onore una grande serata di gala che avrà luogo sabato sera 20 corr. alle ore 21.30 al cinema Barberini e alla quale sarà presente Walt Disney che il pubblico romano potrà così conoscere personalmente. […] In onore di Disney saranno presentati durante la serata dei cartoni animati assolutamente nuovi per l’Italia e primo fra questi la “Dea della primavera” un graziosissimo cartone animato a colori parlato in italiano, che è la più gustosa satira del melodramma. Saranno presentati anche i tre ultimi Topolini giunti espressamente da Londra in aeroplano che sono fra le più deliziose creazioni del mago dello schermo. Walt Disney, informato dello scopo benefico dell’iniziativa, ha voluto acquistare i primi sei biglietti per la serata del 20 corrente. I biglietti della serata, al prezzo di lire 10 e 15 sono posti in vendita presso il Dopolavoro cinematografico, via Piemonte 6, presso la C.I.T., piazza Colonna e presso i seguenti alberghi: Plaza, Grand Hotel e Excelsior.”
All’organizzazione americana, che coordina le interviste ai giornalisti e la distribuzione delle foto di Disney, si affianca quella italiana, altrettanto perfetta ed efficiente, che sfruttando la sinergia tra i lanci dell’Agenzia di stampa “Stefani”, le fotografie ed il cinegiornale dell’Istituto Luce, permette la completa copertura dell’evento romano e la sua diffusione in tutta Italia. L’Archivio Storico dell’Istituto Luce Cinecittà conserva sia le fotografie dell’arrivo a Roma di Disney sia il filmato (Giornale Luce B / B0718) della serata di gala organizzata per il grande cartoonist americano al Cinema Barberini (…). E lui, sempre sorridente, gioisce di questo bagno di folla ed incede con la moglie al fianco accompagnato da Galeazzo Ciano e da sua moglie Edda, da Luigi Freddi da Mario Luporini, della United Artists, e da molte altre personalità. (…) Che la serata fosse veramente importante lo rivela il dettaglio dei cartoni animati di Disney giunti espressamente in volo da Londra già doppiati in italiano. Ed ecco arrivato il momento del “mistero”. Su “Il Messaggero”, Sandro De Feo racconta di un’altra sorpresa per il pubblico della serata: “Un film Luce sfornato fresco fresco ha mostrato al pubblico non solo la giornata romana di Disney, ma addirittura l’entrata della folla al Barberini, avvenuta un’ora prima soltanto”, dimostrazione delle grandi capacità ed abilità e della tecnologia all’avanguardia dell’Istituto Luce. Che cosa aveva immortalato questo film del primo giorno di Disney nella Capitale? Un aiuto per ricostruire la prima giornata nell’Urbe potrebbe arrivare dalla rivista “Kinema” dove sono pubblicate due immagini poco note: Disney è fotografato al Colosseo con Luporini ed una giovane ammiratrice di Topolino, Grazia Ambrosia, e nell’atrio dell’Hotel Excelsior con la moglie, Luporini ed il capo ufficio stampa dell’United Artists, Dario Sabatello. Forse, queste fotografie ci possono suggerire quali fossero alcuni dei momenti ripresi dalle cineprese dell’Istituto Luce: l’arrivo in hotel, la vista al Colosseo, l’incontro con una piccola ammiratrice. E, forse, anche Disney al Ministero della Stampa con il conte Ciano. Sempre grazie all’articolo di De Feo, siamo in grado di ricostruire i titoli esatti e l’ordine in cui i vari filmati furono proiettati sullo schermo del Cinema Barberini quella sera: “Topolino Robinson” – cartone animato Disney; “Il Duce in Sardegna” – film Luce; “Resurrezione” – film United Artists; “La giornata romana di Disney” – film Luce; “La dea della Primavera” – cartone animato Disney; “Topolino papà” – cartone animato Disney. (…) Il soggiorno in Italia si concluse qualche giorno dopo con la visita a Napoli, Pompei e l’imbarco dal porto campano sul transatlantico Rex, che copriva la rotta Napoli-Genova-New York. Le ultime foto di Disney e famiglia furono scattate a bordo del Rex, che lo stava riportando nella sua America.
I giornali della “Emeroteca Prima C” nel dettaglio: Disney in Europa nel 1935
Nell’estate del 1935 i fratelli Walt e Roy Disney, con le rispettive consorti Lillian ed Edna, compirono dunque un “Grand Tour” europeo, con quattro importanti tappe turistico/commerciali – Regno Unito (Inghilterra e Scozia), Francia, Germania e Italia – e due veloci transiti in Austria e Svizzera. Come sappiamo, fra il 2020 e il 2021 una classe di prima media di un comune della bergamasca, sotto la guida del Prof. Stefano Gelsomini, ha individuato negli archivi e nelle biblioteche di mezzo mondo centinaia di articoli sull’argomento, concentrandosi sul soggiorno italiano della comitiva ma spaziando per tutto il 1935, considerando dunque anche le notizie che anticipavano e preparavano quel viaggio e le cronache che davano conto della eco internazionale di quella trasferta. Il lavoro di ricerca storiografica messo in atto dal gruppo di lavoro lombardo è senza precedenti; alla fine dell’anno scolastico 2020/21, la ricerca si è condensata in un fascicolo di 42 pagine, intitolato 1935: Disney in Italia, come sappiamo; come spiega Gelsomini nella “postfazione didattica” al volume,
Il lavoro si è concentrato sulla lettura, traduzione ed analisi dei giornali dell’epoca per ricostruire questo frammento di storia: i ragazzi leggendo i giornali hanno rivissuto “in presa diretta” l’arrivo e la permanenza dei fratelli Disney, come fossero anche loro nel 1935. Quello che hanno prodotto è molto simile ad un instant book, scritto al momento. Il progetto ha avuto come principali obiettivi didattici il miglioramento del possesso della lingua italiana (comprensione e produzione di un testo, comunicazione in differenti livelli linguistici) e delle lingue europee nell’operazione di comprensione e traduzione. A ciò si è accompagnata la necessaria abilità nell’uso delle tecnologie informatiche come selezione delle fonti utili al progetto e sotto il profilo dell’uso corretto dei traduttori da lingue non studiate a scuola (per esempio lo spagnolo). La ricaduta sul piano didattico è stata ampia. Per il solo paragrafo “21 o 22 luglio – Disney e l’incontro con il Papa e Mussolini” i ragazzi hanno fatto la sola traduzione degli articoli.
Abbiamo avuto modo di leggere per intero questa vasta raccolta, che d’ora in poi indicheremo semplicemente come “Emeroteca Prima C”: fra le centinaia di pubblicazioni che la compongono ne spiccano diverse decine, fra quelle che maggiormente interessano il nostro campo d’indagine – i “quattro aspetti cruciali” di cui parlavamo all’inizio, che adesso andremo ad approfondire.
La stampa internazionale del 1935 colse l’occasione che le venne offerta dal viaggio europeo dei Disney per pubblicare vecchie e nuove biografie (sui giornali in lingua francese erano piuttosto standardizzate e venivano tutte da un primo lancio di agenzia) e autobiografie (elaborazioni di un unico comunicato stampa) del celebre cineasta californiano. I giornali ospitarono inoltre notizie curiose, come quella di un gatto che era stato spedito in regalo a Disney negli USA dall’Isola di Man e che non faceva altro che fuggire dagli Studios scroccando passaggi in auto (“Mona’s Herald” del 25 giugno e “Isle of Man Examiner” del 28 giugno), o come l’affermazione di Disney che Topolino non invecchierà e non sposerà mai Minnie, perché ciò renderebbe i personaggi poco interessanti; (“Arbeiderbladet” del 12 luglio e “Päevaleht” del 14 luglio). Talvolta apparivano racconti edificanti: Disney che visita reparti pediatrici in ospedale inaugurando raccolte fondi o presenzia numerosi gala di beneficenza per i bambini, ricevendo premi e medaglie). Spesso venivano date ai lettori affamati di novità disneyane gustose anticipazioni sui progetti e le innovazioni nel campo dell’animazione (il colore, i lungometraggi, la musica classica come colonna sonora, le tecniche di ripresa degli acetati, etc.). Non mancavano infine notizie sui grandi nomi dell’arte e della scienza, sui politici e sulle teste coronate di tutto il pianeta che apprezzavano l’opera di Walt Disney.
I quattro Disney erano arrivati nel Vecchio Mondo sul lussuoso transatlantico “Normandie” (veniva spesso descritto come una “città galleggiante”) che, secondo il giornale canadese “Le Soleil” del 12 giugno 1935, aveva battuto tutti i record di traversata oceanica, compiendo il tragitto New York – Plymouth in 4 giorni e 3 ore circa; il fatto venne confermato anche dal foglio torinese “La Stampa” del giorno dopo, dove si anticipava che Disney stava lavorando al lungometraggio Biancaneve e i Sette Nani e che dopo il soggiorno britannico avrebbe intrapreso un giro attraverso il continente; il 15 giugno il quotidiano pubblicherà una foto di Walt Disney e consorte a Londra, utilizzando un scatto della Keystone (realizzato sul tetto dell’albergo che alloggiava i celebri ospiti) che circolerà sui giornali di mezzo mondo; fra le foto celebri realizzate in terra britannica ci sono anche quelle dove il cineasta è immortalato allo zoo di Londra, intento a giocare con un gruppo di… pinguini; nel 1934 era infatti uscita la “Silly Symphony” The Peculiar Penguins, ambientata fra gli animali polari, e con questi servizi fotografici Disney la promozionava nel Regno Unito. La presenza in Gran Bretagna di Disney (che parlò persino alla BBC, come ci informa il “Sunday Tribune” del 21 luglio) scatenò una vera e propria “rattomania”: secondo il giornale canadese “The Border Cities Star” e quello statunitense “The Times News”, grazie al successo di Mickey Mouse le richieste di topolini vivi presso i negozi di animali di Londra aumentarono vertiginosamente (ne avrebbe parlato mesi dopo anche “O Estado”, giornale brasiliano); inoltre, i più noti fra i grandi magazzini londinesi, in quei giorni, celebrarono la “Settimana di Walt Disney”, allestendo scaffali stracolmi di oggettistica disneyana (“The Indianapolis Times” del 28 giugno); i cacciatori di autografi inseguivano Disney persino in bicicletta (come riportò il californiano “News-Pilot” del 6 agosto). Sull’aspetto del merchandising collegato al cartooning disneyano – all’epoca cosa relativamente nuova – rifletteva il giornale svizzero “L’Impartial” del 20 luglio, nel trafiletto intitolato L’influenza dei cartoni animati sul commercio di giocattoli:
Si ammetterà che oggi i bambini hanno una nuova fonte di intrattenimento, grazie al progresso della tecnica cinematografica: il cartone animato, che gode di un favore straordinario fra di loro… e anche fra gli adulti. Lo abbiamo appena visto in Inghilterra in un modo davvero straordinario. Sappiamo che la star principale del cartone animato è Topolino, creazione di Mr. Walt Disney, che sta facendo un viaggio in Europa. Ebbene, a Birmingham in particolare le fabbriche di giocattoli sono sovraccariche di ordinativi per gli articoli riproducenti l’effigie di Topolino, tanto che in questa città una fabbrica si è specializzata solo in questo tipo di manifattura: e di fronte all’aumento di acquisti di questi giocattoli i fabbricanti ne sono più che contenti.
Il “caso Birmingham” fu telegraficamente riportato anche da “The Palestine Post” del 28 luglio; tre giorni dopo il giornale canadese in lingua islandese “Heimskringla” paragonò il successo londinese di Disney a quello che aveva Charlie Chaplin quando si spostava; la notizia della fabbrica specializzata in “disneyana” fu ripresa un mese dopo dal “Singapore Free Press and Mercantile Adviser” e due mesi dopo dalla stampa svizzera (per esempio dal “Feuille d’Avis de Vevey” del 21 settembre).
L’entusiasmo non si limitò al Regno Unito, ma a tutta l’Europa e oltre; a Praga, per esempio – secondo quanto riportano il giornale canadese “La Presse” del 16 luglio, il messicano “El Informador” del 21 luglio (che parla anche del tour europeo dei Disney) e gli spagnoli “La Vanguardia” del 27 luglio e “La Voz” del 1° agosto – la “Silly Symphony” a colori La lepre e la tartaruga fu talmente apprezzata e applaudita dal pubblico di un cinema che la direzione fu costretta a concedere il bis del cortometraggio, come a teatro (la stessa notizia fu riportata anche dalla stampa italiana, dove però si parlava di “capitale ungherese” e da quella portoghese, che però faceva riferimento alla Polonia, come sede dell’accaduto); a Osaka, in Giappone, eressero una statua di Topolino alta sei metri (come scrisse l’islandese “Fálkinn” il 27 luglio).
Come già sappiamo dal Gelsomini, nei primi mesi del 1935 i quotidiani australiani e neozelandesi pubblicarono (con infinitesimali variazioni) uno stesso lancio d’agenzia:
The Queen of Italy has been presented with three Walt Disney “Silly Symphonies” in technicolor, as Her Majesty had asked could she purchase these for the theatre in the Royal household. These are “Funny Little Bunnies”, “Lullaby Land” and “The Pied Piper.”
Il 31 luglio si accodò il giornale ungherese in lingua tedesca “Oedenburger Zeitung”. Per noi la notizia è di grande rilievo perché significa che l’interesse nei confronti della produzione disneyana nelle “alte sfere” italiane non coinvolgeva solo i Mussolini, bensì la Famiglia Reale.
E, a proposito di teste coronate, pare che Disney avesse intenzione di portare i suoi omaggi ad Amanda, il piccolo Re del Siam, che nell’estate del 1935 si trovava a scuola in Svizzera, a Losanna (quando proprio in quel periodo nella sua lontana patria stava avvenendo un colpo di stato); il giornale islandese “Morgunbladid” del 19 luglio scrive che Disney aveva inviato al sovrano, di appena dieci anni di età, due cartoni di Mickey Mouse; il neozelandese “Evening Star” del 3 agosto, parla invece di “un certo numero di libri illustrati”. Ma c’è una terza versione dei fatti, che pare mettere d’accordo tutti; infatti, secondo “La Stampa” del 1° ottobre, il “reuccio” del Siam aveva scoperto Topolino, non al cinema, ma grazie ai libri che gli aveva regalato Disney; tornato a Bangkok il sovrano aveva dunque scritto una lettera di ringraziamento al cineasta, che in tutta risposta gli aveva mandato da Hollywood alcune bobine di cartoni animati.
Il 1° marzo 1935, sul triestino “Il Piccolo della Sera” apparve un interessantissimo pezzo intitolato Cartoni animati italiani; l’ignoto estensore, riconoscendo il talento incredibile dei cartoonist americani, tra i quali spiccavano quelli dei due Studios Disney e Fleischer, si chiede se anche l’Italia potrà un giorno arrivare a tale livello artistico in quel particolare campo di tecnica cinematografica; la risposta è positiva e si fa l’esempio di Luigi “Liberio” Pensuti e della sua produzione animata per l’Istituto Luce; morto poco più che quarantenne nel 1946 Pensuti è noto soprattutto per essere stato la colonna del cartone animato italiano di propaganda contro gli Alleati; valga su tutti “Il Dottor Churkill” del 1942, dove Winston Churchill viene dipinto come un novello Dr. Jekyll che si trasforma in un avido e sanguinario mostro a causa della bramosia per il danaro. Sullo stesso quotidiano, una settimana dopo, si parlava di alcuni nuovi cartoni animati Disney: alcuni di questi saranno poi proiettati a luglio durante la serata di gala in onore del cineasta americano al Cinema Barberini di Roma.
Dal mese di marzo in poi sulla stampa italiana è tutto un rincorrersi di notizie disneyane: biografie, rassegne cinematografiche (chiamate anche “Topolineidi”, ovvero cartelloni di vari cortometraggi delle serie “Mickey Mouse” e “Silly Simphony” del tutto simili alla “Lustige Palette” che tanto successo aveva avuto in Germania; analoghi cartelloni appaiono anche nel Canton Ticino)… A partire da maggio 1935 i giornali dello Stivale (come “La Sentinella d’Italia”, “Il Corriere della Sera”, “La Voce di Bergamo”, etc.) danno la notizia del ritorno delle opere di Disney in concorso alla III Mostra del Cinema di Venezia che quell’anno, visto il clamore delle due precedenti edizioni biennali, diventa annuale; il Mago di Burbank aveva ottenuto un successo enorme con i suoi cartoni animati alla II Mostra nel 1934 (“Il Piccolo” di Trieste del 18 maggio 1935, in una locandina cinematografica ricordava che nel 1934 il cortometraggio Coniglietti buffi aveva ottenuto una grande medaglia d’oro della Confederazione Fascista dell’Industria per il miglior cartone animato di Walt Disney “che non ha rivali per letizia di fantasia come per perizia di esecuzione”) e si preparava anche stavolta a mietere premi e riconoscimenti; un caso particolare è quello della “Gazzetta di Venezia” del 12 maggio che, oltre a confermare la presenza della produzione disneyana alla Mostra del Cinema, pubblica, come sappiamo, l’interessante autobiografia Confidenze di W. Disney, firmata dal cineasta in persona.
Dopo tutte le anticipazioni, una prima notizia “reale” della tappa italiana di Walt Disney e compagnia apparve sul giornale olandese “Algemeen Handelsblad” del 16 giugno 1935; intervistato a Londra il cineasta diceva che dopo il soggiorno inglese si sarebbe recato a Parigi, che non avrebbe avuto il tempo di andare nei Paesi Bassi e che forse, una volta in Italia, avrebbe onorato l’invito di Toscanini, andandolo a trovare nella sua villa sul Lago Maggiore, grazie ai buoni auspici di Luporini (addetto United Artists, che curava i film di Disney nel Belpaese), grande amico del celebre direttore d’orchestra; due giorni dopo lo stesso giornale, sempre tramite il suo corrispondente a Londra, tornava su Disney, con curiosità biografiche e con un’anticipazione su Sneeuwwitje en de Zeven Dwergen (ovvero Biancaneve e i Sette Nani).
Toscanini, come riportava l’olandese “Soerabaiasch Handelsblad” del 27 giugno 1935, mentre era a Londra per un concerto registrato dalla BBC, aveva avuto modo di vedere ed entusiasticamente applaudire il cortometraggio disneyano The Band Concert; anche questo giornale dei Paesi Bassi parla di una futura visita di Disney al grande direttore d’orchestra e, nell’edizione del 2 luglio compila una breve biografia del cineasta. Più dettagliato il “Nieuwe Tilburgsche Courant” del 19 luglio, nel breve articolo intitolato Toscanini adora Walt Disney:
Toscanini, che è a Londra per dirigere diversi concerti per la BBC, è stato invitato dalla United Artists a vedere il nuovissimo “Mickey Mouse” e la nuovissima “Silly Symphony” di Walt Disney nella sala proiezioni della compagnia cinematografica. Il direttore d’orchestra italiano ha applaudito e non ha potuto fare a meno di prorompere in esclamazioni entusiaste…. Magnifico!…. Fantastico!…. ecc. Ha espresso quindi il desiderio di incontrare di persona Walt Disney, che ora si trova in Europa, invitando il disegnatore a trascorrere qualche giorno di vacanza nella sua villa sul Lago Maggiore.
Del Toscanini ammiratore di Disney se ne parlò per settimane sulla stampa di tutto il mondo. Ancora il 15 agosto il giornale neozelandese “Timaru Herald” riferiva dell’aneddoto, specificando che la “Silly Symphony” vista dal direttore d’orchestra insieme a The Band Concert (serie “Mickey Mouse”) era The Peculiar Penguins del 1934; secondo quel quotidiano in quei giorni Topolino ebbe un altro spettatore d’eccezione, Sua Altezza Reale la Duchessa del Kent, che vide The Band Concert al London Pavilion. Il 28 agosto la notizia di Toscanini che applaude i cartoni animati viene ripresa dal periodico messicano “El Informador”.
Il cortometraggio The Band Concert, che mandò in visibilio Toscanini, avrebbe vinto una medaglia d’oro a Venezia, durante la III Mostra del Cinema; Disney, durante il breve soggiorno veneziano a luglio, aveva detto ai giornalisti che i suoi cartoni animati avrebbero rappresentato qualcosa di nuovo in questo campo della cinematografia (così “La Provincia di Bolzano” dell’11 agosto); Giuseppe Avon Caffi, su “Il Regime Fascista” dell’11 agosto, ne avrebbe parlato in termini entusiastici:
Novità assoluta per il mondo, un magnifico e buffissimo cartone animato a colori di Walt Disney il “Band Concert” (“Concerto di banda”) eseguito tutto da bestie. Il film esilarantissimo tutto scintillante di trovate originali è condotto con quella singolare finezza che è una delle più belle doti di Walt Disney. Il pubblico che rise cordialmente dal principio alla fine decretò al nuovissimo cartone animato il più vivo successo.
Anche Eugenio Giovannetti, nel suo reportage da Venezia per “Il Giornale d’Italia” del 13 agosto, rende onore a The Band Concert:
Apertasi con una gustosissima rivista “Luce”, la serata ai chiudeva con un piccolo capolavoro di Walt Disney: “Il direttore della banda”. Attraverso i mille pretesti forniti da una fantasia umoristica inesauribile, questo piccolo film è una indimenticabile festa del colore. Nella sua infantile giocosità ha un ardimento mille volte più costruttivo che quello dei films avanguardistici colorati di un Oscar Sischinger. Questi appartengono al cervello: e la favoletta del Disney appartiene invece alla grande musica della luce. È una specie di indiavolato “capriccio” orchestrale dei colori, con ritmi e sintesi argute di una sorprendente originalità. Si è veramente dinanzi all’arte nuova di un secolo nuovo.
E sorprendente è anche il paragone fra “Mickey Mouse” e i “films avanguardistici colorati di un Oscar Sischinger”. Si tratta ovviamente di Oskar Fischinger, uno dei grandi maestri del cinema d’animazione astratto tedesco, che – potere della coincidenza – avrebbe collaborato pochi anni dopo proprio con Walt Disney alla realizzazione del primo spezzone di “Fantasia”, quello realizzato solo con colori e forme spersonalizzate.
L’Olanda non sarebbe stato l’unico paese a rimanere deluso per una mancata visita di Disney: il 18 giugno “La Vanguardia” annunciava che il padre di Topolino avrebbe trascorso un paio di settimane in Spagna a luglio… cosa che non avvenne; la stessa cosa scrivevano il 22 giugno “La Libertad” e il 30 giugno “La Voz”, parlando pure della visita in Italia e rivelando che la volta precedente che Disney era stato in Europa vestiva la divisa dell’esercito americano. Anticipa “Biancaneve”, pur senza citare il titolo della pellicola ma solo parlando genericamente di un film qui serait un roman ou une longue histoire, anche il giornale svizzero in lingua francese “L’Impartial” (21 giugno); anticipazione più completa, nell’articolo Biancaneve diventa un cartone animato, sul giornale boemo “Westböhmische Tageszeitung” del 28 giugno; pure lo spagnolo “La Voz” del 10 luglio parla, seppur brevemente, di Blanca Nieve y los Siete Enanos, che sarebbe durato un’ora e un quarto e che sarebbe stato solo il primo di una serie di lungometraggi animati che sarebbero usciti con cadenza biennale.
Prima di arrivare in Italia, e dopo la tappa inglese e quella francese, i Disney passarono in Germania. Uno dei primi giornali a darne notizia, con due righe d’agenzia in splendidi caratteri gotici, fu l’austriaco “Neues Wiener Journal dell’11 luglio:
Walter Disney, der Schöpfer der “Micky Mouse”, befindet sich mit seiner Gattin auf einer Reise durch Deutschland. (ovvero, Walter Disney, il creatore di “Topolino”, è in viaggio con sua moglie in Germania).
Notare come il redattore scriva “Micky Mouse” e non “Mickey Mouse” (nell’originale americano) o “Micky Maus” (in tedesco). Il quotidiano viennese “Der Morgen” del 22 luglio ci informa che Disney ha comprato in Germania il libro Bamby (sic!) di Felix Salten perché ha intenzioni di trarci un cartone animato (che uscirà con il titolo di Bambi nel 1942); da notare che questo libro non compare nella lista de libri acquistati da Disney in Europa redatta da Didier Ghez per Disney’s Grand Tour.
“L’Afrique du Nord Illustree” del 20 luglio e la “Gazette de Lausanne” del 28 luglio, in un identico lancio d’agenzia, non renderanno invece conto della sosta in Germania (dal 6 all’8 luglio), nonostante fosse stata molto importante perché Roy Disney ufficializzò il passaggio dalla UFA alla Bavaria Film A.G. come nuovo distributore tedesco dei cartoni animati di famiglia, né del passaggio in Austria e Svizzera del gruppetto:
Lasciando Parigi, Walt Disney si è diretto verso Nancy e Verdun, dove visiterà i campi di battaglia. L’Alsazia lo tratterrà per qualche giorno, poi andrà in Italia sulle rive del Lago di Como dove si prenderà qualche giorno di riposo prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti.
La Germania eliminata, ma anche la tappa d’Italia, che fu lunga, articolata e proficua, viene riassunta in “qualche giorno di riposo” lacustre! Questa spigolatura apparve dunque in sui giornali in lingua francese di mezza Europa, che evidentemente attingevano a uno stesso lancio d’agenzia; la visita al Lago di Como (che in realtà fu importantissima visto che Disney andò alla villa di Mondadori per mettere a punto il passaggio dei diritti dei fumetti di Topolino dal fiorentino Nerbini all’editore lombardo) fu così ricordata – fra gli altri – dai francesi “La Dépêche” del 26 luglio e “Ciné-Comœdia” del 6 agosto, dal vallone “L’Etoile Belge” del 2 agosto e dallo svizzero “Feuille d’Avis de Montreux” del 9 agosto.
Ma non era colpa dei francofoni: sulla breve, seppur vantaggiosa, tappa germanica dei Disney si hanno pochissime notizie persino dalla stampa in lingua tedesca. Lo stesso Carsten Laqua, nel suo fondamentale saggio Wie Micky unter die Nazis fiel (Disney in Germania negli anni di Adolf Hitler), liquida in poche righe quella parte del viaggio, parlando esclusivamente del cambio di distributore e non citando giornali d’epoca come fonte; poco di più scrive Didier Ghez nel suo Disney’s Grand Tour, basandosi, per le notizie “tedesche” riportate nel suo libro, soprattutto su lettere, diari personali e saggistica precedente (compreso Laqua); per approfondire la questione generale su Disney, la Germania e il Nazionalsocialismo vedere comunque il nostro articolo pubblicato su “EreticaMente” il 6 luglio 2021.
Htiler e anche Mussolini vengono citati dal giornale di Singapore in lingua inglese “The Straits Times” del 28 giugno, a proposito del successo planetario delle opere disneyane:
I personaggi che ha creato sono diventati eroi internazionali, più conosciuti nel mondo di oggi di Hitler e Mussolini, di Mr. Bernard Shaw o di Miss Amy Johnson (quest’ultima era una celebre aviatrice britannica, prima donna a volare dall’Inghilterra all’Australia – N.d.R.)
L’articolo-intervista è molto interessante perché Disney confessa al giornalista di non disegnare mai niente, ma di “limitarsi” a un compito di supervisione, e parla del film Biancaneve, per il quale prevedeva ancora un anno di lavorazione.
Con “La Stampa” dell’8 luglio 1935, a pochi giorni dall’arrivo di Walt Disney e compagnia nello Stivale, si “aprono le danze” degli articoli più celebrativi del grande cineasta americano. Il pezzo intitolato Il “papà” di Topolino in Europa, firmato Vittorio Statera, (dove si assicura i lettori che è imminente lo sbarco in Italia della comitiva), è davvero esemplare in questo senso: ne viene fuori il ritratto di un uomo che “si è fatto da solo”, che si è arruolato militare nelle fila dell’Intesa ad appena 16 anni, che è caduto e si è rialzato. Memorabili alcuni passaggi, che ci fanno capire, a posteriori, le affinità fra l’idea disneyana e l’idea mussoliniana e perché Topolino si salvò, nel 1938, dalle direttive ministeriali volte ad arginare lo strapotere del fumetto straniero:
Non bisogna dimenticare che Walt Disney, oltre che un vero grande poeta è industriale: uno degli industriali più potenti e fortunati del nostro tempo. (…) Non si è mancato di ripetere che quando realizzò il primo cartone animato Walt Disney pensava di lavorarvi per i ragazzi; ora crea soprattutto per i grandi; ché Topotino è l’Orfeo moderno in quanto il ritmo preciso, perfetto che caratterizza le sue strabilianti avventure ha in sé qualcosa di stranamente avvincente, tale da far cadere lo spettatore in uno stato d’euforia; ché dal disegno animato alla sinfonia, Disney ha compiuto intero il cammino del poeta alla conquista della essenza più alta della poesia; ché in meno di mezzo secolo il nuovo linguaggio inventato dai fratelli Lumière ha saputo trovare con l’opera di Disney la formula d’una meravigliosa poesia… La esaltazione dell’opera di Disney – che venne recentemente nominato membro dell’Accademia degli U.S.A. – non ha trovato limiti. Così si è affermato che la breve storia poetica del nuovo mondo si riassume in tre tempi: Henry Wadsworth Longfellow, Jack London, Walt Disney. Dalla vena purissima di Evangeline di “Song of Hiawatha”, alla mistica di “The Call ot the Wild”, al divino delle “Silly Symphonies” il passo sarebbe breve. Nell’opera di tutti e tre si ritrovano insieme le espressioni d’una ingenuità primitiva e gli scoppi d’una genialità avvenirista.
Statera approfondirà il suo incontro romano con il cineasta californiano, quasi un mese dopo, su “Il Regime Fascista” del 4 agosto, nell’articolo intitolato Dieci minuti con Walt Disney, il “papà” di Topolino. L’aggancio avvenne all’Hotel Excelsior su Via Veneto, dove si era tenuta la conferenza stampa di Disney, ma Statera ebbe la fortuna di parlare con il cartoonist dopo che i colleghi giornalisti se ne erano andati, in un testa-a-testa più intimo, franco e rilassato. La parte più rilevante del pezzo è quella iniziale (il resto è una breve intervista sulla carriera e sull’opera di Disney, che non aggiunge niente di nuovo a quanto già sappiamo):
George H., un giovane americano, è divenuto mio grande amico in seguito ad un’avventura quasi romanzesca di cui fummo protagonisti. Finirò un giorno col narrare questa storia fantastica e faceta… George H. si trova a Roma da alcuni mesi. A scopo di studio, dice lui. Suo padre è stato uno dei più grandi finanzieri di New York: tanto abile, che la sua fortuna fu una delle pochissime a non essere spazzata dal tragico ciclone finanziario che si abbatté su Wall Street alcuni anni fa. Questo spiega perché George H., ammiratore dell’Italia e perfetto conoscitore della nostra lingua, alloggi in un magnifico appartamento di un albergo di lusso della Capitale. Eravamo, appunto l’altra sera, nel più remoto e silenzioso salottino dell’albergo. Si parlava della concezione corporativa dell’economia, ch’è il superamento del liberismo economico, le cui conseguenze deleterie si sono manifestate clamorosamente anche negli Stati Uniti d’America, quando ecco entrare, e sedersi in alcune poltrone accanto alle nostre Walt Disney, il celebre creatore di Topolino, sua moglie, il comm. Luporini e Dario Sabatello degli Artisti Associati. “…ed ora basta con i giornalisti”, diceva Disney a Luporini. “Pensiamo piuttosto a stabilire l’itinerario di questi tre giorni di permanenza a Roma. Vorrei vedere quanto più è possibile… Ho tanto desiderato questo viaggio alla città eterna ch’è fonte perenne di civiltà…” Luporini annuisce, col capo. La signora Disney non si stanca di guardare il marito: appare un poco commossa, come del resto Disney stesso, delle veramente trionfali accoglienze tributategli da quella… legione di giornalisti e di personalità del cinematografo che gli si sono strette d’attorno, un’ora prima, alla stazione e poi nel grande salone dell’albergo. Ora lo guardiamo anche noi, mentre, affondato nella poltrona, continua a conversare con Luporini e Sabatello. È un poco pallido. Ha una fisionomia priva d’atteggiamenti, colorita e ridente. La spiegazione di ciò si ha in una cifra: 34. Disney ha appena trentaquattro anni. E, com’è possibile sopportare, a quest’età, il peso di una celebrità universale? Non resisto al desiderio di parlare a Disney e lo dico, sottovoce a George. Come fare, se Disney ha dichiarato appena pochi minuti prima ch’era lietissimo d’essere riuscito a sottrarsi alla curiosità dei giornalisti? L’occasione me la offre George che, alzandosi in piedi, mi dice tutto d’un flato, ad alta voce, in un inglese con le tipiche cadenze americane: “Precisamente, vedi: la storia poetica del nostro Paese è brevissima e si riassume in tre tempi: Henry Wadsworth Longfellow, Jack London, Walt Disney; dalla vena purissima di Evangeline, di “Song of Hiavatha”, alla mistica di “The Call of the Wild”, al divino delle “Silly Symphonies” il passo è breve: nell’opera di tutti e tre questi nostri sommi si ritrovano insieme le espressioni d’una ingenuità primitiva e gli scopi d’una genialità avvenirista…”. Il ghiaccio è rotto. Il preciso giudizio critico pronunciato da George ha colpito il gruppetto di Disney che, forse, non ci aveva notato. Seguono le presentazioni. Disney ― che pure è adusato alle esaltazioni ― sorride, compiaciuto, mormorando alcune parole all’indirizzo del suo giovanissimo connazionale.
Il 17 luglio tocca al “Corriere della Sera”, parlare di Disney. Ed è inutile ripetere le considerazioni che abbiamo fatto prima, commentando “La Stampa”, perché valgono anche per l’articolo del “Corrierone”, che punta molto sulla modestia, sulla riservatezza, sul pragmatismo e sulla “pulizia morale” del personaggio, vero e proprio “uomo nuovo”, pure per la sensibilità italiana dell’epoca. Anche da un punto di vista professionale risulta la figura di un imprenditore sempre attento ai suoi collaboratori; sembra quasi di sentire parlare Carlo Vichi, scomparso nel settembre 2021 a 98 anni, il fondatore della MIVAR, che nel secondo decennio del XXI secolo era rimasta l’ultima azienda europea a produrre televisori; un uomo che si definiva “fascista repubblicano”; un uomo che disprezzava i politici di oggi, le tonache nere e l’incenso; un uomo che viveva letteralmente in azienda, sempre a contatto con i suoi dipendenti-collaboratori, che non abbandonò mai, neppure dopo la trasformazione della ditta in fabbrica di arredamenti. Il pezzo, intitolato Conoscenza personale di Walt Disney, è firmato F. (Filippo) Sacchi. Anche questo giornalista si stupisce di quanto sia giovane il cineasta e sostiene che sia il fatto di creare meravigliose favole a mantenerlo tale; la cura nel vestire, il suo bell’aspetto rispecchia il carattere gentile dell’intervistato. E poi:
Ho avuto questa soddisfazione profonda conoscendo Disney: trovare nell’uomo una perfetta corrispondenza con la propria opera. È una cosa, credete, che non càpita sempre di vedere in questo Olimpo dei grandi uomini, dove il delicato scrittore di novelle romantiche è qualche volta un sudicione matricolato, e il poeta disinteressato e sdegnoso, un gretto e cavilloso accattatore di pubblicità. (…) Disney è un uomo modesto. Questo, nel mondo della professione, è risaputo. A Hollywood fa una vita ritiratissima: lavoro, famiglia, e un po’ di “polo” due volte alla settimana, l’unico sport di cui sia appassionato. Anche in questo suo viaggio in Europa, il primo dopo la celebrità, egli si è distinto per la semplicità e la ritrosia con le quali è passato attraverso le onoranze e gli omaggi più ambiti. Disney mi ha spiegato le ragioni della sua modestia. “Vedete – diceva – io sono un uomo come gli altri, e sarei insincero se pretendessi di non aver piacere della lode, di non provare soddisfazione per questo riconoscimento dato all’opera mia. Ma io penso sempre ai miei collaboratori, al miei boys che sono rimasti laggiù a lavorare, e ai quali devo tanto, e provo rimorso a esser qui a ricevere questi battimani senza di loro. Noi siamo una cosa sola. Senza la loro fede, la loro intelligenza, la loro iniziativa io non potrei far nulla. È giusto che lo venga a fare il tenore in Europa, mentre essi sono là, in fabbrica a lavorare per me?” Questo è giudizioso, ed è bello, e non solo getta una luce viva sull’uomo Disney, ma anche sull’organizzatore Disney. Perché non c’è come sentirlo parlare della sua fabbrica per capire che il segreto del suo genio non è solo nell’aver pensato quel mondo fantastico, ma nell’aver saputo dar vita a questo meraviglioso strumento di creazione collettiva, a questa specie di Briareo dalle cento matite che ha ricondotto tra gli umani il dono della favola. Ora una simile creazione non è possibile senza una profonda comunione di volontà e di idee, senza una trasfusione continua di metodo, di sensibilità e di stile. Ecco perché l’esistenza di Disney, le sue cure, i suoi pensieri sono sempre là, nella sua fabbrica e tra i suoi uomini. Deve essere una simpatica famiglia, una piccola isola a sé. In quella Hollywood artificiale e mentecatta, rosa di lucro, di ambizione e di miseria, una colonia felice dove dentro a degli studi puliti e ariosi, una falange di artisti in maniche di camicia lavora con esattezza e con gioia ad animare dei personaggi di fiaba, gentile utopia di una umanità migliore. Perché sì, ci vorrà perfezione tecnica, esattezza millimetrica, attenzione trascendente. Ma deve essere soprattutto un lavoro fatto con gioia. Eravamo una tavola d’amici, iersera, intorno a Disney. C’era suo fratello Roy. ch’è l’amministratore della ditta, con la moglie; c’era Mondadori, editore per l’Italia dei libri di Disney, ch’era venuto a fargli vedere i primi saggi pubblicati; c’erano Luporini. Martin, Kamen, rappresentanti italiani e londinesi di Disney; c’era naturalmente la moglie di Disney, ch’egli ha sposata dieci anni fa giusti, proprio di questi giorni, quando si trovava ancora al primissimi inizi ed ella era la sua dattilografa al ricco stipendio di settimanali dollari tre; e c’era, perché girava di mano in mano in effigie, la figlia di Disney, la piccola Diana (…).
Sacchi è entusiasta del sistema di lavoro nei Disney Studios, una sorta di comunità affiatata, volta verso un unico obbiettivo; non a caso parla di “falange si artisti”. Si discute della tappa italiana, dell’incontro di affari con Mondadori, al quale partecipavano anche Mario Luporini della United Artists e George Kamen, che si occupava dell’ufficio londinese di suo zio Kay, responsabile della divisione merchandising e licenze commerciali della Disney. Curioso infine il riferimento alla foto di Diane Disney – che “Il Corriere della Sera” pubblica con grande risalto – visto che in altre occasioni il cineasta l’aveva negata alla stampa (al “Mattino”, per esempio), perché temeva che eventuali rapitori potessero meglio identificarla sapendo che aspetto avesse. Era un riflesso del terribile sequestro del piccolo Charles Augustus Lindbergh, figlio del celeberrimo asso dell’aviazione (uno degli eroi, anche “politici”, di Disney), sottratto da casa sua il 1° marzo 1932 e ritrovato cadavere due mesi dopo.
Le notizie su Walt Disney che sta per arrivare Roma – vero e proprio evento mondano – si rincorrono sulla stampa, anche se molti articoli sono evidentemente semplici ripetizioni, con minime varianti, di un lancio d’agenzia originale. Si parla essenzialmente dell’incontro fra Disney e Ciano, della serata di proiezioni di film e cartoni animati del 20 luglio al Cinema Barberini, organizzata per scopi benefici dal Dopolavoro Cinematografico dell’Urbe (Disney comprò i primi sei biglietti) e del fatto che verrà presentata in anteprima La Dea della Primavera. A questo gruppo di cronache appartengono per esempio i pezzi pubblicati il 19 e il 20 luglio sui quotidiani “Il Giornale d’Italia”, “Il Messaggero”, “La Stampa della Sera”, “L’Osservatore Romano”, “Il Littoriale”, etc.
Il 19 luglio Disney è ancora al Nord. Partito da Milano il cineasta era passato dalla “Leonessa d’Italia”. “Il Popolo di Brescia” del 20 luglio pubblica a pag. 3 una bella foto autografa di Disney in posa con Mickey Mouse e scrive:
Walt Disney, il creatore di “Topolino” e di altri infiniti personaggi che, sorti dalla sua inesauribile fantasia, hanno fatto il giro del mondo suscitando ovunque la più schietta ammirazione per l’arte dell’insigne disegnatore americano, è stato ieri ospite della nostra città. Proveniente da Villa d’Este, Walt Disney, che era accompagnato da alcuni amici, ha sostato a lungo al “Principe” in piazza della Vittoria, facendo quindi una rapida corsa per la città. Dopo aver visitato le principali opere d’arte e i monumenti più insigni, la comitiva è ripartita alla volta di Venezia.
“Il Corriere della Sera”, edizione veneziana, del 20 luglio pubblica un trafiletto, intitolato Walt Disney a Venezia:
Venezia, 19 luglio – Walt Disney, il famoso creatore di Topolino, si è concessa una piccola gita a Venezia. Giunto alle 17:20 in automobile da Milano con la moglie, il suo segretario e altri, è ripartito alle 23:55 in treno per Roma. Nelle poche ore di sosta a Venezia, in motoscafo e in gondola Walt Disney si è fatto condurre lungo i canali per visitarne i punti più caratteristici. Alla partenza ha manifestato tutta la sua compiacenza per la breve visita fatta alla nostra città.
“La Gazzetta di Venezia” del 20 luglio aggiunge colore alla notizia specificando che Walt Disney e i suoi congiunti si sono “rinfrescati” all’Hotel Danieli prima della gita nei canali e hanno ascoltato serenate in città; nell’articolo si legge inoltre che Disney ha espresso la volontà di realizzare un cartone animato di Topolino giocato sullo sfondo di Piazza San Marco. Secondo “Il Gazzettino” del 20 luglio, però, niente di tutto ciò sarebbe avvenuto nella città lagunare, perché i Disney non ne avrebbero avuto il tempo; l’arrivo nella città lagunare viene infatti (erroneamente) posticipato:
Ieri sera alle 19:20 è giunto in automobile da Milano Walt Disney il celebre creatore di Topolino. Dal Piazzale Roma l’eccezionale ospite si è recato alla Ferrovia e quindi in città ed è ripartito in serata per Roma.
A partire dal 20 luglio i quotidiani statunitensi – come il “Los Angeles Evening Post”, il “Salinas Index Journal”, “The Progress Bulletin”, “The Brooklyn Times-Union”, “Los Angeles Times” (che si ferma però al primo periodo) e altri -, pubblicano in trafiletti variamente titolati (per esempio L’Italia accoglie Walt Disney o Walt Disney visita il Paese di Mussolini) uno standardizzato lancio d’agenzia United Press, che servirà da modello per tutta la stampa americana riguardo agli incontri a Roma di Disney con il Duce e con il Papa:
Roma, 20 luglio – (UP) – Walt Disney, l’Americano creatore di Topolino, è arrivato oggi da Venezia con sua moglie. È stato accolto alla stazione dal Commendator Luigi Freddi, Direttore Generale della Cinematografia nel Ministero della Propaganda. Durante la sua visita Disney sarà ricevuto in udienza dal Primo Ministro Benito Mussolini e da Papa Pio XI.
Altri giornali USA, come “The Oklahoma News”, ripetono i primi due periodi del “lancio”, ma eliminano ogni riferimento a Mussolini e chiudono parlando solo dell’appuntamento con il Successore di Pietro: Papa Pio darà udienza ai Disney a Città del Vaticano. Il Prof. Gelsomini parla diffusamente di questi lanci United Press nella sua ricerca, come abbiamo visto.
Tanti identici lanci d’agenzia anche in Italia il 21 e il 22 luglio, che differiscono soltanto per le titolazioni fra i vari giornali; fra questi il genovese “Il Lavoro”, “Il Piccolo di Trieste”, “La Voce di Mantova”, “Il Littoriale” e “Il Solco Fascista” reggiano; si tratta di poche righe, che danno molto risalto all’incontro di Disney con Luigi Freddi, prima, e con Galeazzo Ciano, poi:
Stamane è giunto a Roma Walt Disney ricevuto alla stazione Termini dal direttore generale per la cinematografia. Nel pomeriggio Walt Disney e la signora Disney sono stati ricevuti dal Ministro per la stampa e la propaganda che li ha intrattenuti in cordiale colloquio.
In alcuni rari casi, come sulle colonne del quotidiano “L’Arena”, vengono aggiunte solo poche righe finali:
Va messa in rilievo la particolare simpatia più volte manifestata dall’illustre artista nei riguardi dell’Italia, e della sua organizzazione nel campo della cinematografia sotto l’egida del Governo fascista.
Il settimanale “Cinema illustrazione” del 31 luglio batte tutti in brevità, dando la notizia in una didascalia di corredo a una foto di Disney scontornata, autografata e dedicata:
In onore di Walt Disney è stata data a Roma una grande serata cinematografica, alla quale hanno preso parte S. E. Ciano e il Dir. Gen. della Cinematografia.
Alcuni quotidiani europei riportano questa informazione con parecchi giorni di ritardo, quando i Disney erano già a bordo del “Rex” alla volta di New York; è il caso del belga “Le Vingtieme Siecle” del 25 luglio: era il giornale al quale collaborarono Hergé e Degrelle (ne abbiamo parlato qualche anno fa su “EreticaMente”).
A volte il lancio del 21/22 luglio è più articolato e si parla anche della serata al Barberini. È questo il caso dei giornali “Il Mattino” di Napoli, “La Stampa” di Torino e “Il Popolo d’Italia” mussoliniano. Si accoda “Il Corriere della Sera”, nell’articoletto intitolato Il ministro Ciano riceve Walt Disney, incorrendo però in un vistoso errore sul nome del Barberini (nella “civetta” cinematografica romana, il cinema Bernini veniva subito dopo il Barberini; questa è la motivazione dell’inciampo del “Corriere”).
Stamane è giunto a Roma Walt Disney, ricevuto alla stazione di Termini dal direttore generale per la cinematografia. Nel pomeriggio Walt Disney e la consorte sono stati ricevuti dal ministro della Stampa e Propaganda che li ha intrattenuti in cordiale colloquio. Per festeggiare Walt Disney il Dopolavoro cinematografico dell’Urbe ha organizzato in suo onore una serata di gala, svoltesi al cinema Bernini (sic!). Lo spettacolo era a beneficio delle Colonie estive del Dopolavoro cinematografico dell’Urbe, e Disney, appena informato dello scopo benefico dell’iniziativa, ha voluto acquistare i primi biglietti della serata. Egli è stato festeggiatissimo dal numeroso pubblico che affollava la sala e che ha rivolto un caloroso saluto al poeta dello schermo. Erano presenti il ministro della Stampa e Propaganda conte Galeazzo Ciano con la consorte, il comm. Freddi, direttore generale per la cinematografia, e altre personalità. Lo spettacolo comprendeva, oltre al recentissimo film “Resurrezione”, che è stato presentato nell’edizione originale, gli ultimi cartoni animati creati da Disney, fra cui uno, “La dea della primavera”, parlato in italiano.
Avevamo raccontato della singolare storia del doppiaggio della “Silly Symphony” La dea della Primavera (sorta di “prova generale” di Biancaneve) nel nostro precedente intervento su Disney & Mussolini. Dello stesso tenore, anche se più “stringati”, sono i lanci di quello stesso giorno su “Il Mattino” e “Il Popolo d’Italia”.
Dal 22 luglio appaiono in Italia anche articoli più approfonditi, che si basano tutti sulla conferenza stampa tenuta a Roma all’Hotel Excelsior da Walt Disney e Luigi Freddi (con la presenza di Lillian Disney) per i giornalisti convenuti nella Capitale; ne parla anche lo storico Bob Thomas nel suo libro su Roy Disney Building a Company (1998), dove spiega che il gruppo visitò il Colosseo e il Foro, per poi pranzare da “Alfredo”, che servì loro la pasta prendendola con posate d’oro che gli erano state donate da Mary Pickford e Douglas Fairbanks (co-fondatori della United Artists); durante l’incontro Walt Disney autografò per i giornalisti presenti, con dediche in italiano, copie di una sua foto che lo ritraeva seduto insieme a Topolino. Nel caso di questi articoli più corposi, taluni in forma di intervista (come quella apparsa sul settimanale “Il Mattino Illustrato” del 4-10 agosto), le varianti, fra un quotidiano e l’altro, sono più vistose, anche se si basano, come sostiene Gelsomini nel suo studio, su un “canovaccio”, un “sunto” prodotto dall’Agenzia Stefani. Si parla dei primi anni di vita di Disney, della sua gioventù, del fatto che fosse già stato in Europa con l’esercito americano durante la Grande Guerra, arruolato come autista di autoambulanze; si danno notizia sulle origini di Topolino e sugli Studios. Il punto cruciale di questi interventi è una rivelazione tesa a inorgoglire i lettori italiani: Disney è intenzionato a realizzare un lungometraggio ispirato al capolavoro di Collodi. Molto interessante, in questo “filone”, è l’articolo/intervista di Ferdinando Chiarelli pubblicato il 21 luglio sul “Giornale d’Italia” (e ripreso da altri fogli europei, come dagli olandesi “Het Vaderland” del 24 luglio, “Soerabaiasch Handelsblad” del 13 agosto e “Algemeen Handelsblad” del 16 agosto). Come entusiasmo verso la figura umana e imprenditoriale di Walt Disney e come toni “da epopea” nel raccontare la storia della genesi di Mickey Mouse e degli Studios il pezzo è analogo a quello apparso sul “Corrierone” quattro giorni prima. Merita soprattutto leggerne la parte finale, intitolata Topolino attraverso l’Italia:
Se vuol fare qualcosa di ispirazione italiana? Ma se si può dire che sia venuto apposta quaggiù! Lo interessano le nostre maschere che sono quanto di più pittorescamente e popolarescamente artistico egli conosca, e soprattutto lo interessano le nostre vecchie e celebri opere in musica. Bellini, Verdi e dieci altri, dai cui personaggi e dalle cui melodie pensa di poter trarre dei cartoni eccellenti. Del resto a Milano s’è già messo d’accordo con Ricordi e appena tornerà ad Hollywood si metterà al lavoro. Anche le fiabe italiane vuol studiare a fondo, ma soprattutto, dice, il capolavoro della letteratura infantile: “Pinocchio”, che Douglas gli suggerì e che egli desidera il più presto possibile di realizzare in cartoni. E di un altro suggerimento, questo del comm. Luporini, vuol far tesoro: di far compiere a Topolino un avventuroso viaggio attraverso l’Italia, sulla torre di Pisa, pei canali di Venezia, tra le guglie del Duomo di Milano, sui laghi. Desidera conoscere un favolista che gli è famigliare: Trilussa. Desidererebbe conoscere, vedere tante altre persone, luoghi e cose, ma domani deve ripartire. Va a Pompei, ad Ercolano, a Capri, e a Napoli si imbarcherà per l’America. Di italiano ha imparato due parole: “ottimo, eccellente”. Qualche impressione di Roma? Ottimo, eccellente: e arrossisce nello sforzo di atteggiare la bocca.
Dopo questo ispirato intervento, davvero piacevolissimo a leggersi, che arriva addirittura ad anticipare oltre a Pinocchio la pellicola Fantasia (entrambi del 1940), un trafiletto rilancia la notizia d’agenzia della serata di gala al Barberini, con la ben nota programmazione mista (film con attori in carne-e-ossa e cartoni animati). Da notare che il “Douglas” menzionato è l’attore Douglas Fairbanks Jr.
Anche Sandro De Feo, su “Il Messaggero” del 21 luglio, imbastisce un pezzo simile: le notizie riportate sulla vita di Disney, gli inizi della carriera, la nascita di Topolino, il sistema di lavoro agli Studios di Burbank, le fonti d’ispirazione italiane, Luigi Freddi e la United Artists, etc., sono sempre le stesse informazioni e cambia solo il modo di riportarle, secondo la sensibilità dei vari giornalisti. De Feo, per esempio, riguardo al viaggio di Disney in Europa, parla di un ritorno alle origini del grande cineasta, nel Continente dove la favolistica dell’animale antropomorfo – a lui caro – è nata; più avanti il giornalista opera un paragone tra i personaggi disneyani e quelli a fumetti che appaiono sul “Corriere dei Piccoli” e fa una considerazione sulle controparti femminili nei cartoni animati, come Minnie. L’articolo si conclude con la cronaca della serata di gala al Barberini, stavolta più approfondita: De Feo, evidentemente appassionato del gentil sesso, fa un commento sulla infinità di belle signore presenti e afferma che un giorno bisognerà scriverlo il capitolo riguardante il contributo delle donne alla fortuna di Topolino.
Singolare l’intervento del quotidiano “Il Biellese” del 23 luglio. Evidentemente il giornalista aveva frainteso qualcosa durante la conferenza stampa tenuta da cineasta, perché scrive che Walt Disney ha varcato l’Oceano per compiere in Europa, nella nostra vecchia Europa, il suo viaggio di nozze; in realtà il viaggio cadde nel decimo anniversario di matrimonio, perché Walt e Lillian si era sposati il 13 luglio 1925; anche il fratello Roy aveva detto “sì” nel 1925 (lo ricorda, fra gli altri, il foglio neozelandese “Evening Post” del 25 luglio); il giornale prosegue parlando dei genitori di Disney:
Nato di padre irlandese-canadese e di madre tedesca-americana scorre nelle sue vene il sangue di quattro razze, delle quali egli ereditò le doti migliori.
“Il Regime Fascista” di Cremona del 21 luglio e il triestino “Il Piccolo del 22 luglio, pur appartenendo a questo “filone” e ripetendo più o meno delle stese cose, optano per un intervento più “condensato”, senza approfondimenti e sinceramente più “freddo”. Si fa riferimento a una “cordialissima conversazione giornalistica”, confermando dunque l’ipotesi della conferenza stampa ufficiale (anche se magari non del tutto “formale”). Del tutto simile è l’intervento apparso su “La Stampa” del 23 luglio.
Un ottimo sunto della visita europea e italiana di Walt Disney lo offrirà ai suoi lettori “La Gazzetta del Mezzogiorno” il 29 luglio, quando il cineasta era già in mezzo all’Oceano Atlantico sul “Rex”:
Ormai Walter Disney, il papà di Topolino, naviga verso l’America, di ritorno in Patria dopo un popolare, anzi trionfale, viaggio europeo. Le accoglienze che il geniale artista ha avuto durante il suo soggiorno londinese parecchi ministri e alti dignitari di corte desidererebbero. Per dare una sia pur pallida idea dell’entusiasmo suscitato dalla presenza del sorridente Walt ― come lo chiamano per abbreviazione i suoi connazionali ― basterà riferire un piccolo avvenimento che forse non tutti sanno. Arturo Toscanini, il grande ed insuperabile direttore d’orchestra, è circondato a Londra da una specie d’idolatria per la sua arte. Ben pochi sono i maestri concertatori che osano presentare al pubblico le proprie fatiche per tema di confronti poco lusinghieri. Ma uno solo ha osato: Topolino, che con la sua orchestra ha suonato e diretto la “Ouverture” del “Guglielmo Tell”. Saputo ciò, Toscanini ha espresso il desiderio di conoscere l’audace rivale e, accompagnato alla sede londinese degli Artisti Associati, ha assistito alla proiezione delle prodezze musicali di Mickey. Si sa quanto Toscanini sia restio a concedere bis: eppure lui proprio ha insistito perché gli fosse concesso di ammirare nuovamente l’esilarante cartone animato. Esaudito tale suo desiderio, l’illustre maestro ha scherzosamente dichiarato di avere trovato nella creatura del Disney il più serio concorrente. Walter Disney anche in Italia è stato accolto cordialissimamente. Egli stesso lo ha dichiarato prima di partire, dicendosi spiacente di non poter assistere al festival cinematografico veneziano dove verrà presentata una delle sue ultime creazioni. Ai giornalisti che lo hanno intervistato egli ha confessato che riportava con sé molto materiale per la sua fucina Hollywoodiana. L’Italia con le sue maschere, con i suoi caratteristici monumenti, con le sue storie infantili di fama mondiale è una sorgente inesauribile di personaggi e d’idee. Cosa dire poi dei motivi musicali che tanta importanza assumono nei cartoni animati? Verdi e Tosti non sono popolari solo nella Penisola, ma celebrati presso ogni nazione di buon gusto. Il sorridente papà di Topolino ha anche parlato del suo lavoro in fucina che si profila grandioso ed eccezionale. Dopo la creazione di Topolino, dei coniglietti, dei porcellini e del gran lupo cattivo, dei disegni colorati (che di tutti gli esperimenti sin’ora fatti in proposito sia negli Stati Uniti sia in Europa sono certamente quelli più riusciti e di maggior considerazione) Disney si è accinto all’impresa più difficile: un cartone animato di metraggio regolare che, se incontrerà il favore del pubblico grande e piccino, darà al geniale artista la possibilità di inoltrarsi in un campo dalle infinite risorse. Sul buon esito di questa audace impresa artistica ed editoriale dappertutto si nutre la più beneaugurante fiducia. Non è recente la notizia del successo tributato a un cartone del Disney nella Capitale ungherese, successo e applausi che costrinsero il direttore del cinematografo a bissare lo short? L’Esopo moderno ha già ultimato “Il giardino di Mickey”, una satira appartenente al ciclo delle “sinfonie allegre” che ritrae la lotta intrapresa da Topolino per lo sterminio di serpenti, lumache, formiche, e l’intesa di tutti questi animali per muovergli guerra. Anche, il giallo “Chi ha ucciso il gallo Robin” è pronto per la gioia dei frequentatori dei cinematografi di tutto il mondo, e così pure “La lepre e la tartaruga” e “La Dea della Primavera”. Ora tutto il lavoro ferve attorno alle molte decine di migliaia di disegni di “Biancaneve e i sette nani”. Speriamo che la più seria fatica di Walter Disney riesca come la sua fervida mente l’imagina. Il buon successo di questo film significherebbe la presa in considerazione di realizzare per lo schermo le avventure del nostro Pinocchio. Il Disney l’ha promesso: noi gli auguriamo di cuore che “Biancaneve” riesca un ottimo
precedente.
Nell’articolo Toscanini (con il suo apprezzamento per l’opera disneyana) viene più che omaggiato, annacquando l’ormai quasi secolare polemica sul direttore d’orchestra “antifascista” ed “esiliato”; c’è un errore riguardante l’aneddoto del bis cinematografico, che non avvenne nella “capitale ungherese”, ma a Praga; si fa ampio riferimento a “Biancaneve”, “Pinocchio” e, in modo subliminale, a “Fantasia”; si citano, involontariamente, i libri che Disney acquistò in Italia come documentazione, una quindicina.
Di grande interesse il pezzo firmato Raffaello Patuelli che apparve sulla rivista mensile di cinematografia “Lo Schermo” uscita in agosto. Si tratta di una “biografia artistica” di Disney, basata in parte sulla conferenza stampa che il cineasta tenne a Roma e in parte su altre considerazioni. Si parla dell’importanza del colore e della musica classica nel cartone animato moderno, soprattutto nei lungometraggi nei quali Disney si sta per lanciare – a partire da “Biancaneve”. Irrinunciabili sono infine le radici culturali ed “etniche” per il cineasta. Nel suo viaggio in Europa è andato a caccia di leggende, chiude Patuelli.
Dal 23 luglio in poi i giornali americani e alcuni periodici in lingua olandese europei – come “De Telegraaf”, “De Bredasche Courant” e “Twentsch Dagblad” di Amsterdam, oltre al belga fiammingo “De Schede” (si tratta di un identico lancio d’agenzia) – rendono conto di un ricevimento che si sarebbe tenuto a Roma all’Hotel Ambassador, presente anche il Conte Ciano, “genero di Mussolini”, dove Disney avrebbe ricevuto una foto autografa del Duce; i quotidiani italiani, stranamente, non parlarono di questo evento, come spiegavaGelsomini nel suo studio.
Dopo aver visitato Roma i Disney si spostarono a Napoli. “Il Mattino” del 23 luglio pubblicava nella cronaca locale il trafiletto intitolato Il creatore di “Topolino” è giunto a Napoli:
Iersera alle 22 è giunto a Napoli, dopo il lungo soggiorno a Roma, il creatore di “Topolino”, Walt Disney, che è con la consorte Lillian. e il fratello Roy. Disney, che ha preso alloggio all’Excelsior, ove ha fissato un appartamento, si fermerà a Napoli sino a domani. Oggi, beninteso, visiterà i dintorni di maggior fama, e domani nel pomeriggio si imbarcherà su “Rex” per far ritorno a New York.
Analoghi servizi, talvolta anche più “smilzi”, verranno pubblicati il 24 luglio da “Il Giornale d’Italia”, “Il Messaggero”, etc. Più articolati i trafiletti apparsi il 24 e il 25 luglio sul “Roma” e su “Il Messaggero”, grazie ai quali si apprende che i Disney visitarono il Museo Nazionale e quello di S. Martino di Napoli, l’Anfiteatro e la Solfatara di Pozzuoli, gli scavi di Pompei, e la città di Sorrento (acquistandovi prodotti locali).
Il 3 agosto il giornale lussemburghese “Obermosel-Zeitung” pubblica un breve trafiletto che riassume le “giornate italiane” di Disney, fornendoci un’informazione inedita:
Il creatore di Topolino, dei Tre Porcellini, del Lupo Cattivo, ecc., è arrivato a Roma la scorsa settimana. Durante il suo soggiorno a Roma, Disney è stato ricevuto dal Ministro della Propaganda italiano, S. E. Ciano. Ha pronunciato diverse parole al microfono per il cinegiornale Luce. Al Cinema Teatro Barberini si è tenuta una serata di gala in onore di Disney con proiezione del film United Artist “Resurrezione”, con Anna Sten, diretto da Rouben Mamoullian. Il pubblico ha dimostrato grande simpatia per Disney. È rimasto qualche giorno a Napoli e poi ha preso un transatlantico per l’America.
I Disney lasciarono Napoli il 24 a bordo del “Rex” (ne dà notizia, tra gli altri, “Il Piccolo”) che attraversò il Tirreno fino a Genova, dove arrivò alle 6:00 del mattino, come ci informa “Il Lavoro” del 25 luglio. Lo stesso giorno “Il Corriere della Sera” scriveva:
Questa mattina è partito, a bordo del Rex, diretto a Nuova York, il maestro Bernardino Molinari che si reca a Hollywood per un giro di concerti. A bordo dello stesso piroscafo è pure partito Walt Disney il quale, prima di lasciare l’Italia, ha tenuto ad esprimere tutta la sua gratitudine per le affettuose e calorose accoglienze
ricevute in ogni luogo. Il Disney ha voluto ricordare con particolare soddisfazione il lungo colloquio che egli ha avuto col ministro Galeazzo Ciano, fervido animatore della cinematografia italiana, della quale egli ha potuto rilevare i magnifici progressi
realizzati in pochissimo tempo. Sempre col Rex è partito il direttore generale del Metropolitan Edoardo Johnson che ritorna in Patria dopo aver preso accordi con numerosi artisti italiani che parteciperanno alla prossima stagione del massimo teatro lirico americano.
Il “Corriere Mercantile” del 25 specificava che il “Rex” era salpato alle 11 dal ponte Andrea Doria: Disney rimase dunque alla rada di Genova 5 ore; stessa notizia, ma più telegrafica, anche su “Il Regime Fascista” del 26. Sui vari giornali non si fa riferimento a incontri con Mussolini né con i famigliari del Duce. Solo Galeazzo Ciano è nominato; nemmeno Edda lo è, che pure partecipò (con documentazione filmica dell’Istituto Luce) alla serata del Barberini.
Danno notizia della partenza da Genova dei vari personaggi importanti a bordo del “Rex” anche i giornali stranieri, come l’americano “Brooklyn Times Union” del 25 luglio e l’olandese “De Telegraaf” del 26 luglio. I quotidiani americani “El Paso Times”, “The Illustrated Daily News”, “Lancaster Daily Intelligencer Journal”, “Nevada State Journal”, “Rochester Democrat and Chronicle”, “The Sun”, etc. (molto probabilmente appartenenti a una stessa catena editoriale) , del 25 e del 26 luglio, nell’informare i lettori che Walt Disney stava tornando negli USA dopo la trasferta europea, specificavano che era stato ricevuto dal Primo Ministro Benito Mussolini, che gli ha dato una foto autografata. Si fondono dunque in un unico trafiletto due notizie: quella di Disney ricevuto da Duce (molto probabilmente vera) e quella della foto autografata (che fu invece consegnata a Disney dalla portineria dell’Hotel Ambassador, non direttamente da Mussolini). Il quotidiano canadese “The Windsor Daily Star” del 26 luglio ripete lo stesso lancio d’agenzia, sbilanciandosi inoltre in una battuta collegata a un proverbio popolare inglese:
Walt Disney was received in audience by Premier Mussolini of Italy, proving that if a cat may look at a King, a mouse may also gaze upon a Duce.
Interessantissimo, infine, l’articolo apparso il 27 luglio sul quotidiano canadese “The Winnipeg Evening Tribune”. Il protagonista è William C. Erskine, dirigente disneyano (in inglese viene definito director of the Walt Disney enterprises), il quale afferma, con molte incongruenze, che Walt aveva effettivamente incontrato il Duce e il Papa a Roma: ne abbiamo parlato diffusamente nell’intervento uscito su “EreticaMente” il 20 novembre 2020. Anche in sudamerica, sulla stampa, gli incontri di Disney con il Papa e Mussolini era considerato un dato di fatto; per esempio, sui brasiliani “Correio de S. Paulo” e “Correio Paulistano” del 10 agosto, nei trafiletti intitolati rispettivamente Viajando pela Itália, Walter Disney chegou a Roma e Viagem a Roma de Walter Disney:
Roma – Depois aver permanecido alguns dias em Veneza, chegou a esta capital, acompanitado da sua esposa, Walt Disney, o conhecido creador dos desenhos animados do “Rato Mlckey”. O director da secçâo cinematographica do Ministerio de Propaganda e Imprensa, Luigi Freddi, racebeu-o na estaçâo Termini. Walt Disney permanecerá alguns dias em Roma o propõe, entro outras coisas, visitar o Papa e o chefe do governo Mussolini.
Walt Disney tornò in America il 1° agosto del 1935, come segnalarono i quotidiani americani (per es. “The New York Times” del 2 agosto). Quello stesso giorno al Waldorf-Astoria di Manhattan si tenne un party in suo onore (come riporta tra gli altri quotidiani il “Brooklyn Times Union”)… e un “pezzetto” dell’Italia Fascista lo aveva seguito! Fra gli ospiti del ricevimento c’era infatti anche lo scrittore Luigi Pirandello, ormai al termine della sua vita (sarebbe morto alla fine dell’anno successivo); il premio Nobel era negli Stati Uniti per la messa in scena di alcune sue opere teatrali. Secondo il “New York Post” del 7 agosto 1935 Disney e Pirandello si incontrarono di persona, ma non ci fu una vera e propria conversazione: Pirandello “non aveva niente da dire”, dichiarò Disney. Per l’occasione fu scattata una foto che fece il giro del mondo. Pirandello sorrideva al fotografo mentre Disney osservava con ammirazione il celebre drammaturgo. Mesi dopo, il periodico portoghese “Cine-Jornal” del 4 novembre pubblicò il ritratto di Disney e Pirandello, scrivendo erroneamente nella didascalia che era stato scattato a Hollywood. Ma qualcuno fece di peggio: la stessa foto apparve infatti a dicembre sulla rivista brasiliana “Carioca”, a corredo iconografico di una biografia di Disney; nella didascalia si scriveva che il cineasta e Pirandello si erano incontrati a… Parigi, dove Disney, si sosteneva, aveva ricevuto una medaglia dalla Lega delle Nazioni (affronteremo più avanti questo argomento).
Del tour europeo dei Disney parlò il 5 agosto il quotidiano “The News Herald” di New York, offrendo una versione del tutto inedita, anche se in parte non veritiera (la tappa spagnola non ci fu e non è vero che Disney viaggiava in incognito, anche se forse è entrato in qualche cinema europeo per saggiare sul luogo l’accoglienza dei suoi cartoni senza pretendere squilli di fanfara):
La fama di Topolino è mondiale ed è in ascesa. Walt Disney, creatore del talentuoso Topo, ha visitato in incognito cinque nazioni: Scozia, Francia, Italia, Germania e Spagna, e scoprì con soddisfazione che il pubblico del cinema rideva nel momento in cui lui aveva immaginato che dovesse ridere. Il signor Disney tornò a casa con la convinzione che la pantomima, piuttosto che le parole, rendesse Topolino particolarmente simpatico, e d’ora in poi, secondo la sua stessa ammissione, “ci saranno più effetti sonori e meno chiacchiere”. “La musica.” ha detto il signor Disney, “è la migliore di tutte le lingue internazionali”. Il magnifico topo parla in quattro lingue: inglese, francese, italiano e spagnolo. In Oriente “Miki Moko” è interpretato con sottotitoli giapponesi e cinesi. In Germania e nei paesi scandinavi i film vengono proiettati con i dialoghi in inglese. Disney ha visitato i cinema di tutti e cinque i paesi senza farsi riconoscere e ha potuto osservare la sua creatura “in azione” e, cosa più importante, la reazione che aveva su coloro che guardavano con interesse crescente i suoi film.
Importante resta il riferimento alla tappa tedesca, spesso ignorata dalla stampa. Di Disney che entrava di nascosto nei cinema di Inghilterra, Scozia, Francia, Germania e Italia a ottobre si parlò anche agli antipodi, sui neozelandesi “Poverty Bay Herald” e “Nelson Evening Mail”; della nuova preferenza di Disney per la gestualità e la musica rispetto alla parola parlò anche il “News-Pilot” del 6 agosto, “The Winnipeg Evening Tribune” del 28 agosto e il “Waikato Times” del 5 ottobre.
Molto stimolante anche il resoconto del prestigioso “Los Angeles Times”, a firma Lee Shippey, dove si parlava anche di Mussolini:
Alcuni mesi fa due giovani coppie piuttosto timide hanno lasciato Hollywood per un tour in Europa. Non erano mai stati in Europa e si sentivano un po’ intimiditi. Speravano che se fossero stati molto silenziosi e discreti e avessero bussato in modo molto deferente alla porta di ogni nazione che hanno visitato, invece di limitarsi a sbirciare attraverso la porta e poi bussare alla nazione, come fanno molti dei nostri turisti, avrebbero potuto entrare e guardarsi intorno e, magari, anche fare qualche domanda. Non hanno mai voluto più di questo. Ma quelle coppie, i Disney, hanno ricevuto un’accoglienza che l’Europa ha riservato a ben pochi americani negli ultimi anni. I più alti dignitari, incluso Mussolini, desideravano fare ciò che potevano per il creatore di Topolino. E il “London Punch” ha pubblicato una vignetta di John Bull che saluta Disney come “Public Benefactor No. 1”. Ma l’adulazione di tutta l’Europa non ha fatto girare la testa a Walt, e lui è rimasto modesto.
Telegrafica – e completamente errata – la notizia riportata il 9 agosto dal quotidiano in lingua italiana del Partito Socialista Svizzero “Libera Stampa”. Viene pubblicata in prima pagina una foto di Disney (scattata a Londra alla stazione di Paddington) con la seguente didascalia:
Walter Disney – Il popolare creatore di Mickey Maus si trova da qualche mese in Europa.
In realtà Disney rimase in Europa dal 12 giugno (attracco del “Normandie” a Plymouth) al 26 luglio (il “Rex” lascia Gibilterra): cinque settimane, non “qualche mese”. In 15 parole “Libera Stampa” trova il modo di sbagliare anche il nome del personaggio, mischiando la dizione americana con quella tedesca!
Una grande delusione provò la stampa spagnola nell’apprendere che Disney non sarebbe passato dalla penisola iberica – se si esclude l’enclave britannica di Gibilterra – durante il suo tour europeo. Forse a parziale riparazione Walt Disney permise la diffusione su vari giornali del paese di un articolo da lui firmato dove si diceva che nel 1935 “Topolino aveva compiuto dieci anni” (da quando lo immaginato) e si davano varie notizie biografiche e professionali; in quanto al viaggio nel Vecchio Mondo, Disney asseriva di averlo compiuto essenzialmente per riposarsi e svagarsi insieme alla moglie; in questo senso “La Vanguardia” del 27 luglio, “La Voz” del 1° agosto e “La Prensa” del 9 agosto.
La stampa internazionale continuò a parlare del viaggio europeo dei Disney per giorni, settimane e mesi dopo che la comitiva era già rientrata nei confini patrii; la tappa italiana del “Grand Tour” fu “rilanciata” anche grazie all’enorme successo ottenuto dai cartoni disneyani in agosto alla III Mostra del Cinema di Venezia. Per esempio la rivista canadese “La Presse” del 10 agosto pubblica una sorta di intervista a Walt Disney rilasciata a Parigi (durante una conferenza stampa), dove si rispolverano tutti i cliché già indagati dai giornali europei fra giugno e luglio: Disney in Francia durante la Prima Guerra Mondiale, la genesi di Mickey Mouse, il sistema di lavoro negli Studios californiani, le anticipazioni su Biancaneve e su altri lungometraggi, etc; il quotidiano spagnolo “El Adelanto” del 21 agosto si concentrò invece sul successo di Disney a Roma; il 28 agosto apparve sullo svizzero “Neue Zürcher Nachrichten” un trafiletto dove si sosteneva che Disney aveva attinto le idee per alcuni suoi progetti (il lungometraggio Pinocchio e cortometraggi che avrebbero dovuto mostrare Topolino sulla Torre di Pisa e fra le gondole di Venezia) proprio viaggiando in Italia; il 7 settembre il giornale “Evening Recorder” ricordava che alla Mostra del cinema the gold medal of the Italian Confederation of Professional Men and Artists for the best animated cartoon went to Walt Disney’s “Band Concert”; lo stesso giorno un’identica notizia veniva data, sempre negli USA, dal “Los Angeles Evening Post-Record”; il celeberrimo “Variety” nominava questa medaglia d’oro nell’edizione dell’11 settembre e il “Motion Picture Herald” il 14 dello stesso mese; il 5 ottobre il premio a Disney veniva menzionato dal quotidiano lussemburghese “Obermosel-Zeitung”; il 12 ottobre la notizia appariva in Nuova Zelanda, sul “Gisborne Times”, e il 1° novembre in Brasile, su “Cinearte”.
Per la motivazione del prestigioso premio occorre leggere, dall’8 settembre in poi, i quotidiani italiani, come “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, “Il Regime Fascista” (che per due volte scrive erroneamente “Disleny” invece di “Disney), “Il Giornale d’Italia”, “Il Messaggero”, “La Sentinella d’Italia”, “La Voce di Bergamo”, etc.:
Medaglia d’oro della Confederazione Professionisti ed Artisti per il miglior Cartone Animato a “Band Concert” (produzione Walt Disney, Stati Uniti), ove sono riassunte con fantasia fiabesca tutte le qualità dell’arte unica ed inimitabile di Walt Disney.
Tramonta il 1935… ma non è finita! Nel gennaio del 1936 il periodico umoristico brasiliano in lingua italiana “Moscone” diede un resoconto satirico del viaggio in Europa dei Disney: si dice che la moglie di Walt, in albergo a Londra, di notte è in preda alle allucinazioni perché sogna tutti gli oggetti del bagno e della camera animarsi; poi si sveglia fra le braccia protettive del marito, che le dice: Vieni qua, topolina mia! Stasera lavoro io!
Disney, l’Europa, l’Italia e Mussolini: altre voci su carta e celluloide
Dopo aver analizzato la ricerca del Prof. Gelsomini e del suo giovanissimo “gruppo di lavoro” occorre rendere conto di altre informazioni dal mondo della stampa venute di recente alla luce, che confermano l’interesse mussoliniano per il cartooning disneyano.
Finora abbiamo parlato del 1935, e da qui ripartiamo. Risale infatti al giugno 1935 un breve cinegiornale inglese della “Gaumont British News” (archivio British Pathé – Reuters) intitolato Mickey Mouse presents: Walt Disney, a visit to Britain. Vediamo Disney e Lillian a bordo del “Normandie”; Disney, mentre parla inquadrato dalla macchina da presa, risponde “oui” a un fan francese che lo interrompe per chiedergli un autografo; il filmato presenta spezzoni di un vecchio cartone animato in bianco-e-nero con Topolino naufrago su una zattera; nei “crediti” del filmato si specifica che il “Normandie” aveva attraccato a Southampton, mentre altre fonti parlano di uno sbarco di Disney a Plymouth.
Veniamo ad altro, rimanendo però in quell’anno “cruciale”. La “Mickey Mouse Magazine” era una rivista mensile distribuita gratuitamente con il permesso della Disney e con sponsor sempre diversi; era stata fondata da Kay Kamen, al quale Disney aveva affidato l’incarico di occuparsi delle licenze di sfruttamento dell’immagine dei personaggi disneyani per una miriade di prodotti – dai giocattoli all’abbigliamento (secondo il giornale australiano “Central Queensland Herald” del 13 giugno 1935 la Disney aveva all’epoca 80 licenziatari in America, 15 in Australia e 120 in Europa – fonte “Emeroteca Prima C”) e perseguiva scopi puramente commerciali e di merchandising; nella critica fumettistica si vuole vedere in questa rivista una sorta di “prova generale” del primo vero comic book disneyano, “Walt Disney’s Comics & Stories” che vide la luce alla fine del 1940.
L’albo del settembre 1935 della “Mickey Mouse Magazine”, pubblicato da Hal Horne (che per qualche tempo subentrò a Kamen) era stato sponsorizzato, tra gli altri, dalla Moore Brothers Dairy Co. e dalla Fairfield Western Maryland Dairy Sealtest Milk Co.; il fascicolo, denominato Travel issue, sfoggia una bella copertina con Topolino e Orazio a Parigi e si occupava del viaggio che avevano compiuto i Disney in Europa durante l’estate. Nell’articolo See-going Mickey – a trip to Europe and back a parlare è direttamente Topolino; il pezzo si dilunga molto sulla tappa inglese e su quella parigina. Per quanto riguarda lo stop a Londra si dice che Disney parlò alla BBC; non è casuale in quanto, a partire dal 1934, la radio inglese trasmetteva con grande successo curiosi adattamenti sonori e recitati dei cartoni animati disneyani; fra le curiosità vi è quella del taxi di Disney inseguito da centinaia di ragazzini in bicicletta per chiederglieli l’autografo (riferita anche dalla stampa dell’epoca); si parla infine della visita benefica del cineasta al Westminster Hospital (descritto come “l’ospedale per bambini di Londra”), dove era stata allestita una struttura, sormontata da un pupazzo di Minnie, per raccogliere offerte e fondi destinati alle cure dei piccoli degenti. Per quanto riguarda la visita parigina, l’articolo di un “big party” al Gaumont Palace Theatre, dove erano presenti, insieme a un gran numero di adulti e personalità, ben 6.000 bambini; ci fu persino una rappresentazione teatrale, e Disney fu invitato a salire sul palco. Nel pezzo viene confermato che una medaglia d’oro per Topolino sarebbe stata veramente conferita a Walt Disney dal Comitato Cinematografico della Società delle Nazioni (“Film Committee of League of Nations”). La medaglia era reale ma arrivò da un altro organismo, come spiega anche Didier Ghez nel suo Disney’s Grand Tour. L’equivoco nasce il 18 giugno sul “London Times”, primo quotidiano a riferire che:
The creator of “Mickey Mouse” and the “Silly Symphonies” has been awarded a special medal by the International Film Committee of the League of the Nations.
I giornali americani, anche dei mesi successivi (fonte “Emeroteca Prima C”), presero per buona questa versione, come “The Cushing Daily Citizen” del 6 agosto, talvolta travisando qualcosina…; il californiano “News-Pilot”, per esempio, scrisse che
While in Europe Disney was awarded the Legion of Nations film medal.
Proprio così: Legione, non Lega (o Società), delle Nazioni! Ma se leggiamo il foglio parigino “Le Figaro” del 28 giugno 1935 scopriamo che questa medaglia d’oro, consegnata a Disney durante una festa per i bambini organizzata il 27 giugno dal giornale stesso al Gaumont-Palace, gli fu in realtà attribuita dal CIDALC (Comité International pour la Diffusion Artistique et Littéraire par le Cinématographe) rappresentato al gala dalla sua presidentessa, la poetessa rumena in esilio Hélene Vacaresco. Secondo il libro A Mickey Mouse Reader (University Press of Mississippi, 2014) il Comitato del “gruppo della Vacaresco” non era ufficialmente legato alla Società delle Nazioni e la medaglia, che era stata presentata a Disney già il 26 giugno durante un ricevimento all’Hôtel de Crillon (dove incontrò Louis Lumière, pioniere del cinema, fratello di Auguste, come riferisce anche “Le Monde Illustre” del 13 luglio – fonte “Emeroteca Prima C”), è oggi conservata a San Francisco nel museo della famiglia Disney. Il “Ciné-Comœdia” del 26 giugno (fonte “Emeroteca Prima C”) scriveva: il ricevimento avrà luogo stamattina, al Gaumont-Palace, alle ore dieci; una differenza di datazione di un giorno rispetto a “Le Figaro”, dunque, ma anche qui si precisa che la medaglia d’oro viene dal CIDALC.
Particolari in più sulla festa al Gaumont ce li fornisce la stampa svizzera (fonte “Emeroteca Prima C”). Il giornale socialista “La Sentinelle” del 1° luglio pubblica una foto di Disney attorniato da una folla di giovanissimi ballerini del Théâtre du Petite-Monde mascherati da Topolino; nella didascalia dell’immagine il grande cineasta viene definito, del tutto impropriamente, l’inventore del cinema sonoro (sottinteso “sincronizzato”); più corretto sarebbe stato dire che che fu il primo, alla fine degli anni Venti, a capire l’incredibile potenza commerciale di quel nuovo sistema, come, a metà degli anni Trenta, fu fra i primi a capire che il colore nei film sarebbe stato un enorme successo e il futuro stesso della cinematografia. La stessa foto con Disney e i “Mickeys” viene pubblicata il 2 luglio, insieme a una biografia del californiano, anche da “L’Impartial”, e il 3 luglio dal “Feuille d’Avis de Neuchatel”; infine il “Journal de Sierre” il 3 agosto rivela che a Parigi Disney aveva incontrato un’altra grande personalità francese, Mme Yvonne Sarcey (1869 – 1950), letterata e filantropa, che pubblicò sulla rivista diretta dal marito, “Les Annales”, una biografia del grande cineasta.
Il successo della tappa parigina viene messo in particolare rilievo in un articolo di colore pubblicato in Spagna su “La Prensa” del 12 luglio. In un’intervista rilasciata a giugno da Walt Disney al periodico spagnolo “Cinégramas” (fonte “Emeroteca Prima C”), che la pubblicò a luglio, consente invece di valutare altri aspetti della kermesse parigina e della tappa francese. Al giornalista iberico Disney disse che era venuto in Francia per le vacanze estive e contava di visitare l’Alsazia (cosa che fece) e la Costa Azzurra (che non fece); confermò che il 1° agosto doveva essere nuovamente negli USA e che non poteva passare dalla Spagna; anticipò l’arrivo nelle sale di Biancaneve; dichiarò candidamente di non conoscere la produzione animata europea. Per quanto riguarda la festa “Cinémagras” scrive:
1 – Il C.I.D.A.L.C. ha assegnato una grande medaglia d’oro all’inventore di Topolino e delle “Silly Symphonies”. 2 – WaIt Disney e Louis Lumiére si sono incontrati per la prima volta e hanno parlato cordialmente davanti al microfono e all’obiettivo. 3 – I lettori del quotidiano per bambini “Le Journal de Mickey” hanno offerto, grazie alla Redazione del giornale, un libro d’oro a Walt Disney, in cui sono state raccolte migliaia e migliaia di lettere indirizzate al padre di Topolino, e in cui i suoi piccoli ammiratori gli dimostrano il loro entusiasmo e la loro gioia, ed esprimono il loro apprezzamento per la gioia che danno loro i suoi film a cartoni animati.
Il CIDALC confermò la medaglia d’oro a Walt Disney qualche mese dopo (o forse gliene attribuì una nuova), durante l’Esposizione Internazionale che si tenne a Bruxelles nell’autunno del 1935; la stampa (fonte “Emeroteca Prima C” riportò la notizia per cui la proiezione di svariati cartoni animati di Topolino nella sala proiezioni dell’Esposizione avvenne sotto gli auspici della famiglia reale belga – un’ulteriore conferma del gradimento verso la produzione disneyana da parte del “sangue blu” europeo.
Dicevamo del colore: nel 1935 le pubblicazioni internazionali si occuparono della cosiddetta “rivoluzione del Technicolor”, alla quale Disney prese parte in prima persona (fonte “Emeroteca Prima C”). “La Stampa” del 2 luglio 1935, per esempio, parlava di “guerra del colore a Hollywood”; riconosceva il grande ruolo di Disney nello sviluppo della cinematografia a colori anche il giornale svizzero “L’Impartial” del 4 luglio; il quotidiano statunitense “The Indianapolis Times” del 6 luglio assicurava che il futuro di Mickey Mouse sarebbe stato a colori. Alla fine del mese (il 27 luglio, quando Disney stava già raggiungendo New York sul “Rex” dopo la tappa italiana) “La Stampa” tornò sull’argomento, con un’articolessa intitolata Il prossimo avvenire del cinematografo; il pezzo era firmato in prima persona dai “boss” della United Artists – Charlie Chaplin, Walt Disney, Mary Pickford e David Selznick; nell’intervento possiamo leggere le dichiarazioni rilasciate dai quattro sul futuro del cinema; Disney parlò ovviamente del colore, come elemento più innovativo per il grande schermo, rincuorato anche dal successo che avevano avuto in Europa i suoi primi cortometraggi in Technicolor; l’8 agosto una paginata sulla rivoluzione del colore, con Disney assoluto protagonista, apparve sul “Roanoke Rapids Herald”. La III Mostra del Cinema di Venezia fu all’insegna del “trionfo del colore”, anche grazie a Disney, come notò “Cinema Illustrazione” del 21 agosto.
Tornando alla “Mickey Mouse Magazine” notiamo che l’anonimo articolista che si finge Topolino non cita per niente del soggiorno in Germania e il passaggio in Austria e in Svizzera della comitiva americana (come sappiamo la notizia era circolata pochissimo, persino sulla stampa tedesca); riguardo all’Italia si legge:
Ci siamo divertiti tantissimo anche in Italia – feste, ricevimenti e una visita della città di Roma. Una delle cose più belle che sono accadute là è stata una proiezione dei nostri cartoni animati per beneficenza. Il signor Mussolini (lo chiamano Il Duce – Eel Duchay) era occupato con affari di stato e non è potuto intervenire. Ma abbiamo incontrato alcuni membri della sua famiglia, che hanno reso piacevole il soggiorno.
Testimonianza molto importante questa del 1935 sulla “Mickey Mouse Magazine”, sempre ignorata in saggistica. Si dice che Mussolini non era al cinema Barberini (incontro ufficiale dove avvenne la proiezione) ed è cosa risaputa e documentata, visto che esiste un celebre cinegiornale dell’Istituto Luce, girato durante la serata di gala; si fa cenno a un incontro con i membri della famiglia del Duce (che ormai più nessuno nega); non si parla di un incontro fra Disney e Mussolini (ma nemmeno lo si nega).
Facciamo un bel balzo temporale. Il n. 21 del settembre/ottobre 1993 della prestigiosa rivista di critica fumettistica “Fumo di China” è uno speciale dedicato al fumetto disneyano e, in particolar modo, alla scuola dei cosiddetti “Disney Italiani”. All’inizio del paragrafo sull’editoria Disney in Italia si ricorda che:
nel 1935, Walt e Roy Disney furono ospitati dai Mondadori in una loro villa sul Lago di Como.
Più avanti leggiamo:
Alla fine del 1938, il Ministero della Cultura Popolare inviò alle redazioni dei periodici per ragazzi una circolare che, fra l’altro, intimava di sospendere la pubblicazione dei fumetti di importazione americana. “Topolino” riuscì a parare il colpo poiché già da tempo aveva avviato la formazione di un gruppo italiano di autori, una autentica Scuola nazionale. In meno di un mese, dal n. 300 al n. 303, le storie americane furono sostituite da altrettante italiane nuove di zecca. Solo i fumetti Disney, per motivi che probabilmente non saranno mai definitivamente chiariti (la leggenda vuole che “Topolino” piacesse ai figli del Duce), furono esclusi dal decreto del Min.Cul.Pop.
A proposito della storia Mickey Mouse, Super Salesman (uscita negli USA nel 1941 su testi di Gottfredson & De Maris e disegni di Gottfredson) il critico disneyano Alberto Becattini scrive nel suo libro Floyd & Mickey (Comic Arty, 1998):
In Italia, “Topolino agente di pubblicità” non appare che nel 1947. Alla fine del 1941, infatti (dopo l’entrata in guerra degli USA), il Ministero della Cultura Popolare del regime fascista ha deciso di proibire la pubblicazione di tutte le strips di origine statunitense (compreso Mickey Mouse, che a quanto pare era riuscito a “resistere” grazie alla passione nutrita per le sue avventure da parte di Benito Mussolini e dei suoi figli). Sulle pagine del settimanale di Mondadori, dunque, Topolino è sostituito dal nostrano Tuffolino, un ragazzo caratterizzato da un gran ciuffo nero che ha accanto a sé Mimma e Pippo (versioni “umanizzate” di Minni e dell’omonimo personaggio disneyano). Di Tuffolino verranno pubblicate, fino al 21/12/1943 (quando il “Topolino” formato giornale sospende temporaneamente le pubblicazioni), quattro storie. La prima delle quali, “Tuffolino agente di pubblicità!” (“Topolino” giornale 478-495, dal 10/2/1942 al 9/6/1942, testi di Federico Pedrocchi, disegni di Pier Lorenzo De Vita) è un vero e proprio remake nostrano della continuity di Gottfredson.
Commentando invece la storia Mickey Mouse on a secret mission (Topolino nella Seconda Guerra Mondiale, che uscì a puntate sui quotidiani americani fra il luglio e l’ottobre 1943), il saggista fiorentino scrive:
Uno che non si è divertito affatto, leggendo questa storia, deve essere stato proprio Adolf Hitler. Anzi, a quanto pare, proprio “Mickey Mouse on a Secret Mission” ha mandato il Führer su tutte le furie (…). Di conseguenza, Hitler imponeva al suo alleato Mussolini (che era molto affezionato a Topolino) di eliminare una volta per tutte Mickey Mouse dalle pagine a fumetti italiane. Cosicché il faccino del topo (che era rimasto nel logo della propria testata anche dopo la sospensione della pubblicazione delle sue strips) scomparve insieme con il “Topolino” giornale, il 21 dicembre 1943 (n. 564). Il settimanale di Mondadori avrebbe ripreso le pubblicazioni soltanto dopo la fine della Guerra, il 15 dicembre 1945, e “Mickey Mouse on a Secret Mission” (con il titolo “Topolino nella Seconda Guerra Mondiale”) sarebbe stata letta in Italia soltanto alla fine del 1947.
Stretto rapporto fra la famiglia Mussolini e le creature disneyane anche per Becattini, dunque; ipotesi divertente quella di un Hitler infuriato per una storia a fumetti pubblicata in strisce giornaliere sui fogli americani; ci pare però alquanto improbabile che il Cancelliere ne fosse venuto a conoscenza.
Leonardo Gori e Francesco Stajano, autori del volume Il grande Floyd Gottfredson (Comic Art, 1998), che è per così dire “complementare” a quello del Becattini (pubblicato nello stesso anno dalla stessa casa editrice romana sullo stesso argomento), scrivono:
“Topolino e l’illusionista” (1941) è l’ultima storia di Mickey Mouse pubblicata in Italia, sul leggendario “Topolino” formato giornale, prima della forzata interruzione di quasi quattro anni per gli eventi bellici. In Italia, per motivi ancora non del tutto chiariti, alla fine del 1938 Topolino non aveva seguito la sorte degli altri popolarissimi personaggi americani, proibiti dal Ministero della Cultura Popolare, rimanendo sulla breccia addirittura fino al 3 febbraio 1942, vale a dire quasi due mesi dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia agli Stati Uniti!
I “motivi non ben chiariti” sarebbero quelli ben noti: l’apprezzamento della famiglia del Duce – e del Duce stesso – per i fumetti e i cartoni animati della Disney.
La “Mickey Mouse Magazine” del 1935 di cui abbiamo parlato prima è oggi reperibile in copia fac-simile allegata a The Disney Treasures (Becker & Mayer, 2003), uscito in Italia come Disney tesori e ricordi (Edizioni White Star, 2005). Il volume è una vera e propria miniera di ristampe anastatiche di vecchie pubblicazioni disneyane pubblicitarie e molto altro; c’è persino allegato un CD con varie testimonianze in lingua originale; in una registrazione del 13 ottobre 1947 è Disney in persona a parlare della presunta medaglia speciale della Società delle Nazioni che sarebbe stata conferita a Topolino “come simbolo della benevolenza internazionale”.
Il volume, ovviamente, non è solo fatto di gustosi gadget allegati; il testo principale, redatto nei primi anni del Duemila, racconta la storia della vita umana e artistica di Walt Disney, nel centenario della nascita. In quel testo (perlomeno nella traduzione italiana) rileviamo però varie inesattezze. Per esempio, nonostante l’allegato d’epoca “Mickey Mouse Magazine” parli espressamente del viaggio in Europa nel 1935, nel testo “moderno”, quando si affronta il tema Biancaneve, leggiamo:
Durante un viaggio in Europa nel 1934, Walt vide un cinema in Francia che proiettava di seguito sette o otto dei suoi cartoni animati, come in una compilation, e la coda di persone al botteghino continuava tutt’attorno all’isolato. Si convinse allora che quella di creare un lungometraggio a cartoni animati era un’idea vincente.
Doppia topica: errata retrodatazione del viaggio in Europa al 1934 e cattiva informazione sulla genesi di Biancaneve, alla quale Disney pensava già dal 1932; semmai il cartellone del cinema parigino diede una conferma ulteriore a Disney che quella di produrre un lungometraggio animato era la scelta giusta. Del resto, come abbiamo detto, questo volume non si risparmia in errori: più avanti si parla dello “sceneggiatore Carl Banks”, intendendo ovviamente Carl Barks, forse il più grande fumettista disneyano dei “comic books”; gli acetati trasparenti, o “cels”, che vengono usati durante la lavorazione di un cartone animato, vengono definiti “quadri di animazione”; etc.
Passiamo oltre. Bruno Caporlingua, nel fascicolo intitolato I fumetti nella bufera della 2a Guerra Mondiale (Fondazione Marco Montalbano, dicembre 2013), a proposito sulle censure contro il fumetto straniero afferma:
Solo la “banda dei personaggi Disney” si salvò dalla censura per interessamento del Duce, per sue presunte collaborazioni giornalistiche negli USA o perché gradita ai suoi figli. Stranamente il non allineato Mondadori riuscì a sopravvivere meglio sotto la censura fascista di quanto non avvenne per il fascista Nerbini, sempre ligio alle direttive governative.
Interessanti considerazioni, anche perché si fa riferimento alle “collaborazioni giornalistiche negli USA” del Duce, che non sono “presunte”, ma reali: si tratta degli articoli di Mussolini (scritti in collaborazione con Margherita Sarfatti) pubblicati sui giornali del gruppo Hearst che era anche proprietario del King Features Syndicate, l’agenzia di stampa che si occupava di distribuire a livello nazionale le strisce giornaliere di Topolino. E questo, come sappiamo, potrebbe essere uno dei motivi (oltre gradimento personale dei Mussolini), per cui Topolino non scomparve dai periodici italiani per ragazzi all’epoca delle sanzioni.
Francesco G. Manetti